Come faccio a capire se gli obiettivi sono realizzabili e non sono un narcisista
Salve dottori. Ho deciso di scrivere un nuovo consulto perché per me è una domanda importante.
Vi ringrazio tanto per quello che mi avete detto nel precedente consulto, così come le letture consigliate tipo quella dalla dottoressa Camplone per cercare di farmi capire come nella società molti abbiano avuto difficoltà ma sono riusciti lo stesso a ottenere grandi risultati.
Ma mia storia di vita familiare e relazionale è stata un inferno specialmente negli ultimi 6-7 anni e sento il peso del fallimento universitario e relazionale.
A poco a poco cerco di ripartire ma sono spesso bloccato dal timore del mio ego.
Mi spiego meglio.
Nella prima psicoterapia durata due anni e senza risultati, anzi con peggioramenti, il terapeuta diceva che ero un narcisista e che desideravo troppo, che dovevo ridurre il mio ego e le mie aspettative.
Il fatto è che io prima delle mie difficoltà in famiglia e con episodi anche esterni alla stessa (successi tutti d'un botto e accompagnati anche dal lutto della morte di mia nonna, il mondo che sentivo mi cadeva addosso) andavo veramente una bomba con l'università, pensavo ai miei doveri e basta e credevo in quello che facevo.
Ora io magari sono un narcisista, nel senso che se non ottengo risultati e non ho una strada piacevole di vita da percorrere mi sento un inetto. Ma è tanto sbagliato essere così?
Cioè veramente l'orgoglio è la peggiore delle cose e pur di non avere nulla dalla vita dovrei sottometterlo e "farmi piacere quello che posso ottenere" senza cercare di "ottenere quello che mi piace"?
Tutta questa storia, ve lo confesso veramente, mi confonde in un modo incredibile. Alle volte vorrei quasi non aver mai iniziato a fare psicoterapia, non per qualcosa di personale nei confronti dei terapeuti ma per questo forte senso di sentirmi sbagliato, nel senso di egoista, che la terapia mi ha fatto emergere. Cosa che un tempo non pensavo minimamente, addirittura (prima ero molto credente) arrivavo anche a pregare per i miei compagni di corso dispiacendomi per loro.
Inoltre pensando al passato mi viene in mente come molti miei colleghi, anche arroganti, riuscivano tranquillamente a studiare bene e godersi la vita ed oggi si ritrovano con una bella carriera. Forse erano meno narcisisti di me, il mio era una mascherata ricerca di bontà? Oppure anche il narcisismo può essere di grandissimo aiuto? E come capire quando lo è e quando invece va soppresso? E come sopprimere un narcisismo fatto anche di sogni e aspettative?
Alle volte penso che senza lo psicologo e con una famiglia più complice e più cattiva (in senso buono) avrei avuto una bella vita.
Vi ringrazio tanto per quello che mi avete detto nel precedente consulto, così come le letture consigliate tipo quella dalla dottoressa Camplone per cercare di farmi capire come nella società molti abbiano avuto difficoltà ma sono riusciti lo stesso a ottenere grandi risultati.
Ma mia storia di vita familiare e relazionale è stata un inferno specialmente negli ultimi 6-7 anni e sento il peso del fallimento universitario e relazionale.
A poco a poco cerco di ripartire ma sono spesso bloccato dal timore del mio ego.
Mi spiego meglio.
Nella prima psicoterapia durata due anni e senza risultati, anzi con peggioramenti, il terapeuta diceva che ero un narcisista e che desideravo troppo, che dovevo ridurre il mio ego e le mie aspettative.
Il fatto è che io prima delle mie difficoltà in famiglia e con episodi anche esterni alla stessa (successi tutti d'un botto e accompagnati anche dal lutto della morte di mia nonna, il mondo che sentivo mi cadeva addosso) andavo veramente una bomba con l'università, pensavo ai miei doveri e basta e credevo in quello che facevo.
Ora io magari sono un narcisista, nel senso che se non ottengo risultati e non ho una strada piacevole di vita da percorrere mi sento un inetto. Ma è tanto sbagliato essere così?
