Famiglia spezzata
Ho 24 anni, ormai sono adulta. Ma mi porto dietro da 10 il trauma dell'abbandono materno. Da allora ho cresciuto il mio fratellino, che all'epoca aveva 6 anni, ma soprattutto mi sono presa cura di mio padre (nonché della casa, della spesa e di ogni cosa di cui si occupa il "capofamiglia"). È come se da quel giorno si fossero invertiti i ruoli: io sono diventata la mamma e lui il figlio. E se all'inizio, da che ero una quattordicenne gasata di essere grande all'improvviso, ero forte e accondiscente della nostra situazione, negli anni, crescendo per davvero, la cosa ha iniziato a diventarmi piuttosto stretta.
Mio padre è sempre stato, tra i due, il "genitore buono", quello burlone e bonaccione che non si arrabbia mai e te le fa passare tutte. Dal punto di vista economico, materiale, non ci ha mai fatto mancare niente (tant'è che nonostante siamo squattrinati sto andando all'università, ho una macchina e se solo li chiedessi non mi mancherebbero nemmeno i 5 euro nel portafoglio), ma da quello emotivo ciao. Tutto sommato, in un'epoca passata, non risentivo della mancanza di un punto di riferimento autorevole, perché mia madre aveva il pugno di ferro e sapeva come far rispettare la sua autorità e come crescere dei bambini. Ho sofferto tanto il trauma del suo abbandono, tant'è che, nonostante nella vita quotidiana non lo ammetterei mai nemmeno sotto tortura, ne soffro ancora al giorno d'oggi. Lei è costantemente un pensiero fisso nella mia testa. E la sua mancanza mi pesa come un macigno. Ma quest'esperienza di vita mi ha resa, tra virgolette, forte e so che un giorno, se avrò bambini, sarò una madre e donna migliore e metterò sempre la famiglia al primo posto.
Negli anni mi sono man mano accanita sulla figura di mio padre, crescendo ho visto la realtà dei fatti. Mi sono resa conto che il mio carattere orgoglioso, burbero e anaffettivo non riesce a coesistere con la figura di un papà che non conosce il carattere dei suoi figli, che non riesce a comprendere i loro pensieri, che non gli fornisce autorità, che non li tratta da padre, ma da "amichetto burlacchione". E se fino a settbre il nostro problema era "solo" la mancanza di una reale figura paterna coi controcavoli, adesso il problema è diventato abissale, tant'è che voglio definitivamente chiudere il rapporto che ci lega.
A settembre ha trovato la "fidanzata" e da allora noi figli siamo inesistenti. Lui è senza lavoro, riceve la disoccupazione dall'INPS, e non sta mettendo un singolo soldo da parte, perché li scialacqua con la sua donnina, facendo ogni giorno, più volte al giorno 20km solo di andata, tra casa nostra e la sua. Grazie alla mancia che ricevo dai nonni e i soldi messi da parte quando lavoravo, riesco da sola ad accollarmi il costo della spesa settimanale e mettere qualche cibo in frigo, che altrimenti resterebbe vuoto costantemente a causa del totale abbandono di mio padre verso noi figli.
Io sto male da mesi, sono costantemente arrabbiata, non riesco nemmeno più a guardarlo in faccia né a rivolgergli la parola. Ho un blocco psicologico che non mi permette di parlarci più, non ce la faccio proprio. Quando torna a casa (se torna) quel paio d'ore a caso, io sono automaticamente furiosa, ribollo di rabbia, non mangio più e finisco involontariamente con il trattare male anche mio fratello, senza motivo.
Da mesi va avanti questa storia e ogni volta che esplodo a urlargli tutta la mia rabbia, tutto quello che mi porto dentro, le sue uniche parole di risposta anziché cercare un modo di calmarmi, di scusarsi o di scavare per capire cosa mi strugge e come fare per risolvere le nostre divergenze quali sono? "Eh, ma lei la sto conoscendo ♡ ♡ ♡" o "tu sei cattiva e vuoi che io resti solo". Tutto ciò che sa dire è "lei-lei-lei". Senza capire che a me di lei frega un beneamato cappero fritto, che il problema qui è solo lui e il suo comportamento verso i suoi figli che hanno già passato abbastanza cose brutte nella vita... non gli interessa proprio evitare che si sbricioli la famiglia, gli interessa solo di spendere 20€ di benzina al giorno per correre dalla ciccina.
