Un parere sul mio ultimo incontro psicoterapeutico

Gentili Dottori,
vorrei chiedervi un parere su quanto è emerso durante la mia ultima seduta di psicoterapia. La mia psicoterapeuta sostiene che il dolore, ad un certo punto, esige di essere vissuto. Io sono rimasta a detta sua "congelata" per tanti anni, anni in cui non ho vissuto a pieno il dolore per la perdita di mio padre, della mia vicina di casa che era come una seconda madre per me, per le violenze subite dal mio ex. In questo periodo, dove sembrava che tutto andasse piano piano migliorando dopo un faticoso lavoro (psicoterapia, nuova vita con una persona meravigliosa) sembrava che le cose andassero decisamente meglio: ho imparato a gestire gli attacchi di panico che avevo, a gestire l'ansia e continuo a lavorare su me stessa, ho incominciato ad avvertire un abbassamento dell'umore, poca voglia di fare, angoscia, tristezza e perdita di "un senso" nella vita. Questa cosa mi ha molto spaventata. Sembra come una sorta di "crisi esistenziale". La mia terapeuta sostiene che sia un passaggio fondamentale che va vissuto pienamente (senza quindi fare ricorso a farmaci o cure) per andare avanti con il mio percorso e che io ho tutte le risorse per farcela. Sostiene inoltre che, dopo un periodo appunto di "congelamento emotivo" il dolore bussi nel momento in cui siamo finalmente in contatto con noi stessi. In sostanza dice che è arrivato il momento di elaborare i gravi lutti che ho avuto (avvenuti ormai 6 anni fa).
Credo ciecamente alla mia bravissima terapeuta, ma vorrei da voi un parere in merito a quanto mi sta succedendo in quanto, per me, è difficile da comprendere.
Lei mi ha sempre vista piena di risorse, di solito però succede che lei mi veda meglio e più forte di quanto mi veda io. Probabilmente, anzi sicuramente, non ho un'enorme autostima.
Quel che è certo e che la psicoterapia è un percorso difficile e abbastanza doloroso. Forse, quando si inizia, non si è consapevoli di quante cose vengano fuori e, come mi aveva gentilmente la Dott.ssa Randone su questo sito, "la guarigione non equivale solo alla scomparsa dei sintomi ma a tanto altro, dovranno cicatrizzare i vari strati di pelle", una bellissima riflessione.
Grazie a chi vorrà darmi un suo parere.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> La mia psicoterapeuta sostiene che il dolore, ad un certo punto, esige di essere vissuto
>>>

La sua (ormai ex) psicoterapeuta potrebbe aver ragione. POTREBBE, dato che non conosciamo nessuna delle due.

Alcuni dolori possono essere superati solo passandoci attraverso, come ad esempio quelli per la perdita di persone care o della fine di una relazione.

Tuttavia, se soffre o ha sofferto d'ansia, il senso di vuoto che sta sentendo potrebbe più facilmente essere dovuto alla fine della psicoterapia. In altre parole, forse non ha ancora fatto quel passo fondamentale che serve per diventare indipendenti anche dal terapeuta.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Gentile Dott., la mia psicoterapia in realtà non è finita. Quello che mi spaventa a parte il senso di vuoto è questa sensazione di "non senso" e di umore parecchio basso.. Questo, secondo la mia terapeuta, sarebbe dovuto all'elaborazione dei gravi problemi avuti in passato.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Ok, avevo interpretato "ultimo incontro" come "ultimo della serie".

In tal caso di torna all'ipotesi della sua terapeuta, che potrebbe come dicevo essere più che sensata.

