Possibile condizione di pornodipendenza
Gentili dottore, grazie in anticipo per l'attenzione. Premetto che domattina parlerò col mio medico di base per prenotare opportuna visita, ma nel mentre, complici la forte ansia che mi caratterizza, sono disperatamente alla ricerca di pareri professionali.
Dall'età di 15 anni(2005) sono solito frequentare un certo tipo di realtà virtuali di natura erotico-pronografica (in realtà molto più erotica che ponografica: diverse chat erotiche),non sempre quotidianamente, con una media di 100 ore al mese
Fino al 2013 non ho MAI accusato alcun tipo di ripercussione negativa da parte di questo tipo di pratica, riscontrabile in una vita sessuale attiva seppur "tarda" (il primo rapporto completo l'ho avuto nel 2014): nessuno tipo di deficit erettile o calo della libido.
Tuttavia, dal 2013 circa, in concomitanza con disturbi di natura urinario-prostatica (di specificità indefinità, nonostante incessante pellegrinaggio presso numerosi urologi) ed ancora, in concomitanza con una relazione "particolare" che vado a spiegarvi, ho iniziato ad accusare problemi di natura erettile.
:Ci eravamo fidanzati e inizialmente provavo attrazione, ma dopo non molto tempo (4 mesi circa) ho semplicemente smesso di desiderarla, mentre non ho riscontrato alcun calo di desiderio nei confronti di altre ragazze che attirassero la mia attenzione. Semplicemente, la mia ragazza non mi eccitava.
Mio errore è stato quello di non confidarglielo: siamo rimasti assieme per 2 anni, durante i quali la vita sessuale è stata disastrosa: riuscivo a raggiungere un'ottima erezione solo col sesso orale ed una sola volta, in stato di particolare eccitazione, abbiamo "consumato". Questo vissuto mi ha creato una ENORME ansia da prestazione.
Da pochissimo ho conosciuto una persona magnifica..estremamente attraente, intelligente, sensuale..ebbene sì: durante un momento di intimità, seppure vissuto in condizione di grande ansia (in un vicolo XD), mi è mancata l'erezione.
la situazione è questa: - Non ho più erezioni spontanee - Non ho più erezioni mattutine - Ho sempre erezioni soddisfacenti se mi masturbo, meno senza chat erotiche - Ho fortissimo desiderio e talvolta ho erezioni parziali durante effusioni.
Lei è stata molto comprensiva,(non le ho però spiegato tutto il background) ma da diversi discorsi fatti in precedenza, so che prende molto seriamente (anche io, del resto) la componente sessuale in una relazione. Sto riuscendo a prendere tempo perchè devo operarmi di fimosi serrata (sempre avuta:lo so, sono un disastro) e in relazione a ciò, le due domande :
1) Mi rendo conto che ogni caso e a sè, ma date le informazioni fornite..60 giorni di astinenza e psicoterapia potrebbero essere sufficienti..? sono tutto quanto ho..
2) Terapia farmacologica (Cialis, Viagra e simili) associata con scopo "salvifico-momentaneo" (per evitare di perdere questa magnifica persona, la sola idea mi sta procurando costanti ansia e panico)...credete possa far bene o certamente indurre dipendenza ?
Grazie mille per l'attenzione..
Dall'età di 15 anni(2005) sono solito frequentare un certo tipo di realtà virtuali di natura erotico-pronografica (in realtà molto più erotica che ponografica: diverse chat erotiche),non sempre quotidianamente, con una media di 100 ore al mese
Fino al 2013 non ho MAI accusato alcun tipo di ripercussione negativa da parte di questo tipo di pratica, riscontrabile in una vita sessuale attiva seppur "tarda" (il primo rapporto completo l'ho avuto nel 2014): nessuno tipo di deficit erettile o calo della libido.
Tuttavia, dal 2013 circa, in concomitanza con disturbi di natura urinario-prostatica (di specificità indefinità, nonostante incessante pellegrinaggio presso numerosi urologi) ed ancora, in concomitanza con una relazione "particolare" che vado a spiegarvi, ho iniziato ad accusare problemi di natura erettile.
:Ci eravamo fidanzati e inizialmente provavo attrazione, ma dopo non molto tempo (4 mesi circa) ho semplicemente smesso di desiderarla, mentre non ho riscontrato alcun calo di desiderio nei confronti di altre ragazze che attirassero la mia attenzione. Semplicemente, la mia ragazza non mi eccitava.
Mio errore è stato quello di non confidarglielo: siamo rimasti assieme per 2 anni, durante i quali la vita sessuale è stata disastrosa: riuscivo a raggiungere un'ottima erezione solo col sesso orale ed una sola volta, in stato di particolare eccitazione, abbiamo "consumato". Questo vissuto mi ha creato una ENORME ansia da prestazione.
Da pochissimo ho conosciuto una persona magnifica..estremamente attraente, intelligente, sensuale..ebbene sì: durante un momento di intimità, seppure vissuto in condizione di grande ansia (in un vicolo XD), mi è mancata l'erezione.
la situazione è questa: - Non ho più erezioni spontanee - Non ho più erezioni mattutine - Ho sempre erezioni soddisfacenti se mi masturbo, meno senza chat erotiche - Ho fortissimo desiderio e talvolta ho erezioni parziali durante effusioni.