Cioè veramente l'orgoglio è la peggiore delle cose e pur di non avere nulla dalla vita dovrei sottometterlo e "farmi piacere quello che posso ottenere" senza cercare di "ottenere quello che mi piace"?
Tutta questa storia, ve lo confesso veramente, mi confonde in un modo incredibile. Alle volte vorrei quasi non aver mai iniziato a fare psicoterapia, non per qualcosa di personale nei confronti dei terapeuti ma per questo forte senso di sentirmi sbagliato, nel senso di egoista, che la terapia mi ha fatto emergere. Cosa che un tempo non pensavo minimamente, addirittura (prima ero molto credente) arrivavo anche a pregare per i miei compagni di corso dispiacendomi per loro.
Inoltre pensando al passato mi viene in mente come molti miei colleghi, anche arroganti, riuscivano tranquillamente a studiare bene e godersi la vita ed oggi si ritrovano con una bella carriera. Forse erano meno narcisisti di me, il mio era una mascherata ricerca di bontà? Oppure anche il narcisismo può essere di grandissimo aiuto? E come capire quando lo è e quando invece va soppresso? E come sopprimere un narcisismo fatto anche di sogni e aspettative?
Alle volte penso che senza lo psicologo e con una famiglia più complice e più cattiva (in senso buono) avrei avuto una bella vita.
[#1]
Gentile Utente,
lei confonde il narcisismo "patologico" da quello "naturale". Dal suo scritto si evince che la psicoterapia ha innescato in lei un processo di pensiero riflessivo (purtroppo solo iniziale), cosa che però non va sottovalutata.
>>..senza lo psicologo e con una famiglia più complice e più cattiva (in senso buono) avrei avuto una bella vita.<<
Non credo sia utile "deresponsabilizzarsi" e attribuire quindi una causalità esterna al suo stato di malessere, dovrebbe invece cercare di ri-partire da se stesso, altrimenti difficilmente riuscirà a stare meglio.
Come mai ha interrotto la psicoterapia?
lei confonde il narcisismo "patologico" da quello "naturale". Dal suo scritto si evince che la psicoterapia ha innescato in lei un processo di pensiero riflessivo (purtroppo solo iniziale), cosa che però non va sottovalutata.
>>..senza lo psicologo e con una famiglia più complice e più cattiva (in senso buono) avrei avuto una bella vita.<<
Non credo sia utile "deresponsabilizzarsi" e attribuire quindi una causalità esterna al suo stato di malessere, dovrebbe invece cercare di ri-partire da se stesso, altrimenti difficilmente riuscirà a stare meglio.
Come mai ha interrotto la psicoterapia?
Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it
[#2]
Utente
L'ho interrotta perché non avevo risultati anzi stavo peggio, e poi mi sentivo giudicato e cominciavo a dubitare di me stesso e delle mie capacità, capacità le quali prima (non dubitandone) le avevo e ottenevo anche risultati.
Insomma mi ha peggiorato. Ed in questo io non do colpe personali allo psicoterapeuta, in realtà è successo e basta, ma dubito fortemente avrebbe avuto senso continuare.
Oggi svolgo una terapia diversa più incentrata all'azione, solo che i dubbi installatimi dalla terapia precedente continuano a permanere, specialmente quelli relativi a me stesso.
Inoltre io razionalmente, e anche su indicazione qui di medicitalia, ho capito di essere molto più istrionico che narcisista, del resto nella mia infanzia non sono stato viziato anzi punito e ed educato con severità. Non sento di mancare di empatia ma più di avere difficoltà a stare da solo e bisogno di attenzione.
Tuttavia i dubbi sul narcisismo, specialmente quelli inerenti il porsi obiettivi eccessivi e quindi non realizzabili permangono.
Insomma è come se la sfiducia in me stesso sia stata accentuata dal pormi nell'orecchio il tarlo e la paura di essere troppo pretenzioso e quindi infelice per non raggiungere certi obbiettivi. Cosa che magari le persone "sane" non badano neanche, credono in se stesse si pongono obbiettivi ed il credere di riuscire a raggiungerli costituisce una spinta in più a farglieli raggiungere davvero.