Tuttavia, almeno da un'ottica strategica, per risolvere i problemi spesso conta più ciò che si è disposti a fare nell'oggi, al presente, più che riflettere sul passato. Riesce a identificare motivi importanti di insoddisfazione o frustrazione che sta affrontando adesso? Oppure potrebbe dire che la sua vita, fatta eccezione per questo abbassamento dell'umore, è serena e a posto?
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Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Il lavoro che svolgo è demotivante. Ho una laurea, parlo 4 lingue e ho voglia di imparare e di fare. Tuttavia, sono fossilizzata un un posto di lavoro mal pagato e dove non vi è alcuna riconoscenza per le capacità altrui. Tuttavia, al momento non ho alternative. Come tanti giovani, cerco lavoro continuamente ma sappiamo bene la situazione lavorativa del mondo in cui viviamo. Questo è l'unico mio problema al momento e, considerando la vita che ho avuto, mi sembra niente. Per questo a volte mi arrabbio perché penso perché devo stare male ora che ho tutto? Sono innamorata, felice, rispettata. Come le dicevo, la mia terapeuta sostiene che io mi sia congelata per superare anni tragici: Mio papà (la persona più cara e importante che abbia mai avuto) stava morendo, nel frattempo il mio ex mi maltrattava fisicamente e psicologicamente ma io non riuscivo a togliermi da quella rete perché ero sola e avevo paura; pochi mesi dopo, la mia vicina di casa (persona per me che è stata come una madre, in quanto la mia un po assente) è venuta a mancare. Non ho avuto tempo di soffrire perché dovevo difendermi dal mio ex e ho capito che dovevo assolutamente scappare da quella situazione di dipendenza da una persona violenta e cattiva. Solo anni dopo, ho iniziato la psicoterapia. Ma la mia terapeuta diceva che non ero in contatto con me, non sentivo il dolore. Cosi piano piano questo dolore è iniziato a venire fuori con attacchi di panico e ansia. E ora, che sono maggiormente in contatto con me, sto passando attraverso ad una fase "depressiva" che, a detta della terapeuta, è essenziale per andare avanti. Lei crede molto in me e nelle mie risorse. Forse ci crede più lei di me. È che è difficile e spaventoso non trovare più un senso.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
È chiaro che non è possibile darle un parere esaustivo per email, si correrebbe il rischio di essere imprecisi e di non cogliere tutte le sfumature. Pertanto non posso che rimandarla al prosieguo della sua terapia.

Tuttavia bisogna tener presente che un lavoro demotivante può benissimo essere alla base di un abbassamento del tono dell'umore. Specialmente se ciò va insieme alla convinzione (del tutto personale e non verificata) che "non si hanno alternative" e magari anche a una certa predisposizione individuale all'abbattersi e al colpevolizzarsi (arrabbiarsi pensando che si dovrebbe stare bene, quando si sta male, quindi di fatto lottando due volte contro se stessi: la prima perché si sta male e la seconda perché si pensa che si "dovrebbe" stare bene).

Gli approcci terapeutici possono variare molto nella pratica. Ci si può trovare benissimo con il proprio terapeuta, anche se magari non ci sta dando indicazioni precise sul cosa fare, oltre a darci restituzioni e interpretazioni. Sta ricevendo delle istruzioni su come comportarsi in pratica oppure la sua terapia consiste solo in colloqui?
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Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Gentile Dott.,
per quanto riguarda il lavoro io, come le dicevo, sono sempre alla ricerca, ma non riesco a trovare nulla. A volte vorrei mollare e andarmene, ma non posso permettermelo chiaramente per motivi economici.
La mia terapeuta mi da delle linee guida, non mi dice precisamente cosa devo fare.
Le faccio un esempio, avevo provato ad incontrare uno psicoterapeuta che si occupa di TBS, purtroppo non potevo permettermi di seguire entrambe le terapie e non me la sono sentita di abbandonare la mia attuale per ricominciare da capo. Il terapeuta in questione, mi ha guardata e vedendomi curata nell'aspetto e dal mio modo di parlare ha escluso categoricamente che io sia depressa. Mi ha semplicemente detto di bloccare i pensieri negativi. Io però sono apatica, triste, fortemente angosciata, senza entusiasmi.
Io ho provato per settimane a farlo religiosamente, ma non trovo beneficio, soprattutto perchè non capisco il perchè di questo dolore e di questa perdita di senso della vita.
La mia terapeuta ha ricondotto questa perdita del senso della vita (non solo della mia, della vita in generale) ad una fase essenziale dell'elaborazione del lutto che io appunto non ho vissuto perchè emotivamente "congelata". Ultimamente ho iniziato a piangere amaramente pensando a mio papà e lei trova che sia giusto così, che questa sofferenza sia necessaria e, per quanto angosciante, non è detto che si tratti di un momento depressivo. Io tendezialmente mi troverei più in linea con quanto mi ha detto la mia terapeuta. In questa fase, lei mi ha detto che dovrei attraversare questa sofferenze per poter procedere. Il che è duro e difficile. Resisto e provo a viverlo perchè seguo quanto mi è stato detto.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> Mi ha semplicemente detto di bloccare i pensieri negativi
>>>