Lei è stata molto comprensiva,(non le ho però spiegato tutto il background) ma da diversi discorsi fatti in precedenza, so che prende molto seriamente (anche io, del resto) la componente sessuale in una relazione. Sto riuscendo a prendere tempo perchè devo operarmi di fimosi serrata (sempre avuta:lo so, sono un disastro) e in relazione a ciò, le due domande :
1) Mi rendo conto che ogni caso e a sè, ma date le informazioni fornite..60 giorni di astinenza e psicoterapia potrebbero essere sufficienti..? sono tutto quanto ho..
2) Terapia farmacologica (Cialis, Viagra e simili) associata con scopo "salvifico-momentaneo" (per evitare di perdere questa magnifica persona, la sola idea mi sta procurando costanti ansia e panico)...credete possa far bene o certamente indurre dipendenza ?
Grazie mille per l'attenzione..
[#1]
Salve,
comprendo il senso di preoccupazione che sta vivendo, il discorso di cui ci parla ha senz'altro una sua complessità.
Da come dice ha fatto già visite specialistiche mediche, ha avuto riscontro in merito al problema legato all'erezione?
Dal punto di vista psicologico, leggendo le sue parole, sembra emergere un vissuto in particolare: una "forte ansia", che potrebbe caratterizzarla e avere un ruolo nel suo problema attuale.
Associata all'ansia, parla inoltre della prestazione, atto che potrebbe essere significativo. Mi sono chiesto cioè se lei vive il rapporto sessuale in termini di prestazione e sente una forte responsabilità di dover soddisfare la sua ragazza, di esserne all'altezza tanto più che è "magnifica".
La parola "prestazione" potrebbe essere, inoltre, importante in linea generale, non soltanto relativamente all'area sessuale. Mi viene in mente questo perché lei sottolinea di proseguire la sua prima relazione, nonostante non la desiderasse più. Come se cioè non potesse essere libero di ascoltare il suo desiderio per le altre, come dice, nonché l'assenza di desiderio per lei.
Se ci pensiamo, non è corretto parlare primariamente di ansia da prestazione, se manca il desiderio. Il problema non era l'erezione, ma ipotizzo la sua difficoltà ad ascoltare se stesso.
Sulla stessa linea, mi colpisce quando lei, sempre a proposito della sua prima ragazza, dice: "Mio errore è stato quello di non confidarglielo", di non confidargli cioè la sua mancanza di desiderio e, quindi, la probabile o imminente fine della vostra storia.
In verità, potremmo dire che non si trattava di "confidare" questo suo vissuto a lei, ma probabilmente di comunicarglielo, forse come un dato di fatto. Tra "confidare" e "comunicare" ci sento una differenza sottile, che però a me pare sostanziale e fondamentale, se mi soffermo a leggere il suo racconto e a formarmi un'ipotetica idea su di sé. Come se cioè quel "confidare" lasciasse trasparire un senso di colpa e una difficoltà a prendere la decisione più giusta per sé.
Certo sarebbe significato darle un forte dolore, immagino, ma al contempo questa sarebbe stata l'autorizzazione per lei a essere se stesso.
La nostra libertà costa, il prezzo è inevitabile. Costa, ma è autentica. Anche per la sua prima ragazza, potremmo dire, perché così era libera da un'illusione e, nel tempo, libera di rifarsi una vita, sentendosi di nuovo desiderata.
In proposito, se posso chiederle, questa prima storia l'ha chiusa definitivamente?
Non so se possiamo dire che in situazioni in cui può ascoltare il suo desiderio e lasciarsi andare, senza il peso di dover essere performante, l'erezione avviene. Nel rapporto orale, ad esempio, oppure anche durante le effusioni, in situazioni in cui non c'è una necessità obbligatoria di un'erezione.
Venendo alla pornografia, il discorso è ampio. Studi recenti, anche in ambito neuroscientifico, ne parlano come di una sessualità sostitutiva, che danneggia quella reale. Tuttavia bisogna comunque fare delle distinzioni in relazione alla singola persona. Nel suo caso, ad esempio, è necessario approfondire se è il livello di ansia assente, senza l'idea di dover essere prestazionale, a consentirle la potenza erettile. Cosa che sembra confermata durante la masturbazione, se ho capito bene, anche senza pornografia.
Quando parla dei 60 giorni di astinenza dovuti all'intervento chirurgico, se non ho capito male, fa un riferimento anche alla psicoterapia. Posso chiederle di più a riguardo, sta svolgendo già una psicoterapia?
Quanto ai farmaci possono consentirle meccanicamente l'erezione e rassicurarla sul fatto che non la perderà, così potrà godere del rapporto. Tuttavia, il mio invito è quello di poter trovare dentro di sé quella sicurezza. Dal punto di vista psicologico, il fatto che lei pensi che può "perdere questa magnifica persona" per un suo "deficit" è centrale. Se questa donna la ama, lei non la perderà. Non deve dimostrare niente, se non essere se stesso.
Credo che sviluppare la sua autenticità sia un punto costitutivo affinché lei possa recuperare, senza la stampella del farmaco, le sue potenzialità sessuali ed esistenziali.
Un saluto,
Enrico de Sanctis
comprendo il senso di preoccupazione che sta vivendo, il discorso di cui ci parla ha senz'altro una sua complessità.
Da come dice ha fatto già visite specialistiche mediche, ha avuto riscontro in merito al problema legato all'erezione?
