Tossicodipendenza cocaina. Oltre il Sert
Buongiorno,
mio fratello dal 2008 ha problemi di tossicodipendenza da cocaina, associato all'uso compulsivo dei videopoker quando ne fa uso (spende 300-400 euro a volta davanti le macchinette).
In tutti questi anni io con la mia famiglia gli siamo stati vicino e abbiamo cercato di aiutarlo, controllandolo periodicamente con le analisi delle urine. Periodicamente, quando ci rendevamo conto di una ricadauta, gli siamo stati vicino, spronandolo a parlare e cercando di trovare una soluzione.
Mio fratello, 33 anni, è una persona solare e positiva, lavora nel campo dell'animazione, è fidanzato da molti anni con un ragazza fantastica e ha una famiglia senza particolari problemi alle spalle. (Qualche piccolo problema c'è ma non di "disgrazie"). Lui non ha particolari problemi a parlarmene, visto che abbiamo un bellissimo rapporto e gli sono stato sempre vicino.
Da un anno e mezzo, saltuariamente nel primo periodo e in modo più assiduo da 5 mesi (1 volta a settimana) stiamo andando al Sert di nostra competenza, facendo colloqui con un dottore e spesso con il suo assistente.
Inizialmente ci sono andato anche io con lui, perché mio fratello aveva piacere che lo accompagnassi, ma nell'ultimo mese abbiamo preso la decisione di farlo andare da solo, probabilmente per metterlo in condizione di essere autonomo e deciso a risolvere il problema. Da dicembre a marzo non ne ha fatto uso (3 mesi, il periodo di astinenza più lungo da sempre). L'avevo coinvolto nella preparazione della mezza maratona e questa cosa ci ha unito molto, cosa che non succedeva da tempo. Tuttavia verso aprile ci è ricascato. I dottori dicono che è normale la ricaduta ma il mio problema/dubbio è che il Sert non sia abbastanza.
Loro dicono che l'eventuale comunità per ora non è necessaria ma con estrema franchezza non so se sia così, visto che parliamo di 8 anni di dipendenza. Non ne fa uso quotidiano ma da quello che dice lui una media di 1 volta a settimana.
Oggi ho dormito da lui perchè ho scoperto che ci era ricascato e tutta la notte è stato nel "trip" della cocaina.
Non sono convinto del percorso nel Sert, anche se è vero che sta continuando ad andarci anche quando capita che ne fa uso.
Quali possono essere le soluzioni oltre il Sert? Su internet c'è confusione e molte cose sono a pagamento e non so quanto raccomandabili.
Vorremmmo fare uno step successivo, più risolutivo una volta per tutte.
Lei vive la sua vita in preda all'ansia e anche noi famiglia non sappiamo più cosa fare.
Vorrei dire tante cose ancora, andare più nel dettaglio ma ho già scritto troppo.
Spero sia riuscito ad essere chiaro.
Grazie di cuore
intanto voglio dirle che l'affetto che mostra per suo fratello è importante così come il fatto che abbiate un rapporto che dalle sue parole sembra speciale.
Immagino che per lei e la sua famiglia non sia facile vedere suo fratello in una condizione di malessere, come se si perdesse, mettendo in pericolo la sua vita.
Lei usa una parola significativa, quando parla di "compulsione" per i videopoker, perché riesce a cogliere un comportamento dal carattere irrefrenabile.
Questo è un discorso che riguarda anche certe dipendenze e mi aspetterei che la stessa qualità del comportamento nel videopoker sia presente anche nell'uso della cocaina.
Se da una parte il fatto che ci siano delle ricadute rappresenti per lei una forte fonte di comprensibile preoccupazione, è pur vero che può essere inevitabile e bisogna aspettarselo.
Non è semplicemente l'assenza di uso della sostanza a fare la differenza. Quando suo fratello riesce a non farne uso, non è detto che ciò che lo spingeva a farlo sia passato. Potrebbe essere vivo e presente, ma solo temporaneamente silente.
Per questo, è importante che non sia tanto una decisione razionale e forzata quella di non usare la sostanza.
Se non si affronta il problema all'origine e a livello emotivo, la dipendenza resta e magari viene spostata in altri campi. E la ricaduta è sempre dietro l'angolo.
Quello che voglio dirle, dal mio punto di vista, è che la scelta di non usare la cocaina sarà l'effetto secondario di un lavoro su di sé dove bisognerà primariamente comprendere e affrontare il cuore del problema di suo fratello, ricostituendo una sua forza interiore e un senso di fiducia in se stesso.
Ci tengo a dirglielo perché normalmente si pensa che l'assenza di uso della sostanza implichi la risoluzione del problema, ma generalmente non è così. Ci si concentra spesso unicamente sul timore delle ricadute e sul senso di fallimento che inevitabilmente ne consegue, ma il punto è che la situazione va vista da un'altra angolatura altrimenti, a mio parere, non si esce dal problema.
Senz'altro il lavoro di cui le parlo è un percorso psicoterapeutico approfondito su di sé, che potrebbe essere di lunga durata. Questo significa che durante il percorso, mi aspetto che l'uso della cocaina non venga interrotto, per i motivi di cui le accennavo. Questa quantomeno è la situazione più frequente nella mia esperienza.
Potrebbe parlare con suo fratello per valutare la possibilità di un percorso psicoterapeutico.
Potreste parlare anche insieme con uno psicoterapeuta dal vivo e valutare se questa potrebbe essere un'occasione, se suo fratello fosse favorevole all'idea.