E io sono arrivata al punto di non ritorno. Oggi dopo l'ennesimo mio sfogo, dopo settimane di silenzio che mi tenevo dentro, sono esplosa di nuovo (a causa del suo ennesimo ignoramento di una mia richiesta al fine di non nuocere "lei", ma chissene di farlo con me!) E tutto ciò che ha saputo fare è stato interrompere la discussione con me appena lei gli ha telefonato per farsi venire a prendere a lavoro o.o con tanto di "sì, amorina è tutto ok! Arrivo".
Quindi io direi che sono sopravvissuta alla rottura con un genitore ed è arrivato il momento di sopravvivere alla rottura definitiva anche con l'altro, perché non esiste punto di dialogo. Io ho tentato in ogni modo di far capire disperatamente il mio punto di vista, i miei sentimenti, ma ho davanti un muro di stupidità e superficialità.
Non so bene quale sia il senso di questo sfogo con Voi.
Se fino a questo pomeriggio avrei disperatamente chiesto un aiuto per cercare di sopprimere il mio orgoglio e il mio blocco psicologico nel risolvere con calma questa situazione delicata, ora voglio solo chiedervi come faccio a non impazzire all'idea di essere "orfana" di due genitori che non mi meritano. Ho una paura assurda della solitudine, dell'ammalarmi per l'odio immenso che provo. All'apparenza sono un leone, ma in realtà sono fragile ed emotiva e alla fine mi spezzerò.
Mio padre è sempre stato, tra i due, il "genitore buono", quello burlone e bonaccione che non si arrabbia mai e te le fa passare tutte. Dal punto di vista economico, materiale, non ci ha mai fatto mancare niente (tant'è che nonostante siamo squattrinati sto andando all'università, ho una macchina e se solo li chiedessi non mi mancherebbero nemmeno i 5 euro nel portafoglio), ma da quello emotivo ciao. Tutto sommato, in un'epoca passata, non risentivo della mancanza di un punto di riferimento autorevole, perché mia madre aveva il pugno di ferro e sapeva come far rispettare la sua autorità e come crescere dei bambini. Ho sofferto tanto il trauma del suo abbandono, tant'è che, nonostante nella vita quotidiana non lo ammetterei mai nemmeno sotto tortura, ne soffro ancora al giorno d'oggi. Lei è costantemente un pensiero fisso nella mia testa. E la sua mancanza mi pesa come un macigno. Ma quest'esperienza di vita mi ha resa, tra virgolette, forte e so che un giorno, se avrò bambini, sarò una madre e donna migliore e metterò sempre la famiglia al primo posto.
Negli anni mi sono man mano accanita sulla figura di mio padre, crescendo ho visto la realtà dei fatti. Mi sono resa conto che il mio carattere orgoglioso, burbero e anaffettivo non riesce a coesistere con la figura di un papà che non conosce il carattere dei suoi figli, che non riesce a comprendere i loro pensieri, che non gli fornisce autorità, che non li tratta da padre, ma da "amichetto burlacchione". E se fino a settbre il nostro problema era "solo" la mancanza di una reale figura paterna coi controcavoli, adesso il problema è diventato abissale, tant'è che voglio definitivamente chiudere il rapporto che ci lega.
A settembre ha trovato la "fidanzata" e da allora noi figli siamo inesistenti. Lui è senza lavoro, riceve la disoccupazione dall'INPS, e non sta mettendo un singolo soldo da parte, perché li scialacqua con la sua donnina, facendo ogni giorno, più volte al giorno 20km solo di andata, tra casa nostra e la sua. Grazie alla mancia che ricevo dai nonni e i soldi messi da parte quando lavoravo, riesco da sola ad accollarmi il costo della spesa settimanale e mettere qualche cibo in frigo, che altrimenti resterebbe vuoto costantemente a causa del totale abbandono di mio padre verso noi figli.
Io sto male da mesi, sono costantemente arrabbiata, non riesco nemmeno più a guardarlo in faccia né a rivolgergli la parola. Ho un blocco psicologico che non mi permette di parlarci più, non ce la faccio proprio. Quando torna a casa (se torna) quel paio d'ore a caso, io sono automaticamente furiosa, ribollo di rabbia, non mangio più e finisco involontariamente con il trattare male anche mio fratello, senza motivo.