Dal punto di vista psicologico, leggendo le sue parole, sembra emergere un vissuto in particolare: una "forte ansia", che potrebbe caratterizzarla e avere un ruolo nel suo problema attuale.
Associata all'ansia, parla inoltre della prestazione, atto che potrebbe essere significativo. Mi sono chiesto cioè se lei vive il rapporto sessuale in termini di prestazione e sente una forte responsabilità di dover soddisfare la sua ragazza, di esserne all'altezza tanto più che è "magnifica".
La parola "prestazione" potrebbe essere, inoltre, importante in linea generale, non soltanto relativamente all'area sessuale. Mi viene in mente questo perché lei sottolinea di proseguire la sua prima relazione, nonostante non la desiderasse più. Come se cioè non potesse essere libero di ascoltare il suo desiderio per le altre, come dice, nonché l'assenza di desiderio per lei.
Se ci pensiamo, non è corretto parlare primariamente di ansia da prestazione, se manca il desiderio. Il problema non era l'erezione, ma ipotizzo la sua difficoltà ad ascoltare se stesso.
Sulla stessa linea, mi colpisce quando lei, sempre a proposito della sua prima ragazza, dice: "Mio errore è stato quello di non confidarglielo", di non confidargli cioè la sua mancanza di desiderio e, quindi, la probabile o imminente fine della vostra storia.
In verità, potremmo dire che non si trattava di "confidare" questo suo vissuto a lei, ma probabilmente di comunicarglielo, forse come un dato di fatto. Tra "confidare" e "comunicare" ci sento una differenza sottile, che però a me pare sostanziale e fondamentale, se mi soffermo a leggere il suo racconto e a formarmi un'ipotetica idea su di sé. Come se cioè quel "confidare" lasciasse trasparire un senso di colpa e una difficoltà a prendere la decisione più giusta per sé.
Certo sarebbe significato darle un forte dolore, immagino, ma al contempo questa sarebbe stata l'autorizzazione per lei a essere se stesso.
La nostra libertà costa, il prezzo è inevitabile. Costa, ma è autentica. Anche per la sua prima ragazza, potremmo dire, perché così era libera da un'illusione e, nel tempo, libera di rifarsi una vita, sentendosi di nuovo desiderata.
In proposito, se posso chiederle, questa prima storia l'ha chiusa definitivamente?
Non so se possiamo dire che in situazioni in cui può ascoltare il suo desiderio e lasciarsi andare, senza il peso di dover essere performante, l'erezione avviene. Nel rapporto orale, ad esempio, oppure anche durante le effusioni, in situazioni in cui non c'è una necessità obbligatoria di un'erezione.
Venendo alla pornografia, il discorso è ampio. Studi recenti, anche in ambito neuroscientifico, ne parlano come di una sessualità sostitutiva, che danneggia quella reale. Tuttavia bisogna comunque fare delle distinzioni in relazione alla singola persona. Nel suo caso, ad esempio, è necessario approfondire se è il livello di ansia assente, senza l'idea di dover essere prestazionale, a consentirle la potenza erettile. Cosa che sembra confermata durante la masturbazione, se ho capito bene, anche senza pornografia.
Quando parla dei 60 giorni di astinenza dovuti all'intervento chirurgico, se non ho capito male, fa un riferimento anche alla psicoterapia. Posso chiederle di più a riguardo, sta svolgendo già una psicoterapia?
Quanto ai farmaci possono consentirle meccanicamente l'erezione e rassicurarla sul fatto che non la perderà, così potrà godere del rapporto. Tuttavia, il mio invito è quello di poter trovare dentro di sé quella sicurezza. Dal punto di vista psicologico, il fatto che lei pensi che può "perdere questa magnifica persona" per un suo "deficit" è centrale. Se questa donna la ama, lei non la perderà. Non deve dimostrare niente, se non essere se stesso.
Credo che sviluppare la sua autenticità sia un punto costitutivo affinché lei possa recuperare, senza la stampella del farmaco, le sue potenzialità sessuali ed esistenziali.
Un saluto,
Enrico de Sanctis
Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it
[#2]
Utente
Gentile Dott. De Sanctis
Grazie per la risposta rapida e approfondita.
Citandola:
<<Da come dice ha fatto già visite specialistiche mediche, ha avuto riscontro in merito al problema legato all'erezione?>>
Non fino ad ora, ma devo fare ancora diversi esami.
<<Mi sono chiesto cioè se lei vive il rapporto sessuale in termini di prestazione e sente una forte responsabilità di dover soddisfare la sua ragazza, di esserne all'altezza tanto più che è "magnifica". >>
Praticamente, ormai riesco a vederla solo come una missione, un ostacolo da superare per conseguire un piacere che passa quasi in secondo piani davanti al "dovere" e che non mi permette nemmeno di sentire il piacere delle effusioni. In pratica, appena inizio a sentire un accenno di erezione ed eccitazione, la mia ansia mi porta a concentrarmi solo sul mio pene "vai, devo soddisfarla far sì che non mi abbandoni" (tragicomico, lo so) con ovvi non-risultati.
<<In proposito, se posso chiederle, questa prima storia l'ha chiusa definitivamente?>>
Sì e in malomodo: non le ho confessato che non mi eccitava, ma nel mentre ero anche ancora perdutamente invaghito di un'altra ex-ragazza. Alla fine la cosa non mi permetteva di vivere, e l'ho confessata.