Trovo difficile pensare che un terapeuta TBS possa suggerire banalmente questo. Forse la raccomandazione era più precisa e dettagliata. Perché nei casi assimilabili al suo - con tutte le riserve del caso dato che siamo online - le prescrizioni in TBS sono in genere di segno opposto.

Per il resto ho l'impressione che si trovi in un momento di stasi, di pausa, nel quale l'aspetto depressivo potrebbe avere l'utilità di farla fermare e riflettere, senza però che ciò debba necessariamente diventare un alibi e immobilizzarla del tutto. Altrimenti tale atteggiamento potrebbe strutturarsi sempre più e cronicizzarsi.

Può darsi che a tale scopo una terapia più attiva potrebbe tornarle utile, invece di ricevere solo linee guida ma questa è una decisione che solo lei può prendere.
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Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Io comunque sto molto male. Vivere mi risulta angosciante ultimamente. Sono spaventata, temo di essere una persona "predisposta" alla depressione che dovrò prendere farmaci a vita...
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Ragione in più per non accontentarsi e fare qualcosa di diverso. Altrimenti rischia di preoccuparsi e piangersi addosso ancora per molto tempo.

Tutto sommato dalle sue parole sembrano trasparire soprattutto sensazioni di ansia e angoscia che, non riuscendo a essere placate e gestite, alla fine provocano rinuncia, esaurimento e depressione.

Quindi ribadisco l'importanza di valutare se non sia più appropriata al suo caso una terapia di tipo attivo. Le terapie come la TBS e la comportamentale sono molto adatte quando sono presenti sensazioni di ansia acuta e preoccupazione.
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Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Gentile dottore,
Purtroppo dove abito c'è un solo terapeuta che si occupando Tbs, il quale mi ha detto che si tratta solo di pensieri negativi e di bloccarli dicendomi la frase "non puoi rispondere a questa domanda". Non dubito la professionalità del terapeuta, che mi ha anche dato tanto ottimismo e rassicurazione sul mio futuro ma per me non è sufficiente. Io vorrei capire come mai mi trovo in questa situazione, se è vero che è il dolore non elaborato del mio difficile passato. Avessi l'opportunità di incontrare altri professionisti (alcuni incontrati su questo sito, lei compreso, mi sembrate davvero dotati di grande empatia e professionalità) ma siete troppo lontani da me e io non saprei a chi rivolgermi. Sono tentata di chiedere un aiuto farmacologico anche se speravo di cuore che, dopo tutto il lavoro fatto, sarei stata finalmente bene.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> Io vorrei capire come mai mi trovo in questa situazione
>>>

Ed è proprio questo il motivo per cui continua a rimanerci: perché si ostina a cercare risposte a domande poco utili.

L'unica domanda davvero utile su cui dovrebbe ossessionarsi è: cosa e come potrei fare qualcosa di diverso per andare dove voglio andare? Invece è caduta nella trappola più comune delle persone che ci interpellano online: voler capire perché. Perché, perché, perché. Se capisco perché, allora forse posso controllarlo.

