La paura alimenta l'ansia
Salve a tutti.
Sono un ragazzo di 23 anni. Mi definisco una persona, semplice, timida, solare. Sono laureato in economia e tra pochi mesi otterrò la laurea specialistica.
I miei problemi con l'ansia sono iniziati circa in ottobre 2015, a seguito di un intervento di ricostruzione del LCA. L'intervento, seppur andato a buon fine, ha portato complicazioni nella cicatrizzazione della ferita, avvenuta circa 5 mesi dopo l'intervento. Durante questi mesi ho subito particolari "trattamenti" che mi hanno reso una persona più nervosa e paurosa. In questo periodo sono rimasto indietro con gli esami universitari per poi recuperarli tutti nella sessione invernale e estiva. Ciò mi ha causato un buon carico di stress. A gennaio ho avuto il mio primo attacco di panico, in un giorno come gli altri, in palestra, quando ho incontrato una persona con cui non parlavo più a seguito di un litigio (n.b. non era la prima volta con cui avevo avuto incontri con la suddetta persona). Nei giorni seguenti avevo paura di uscire di casa, sentivo senso di vertigini, giramento di testa, nausea, e paura di cadere da un momento all'altro. Dopo esser stato a visita da un medico di medicina interna, che mi ha prescritto farmaci quali Xanax e un anti depressivo, le cose sembravano andare meglio, seppur non perfettamente come prima. A 3 mesi dalla prima visita, mi è stata ridotto il dosaggio dei farmaci: qui le cose sono nuovamente precipitate e così' ho deciso di rivolgermi ad uno psicologo. Con questi ho avuto una serie di sedute (meno di 10) e mi ha aiutato a superare il problema principale che avevo avvertito dopo la riduzione del dosaggio, ovvero un persistente senso di soffocamento al collo. Da qualche settimana ho di nuovo problemi. In particolare, oltre a un minimo senso di soffocamento al collo che avverto in situazioni occasionali, sto riscontrando un enorme problema, ovvero la paura di incontrare (anche solo vedere) persone che preferirei evitare, con cui magari neanche parlo (vedi ex fidanzata, ex amici, persone arroganti, suoceri, professori universitari). Durante questi "incontri" avverto giramento di testa, gambe molli, panico, tremolio, senso di nausea, conati di vomito: come se stessi lì lì per svenire. Tale situazione aumenta un circolo virtuoso in cui la paura alimenta l'ansia e viceversa. Ciò mi porta a "scappare" da questi momenti di disagio. Nel post "incontro" resto deluso dalla mia reazione, e mi prometto che la volta seguente devo assumere un diverso comportamento e restare calmo, ma ciò puntualmente non avviene. Voglio sottolineare il fatto che da quando ho iniziato le sedute dallo psicologo, ho interrotto l'assunzione dei farmaci con la convinzione che fosse solo un'inutile dipendenza e che i miglioramenti si ottengono maggiormente con il dialogo. Detto ciò, oltre a non voler più vivere così, tra pochi mesi dovrò discutere la tesi di laurea, e sono già preoccupato.
Vorrei quindi un parere per valutare cosa fare, se insistere con la psicologia.
Grazie
Sono un ragazzo di 23 anni. Mi definisco una persona, semplice, timida, solare. Sono laureato in economia e tra pochi mesi otterrò la laurea specialistica.
I miei problemi con l'ansia sono iniziati circa in ottobre 2015, a seguito di un intervento di ricostruzione del LCA. L'intervento, seppur andato a buon fine, ha portato complicazioni nella cicatrizzazione della ferita, avvenuta circa 5 mesi dopo l'intervento. Durante questi mesi ho subito particolari "trattamenti" che mi hanno reso una persona più nervosa e paurosa. In questo periodo sono rimasto indietro con gli esami universitari per poi recuperarli tutti nella sessione invernale e estiva. Ciò mi ha causato un buon carico di stress. A gennaio ho avuto il mio primo attacco di panico, in un giorno come gli altri, in palestra, quando ho incontrato una persona con cui non parlavo più a seguito di un litigio (n.b. non era la prima volta con cui avevo avuto incontri con la suddetta persona). Nei giorni seguenti avevo paura di uscire di casa, sentivo senso di vertigini, giramento di testa, nausea, e paura di cadere da un momento all'altro. Dopo esser stato a visita da un medico di medicina interna, che mi ha prescritto farmaci quali Xanax e un anti depressivo, le cose sembravano andare meglio, seppur non perfettamente come prima. A 3 mesi dalla prima visita, mi è stata ridotto il dosaggio dei farmaci: qui le cose sono nuovamente precipitate e così' ho deciso di rivolgermi ad uno psicologo. Con questi ho avuto una serie di sedute (meno di 10) e mi ha aiutato a superare il problema principale che avevo avvertito dopo la riduzione del dosaggio, ovvero un persistente senso di soffocamento al collo. Da qualche settimana ho di nuovo problemi. In particolare, oltre a un minimo senso di soffocamento al collo che avverto in situazioni occasionali, sto riscontrando un enorme problema, ovvero la paura di incontrare (anche solo vedere) persone che preferirei evitare, con cui magari neanche parlo (vedi ex fidanzata, ex amici, persone arroganti, suoceri, professori universitari). Durante questi "incontri" avverto giramento di testa, gambe molli, panico, tremolio, senso di nausea, conati di vomito: come se stessi lì lì per svenire. Tale situazione aumenta un circolo virtuoso in cui la paura alimenta l'ansia e viceversa. Ciò mi porta a "scappare" da questi momenti di disagio. Nel post "incontro" resto deluso dalla mia reazione, e mi prometto che la volta seguente devo assumere un diverso comportamento e restare calmo, ma ciò puntualmente non avviene. Voglio sottolineare il fatto che da quando ho iniziato le sedute dallo psicologo, ho interrotto l'assunzione dei farmaci con la convinzione che fosse solo un'inutile dipendenza e che i miglioramenti si ottengono maggiormente con il dialogo. Detto ciò, oltre a non voler più vivere così, tra pochi mesi dovrò discutere la tesi di laurea, e sono già preoccupato.