<<Sulla stessa linea, mi colpisce quando lei, sempre a proposito della sua prima ragazza, dice: "Mio errore è stato quello di non confidarglielo", di non confidargli cioè la sua mancanza di desiderio e, quindi, la probabile o imminente fine della vostra storia.
In verità, potremmo dire che non si trattava di "confidare" questo suo vissuto a lei>>
Ed è esattamente così: un enorme, senso di colpa. Nonchè l'istintiva, seppure vagliata da raziocinio, umiliazione nel non riuscire a soddisfarla (nonostante mi renda conto non si possa soddisfare una persona che non ci attira)
<<Cosa che sembra confermata durante la masturbazione, se ho capito bene, anche senza pornografia.>>
Sì, anche se ho sempre bisogno di stimolazione manuale; credo che l'attività sessuale virtuale sia in parte responsabile dell'attuale assenza di erezioni spontanee(su stimoli visivi, ad esempio), assieme all'ansia di approfondire il discorso
<<Quando parla dei 60 giorni di astinenza dovuti all'intervento chirurgico, se non ho capito male, fa un riferimento anche alla psicoterapia. Posso chiederle di più a riguardo, sta svolgendo già una psicoterapia?>>
Il discorso è questo: vivo con i miei e non ho alcuna intenzione di confidarmi con essi: sia per una questione di vergogna, che di mancanza di fiducia (da parte mia), che di consapevolezza che potrei inficiare le loro finanze, confidandomi con loro e chiedendo un certo tipo di supporto psicologico. Quindi intendo (tra un'ora circa) chiedere al mio medico di base la ricetta necessaria per svolgere il tutto in maniera completamente autonoma.
Inoltre, parlo di 60 giorni di astinenza a partire da ora, dato che l'intervento sarà probabilmente i primi di luglio. Suppongo-spero che possano costituire un adeguato tempo di reboot da porno e magari anche utile a permettermi picchi di desiderio tali da superare l'ansia..è possibile, da un punto di vista prettamente organico ?
<<Quanto ai farmaci possono consentirle meccanicamente l'erezione e rassicurarla sul fatto che non la perderà, così potrà godere del rapporto. Tuttavia, il mio invito è quello di poter trovare dentro di sé quella sicurezza. Dal punto di vista psicologico, il fatto che lei pensi che può "perdere questa magnifica persona" per un suo "deficit" è centrale. Se questa donna la ama, lei non la perderà. Non deve dimostrare niente, se non essere se stesso.>>
Non credo mi ami; credo potrebbe amare (me e non solo la mia sessualità) se adeguatamente "spronata" sotto questo profilo centrale per la sua vita: la libido. Ma ad ogni modo, sono innanzitutto io a tenere a lei, e quindi ho terrore di venir abbandonato.
Crede che assumendo qualche farmaco MA associandolo a terapia, ridurrei le probabilità di dipendenza ?
Ad ogni modo, lei è stato encomiabile: profondo ma esaustivo, attento e sensibile (se possibile, online). Grazie di cuore..
Grazie per la risposta rapida e approfondita.
Citandola:
<<Da come dice ha fatto già visite specialistiche mediche, ha avuto riscontro in merito al problema legato all'erezione?>>
Non fino ad ora, ma devo fare ancora diversi esami.
<<Mi sono chiesto cioè se lei vive il rapporto sessuale in termini di prestazione e sente una forte responsabilità di dover soddisfare la sua ragazza, di esserne all'altezza tanto più che è "magnifica". >>
Praticamente, ormai riesco a vederla solo come una missione, un ostacolo da superare per conseguire un piacere che passa quasi in secondo piani davanti al "dovere" e che non mi permette nemmeno di sentire il piacere delle effusioni. In pratica, appena inizio a sentire un accenno di erezione ed eccitazione, la mia ansia mi porta a concentrarmi solo sul mio pene "vai, devo soddisfarla far sì che non mi abbandoni" (tragicomico, lo so) con ovvi non-risultati.
<<In proposito, se posso chiederle, questa prima storia l'ha chiusa definitivamente?>>
Sì e in malomodo: non le ho confessato che non mi eccitava, ma nel mentre ero anche ancora perdutamente invaghito di un'altra ex-ragazza. Alla fine la cosa non mi permetteva di vivere, e l'ho confessata.
<<Sulla stessa linea, mi colpisce quando lei, sempre a proposito della sua prima ragazza, dice: "Mio errore è stato quello di non confidarglielo", di non confidargli cioè la sua mancanza di desiderio e, quindi, la probabile o imminente fine della vostra storia.
In verità, potremmo dire che non si trattava di "confidare" questo suo vissuto a lei>>
Ed è esattamente così: un enorme, senso di colpa. Nonchè l'istintiva, seppure vagliata da raziocinio, umiliazione nel non riuscire a soddisfarla (nonostante mi renda conto non si possa soddisfare una persona che non ci attira)
<<Cosa che sembra confermata durante la masturbazione, se ho capito bene, anche senza pornografia.>>
Sì, anche se ho sempre bisogno di stimolazione manuale; credo che l'attività sessuale virtuale sia in parte responsabile dell'attuale assenza di erezioni spontanee(su stimoli visivi, ad esempio), assieme all'ansia di approfondire il discorso
<<Quando parla dei 60 giorni di astinenza dovuti all'intervento chirurgico, se non ho capito male, fa un riferimento anche alla psicoterapia. Posso chiederle di più a riguardo, sta svolgendo già una psicoterapia?>>
Il discorso è questo: vivo con i miei e non ho alcuna intenzione di confidarmi con essi: sia per una questione di vergogna, che di mancanza di fiducia (da parte mia), che di consapevolezza che potrei inficiare le loro finanze, confidandomi con loro e chiedendo un certo tipo di supporto psicologico. Quindi intendo (tra un'ora circa) chiedere al mio medico di base la ricetta necessaria per svolgere il tutto in maniera completamente autonoma.
