Ansia, insonnia, attacchi di panico

Ho 36 anni e vivo in una grande città con i miei genitori. Non ho problemi economici, ho un impiego pubblico ma non ho alcuna volontà di vivere da solo, avendolo già provato (quando lavoravo in un’altra città) e sgradito; non avendo alcuna vita sociale al di fuori della mia famiglia, mi ritroverei a fare il barbone. Nonostante la mia vita sia molto tranquilla, da qualche tempo soffro parecchio di ansia, vengo colto da paure a dir poco irrazionali (esempio: dei poliziotti mi guardano e ho paura che mi sparino), e conseguentemente di insonnia e attacchi di panico. Sono insoddisfatto della mia vita ma non so come cambiarla: anzi, vedo solo possibilità realistiche di peggiorarla.
Il mio lavoro è stabile e lascia molto tempo libero ma non lo amo molto, non è molto ben pagato, è socialmente disprezzato e ha possibilità di crescita nulle, ho chiesto un demansionamento (guadagnerei poco meno e mi eviterei parecchie responsabilità "ansiogene"). Ma, nella situazione attuale, lasciarlo sarebbe una pazzia, soprattutto dopo le mie esperienze di precariato. E' in linea con gli studi che ho fatto, ma il mio percorso di studi è stato per imposto da mia madre, e vedo poche possibilità di tornare indietro alla mia età.
Preciso che, nella mia vita, quasi tutte le scelte fondamentali sono state fatte da mia madre… io, per la mia pigrizia e bassa autostima, non mi sono mai assunto responsabilità. Per questa ragione, ho saltato buona parte delle esperienze "normali". Non ho mai fatto alcuna attività fisica, sono sempre stato piuttosto grasso. Da bambino non ho mai imparato ad andare in bici o a nuotare. Da ragazzino non ho mai osato avvicinarmi a una ragazza. Non ho mai imparato a guidare auto o moto (io abito in cima a una collina e nella mia città i mezzi pubblici sono inesistenti). Durante gli anni dell’università, dopo qualche esame andato male (io sono sempre stato “il primo della classe”), sono caduto in depressione, ho iniziato una lunghissima psicoterapia e mi sono ritirato completamente a vita privata. Dopo i 30, ho cercato di recuperare il tempo perduto e… di provare a fare tutto ciò che non avevo fatto negli anni precedenti, anche a costo di rendermi ridicolo, e di costruirmi una vita sociale. Ho provato perfino a mettermi a dieta (!) e a iscrivermi una palestra. Ho accumulato solo una sequenza impressionante di fallimenti, mi rendo conto che iniziare a fare cose in un’età che non è quella “naturale” per iniziare è è praticamente impossibile. Ho conosciuto tante persone, si tratta di rapporti simpatici ma superficiali, quando qualcuno cerca di conoscermi (con domande innocenti per chiunque, parlami dei tuoi viaggi, dei tuoi amici,…), non so cosa rispondere. Ragazze niente, ne ho conosciute centinaia ma non gradito a nessuna, per la mia bruttezza ed insicurezza. Ho avuto un’esperienza piuttosto brutta, a una cena coi miei colleghi sono stato preso in giro per il mio scarso successo con le ragazze e ho gettato la spugna. Ora non so come andare avanti.
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Dr.ssa Erica Badalassi Psicologo 12
Caro ragazzo,
da quanto racconta il suo stato di sofferenza sembra essere molto elevato. Inizia col parlare dell'ansia e degli attacchi di panico di cui soffre, per arrivare a parlare di depressione, si evincono inoltre molti pensieri catastrofici. Mi fa pensare ad una matrioska, che si compone di tante bamboline; dalla più grande ed evidente alla più piccola e profonda, che si può scoprire solo una volta aperte le altre.
Il fatto che abbia deciso di chiedere aiuto su questo portale mi fa pensare che ci sia in lei la motivazione ad uscire da questa condizione. Il mio suggerimento, quindi, è quello di prendere contatti con uno psicologo (oggi i percorsi psicologici sono molto più brevi rispetto ad una volta o comunque certe problematiche di cui lei parla, ad esempio gli attacchi di panico, sono risolvibili in tempi brevi). Riportando le parole di Einstein "non puoi risolvere un problema con lo stesso tipo di pensiero che hai usato per crearlo"; quando si costruiscono trappole ben fatte in cui poi si cade, serve necessariamente l'aiuto di qualcun altro che ce ne tiri fuori. E l'idea diffusa che un problema che persiste da anni necessiti di altrettanti anni per risolverlo è quanto mai erronea.

Dr.ssa ERICA BADALASSI
Psicologa ad orientamento breve strategico
www.ericabadalassi.it
info@ericabadalassi.it
Fb: Erica Badalassi - Psicologa

[#2]
Dr.ssa Giselle Ferretti Psicologo, Psicoterapeuta 615 14
Gentile ragazzo,
lei ci chiede come andare avanti, ma se ha gettato la spugna come si può fare?
Probabilmente dovrà rimettersi in gioco e tentare di rivedere le convinzioni negative su di sé, rivedere le relazioni con la sua famiglia di origine, valutare come e cosa imparare dai fallimenti che ha accumulato.
Le assicuriamo che non è impossibile provare a fare cose che non sono state imparate nei tempi "naturali" come dice lei.
Lei ha "solo" 36 anni anni. Se avverte un disagio nella situazione che sta vivendo, ne deve approfittare e metterlo a lavoro.
Per questo credo che debba necessariamente rivolgersi ad uno psicoterapeuta di persona.
Dice che ha già svolto una terapia. Ci può specificare quando l'ha effettuata, con chi (psicologo, psicoterapeuta o psichiatra?), con quale frequenza e di che tipo?

Un caro saluto,

Dott.ssa Giselle Ferretti Psicologa Psicoterapeuta
www.giselleferretti.it
https://www.facebook.com/giselleferrettipsicologa?ref=hl

[#3]
Attivo dal 2013 al 2019
Ex utente
Ho fatto terapia per 10 anni. Era sia psichiatra che psicoterapeuta. I primi tempi andavo più volte alla settimana, poi abbiamo ridotto fino a una volta al mese. La terapia era fondata sui farmaci, i primi tempi ne prendevo di molto pesanti (come il risperidone). Solo quando mi stabilizzai presi farmaci più blandi, come la venlafaxina e il delorazepam. Per quanto riguarda i "consigli di vita", il terapeuta mi consigliò di rilassarmi, non affrontare i miei problemi e rinviarli al futuro, perché dovevo solo pensare a finire i miei studi (ci riuscii, ma con molto ritardo e con un risultato deludente) e poi, quando trovai lavoro in uno studio professionale, ad abilitarmi. Tutti gli altri problemi sarebbero stati risolvibili alla fine di questo percorso. Quando terminai il percorso, mi resi conto che la mia occupazione era miserevole e buona parte delle mie possibilità, in termini di vita personale e lavorativa, era stata bruciata in quel decennio, ma lui disse che, nelle condizioni in cui ero, non potevo pretendere di più ed ero da considerare guarito. Purtroppo ad oggi, dopo tutti i fallimenti che ho avuto, devo riconoscere che aveva ragione... per questo, sarei interessato a un percorso che mi portasse ad accettare la mia vita così com'è, liberandomi dall'ansia... ma ho molta paura degli effetti collaterali dei farmaci e dei tempi, mi sento molto fiaccato dalla vecchia terapia e temo di avere bisogno di rimettermi in cura per tutto il resto della mia età adulta...
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