Da mesi va avanti questa storia e ogni volta che esplodo a urlargli tutta la mia rabbia, tutto quello che mi porto dentro, le sue uniche parole di risposta anziché cercare un modo di calmarmi, di scusarsi o di scavare per capire cosa mi strugge e come fare per risolvere le nostre divergenze quali sono? "Eh, ma lei la sto conoscendo ♡ ♡ ♡" o "tu sei cattiva e vuoi che io resti solo". Tutto ciò che sa dire è "lei-lei-lei". Senza capire che a me di lei frega un beneamato cappero fritto, che il problema qui è solo lui e il suo comportamento verso i suoi figli che hanno già passato abbastanza cose brutte nella vita... non gli interessa proprio evitare che si sbricioli la famiglia, gli interessa solo di spendere 20€ di benzina al giorno per correre dalla ciccina.
E io sono arrivata al punto di non ritorno. Oggi dopo l'ennesimo mio sfogo, dopo settimane di silenzio che mi tenevo dentro, sono esplosa di nuovo (a causa del suo ennesimo ignoramento di una mia richiesta al fine di non nuocere "lei", ma chissene di farlo con me!) E tutto ciò che ha saputo fare è stato interrompere la discussione con me appena lei gli ha telefonato per farsi venire a prendere a lavoro o.o con tanto di "sì, amorina è tutto ok! Arrivo".
Quindi io direi che sono sopravvissuta alla rottura con un genitore ed è arrivato il momento di sopravvivere alla rottura definitiva anche con l'altro, perché non esiste punto di dialogo. Io ho tentato in ogni modo di far capire disperatamente il mio punto di vista, i miei sentimenti, ma ho davanti un muro di stupidità e superficialità.
Non so bene quale sia il senso di questo sfogo con Voi.
Se fino a questo pomeriggio avrei disperatamente chiesto un aiuto per cercare di sopprimere il mio orgoglio e il mio blocco psicologico nel risolvere con calma questa situazione delicata, ora voglio solo chiedervi come faccio a non impazzire all'idea di essere "orfana" di due genitori che non mi meritano. Ho una paura assurda della solitudine, dell'ammalarmi per l'odio immenso che provo. All'apparenza sono un leone, ma in realtà sono fragile ed emotiva e alla fine mi spezzerò.
[#1]
Gentile utente,
Dalle sue parole si percepisce tutta la sua sofferenza. L'abbandono materno prematuro l'ha costretta a crescere più in fretta ed ora con suo padre sta rischiando di rivivere le stesse dinamiche con la differenza che suo papà non la sta propriamente abbandonando.
Probabilmente siete stati molto tempo senza parlare, senza condividere, ognuno chiuso nella propria sofferenza. Di certo non è stato facile per nessuno riorganizzarsi all'interno della famiglia: né per lei e suo fratello che siete rimasti senza madre, né per suo papà che è rimasto senza moglie.
Purtroppo si erra e si commettono "ingiustizie" spesso proprio nei confronti di chi amiamo, e non lo facciamo volontariamente ma a seguito del perseverare di un comportamento che magari dal nostro punto di vista crediamo essere giusto senza accorgerci che l'altro soffre.
Lei stessa afferma che rischia di ammalarsi, di impazzire e di spezzarsi. Suo padre c'è, nonostante in questo momento sia preso dalla sua nuova compagna e capisco la sua rabbia per essere messa in coda, e la sua paura di essere nuovamente abbandonata. Ma proprio per questo le chiedo: perché non prova ad accostarsi a suo padre con calma facendo parlare il cuore? Ha detto che la sfuriata di ieri è si è manifestata dopo settimane in cui si teneva tutto dentro. Ecco, provi a evitare questi lunghi silenzi in cui accumula tutta la frustrazione e la rabbia per poi esplodere perché spesso accade che poi non riusciamo ad esprimere le cose correttamente e con tranquillità e in modo assertivo perché a quel punto a parlare è la rabbia e non il cuore. A quel punto si lascia spazio all'aggressività e quello è un linguaggio che raramente porta a dei risultati.
Provi a parlare con suo papà magari uscendo con lui per una cena. Le esprima con chiarezza ciò che sente, ciò che la spaventa e che le procura dolore.
Ha mai pensato di consultare uno psicologo? Sarebbe per lei un'occasione per affrontare una volta per tutte il suo vissuto di sofferenza, le sue paure come quella di essere abbandonata, e imparare a reagire agli eventi piuttosto che subirli accumulando rabbia.