Inoltre, parlo di 60 giorni di astinenza a partire da ora, dato che l'intervento sarà probabilmente i primi di luglio. Suppongo-spero che possano costituire un adeguato tempo di reboot da porno e magari anche utile a permettermi picchi di desiderio tali da superare l'ansia..è possibile, da un punto di vista prettamente organico ?
<<Quanto ai farmaci possono consentirle meccanicamente l'erezione e rassicurarla sul fatto che non la perderà, così potrà godere del rapporto. Tuttavia, il mio invito è quello di poter trovare dentro di sé quella sicurezza. Dal punto di vista psicologico, il fatto che lei pensi che può "perdere questa magnifica persona" per un suo "deficit" è centrale. Se questa donna la ama, lei non la perderà. Non deve dimostrare niente, se non essere se stesso.>>
Non credo mi ami; credo potrebbe amare (me e non solo la mia sessualità) se adeguatamente "spronata" sotto questo profilo centrale per la sua vita: la libido. Ma ad ogni modo, sono innanzitutto io a tenere a lei, e quindi ho terrore di venir abbandonato.
Crede che assumendo qualche farmaco MA associandolo a terapia, ridurrei le probabilità di dipendenza ?
Ad ogni modo, lei è stato encomiabile: profondo ma esaustivo, attento e sensibile (se possibile, online). Grazie di cuore..
[#3]
Buongiorno, per rispondere alla sua domanda : "Inoltre, parlo di 60 giorni di astinenza a partire da ora, dato che l'intervento sarà probabilmente i primi di luglio. Suppongo-spero che possano costituire un adeguato tempo di reboot da porno e magari anche utile a permettermi picchi di desiderio tali da superare l'ansia..è possibile, da un punto di vista prettamente organico?", potremmo dire che due mesi potrebbero incidere sulla dipendenza da porno, anche se solo lei può verificarlo individualmente.
C'è un punto critico però nel suo discorso: i "picchi di desiderio" potrebbero essere condizionati da altri fattori, fattori che a loro volta potrebbero generare quella che lei chiama "dipendenza da porno".
Provo a spiegarmi meglio: se lei sente il dovere della prestazione, ad esempio, potrebbe cercare nella pornografia un sollievo per lasciarsi andare finalmente. Quindi dovremmo risalire al dovere della prestazione, non alla dipendenza dalla pornografia. Questa è solo un'ipotesi da verificare, che dev'essere considerata insieme ad altre ipotesi che complessificano il quadro.
Il punto quindi sarebbe il senso del dovere, che potrebbe svilupparsi a seguito di alcuni vissuti che lei accenna nel suo racconto: la paura dell'abbandono, il senso di umiliazione relativamente alla sua immagine maschile, la necessità di gratificare e di conquistare attraverso la "libido". Sono esperienze e vissuti dolorosi, tutt'altro che "tragicomici".
A seguito di questi vissuti si può sviluppare, appunto, un senso del dovere e viene inibita la possibilità di essere liberamente se stesso, potremmo anche dire quindi il desiderio. D'altronde, nella sua esperienza essere se stesso, esprimersi, significa perdere gli altri? Questa è una domanda che potrebbe riguardare la sua persona e affondare le radici in un passato antico.
La sento una domanda cruciale.
Non so se ho risposto alla sua domanda. Secondo questa mia ipotesi, che sto cercando di comunicarle, il punto è legato ai suoi vissuti dolorosi che tenta di risolvere o, forse, di cancellare, cercando di dimostrare di valere.
Quindi con 60 giorni di astinenza da porno potrebbe non recuperare l'erezione, perché non è primaria quella dipendenza, ma sono primari i suoi vissuti che la portano a considerarsi di poco valore e a inibire se stesso (come se fosse causa del suo male). Questo potrebbe essere il punto, non la mancanza di erezione, che ne è secondariamente la conseguenza.
In questo senso, deve valutare anche gli effetti del farmaco, da un punto di vista psicologico: se le garantisce l'erezione, potrebbe mantenere in attivo la sua modalità psicologica, consentendole di essere prestazionale, illudendola che così conquisterà l'amore e se lo terrà ben stretto. Non è così, io la invito a non lasciare andare via questo discorso, ma a dedicargli nel tempo la massima attenzione.
Il suo corpo le sta dando una comunicazione preziosa, la mancanza di erezione. Se lei l'ascolta, ascolta se stesso. Se lei invece la rigetta, rigetta se stesso.
Una psicoterapia in cui potrà approfondire adeguatamente tutto questo - le parlo dal vertice del mio orientamento psicoanalitico -, mediamente è un percorso lungo, perché significa lavorare e cambiare i vissuti di cui stiamo parlando, che condizionano la sua vita. Poiché parliamo di vissuti profondi, come il senso di abbandono ad esempio, il lavoro richiede tempo e costanza. Tocca ferite nel vivo che sono profonde e dolorose.
