Coincidenze, profezie, incantesimi, spionaggio e manipolazione

Mesi fa vi chiesi come nascondere a me stesso e agli altri l'inconscio. Provai a contattare degli psicoterapeuti nella mia città che però non mi diedero udienza. Adesso, dopo mesi di riflessione, ripropongo la stessa questione in salsa diversa, per farvi capire il mio "problema". Lo spiego con un esempio.
Mio padre a tavola stasera parlò di "ricchezza del linguaggio". Senza pensarci, dopo molto che non accadeva, riguardai le vecchie email che avevo mandato per il problema dell'altra volta e mi ricordai della risposta di una psicologa che diceva di aver notato la "ricchezza del mio linguaggio". Questo genere di "coincidenze", dovute forse a meccanismi inconsci o a chissà cos'altro, mi capitano ogni cinque minuti. Al punto che governano il mio modo di ragionare. Mi trovo così in una situazione di disagio. Qualsiasi cosa "potrebbe" portare ad una coincidenza, in senso negativo o in senso positivo. A ciò si accompagna la sensazione di ricevere delle "profezie", quindi di essere dominato da un destino tragico. Altre volte vedo le cose come incantesimi, come una manipolazione operata da altri per farmi uscire dalla retta via in virtù di uno scopo personale altrui. Perché diciamocelo, tutto vorrei fuorché trovarmi qui. Ed invece mi trovo qui a scrivervi come preda di un incantesimo. In questo caso mandato da mio padre. Ma la cosa peggiore è il sentirmi spiato: sentire parlare gli altri di cose che dovrei sapere solo io e che invece sembrano (o sono veramente?) di dominio pubblico. Cose che magari ho fatto passare inconsciamente senza volerlo come inconsciamente mi sono ritrovato a collegare la frase di mio padre a questo ricordo. Non potrei inconsciamente creare dei collegamenti negli altri che rendono di dominio pubblico i fatti miei? E gli altri non potrebbero prevedere gli effetti inconsci che hanno su di me manipolandomi come desiderano? E allora perché non nascondere a tutti il proprio inconscio?
Comunque ne succedono anche altre di cose. Molte persone mi dicono che non dico mai quello che penso. Io paradossalmente non capisco cosa pensino quando dicono queste cose. Per lo più sono ragazze. In ogni caso queste considerazioni altrui mi mettono in cerca di una specie di "dietro", mi spingono a fare riflessioni "dietrologiche" per capire cosa intendano con questo "quel che pensi". Mi si disse "dici sempre parole, ma non dici mai te stesso". Che significa?? Mi dà sui nervi. Eppure il sospetto che ci sia qualcosa di vero impone una ricerca. E adesso sono confuso.
Credo che tutto questo casino mentale non ce l'avrei se qualcuno mi insegnasse ad essere disonesto con me stesso e con gli altri, a nascondermi, a sparire nella nebbia e a evitare tutte quelle rotture di scatole che vanno di moda oggi come il comunicare, l'interagire, il mettere a nudo i propri sentimenti, l'autorealizzarsi eccetera eccetera. A me basta un campo da coltivare, una libreria piena, una moglie, dei figli e degli amici con i quali discutere di cose NON personali bevendo vino.
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Gentile utente,

Lei pone domande complesse che, nel precedente consulto, hanno dato luogo a numerose risposte di noi Psicologi; consulto terminato però con un nulla di fatto.

Le ripropongo la stessa cosa del precedente consulto: una consulenza di persona.
<<Provai a contattare degli psicoterapeuti nella mia città che però non mi diedero udienza. <<
Forse si è rivolto loro in modo non adatto?
O che altro?



Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

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Attivo dal 2016 al 2016
Ex utente
Ho fissato un appuntamento con una terapeuta di orientamento psicodinamico per domani alle 15:00.
La titubanza è forte. Ad esempio lei chiede "Forse si è rivolto loro in modo non adatto?": io questo non l'ho detto, ma probabilmente l'ho pensato. E lei lo ha "letto fra le righe"? Io vorrei che nessuno potesse "leggermi fra le righe".