Accettazione sessualità e cambio terapeuta
Buonasera,
sono un ragazzo di 23 anni e vi scrivo per ricevere un consiglio riguardo l'esperienza di terapia che sto vivendo.
Ho cominciato la terapia un anno fa spinto da un malessere generale causato principalmente da tre fattori: la confusione e non accettazione riguardo la mia bisessualità (o solo omosessualità, ancora devo capire bene); la paura/delusione riguardo la mia scelta di vita (il conservatorio), con annessa ansia per il futuro lavorativo; le scarse abilità sociali e il senso di solitudine. In generale sono sempre stato una persona piuttosto insicura e negli ultimi tempi le mie insicurezze si sono fatte anche più forti e insistenti.
Dopo un anno di terapia uno dei passi fondamentali credo sia stato quello di riuscire a parlare alla mia terapeuta dell'attrazione verso gli uomini: finora non ne avevo mai parlato a nessuno. Ho avuto solo relazioni con ragazze finora, l'ultima delle quali finita due anni e mezzo fa, ho sempre avuto dubbi al riguardo, non sono mai riuscito a vivere le mie relazioni in modo davvero profondo e intenso e questa potrebbe essere la ragione. Quello che mi destabilizza è però l'atteggiamento della mia terapeuta. A me sembra che accettare il mio orientamento sessuale potrebbe essere la chiave di volta per sbloccare quantomeno il mio blocco (non tremendo, ma comunque doloroso) nelle relazioni sociali. Mi sembra che la paura della non accettazione da parte degli altri influisca molto sulle mie insicurezze. La mia terapeuta però sembra come voler sminuire questi aspetti: continua a dire che mi vede ancora "alla ricerca di una definizione" e insiste sul fatto che ricerco una figura maschile forte o qualcosa del genere. Io non sono sicuro al 100% di quello che sono, avendo avuto esperienze solo con ragazze, ma che io sia attratto anche dagli uomini è semplicemente un fatto e quello che mi aspettavo era semplicemente che la terapeuta mi spingesse ad accettarmi. Io ho già provato a spiegarle le mie perplessità riguardo le sue reazioni, ma non sono riuscito a smuovere molto. Oltretutto a un livello generale non sento di aver fatto grandi passi in avanti rispetto a un anno fa, proprio in questo periodo mi sento molto giù e la sensazione di forte ansia non mi abbandona quasi mai.
Cosa dovrei fare? Provare ancora a parlarle? Ha senso pensare di cambiare terapeuta? Non voglio risultare presuntuoso non fidandomi di una figura professionale a cui mi sono affidato, ma ho anche un assoluto bisogno di sentirmi meglio.
Vi ringrazio molto in anticipo per le eventuali risposte e mi scuso per essermi dilungato.
sono un ragazzo di 23 anni e vi scrivo per ricevere un consiglio riguardo l'esperienza di terapia che sto vivendo.
Ho cominciato la terapia un anno fa spinto da un malessere generale causato principalmente da tre fattori: la confusione e non accettazione riguardo la mia bisessualità (o solo omosessualità, ancora devo capire bene); la paura/delusione riguardo la mia scelta di vita (il conservatorio), con annessa ansia per il futuro lavorativo; le scarse abilità sociali e il senso di solitudine. In generale sono sempre stato una persona piuttosto insicura e negli ultimi tempi le mie insicurezze si sono fatte anche più forti e insistenti.
Dopo un anno di terapia uno dei passi fondamentali credo sia stato quello di riuscire a parlare alla mia terapeuta dell'attrazione verso gli uomini: finora non ne avevo mai parlato a nessuno. Ho avuto solo relazioni con ragazze finora, l'ultima delle quali finita due anni e mezzo fa, ho sempre avuto dubbi al riguardo, non sono mai riuscito a vivere le mie relazioni in modo davvero profondo e intenso e questa potrebbe essere la ragione. Quello che mi destabilizza è però l'atteggiamento della mia terapeuta. A me sembra che accettare il mio orientamento sessuale potrebbe essere la chiave di volta per sbloccare quantomeno il mio blocco (non tremendo, ma comunque doloroso) nelle relazioni sociali. Mi sembra che la paura della non accettazione da parte degli altri influisca molto sulle mie insicurezze. La mia terapeuta però sembra come voler sminuire questi aspetti: continua a dire che mi vede ancora "alla ricerca di una definizione" e insiste sul fatto che ricerco una figura maschile forte o qualcosa del genere. Io non sono sicuro al 100% di quello che sono, avendo avuto esperienze solo con ragazze, ma che io sia attratto anche dagli uomini è semplicemente un fatto e quello che mi aspettavo era semplicemente che la terapeuta mi spingesse ad accettarmi. Io ho già provato a spiegarle le mie perplessità riguardo le sue reazioni, ma non sono riuscito a smuovere molto. Oltretutto a un livello generale non sento di aver fatto grandi passi in avanti rispetto a un anno fa, proprio in questo periodo mi sento molto giù e la sensazione di forte ansia non mi abbandona quasi mai.