Con questo non voglio scoraggiarla, anzi. Se decidesse di fare una psicoterapia potrà fare fronte alle sue paure e riascoltare finalmente i suoi desideri più autentici, che le indicheranno nuove strade per se stesso.
Se conosce uno specialista di fiducia, provi a chiedergli l'onorario, potrebbe scoprire che riesce a occuparsene personalmente, cosa che rappresenta sempre un buon investimento su di sé.
Grazie per le sue parole e per il nostro scambio,
Enrico de Sanctis
C'è un punto critico però nel suo discorso: i "picchi di desiderio" potrebbero essere condizionati da altri fattori, fattori che a loro volta potrebbero generare quella che lei chiama "dipendenza da porno".
Provo a spiegarmi meglio: se lei sente il dovere della prestazione, ad esempio, potrebbe cercare nella pornografia un sollievo per lasciarsi andare finalmente. Quindi dovremmo risalire al dovere della prestazione, non alla dipendenza dalla pornografia. Questa è solo un'ipotesi da verificare, che dev'essere considerata insieme ad altre ipotesi che complessificano il quadro.
Il punto quindi sarebbe il senso del dovere, che potrebbe svilupparsi a seguito di alcuni vissuti che lei accenna nel suo racconto: la paura dell'abbandono, il senso di umiliazione relativamente alla sua immagine maschile, la necessità di gratificare e di conquistare attraverso la "libido". Sono esperienze e vissuti dolorosi, tutt'altro che "tragicomici".
A seguito di questi vissuti si può sviluppare, appunto, un senso del dovere e viene inibita la possibilità di essere liberamente se stesso, potremmo anche dire quindi il desiderio. D'altronde, nella sua esperienza essere se stesso, esprimersi, significa perdere gli altri? Questa è una domanda che potrebbe riguardare la sua persona e affondare le radici in un passato antico.
La sento una domanda cruciale.
Non so se ho risposto alla sua domanda. Secondo questa mia ipotesi, che sto cercando di comunicarle, il punto è legato ai suoi vissuti dolorosi che tenta di risolvere o, forse, di cancellare, cercando di dimostrare di valere.
Quindi con 60 giorni di astinenza da porno potrebbe non recuperare l'erezione, perché non è primaria quella dipendenza, ma sono primari i suoi vissuti che la portano a considerarsi di poco valore e a inibire se stesso (come se fosse causa del suo male). Questo potrebbe essere il punto, non la mancanza di erezione, che ne è secondariamente la conseguenza.
In questo senso, deve valutare anche gli effetti del farmaco, da un punto di vista psicologico: se le garantisce l'erezione, potrebbe mantenere in attivo la sua modalità psicologica, consentendole di essere prestazionale, illudendola che così conquisterà l'amore e se lo terrà ben stretto. Non è così, io la invito a non lasciare andare via questo discorso, ma a dedicargli nel tempo la massima attenzione.
Il suo corpo le sta dando una comunicazione preziosa, la mancanza di erezione. Se lei l'ascolta, ascolta se stesso. Se lei invece la rigetta, rigetta se stesso.
Una psicoterapia in cui potrà approfondire adeguatamente tutto questo - le parlo dal vertice del mio orientamento psicoanalitico -, mediamente è un percorso lungo, perché significa lavorare e cambiare i vissuti di cui stiamo parlando, che condizionano la sua vita. Poiché parliamo di vissuti profondi, come il senso di abbandono ad esempio, il lavoro richiede tempo e costanza. Tocca ferite nel vivo che sono profonde e dolorose.
Con questo non voglio scoraggiarla, anzi. Se decidesse di fare una psicoterapia potrà fare fronte alle sue paure e riascoltare finalmente i suoi desideri più autentici, che le indicheranno nuove strade per se stesso.
Se conosce uno specialista di fiducia, provi a chiedergli l'onorario, potrebbe scoprire che riesce a occuparsene personalmente, cosa che rappresenta sempre un buon investimento su di sé.
Grazie per le sue parole e per il nostro scambio,
Enrico de Sanctis
[#4]
Gentile Utente,
Aggiungo soltanto qualche riflessione a quelle già esaustive del Collega.
La fimosi serrata è il punto da cui partire!
Ad operazione effettuata e convelecsneza avvenuta si valuterà tutto il resto.
La pornografia, le chat..la fuga dalla dimensione di coppia, così come l'ansia di adesso possono essere trattate solo dopo aver guarito il corpo.
"1) Mi rendo conto che ogni caso e a sè, ma date le informazioni fornite..60 giorni di astinenza e psicoterapia potrebbero essere sufficienti..? sono tutto quanto ho..
2) Terapia farmacologica (Cialis, Viagra e simili) associata con scopo "salvifico-momentaneo" (per evitare di perdere questa magnifica persona, la sola idea mi sta procurando costanti ansia e panico)...credete possa far bene o certamente indurre dipendenza ?"
1- non si può sapere adesso..ma in corpo d'opera.
2- senza la fimosi nessun farmaco può aiutarla si farebbe malissimo.
L'eventuale terapia, anche se combinata, là si stabilirà a diagnosi andrologica effettuata.
Provi a consultare queste letture, ma se volesse approfondire nel mio sito personale www.valeriarandone.it , e nel mio blog https://www.medicitalia.it/valeriarandone/ ne troverà tante altre.
https://www.medicitalia.it/valeriarandone//news/4391/E-se-la-pornografia-non-facesse-poi-cosi-male
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1518-sesso-e-rete.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1548-sesso-e-rete-parte-seconda.html
Aggiungo soltanto qualche riflessione a quelle già esaustive del Collega.
