psicoterapia e risoluzione problemi
Salve,
avrei bisogno di un consulto su alcuni punti e ringrazio già da ora.
Sono sei anni che faccio psicoterapia analitica. Diagnosi esplicita non ne ho avuta, ma da alcune cose che mi sono state dette e dai problemi di cui talora ho parlato in seduta, mi sento di dire di avere una personalità evitante, di essere stata una ossessiva compulsiva e di essere ancora una persona dipendente emotivamente.
In sei anni con una psicoterapia direi di aver raccolto davvero poco in termini di miglioramento della qualità della mia vita; quello che non avevo prima di iniziare la terapia continuo a non averlo e ho raccolto pochi risultati che non mi hanno comunque portato ad avere quella fiducia e stima in me stessa necessari per avere un lavoro ( non riesco a muovermi in tal senso) e non ho storie sentimentali o pseudo tali.
Con me la questione in terapia cade spesso sul fatto che io faccia resistenza.
Della resistenza ho letto molto e ne ho anche parlato con il mio terapeuta. Lui dice che se avesse dovuto indicarmi un suo collega l’avrebbe fatto e questo me lo ha detto, su mia domanda, dato che talora ritengo di avere problemi con lui.
Io posso anche prendere in considerazione che sia vero quanto lui dice, ma secondo me si incaponisce a volte troppo su alcune cose e siccome mi danno fastidio, ecco, che allora insiste lì… e secondo me questo rende infinita la terapia. Secondo me insiste troppo sul fatto che io debba accettare mi parli del suo lavoro o delle sue cose personali.
Io sono preoccupata per me. Non ho voglia di mettermi a cambiare terapeuti, perché questo credo potrebbe farmi male, in termini di fiducia nella psicoterapia, già davvero molto difficile.
Le mie domande:1) problemi rientranti in una diagnosi come sopra indicata in quanto tempo si risolvono? (secondo risultati in letteratura scientifica).
2) Un paziente che non guarisce a causa della sua resistenza, cosa può fare per superare questa resistenza?
3) Quanto ho ragione a chiedere altri modi al mio terapeuta? Lui dice che mi racconta le sue cose per avvicinarsi a me, ma, cosa volete che vi dica? 1. Penso che in questo suo raccontarsi ci sia del protagonismo e 2. Temo ci sia il rischio da parte mia di dire cose antipatiche, inerenti alcuni suoi familiari stretti, di cui ho conoscenza superficiale avendoli visti insieme qualche volta.
4) Perchè non riesco a sentirmi più fiduciosa in me stessa, pensarmi meglio di come mi sento?
Aiutatemi a fare ordine. Ho bisogno di aiuto per poter migliorare la mia vita.
Grazie tanto, cordiali saluti
avrei bisogno di un consulto su alcuni punti e ringrazio già da ora.
Sono sei anni che faccio psicoterapia analitica. Diagnosi esplicita non ne ho avuta, ma da alcune cose che mi sono state dette e dai problemi di cui talora ho parlato in seduta, mi sento di dire di avere una personalità evitante, di essere stata una ossessiva compulsiva e di essere ancora una persona dipendente emotivamente.
In sei anni con una psicoterapia direi di aver raccolto davvero poco in termini di miglioramento della qualità della mia vita; quello che non avevo prima di iniziare la terapia continuo a non averlo e ho raccolto pochi risultati che non mi hanno comunque portato ad avere quella fiducia e stima in me stessa necessari per avere un lavoro ( non riesco a muovermi in tal senso) e non ho storie sentimentali o pseudo tali.
Con me la questione in terapia cade spesso sul fatto che io faccia resistenza.
Della resistenza ho letto molto e ne ho anche parlato con il mio terapeuta. Lui dice che se avesse dovuto indicarmi un suo collega l’avrebbe fatto e questo me lo ha detto, su mia domanda, dato che talora ritengo di avere problemi con lui.
Io posso anche prendere in considerazione che sia vero quanto lui dice, ma secondo me si incaponisce a volte troppo su alcune cose e siccome mi danno fastidio, ecco, che allora insiste lì… e secondo me questo rende infinita la terapia. Secondo me insiste troppo sul fatto che io debba accettare mi parli del suo lavoro o delle sue cose personali.
Io sono preoccupata per me. Non ho voglia di mettermi a cambiare terapeuti, perché questo credo potrebbe farmi male, in termini di fiducia nella psicoterapia, già davvero molto difficile.
Le mie domande:1) problemi rientranti in una diagnosi come sopra indicata in quanto tempo si risolvono? (secondo risultati in letteratura scientifica).
2) Un paziente che non guarisce a causa della sua resistenza, cosa può fare per superare questa resistenza?
3) Quanto ho ragione a chiedere altri modi al mio terapeuta? Lui dice che mi racconta le sue cose per avvicinarsi a me, ma, cosa volete che vi dica? 1. Penso che in questo suo raccontarsi ci sia del protagonismo e 2. Temo ci sia il rischio da parte mia di dire cose antipatiche, inerenti alcuni suoi familiari stretti, di cui ho conoscenza superficiale avendoli visti insieme qualche volta.
4) Perchè non riesco a sentirmi più fiduciosa in me stessa, pensarmi meglio di come mi sento?
Aiutatemi a fare ordine. Ho bisogno di aiuto per poter migliorare la mia vita.