Chiedo scusa se ciò che ho scritto si capisce poco, spero di essere stato chiaro.
Insomma mi ha peggiorato. Ed in questo io non do colpe personali allo psicoterapeuta, in realtà è successo e basta, ma dubito fortemente avrebbe avuto senso continuare.
Oggi svolgo una terapia diversa più incentrata all'azione, solo che i dubbi installatimi dalla terapia precedente continuano a permanere, specialmente quelli relativi a me stesso.
Inoltre io razionalmente, e anche su indicazione qui di medicitalia, ho capito di essere molto più istrionico che narcisista, del resto nella mia infanzia non sono stato viziato anzi punito e ed educato con severità. Non sento di mancare di empatia ma più di avere difficoltà a stare da solo e bisogno di attenzione.
Tuttavia i dubbi sul narcisismo, specialmente quelli inerenti il porsi obiettivi eccessivi e quindi non realizzabili permangono.
Insomma è come se la sfiducia in me stesso sia stata accentuata dal pormi nell'orecchio il tarlo e la paura di essere troppo pretenzioso e quindi infelice per non raggiungere certi obbiettivi. Cosa che magari le persone "sane" non badano neanche, credono in se stesse si pongono obbiettivi ed il credere di riuscire a raggiungerli costituisce una spinta in più a farglieli raggiungere davvero.
Chiedo scusa se ciò che ho scritto si capisce poco, spero di essere stato chiaro.
[#3]
Utente
Potrei ricevere una risposta almeno per capire?
Inoltre io non voglio deresponsabilizzarmi delle cause dei miei problemi, ma sinceramente mi sento immerso in sensi di colpa che le altre persone, sane e che riescono nella vita, neanche si pongono. E non perché non si comportino in modo egoista o immaturo, ma perché lo fanno e non gli importa nulla di farlo, vivono bene lo stesso e senza sentirsi in colpa.
Insomma ho problemi di "aria fritta" a cui la gente non bada, non sapendone neanche l'esistenza.
Un altro concetto a cui mi arrovello è quello relativo alla maturità. Un terapeuta precedente mi diede dell'immaturo per il fatto che badavo troppo a mio padre invece di fregarmene.
Io penso che ognuno deve avere il suo tempo nell'elaborare un dato lutto, e che la "maturità" sia solo un concetto poco oggettivo che spesso serve più da difesa psicologica che come vera direzione di vita: esempio vedo un amico che si fa una ragazza nuova ogni mese e invidiandolo dico "tanto è una persona immatura, io invece che amo una sola donna sono più maturo di lui" e quindi sto bene.
Vorrei per piacere sapere cosa ne pensate perché vi giuro che non ce la faccio più.
Inoltre io non voglio deresponsabilizzarmi delle cause dei miei problemi, ma sinceramente mi sento immerso in sensi di colpa che le altre persone, sane e che riescono nella vita, neanche si pongono. E non perché non si comportino in modo egoista o immaturo, ma perché lo fanno e non gli importa nulla di farlo, vivono bene lo stesso e senza sentirsi in colpa.
Insomma ho problemi di "aria fritta" a cui la gente non bada, non sapendone neanche l'esistenza.
Un altro concetto a cui mi arrovello è quello relativo alla maturità. Un terapeuta precedente mi diede dell'immaturo per il fatto che badavo troppo a mio padre invece di fregarmene.
Io penso che ognuno deve avere il suo tempo nell'elaborare un dato lutto, e che la "maturità" sia solo un concetto poco oggettivo che spesso serve più da difesa psicologica che come vera direzione di vita: esempio vedo un amico che si fa una ragazza nuova ogni mese e invidiandolo dico "tanto è una persona immatura, io invece che amo una sola donna sono più maturo di lui" e quindi sto bene.
Vorrei per piacere sapere cosa ne pensate perché vi giuro che non ce la faccio più.