La fimosi serrata è il punto da cui partire!
Ad operazione effettuata e convelecsneza avvenuta si valuterà tutto il resto.
La pornografia, le chat..la fuga dalla dimensione di coppia, così come l'ansia di adesso possono essere trattate solo dopo aver guarito il corpo.
"1) Mi rendo conto che ogni caso e a sè, ma date le informazioni fornite..60 giorni di astinenza e psicoterapia potrebbero essere sufficienti..? sono tutto quanto ho..
2) Terapia farmacologica (Cialis, Viagra e simili) associata con scopo "salvifico-momentaneo" (per evitare di perdere questa magnifica persona, la sola idea mi sta procurando costanti ansia e panico)...credete possa far bene o certamente indurre dipendenza ?"
1- non si può sapere adesso..ma in corpo d'opera.
2- senza la fimosi nessun farmaco può aiutarla si farebbe malissimo.
L'eventuale terapia, anche se combinata, là si stabilirà a diagnosi andrologica effettuata.
Provi a consultare queste letture, ma se volesse approfondire nel mio sito personale www.valeriarandone.it , e nel mio blog https://www.medicitalia.it/valeriarandone/ ne troverà tante altre.
https://www.medicitalia.it/valeriarandone//news/4391/E-se-la-pornografia-non-facesse-poi-cosi-male
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1518-sesso-e-rete.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1548-sesso-e-rete-parte-seconda.html
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#5]
Utente
Il vero peccato è che specialisti gentili, capaci, umani e preparati come voi li si trovi molto più in rete che dal vivo (ne so qualcosa, anche se non nell'ambito psichiatrico) ma del resto, se così non fosse, non sareste qui...grazie..
Non intendo prolungare "inutilmente" (le diagnosi a distanza non sono ottimali e comunque non sono opportune) il discorso, ma rispondervi mi sembra il minimo..
Gentile Dott. De Sanctis:
<<D'altronde, nella sua esperienza essere se stesso, esprimersi, significa perdere gli altri?>>
Questa domanda..fa molto male, e spalanca consapevolezze orrende, del tipo che "è da tanto che non sono me stesso" ..o almeno, questa è stata la risposta istintiva, a caldo...
<<In questo senso, deve valutare anche gli effetti del farmaco, da un punto di vista psicologico: se le garantisce l'erezione, potrebbe mantenere in attivo la sua modalità psicologica, consentendole di essere prestazionale, illudendola che così conquisterà l'amore e se lo terrà ben stretto. Non è così, io la invito a non lasciare andare via questo discorso, ma a dedicargli nel tempo la massima attenzione.
Il suo corpo le sta dando una comunicazione preziosa, la mancanza di erezione. Se lei l'ascolta, ascolta se stesso. Se lei invece la rigetta, rigetta se stesso.>>
Voglio essere onesto: non credo nell'immediato riuscirò a non ricorrere al farmaco, MA, con pari onestà, ammetto che le sue parole mi hanno davvero smosso..agitato, in senso positivo.Ergo, so di aver bisogno di un percorso terapeutico e voglio iniziarlo ORA..solo, in questo momento mi manca il coraggio di "rischiare", con questa persona, che non è la classica.."occasione da una serata senza interesse umano"
<<Se conosce uno specialista di fiducia, provi a chiedergli l'onorario, potrebbe scoprire che riesce a occuparsene personalmente, cosa che rappresenta sempre un buon investimento su di sé. >> Va bene, seguirò il suo consiglio :)..rimanendo in tema, immagino la psicoterapia in regime convenzionato possa lasciare a desiderare in termini di..non so, qualità, giusto ?
Gentile D.ssa Randone
<<La fimosi serrata è il punto da cui partire!
senza la fimosi nessun farmaco può aiutarla si farebbe malissimo.>>
Intendeva CON la fimosi, giusto ?
Ne sono consapevoleper esperienza diretta, difatti sto stringendo al massimo tutti i tempi necessari, grazie ad alcune conoscenze.Sono contento di notare riscontro sulla problematica di natura organica, OLTRE CHE psicologica.
Nelle sue letture mi ero giò imbattuto..sono tra quelle che mi stanno aiutando ad accettare questa sorta di dipendenza :)..grazie..
Non intendo prolungare "inutilmente" (le diagnosi a distanza non sono ottimali e comunque non sono opportune) il discorso, ma rispondervi mi sembra il minimo..
Gentile Dott. De Sanctis:
<<D'altronde, nella sua esperienza essere se stesso, esprimersi, significa perdere gli altri?>>
Questa domanda..fa molto male, e spalanca consapevolezze orrende, del tipo che "è da tanto che non sono me stesso" ..o almeno, questa è stata la risposta istintiva, a caldo...
<<In questo senso, deve valutare anche gli effetti del farmaco, da un punto di vista psicologico: se le garantisce l'erezione, potrebbe mantenere in attivo la sua modalità psicologica, consentendole di essere prestazionale, illudendola che così conquisterà l'amore e se lo terrà ben stretto. Non è così, io la invito a non lasciare andare via questo discorso, ma a dedicargli nel tempo la massima attenzione.