Grazie tanto, cordiali saluti
[#1]
intanto legga questo e rifletta anche sulla possibilità di cambiare terapia, se dopo anni il suo vissuto è quel che racconta appare ovvio che c'è qualcosa che non sta funzionando
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/4088-quando-il-paziente-si-allea-con-la-propria-malattia.html
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/4088-quando-il-paziente-si-allea-con-la-propria-malattia.html
Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks
[#5]
NON esistono!!!
perchè non si tratta di una malattia organica o un'infezione.
ogni persona ha una sua storia, una modalità di risolvere i problemi e la risposta ai trattamenti dipende da molti fattori quali la capacità di un soggetto di introspezione, la sua plasticità cognitiva, l'ambiente in cui vive ecc.
inoltre bisognerebbe capire cosa il suo terapeuta intenda per evitante (disturbo di personalità,? difese,? modalità di sottrarsi alle cose')
perchè non si tratta di una malattia organica o un'infezione.
ogni persona ha una sua storia, una modalità di risolvere i problemi e la risposta ai trattamenti dipende da molti fattori quali la capacità di un soggetto di introspezione, la sua plasticità cognitiva, l'ambiente in cui vive ecc.
inoltre bisognerebbe capire cosa il suo terapeuta intenda per evitante (disturbo di personalità,? difese,? modalità di sottrarsi alle cose')
[#7]
Gentile utente,
da ciò che lei scrive sembra che il suo terapeuta le parli di se stesso.
Non è chiaro se ciò sia accaduto sporadicamente - e potrebbe trattarsi di una modalità tecnica - o se sia una modalità ordinaria della sua relazione terapeutica.
Il terapeuta, specialmente se di orientamento analitico, se non in casi straordinari o comunque limitatamente a esigenze tecniche, non dovrebbe parlare di se, ma lasciare a lei lo spazio in seduta.
Inoltre ha poco senso - a mio avviso - definirla nei modi che lei descrive:
<<personalità evitante, di essere stata una ossessiva compulsiva e di essere ancora una persona dipendente emotivamente>>.
Può dirci, al di là di ciò che le è stato detto (che lei riferisce) quali sono stati i motivi - per lei - che l'hanno spinta a entrare in terapia e quali che tuttora la spingono a rimanerci?
Cordiali saluti
da ciò che lei scrive sembra che il suo terapeuta le parli di se stesso.
Non è chiaro se ciò sia accaduto sporadicamente - e potrebbe trattarsi di una modalità tecnica - o se sia una modalità ordinaria della sua relazione terapeutica.
Il terapeuta, specialmente se di orientamento analitico, se non in casi straordinari o comunque limitatamente a esigenze tecniche, non dovrebbe parlare di se, ma lasciare a lei lo spazio in seduta.
Inoltre ha poco senso - a mio avviso - definirla nei modi che lei descrive:
<<personalità evitante, di essere stata una ossessiva compulsiva e di essere ancora una persona dipendente emotivamente>>.
Può dirci, al di là di ciò che le è stato detto (che lei riferisce) quali sono stati i motivi - per lei - che l'hanno spinta a entrare in terapia e quali che tuttora la spingono a rimanerci?
Cordiali saluti
Dr. Alessandro Raggi
psicoterapeuta psicoanalista
www.psicheanima.it
[#8]
Gentile utente,
oltre alle riflessioni dei Colleghi, che condivido, aggiungo quanto segue.
Può darsi che dopo 7 anni di terapia sia opportuno cambiare il terapeuta;
intendo dire di non dare per scontato che un unico terapeuta sia in grado di accompagnare un/a proprio/a paziente per tutto un percorso complesso, che magari dura discretamente a lungo e che affronta aspetti differenti nel corso del tempo.
Quando si giunge all'empasse, questa è una questione da valutare.
La seconda questione riguarda l'orientamento seguito dal terapeuta.
Può essere che l'orientamento analitico Le abbia "dato" tutto quanto era possibile,
e che ora sia più adatto un altro orientamento.
Al riguardo Le consiglio la lettura di:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
Saluti cordiali.
oltre alle riflessioni dei Colleghi, che condivido, aggiungo quanto segue.
Può darsi che dopo 7 anni di terapia sia opportuno cambiare il terapeuta;
intendo dire di non dare per scontato che un unico terapeuta sia in grado di accompagnare un/a proprio/a paziente per tutto un percorso complesso, che magari dura discretamente a lungo e che affronta aspetti differenti nel corso del tempo.
Quando si giunge all'empasse, questa è una questione da valutare.
La seconda questione riguarda l'orientamento seguito dal terapeuta.
Può essere che l'orientamento analitico Le abbia "dato" tutto quanto era possibile,
e che ora sia più adatto un altro orientamento.
Al riguardo Le consiglio la lettura di:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
Saluti cordiali.
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#9]
Ex utente
Buongiorno dottor Raggi e dottoressa Brunialti,
grazie della Vostra disponibilità e delle diverse considerazioni che mi avete proposto.
Non per disinteresse nelle Vostre risposte (anzi il contrario) ma tralascerò di rispondere nello specifico; mi avete dato infatti modo di riflettere su diversi punti sia per quanto riguarda la mia persona, sia per quel che riguarda la mia psicoterapia.
Delle risposte alle domande che mi ponete e delle considerazioni che sollevate, cercherò di parlarne con il mio terapeuta.
Un cordiale saluto.
grazie della Vostra disponibilità e delle diverse considerazioni che mi avete proposto.
Non per disinteresse nelle Vostre risposte (anzi il contrario) ma tralascerò di rispondere nello specifico; mi avete dato infatti modo di riflettere su diversi punti sia per quanto riguarda la mia persona, sia per quel che riguarda la mia psicoterapia.
Delle risposte alle domande che mi ponete e delle considerazioni che sollevate, cercherò di parlarne con il mio terapeuta.
Un cordiale saluto.
Questo consulto ha ricevuto 9 risposte e 2.3k visite dal 11/06/2016.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.