[#4]
viviamo in una società in cui è quasi vietato fallire, e l'università come il sesso diventano dei trampolini in cui manifestare il proprio valore; cosa totalmente sbagliata ovvviamente.
io mi chiederei che cosa realmente voglio, una cosa sola, e cercherei di inseguire solo quella, almeno per ora.
guardare inisistentemente indietro, forse serve a poco;
si può provare integrando il suo attuale percorso a quello breve, delle terapie immaginative, come l'ipnosi ad esempio, che possono aiutarla a guardarsi dentro, rilassarsi, gestire i pensieri, e capire meglio in che direzione andare.
in bocca al lupo,
Dott.ssa Tiziana Vernola
www.ansiaeipnosi.it
io mi chiederei che cosa realmente voglio, una cosa sola, e cercherei di inseguire solo quella, almeno per ora.
guardare inisistentemente indietro, forse serve a poco;
si può provare integrando il suo attuale percorso a quello breve, delle terapie immaginative, come l'ipnosi ad esempio, che possono aiutarla a guardarsi dentro, rilassarsi, gestire i pensieri, e capire meglio in che direzione andare.
in bocca al lupo,
Dott.ssa Tiziana Vernola
www.ansiaeipnosi.it
Dr.ssa Tiziana Vernola
Psicologa- Psicoterapeuta- Ipnosi
Milano
[#5]
Utente
"viviamo in una società in cui è quasi vietato fallire, e l'università come il sesso diventano dei trampolini in cui manifestare il proprio valore; cosa totalmente sbagliata ovvviamente"
Sicuramente oggi la società è più competitiva di un tempo, ma questo anche perché c'è meno familismo e socialismo di Stato. Il che non per forza è un male su tutti gli aspetti.
Il fallimento purtroppo ha un effetto più marcato e devastante. Penso però che se si acquisisce una visione del tipo che la società sbaglia ad essere così mentre siamo già perfetti per come siamo allora si rischia di perdere anche la motivazione a fare.
Purtroppo io non voglio sentirmi già apposto senza bisogno di nulla, ma ho piuttosto il bisogno di riscoprire quella forma di autostima che ti fa credere capace di ottenere.
Il fatto è che il discorso sul narcisismo e sul pretendere troppo è deleterio per la riconquista di una certa autostima.
Sicuramente oggi la società è più competitiva di un tempo, ma questo anche perché c'è meno familismo e socialismo di Stato. Il che non per forza è un male su tutti gli aspetti.
Il fallimento purtroppo ha un effetto più marcato e devastante. Penso però che se si acquisisce una visione del tipo che la società sbaglia ad essere così mentre siamo già perfetti per come siamo allora si rischia di perdere anche la motivazione a fare.
Purtroppo io non voglio sentirmi già apposto senza bisogno di nulla, ma ho piuttosto il bisogno di riscoprire quella forma di autostima che ti fa credere capace di ottenere.
Il fatto è che il discorso sul narcisismo e sul pretendere troppo è deleterio per la riconquista di una certa autostima.
[#6]
Utente
Salve, chiedo un altra cosa. Forse sono ossessivo?
Forse tutte queste questioni su narcisismo o immaturità sono questioni sbagliate ed io ho invece problemi di ossessioni?
Il ragionare su queste cose è controproducente, dovrei invece fregarmene ed andare avanti della mia strada con sicurezza senza domandarmi se la mia sicurezza è un "orgoglio narcisista" oppure pensare di desiderare e fare cose nella mia vita senza preoccuparmi troppo se sono mature o meno?
Vi prego, una risposta almeno.
Forse tutte queste questioni su narcisismo o immaturità sono questioni sbagliate ed io ho invece problemi di ossessioni?
Il ragionare su queste cose è controproducente, dovrei invece fregarmene ed andare avanti della mia strada con sicurezza senza domandarmi se la mia sicurezza è un "orgoglio narcisista" oppure pensare di desiderare e fare cose nella mia vita senza preoccuparmi troppo se sono mature o meno?
Vi prego, una risposta almeno.
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 2.8k visite dal 31/05/2016.
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Approfondimento su Narcisismo
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