Il suo corpo le sta dando una comunicazione preziosa, la mancanza di erezione. Se lei l'ascolta, ascolta se stesso. Se lei invece la rigetta, rigetta se stesso.>>
Voglio essere onesto: non credo nell'immediato riuscirò a non ricorrere al farmaco, MA, con pari onestà, ammetto che le sue parole mi hanno davvero smosso..agitato, in senso positivo.Ergo, so di aver bisogno di un percorso terapeutico e voglio iniziarlo ORA..solo, in questo momento mi manca il coraggio di "rischiare", con questa persona, che non è la classica.."occasione da una serata senza interesse umano"
<<Se conosce uno specialista di fiducia, provi a chiedergli l'onorario, potrebbe scoprire che riesce a occuparsene personalmente, cosa che rappresenta sempre un buon investimento su di sé. >> Va bene, seguirò il suo consiglio :)..rimanendo in tema, immagino la psicoterapia in regime convenzionato possa lasciare a desiderare in termini di..non so, qualità, giusto ?
Gentile D.ssa Randone
<<La fimosi serrata è il punto da cui partire!
senza la fimosi nessun farmaco può aiutarla si farebbe malissimo.>>
Intendeva CON la fimosi, giusto ?
Ne sono consapevoleper esperienza diretta, difatti sto stringendo al massimo tutti i tempi necessari, grazie ad alcune conoscenze.Sono contento di notare riscontro sulla problematica di natura organica, OLTRE CHE psicologica.
Nelle sue letture mi ero giò imbattuto..sono tra quelle che mi stanno aiutando ad accettare questa sorta di dipendenza :)..grazie..
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Capisco la sua sensazione legata alla mancanza di "coraggio di rischiare". Potrei dire, nella mia ipotesi, che fa parte di una sua modalità ed è normale che lei in questo momento senta così, in automatico diremmo, e si muova di conseguenza. Questa modalità cambierà con un percorso terapeutico.
In proposito, per rispondere alla sua domanda in merito alla psicoterapia, in regime convenzionato possono esserci validi psicoterapeuti tanto quanto privatamente.
Ci sono però alcune differenze, ad esempio non può scegliere il professionista e, a seconda della struttura, a volte ci sono dei limiti sulla frequenza delle sedute e sulla durata del trattamento.
In più, non di rado, operano per legge i tirocinanti, affinché facciano esperienza per il loro futuro lavorativo. Possono essere molto competenti e preparati, tuttavia in genere non garantiscono una presenza nel tempo, poiché il tirocinio è a termine.
Credo fermamente che una psicoterapia debba essere continuativa e costante, garantendo una frequenza stabile, con un numero di sedute idoneo.
Tenendo presente questo, magari può provare a chiedere nelle strutture, direttamente allo psicoterapeuta con il quale dovesse prendere l'appuntamento, per capire in che modo lavorano, magari provare a farsi un'idea, e scegliere.
Infine, è un mio parere personale, anche legato al mio orientamento teorico che è psicoanalitico, la gratuità (o quasi) ha dei vincoli e, a volte, dei rischi. Il pagamento è un discorso ampio che va considerato sotto vari punti di vista in base alle diverse situazioni. Può riguardare molteplici temi, tra cui l'investimento personale e il riconoscimento del valore del proprio percorso, la libertà da una gratitudine obbligatoria verso il terapeuta, nonché l'importanza di un proprio senso di autonomia ad esempio. La psicoterapia è un lavoro che tanto il terapeuta quanto il paziente decidono di svolgere. E come qualsiasi lavoro rigoroso prevede una seria assunzione di responsabilità.
Un sentito grazie anche a lei e un caro augurio,
Enrico de Sanctis
In proposito, per rispondere alla sua domanda in merito alla psicoterapia, in regime convenzionato possono esserci validi psicoterapeuti tanto quanto privatamente.
Ci sono però alcune differenze, ad esempio non può scegliere il professionista e, a seconda della struttura, a volte ci sono dei limiti sulla frequenza delle sedute e sulla durata del trattamento.
In più, non di rado, operano per legge i tirocinanti, affinché facciano esperienza per il loro futuro lavorativo. Possono essere molto competenti e preparati, tuttavia in genere non garantiscono una presenza nel tempo, poiché il tirocinio è a termine.
Credo fermamente che una psicoterapia debba essere continuativa e costante, garantendo una frequenza stabile, con un numero di sedute idoneo.
Tenendo presente questo, magari può provare a chiedere nelle strutture, direttamente allo psicoterapeuta con il quale dovesse prendere l'appuntamento, per capire in che modo lavorano, magari provare a farsi un'idea, e scegliere.
Infine, è un mio parere personale, anche legato al mio orientamento teorico che è psicoanalitico, la gratuità (o quasi) ha dei vincoli e, a volte, dei rischi. Il pagamento è un discorso ampio che va considerato sotto vari punti di vista in base alle diverse situazioni. Può riguardare molteplici temi, tra cui l'investimento personale e il riconoscimento del valore del proprio percorso, la libertà da una gratitudine obbligatoria verso il terapeuta, nonché l'importanza di un proprio senso di autonomia ad esempio. La psicoterapia è un lavoro che tanto il terapeuta quanto il paziente decidono di svolgere. E come qualsiasi lavoro rigoroso prevede una seria assunzione di responsabilità.
Un sentito grazie anche a lei e un caro augurio,
Enrico de Sanctis
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 5.9k visite dal 05/06/2016.
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