Vorrei quindi un parere per valutare cosa fare, se insistere con la psicologia.
Grazie
[#1]
Genrile Utente,
Forse 10 sedute sono davvero poche per la risoluzione di un disagio così complesso.
Se si è trovato bene con il clinico che si è occupato di lei, torni in consultazione per rivalutare il quadro clinico rispetto alla sua condizione odierna.
In seguono si stabilità il da farsi, spesso la "guarigione" non equivale semplicemente alla sparizione della sintomatologia.
Provi a consultare questa lettura
https://www.medicitalia.it/news/psicologia/6593-ansia-ansia-ansia-fortissimamente-ansia.html
Forse 10 sedute sono davvero poche per la risoluzione di un disagio così complesso.
Se si è trovato bene con il clinico che si è occupato di lei, torni in consultazione per rivalutare il quadro clinico rispetto alla sua condizione odierna.
In seguono si stabilità il da farsi, spesso la "guarigione" non equivale semplicemente alla sparizione della sintomatologia.
Provi a consultare questa lettura
https://www.medicitalia.it/news/psicologia/6593-ansia-ansia-ansia-fortissimamente-ansia.html
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#2]
Gentile ragazzo,
il corpo produce sintomi che vanno indagati: la mente, conflitti che vanno risolti.
Il percorso che permette di lasciarsi alle spalle un disagio del Suo genere, non è breve. Se lo Psicologo da cui si sta facendo aiutare le piace, continui a lavorare sulle cose che le stanno più a cuore, sulle difficoltà che incontra, sulle paure che la bloccano ....
Valuti anche la questione dei farmaci: l'interruzione è davvero l'unica soluzione ad oggi?
Buone cose
il corpo produce sintomi che vanno indagati: la mente, conflitti che vanno risolti.
Il percorso che permette di lasciarsi alle spalle un disagio del Suo genere, non è breve. Se lo Psicologo da cui si sta facendo aiutare le piace, continui a lavorare sulle cose che le stanno più a cuore, sulle difficoltà che incontra, sulle paure che la bloccano ....
Valuti anche la questione dei farmaci: l'interruzione è davvero l'unica soluzione ad oggi?
Buone cose
Dr. Monica Zoni, Psicologa clinica, Milano sud e Skype
zoni.monica@gmail.com cell. 3394939556
[#3]
Gentile ragazzo,
sono d'accordo con te: lo stress accumulato per il problema ai legamenti, la preoccupazione per la tesi di laurea, ma anche alcuni timori a livello relazionale (non voler incontrare ex, ecc...) possono aver contribuito a portarti a stare male e a dover ricorrere all'aiuto specialistico dello psicoterapeuta.
Tuttavia, se ti è chiaro che le tue condotte di evitamento vengono messe in scena in determinati contesti, è proprio per questa ragione che la psicoterapia dovrebbe aiutarti a spezzare questo meccanismo e ad affrontare quelle situazioni. Tieni presente che è del tutto normale essere un pochino ansiosi se decidiamo di fare qualcosa che ci sfida, ma più lo facciamo e più riusciamo a cambiare, più l'ansia diminuisce fino a scomparire.
L'ansia però non diminuisce se continui ad evitare tali situazioni.
Per il resto, pur comprendendo che è una grande seccatura l'intervento per i legamenti, direi che affrontare la vita con un altro spirito e scegliendo altre strategie di coping può risultare decisamente più conveniente per te, anche in vista della laurea e dell'ingresso nel mondo del lavoro.
In bocca al lupo per tutto!
sono d'accordo con te: lo stress accumulato per il problema ai legamenti, la preoccupazione per la tesi di laurea, ma anche alcuni timori a livello relazionale (non voler incontrare ex, ecc...) possono aver contribuito a portarti a stare male e a dover ricorrere all'aiuto specialistico dello psicoterapeuta.
Tuttavia, se ti è chiaro che le tue condotte di evitamento vengono messe in scena in determinati contesti, è proprio per questa ragione che la psicoterapia dovrebbe aiutarti a spezzare questo meccanismo e ad affrontare quelle situazioni. Tieni presente che è del tutto normale essere un pochino ansiosi se decidiamo di fare qualcosa che ci sfida, ma più lo facciamo e più riusciamo a cambiare, più l'ansia diminuisce fino a scomparire.
L'ansia però non diminuisce se continui ad evitare tali situazioni.
Per il resto, pur comprendendo che è una grande seccatura l'intervento per i legamenti, direi che affrontare la vita con un altro spirito e scegliendo altre strategie di coping può risultare decisamente più conveniente per te, anche in vista della laurea e dell'ingresso nel mondo del lavoro.
In bocca al lupo per tutto!
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.3k visite dal 04/07/2016.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.