Alla luce di quanto sopra ritengo allora che la prescrizione del collega TBS sia stata corretta: il suo problema sta nel fatto che si pone domande inutili, che si arrovella a rimuginare. La prescrizione dell'inibire le risposte per bloccare le domande serve proprio a questo. Ma è un lavoro che deve fare soprattutto lei, quando è FUORI dalla seduta, non in seduta. La TBS è una terapia diversa da quella che presumibilmente sta seguendo e purtroppo non è adatta a tutti.

Può anche rivolgersi a uno medico psichiatra e vedere se dei farmaci non siano appropriati al suo caso, se vuole.

Non si attacchi però alla speranza che il suo problema possa essere risolto capendo, perché continuerà a girare a vuoto e a soffrire senza venirne a capo. Sia chiedendo online, sia di persona.

Da ansia e ossessioni si esce facendo cose diverse, non capendo.
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Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
La ringrazio tanto per l'aiuto e la gentilezza che mi ha riservato.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Prego, ma le pare.

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Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Gentili Dottori,
Chiedo nuovamente aiuto, non so a chi rivolgermi. Durante la giornata riesco a vivere rari momenti di spensieratezza ma, al mattino mi sveglio con un'ansia e un'angoscia forti dovuti al fatto che, a ciel sereno, mi parte questa domanda "che senso ha la vita?" Oppure se vedo una persona ben vestita mi chiedo "che senso ha?" E in mille altri ambiti. Come già scritto in precedenza, la mia terapeuta TCC e il terapeuta TBS mi hanno escluso che si tratti di un disturbo ossessivo. Ma, a mio avviso, questo continuare a rimuginare, spaventarmi, cercare risposte a desta e a sinistra, è proprio un disturbo ossessivo. Ho sempre creduto molto nella psicoterapia, eppure adesso inizio a perdere le speranze. Sono ormai quasi due anni che faccio psicoterapia e la mia terapeuta mi ha sempre detto che ho tante risorse e che ne sarei uscita. Se prima l'ansia era uscita tramite attacchi di panico, quando io li ho vinti, ha preso vita tramite questo arrovellarsi il cervello. Perché nessuno degli psicoterapeuti vede il disturbo ossessivo? Ho anche letto che i farmaci difficilmente aiutano per le ossessioni. Io sono molto giù di morale, spaventata alla sola idea di vivere una cita del genere a 28,anni. Non ho più voglia neanche di fare progetti tipo avere un figlio. Sapreste consigliarmi qualcuno nella zona di Vercelli? Grazie a chi mi risponderà.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> Perché nessuno degli psicoterapeuti vede il disturbo ossessivo?
>>>

Ciò non è corretto. Da quello che ha esposto, il terapeuta TBS lo ha visto. La prescrizione che ha ricevuto, infatti, è per dubbio patologico, che in TBS e non solo fa parte proprio dei disturbi ossessivi. Io stesso l'ho ipotizzato, senza neanche vederla di persona:

>>> Da ansia e ossessioni si esce facendo cose diverse, non capendo.
>>>

Anche perché, per non sbagliare, la stragrande maggioranza delle persone che ci scrivono qui soffre di una qualche forma di ossessività.

Quindi, forse, il problema non sono i terapeuti. È il fatto che lei ancora non è disposta a rendersi conto che il suo problema non sta nel trovare risposte, ma nello smettere di farsi domande inutili. L'ossessione è un problema di forma, non di contenuto.

Quando avrà capito questo, allora la psicoterapia potrà iniziare ad avere effetto, SE seguirà fedelmente le prescrizioni ricevute. Altrimenti rimarranno lettera morta.

Per domande sui farmaci deve rivolgersi in psichiatria, questa non è l'area più adatta.
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Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Gentile Dott, quando avevo chiesto al terapeuta Tbs se effettivamente fossero ossessioni, lui mi aveva detto di no. Mi aveva detto che si trattava di paure dovute all'ansia. Il mio umore è calato paurosamente e sono spaventata all'inverosimile. Grazie della sua gentilezza.
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