Cosa dovrei fare? Provare ancora a parlarle? Ha senso pensare di cambiare terapeuta? Non voglio risultare presuntuoso non fidandomi di una figura professionale a cui mi sono affidato, ma ho anche un assoluto bisogno di sentirmi meglio.
Vi ringrazio molto in anticipo per le eventuali risposte e mi scuso per essermi dilungato.
[#1]
Genrile Utente,
Non è possibile esprimersi sul l'operato di un collega che non conosciamo, e non è né,meno utile per lei.
Se non si trova bene, cambi.
". A me sembra che accettare il mio orientamento sessuale potrebbe essere la chiave di volta per sbloccare quantomeno il mio blocco (non tremendo, ma comunque doloroso) nelle relazioni sociali."
A volte non è così semplice, e la semplice accettazione, come dice lei, passa attraverso un lavoro interno lungo e faticoso.
Un anno potrebbe essere poco
Non è possibile esprimersi sul l'operato di un collega che non conosciamo, e non è né,meno utile per lei.
Se non si trova bene, cambi.
". A me sembra che accettare il mio orientamento sessuale potrebbe essere la chiave di volta per sbloccare quantomeno il mio blocco (non tremendo, ma comunque doloroso) nelle relazioni sociali."
A volte non è così semplice, e la semplice accettazione, come dice lei, passa attraverso un lavoro interno lungo e faticoso.
Un anno potrebbe essere poco
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#2]
Gentile utente,
Non specifica che tipo di terapia psicologica stia seguendo.
Determinati approcci psicoterapeutici sono funzionalmente e rigorosamente orientati a lasciare al paziente la liberta' di scelta su come mettere in pratica le risultanze dei colloqui.
Il modello psicodinamico o psicoanalitico a cui faccio riferimento non sono orientati ad AUTORIZZARE alcunche' nel paziente. Non e' onere del terapeuta farlo, tutt'altro. Egli deve condurre il paziente a comprendersi nel modo piu' completo possibile e successivamente a cio' prendersi l'onere e l'onore delle proprie scelte.
Si tratta di un percorso che tende alla ricerca profonda e matura oltre che consapevole di quanto si desidera.
I miei saluti.
Non specifica che tipo di terapia psicologica stia seguendo.
Determinati approcci psicoterapeutici sono funzionalmente e rigorosamente orientati a lasciare al paziente la liberta' di scelta su come mettere in pratica le risultanze dei colloqui.
Il modello psicodinamico o psicoanalitico a cui faccio riferimento non sono orientati ad AUTORIZZARE alcunche' nel paziente. Non e' onere del terapeuta farlo, tutt'altro. Egli deve condurre il paziente a comprendersi nel modo piu' completo possibile e successivamente a cio' prendersi l'onere e l'onore delle proprie scelte.
Si tratta di un percorso che tende alla ricerca profonda e matura oltre che consapevole di quanto si desidera.
I miei saluti.
Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132
[#3]
Salve a lei,
immagino come deve sentirsi vivendo il malessere generale che ci descrive. Mi sembra delineare una complessità di aspetti che sono importanti: l'orientamento sessuale, le scelte formative e lavorative, le relazioni sociali e la solitudine.
È stata una scelta responsabile quella di prendersi cura di sé e, dalle sue parole, non dev'essere facile fare i conti con ciò che sente rispetto alla sua terapeuta oggi. Mi sembra comunicarci un suo vissuto di mancata sintonia con la sua terapeuta e di delusione.
Venendo al discorso legato all'orientamento sessuale, sono colpito che non abbia comunicato subito alla sua terapeuta la sua attrazione per gli uomini. Questo è un punto importante perché potrebbe testimoniare una sua paura ad ascoltarsi e ad accettarsi. Tanto che si era tenuto da sempre tutto dentro, non ne aveva parlato mai con nessuno. Dev'essere stato difficile.
Quando dice: "Mi sembra che la paura della non accettazione da parte degli altri influisca molto sulle mie insicurezze", tocca un punto cruciale. Condivido quello che afferma, però faccia attenzione che la non accettazione degli altri non sia diventata poi sua, come forse è accaduto, poiché per tanto tempo non ha accettato una componente di se stesso, che invece oggi sembra avere voglia di affermare?
A volta capita che chi vive in un mondo che condanna l'omosessualità e ne ha paura, faccia propria la stessa condanna e la stessa paura, senza potersi soffermare a riflettere se quella condanna è giusta o meno.
Così l'omofobia degli altri diventa la propria. Il rischio è di pensare che tutto il mondo funzioni così, e ci si aspetta aprioristicamente un giudizio negativo sempre.
Se si resta intrappolati nella propria paura, non si ha modo di scoprire che il mondo non è solo così. Si crea infatti un circolo vizioso: più ci si chiude, più si tiene viva interiormente quella paura, finendo per annullare se stessi e rimanere soli.