La comunità invece, se sconsigliata dal Sert, non la valuterei per il momento. Se le hanno dato questo consiglio, ne terrei conto. Immagino che dal vivo abbiano potuto valutare e constatare che il percorso che suo fratello deve seguire è un altro, poiché la comunità non è indicata indistintamente in ogni caso.
Capisco il suo stato d'animo ma, anche se è difficile e ci vuole molta pazienza, sono sicuro che suo fratello possa riprendere la vita nelle sue mani.
Un saluto,
Enrico de Sanctis
Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it
la dipendenza da cocaina è stata spesso sottovalutata. In realtà l'uso di questa sostanza tende ad essere sempre più frequente nel tempo. La dipendenza tende cioè ad aumentare con il tempo e la persona non coglie la gravità di questo legame (tende a minimizzare e a sentirsi il controllo della situazione). Oltre ad una dipendenza fisica si sviluppa nel tempo una profonda dipendenza psicologica. L'aspetto psicologico è quello più difficile da risolvere ed è la componente che maggiormente rende difficile la lontananza dalla sostanza.
Altrettanto insidiosa ed invasiva è la dipendenza dal gioco.
Affinché la persona possa conquistare la distanza è necessario che sia supportata da programmi ben strutturati. La Comunità Terapeutica Residenziale è certamente il contesto che più di ogni altro favorisce il recupero e lo sviluppo della persona nelle parti più fragili e carenti. In alternativa alla Comunità Terapeutica Residenziale è necessario un Programma comunque ben strutturato anche se i rischi di ricaduta restano più alti. Ogni ricaduta è una regressione e come tale è un rischio da evitare. La ricaduta può esserci anche dopo molto tempo e annullare il lavoro e i risultati faticosamente ottenuti.
Dr.ssa Rita Gagliardi
Mio fratello, purtroppo, ha preso il suo atteggiamento nel lavoro (animazione), secondo me, e l'ha proiettato nella vita di tutti i giorni. Costruendosi questa maschera di forza, entusiasmo a tutti i costi e invulnerabilità come se fosse sempre sopra un palco. Nei momenti in cui è ricaduto ha però sempre manifestato fragilità e voglia di fare qualcosa per risolvere il problema, come ieri sera pochissime ore dopo che ne aveva fatto uso quando ci ho parlato.
Purtroppo stamattina non ha voluto riprendere il discorso e ora mi trovo con lui in una formazione di animatori all'interno del villaggio, dove lui si comporta quasi come se nulla fosse successo e già dimenticato.
Vive all'interno di questa bolla fatta di "falsa popolarità". Lui è bravo nel suo lavoro, simpatico e carismatico ma ha sempre questo modo di fare anche in situazioni "reali". È questo che mi preoccupa: credo che debba togliersi qualche maschera e superare le sue paure, prendendo la vita di petto. Mettersi a nudo e dimostrare chi è davvero.
Non so come intervenire e fargli capire cosa fare davvero.
Ho paura ma da una parte penso che se non vuole farlo lui, il mio aiuto è ormai relativo dopo tutti questi anni.
Ho il terrore di abbandonarlo e rischiare che faccia cavolate.
Nel concreto, vi chiedo gentilmente una struttura o professionista su Roma da cui andare a parlare per fare un nuovo tentativo, come dicevo prima.
Ci sono molti professionisti ma da ignorante non so davvero da chi andare, che sia affidabile e possa aiutarci a superare quest'incubo.
Grazie infinite
Non so come intervenire e fargli capire cosa fare davvero.
Ho paura ma da una parte penso che se non vuole farlo lui, il mio aiuto è ormai relativo dopo tutti questi anni.
Ho il terrore di abbandonarlo e rischiare che faccia cavolate".
Ci sono tre aspetti importanti nel suo discorso.
Uno riguarda suo fratello e l'obiettivo di un percorso psicoterapeutico, così come le suggerivo. Le sue parole in merito sono centrali e non mi sento in questa sede di aggiungere altro.
Un secondo aspetto riguarda la motivazione di suo fratello, e questo è fondamentale, come lei dice.
Un terzo aspetto riguarda lei invece. Il fatto che non dipende da lei se suo fratello riuscirà a cambiare.
Lei può stargli vicino e incoraggiarlo, ma sarà solo suo fratello, se lo vorrà, a decidere e a trasformare la sua vita.
Questo potrebbe essere un punto importante per lei, che forse sente sulle sue spalle il peso di questa situazione. Potremmo chiederci quanto sente sua la responsabilità di questa dolorosa situazione?
Personalmente contatterei uno psicoterapeuta. Può cercare uno specialista di fiducia, anche consultando l'elenco di Medicitalia, chiedendo informazioni e cercando di intuire qual è la persona giusta per voi.
Strutture pubbliche possono essere i Centri di Salute Mentale, dove ci sono ambulatori di psicoterapia. Può chiedere direttamente al Sert o anche al medico di base.
L'importante è che ci sia la garanzia di un lavoro che sia costante nel tempo, continuativo con la stessa figura professionale e frequente nella periodicità degli incontri.
Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
È un percorso che richiede la valutazione preventiva delle condizioni di eleggibilità e, soprattutto, la volontà del paziente a voler modificare alcuni atteggiamenti.
Una dipendenza da sostanze richiede sempre una terapia sostitutiva che può essere valutata dal Sert, altrimenti la sintomatologia astinenziale tende a portare dei comportamenti di craving verso la sostanza, od altre illecite, oppure a creare dei fenomeni sintomatologici che possono avere risvolti anche gravi.
Il Sert è la struttura competente per il trattamento di queste situazioni, non si può prescindere da esso, ed andrebbe evitato il più possibile di allontanarsi dalle cure della struttura.
Dr. F. S. Ruggiero
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