Lei dice di essere confuso e di non essere sicuro, è stato con alcune ragazze e prova anche attrazione per il sesso maschile. Questo è un vissuto da tenere in serio conto ed è necessario approfondire il suo stato d'animo senz'altro dal vivo.
Credo che questa confusione debba modificarsi e penso che la situazione vada sbloccata affinché lei possa essere autentico ed esprimersi, ascoltando se stesso. Sarà lei, liberamente, a decidere qual è la strada più giusta per sé.
Un punto fondamentale, quindi, è costituire un senso di fiducia e di sicurezza in sé, in modo che possa lasciare gli altri farsi le loro idee e lei farsi le sue, in autonomia. Ascoltare gli altri è necessario, ma poi l'ultima parola su di sé è la sua, e questa non dev'essere annullata dal giudizio di nessuno.
Questo riguarda l'orientamento sessuale e non solo. Riguarda anche le sue scelte lavorative e le relazioni in cui potrà essere libero di esprimersi.
Rispetto alla sua terapia, dovrà fare lei le sue valutazioni e scegliere come muoversi. Credo che un passo importante lo abbia fatto, aprire il discorso sull'omosessualità. Se non si sente a suo agio deve dare valore a questo suo vissuto. Non so dirle se parlarne ancora o provare a cambiare. Quello che so è che lei ha una responsabilità verso se stesso, e questo non significa essere presuntuosi.
Un saluto,
Enrico de Sanctis
immagino come deve sentirsi vivendo il malessere generale che ci descrive. Mi sembra delineare una complessità di aspetti che sono importanti: l'orientamento sessuale, le scelte formative e lavorative, le relazioni sociali e la solitudine.
È stata una scelta responsabile quella di prendersi cura di sé e, dalle sue parole, non dev'essere facile fare i conti con ciò che sente rispetto alla sua terapeuta oggi. Mi sembra comunicarci un suo vissuto di mancata sintonia con la sua terapeuta e di delusione.
Venendo al discorso legato all'orientamento sessuale, sono colpito che non abbia comunicato subito alla sua terapeuta la sua attrazione per gli uomini. Questo è un punto importante perché potrebbe testimoniare una sua paura ad ascoltarsi e ad accettarsi. Tanto che si era tenuto da sempre tutto dentro, non ne aveva parlato mai con nessuno. Dev'essere stato difficile.
Quando dice: "Mi sembra che la paura della non accettazione da parte degli altri influisca molto sulle mie insicurezze", tocca un punto cruciale. Condivido quello che afferma, però faccia attenzione che la non accettazione degli altri non sia diventata poi sua, come forse è accaduto, poiché per tanto tempo non ha accettato una componente di se stesso, che invece oggi sembra avere voglia di affermare?
A volta capita che chi vive in un mondo che condanna l'omosessualità e ne ha paura, faccia propria la stessa condanna e la stessa paura, senza potersi soffermare a riflettere se quella condanna è giusta o meno.
Così l'omofobia degli altri diventa la propria. Il rischio è di pensare che tutto il mondo funzioni così, e ci si aspetta aprioristicamente un giudizio negativo sempre.
Se si resta intrappolati nella propria paura, non si ha modo di scoprire che il mondo non è solo così. Si crea infatti un circolo vizioso: più ci si chiude, più si tiene viva interiormente quella paura, finendo per annullare se stessi e rimanere soli.
Lei dice di essere confuso e di non essere sicuro, è stato con alcune ragazze e prova anche attrazione per il sesso maschile. Questo è un vissuto da tenere in serio conto ed è necessario approfondire il suo stato d'animo senz'altro dal vivo.
Credo che questa confusione debba modificarsi e penso che la situazione vada sbloccata affinché lei possa essere autentico ed esprimersi, ascoltando se stesso. Sarà lei, liberamente, a decidere qual è la strada più giusta per sé.
Un punto fondamentale, quindi, è costituire un senso di fiducia e di sicurezza in sé, in modo che possa lasciare gli altri farsi le loro idee e lei farsi le sue, in autonomia. Ascoltare gli altri è necessario, ma poi l'ultima parola su di sé è la sua, e questa non dev'essere annullata dal giudizio di nessuno.
Questo riguarda l'orientamento sessuale e non solo. Riguarda anche le sue scelte lavorative e le relazioni in cui potrà essere libero di esprimersi.
Rispetto alla sua terapia, dovrà fare lei le sue valutazioni e scegliere come muoversi. Credo che un passo importante lo abbia fatto, aprire il discorso sull'omosessualità. Se non si sente a suo agio deve dare valore a questo suo vissuto. Non so dirle se parlarne ancora o provare a cambiare. Quello che so è che lei ha una responsabilità verso se stesso, e questo non significa essere presuntuosi.
Un saluto,
Enrico de Sanctis
Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 2.3k visite dal 10/06/2016.
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