Altrimenti potrebbe coinvolgere suo padre in qualche consulenza psicologica per farvi aiutare e facilitare la comunicazione tra voi.
Quanto a lei, è innamorata?
Dalle sue parole si percepisce tutta la sua sofferenza. L'abbandono materno prematuro l'ha costretta a crescere più in fretta ed ora con suo padre sta rischiando di rivivere le stesse dinamiche con la differenza che suo papà non la sta propriamente abbandonando.
Probabilmente siete stati molto tempo senza parlare, senza condividere, ognuno chiuso nella propria sofferenza. Di certo non è stato facile per nessuno riorganizzarsi all'interno della famiglia: né per lei e suo fratello che siete rimasti senza madre, né per suo papà che è rimasto senza moglie.
Purtroppo si erra e si commettono "ingiustizie" spesso proprio nei confronti di chi amiamo, e non lo facciamo volontariamente ma a seguito del perseverare di un comportamento che magari dal nostro punto di vista crediamo essere giusto senza accorgerci che l'altro soffre.
Lei stessa afferma che rischia di ammalarsi, di impazzire e di spezzarsi. Suo padre c'è, nonostante in questo momento sia preso dalla sua nuova compagna e capisco la sua rabbia per essere messa in coda, e la sua paura di essere nuovamente abbandonata. Ma proprio per questo le chiedo: perché non prova ad accostarsi a suo padre con calma facendo parlare il cuore? Ha detto che la sfuriata di ieri è si è manifestata dopo settimane in cui si teneva tutto dentro. Ecco, provi a evitare questi lunghi silenzi in cui accumula tutta la frustrazione e la rabbia per poi esplodere perché spesso accade che poi non riusciamo ad esprimere le cose correttamente e con tranquillità e in modo assertivo perché a quel punto a parlare è la rabbia e non il cuore. A quel punto si lascia spazio all'aggressività e quello è un linguaggio che raramente porta a dei risultati.
Provi a parlare con suo papà magari uscendo con lui per una cena. Le esprima con chiarezza ciò che sente, ciò che la spaventa e che le procura dolore.
Ha mai pensato di consultare uno psicologo? Sarebbe per lei un'occasione per affrontare una volta per tutte il suo vissuto di sofferenza, le sue paure come quella di essere abbandonata, e imparare a reagire agli eventi piuttosto che subirli accumulando rabbia.
Altrimenti potrebbe coinvolgere suo padre in qualche consulenza psicologica per farvi aiutare e facilitare la comunicazione tra voi.
Quanto a lei, è innamorata?
Dr.ssa Marta Stentella - Roma e Terni
Psicologa Clinica e Forense, Psicodiagnosta
www.martastentella.it
[#2]
Utente
Il problema é che io non riesco... non riesco a diegli più nulla. Io non riesco a spiegarmelo, è come se di fronte a lui diventassi un'altra persona e si ergesse un muro. All'improvviso la me allegra, premurosa, materna svanisce e resta solo una bomba -silenziosa- con la miccia accesa.
Tutto quello che lui mi dice, quando torna, è "tutto a posto?"... cioè ma tutto a posto cosa? Sono furiosa da mesi, non ti accorgi che ho un problema con te, che sono giù di morale e alterata... e mi chiedi se è tutto a posto??
Ho pensato milioni di volte a uno psicologo, ma al consultorio della mia città c'è una fila infinita che mi prosciuga la pazienza e a pagamento non se ne parla proprio :(
Probabilmente sarei in ogni caso una paziente da far impazzire lo psicologo stesso, perché dentro di me desidero aiuto con tutto il cuore per riavere la mia famiglia, ma dall'altra ho un carattere orrendo che la fa da padrone e non mi permette di "cambiare le cose".
Per quanto riguarda la "pizza", sarebbe impensabile proporla, considerando che non saremmo mai "soli", e aggiungo che io sono molto strana, e fin'ora mi sono scordata di dirlo, ma io sono una persona che "non sopporta quando gli altri non ci arrivano da soli", odio dover essere io, figlia, ancora un'ennesima volta a dover prendere le redini della situazione. Ma perché per una volta non posso essere io la "bambina" e vedere qualcuno che lotta per me? Perché devo sempre essere io quella "responsabile" che deve abbassare la testa e fare la cosa giusta?
Comunque no, non sono innamorata. Il mio desiderio più grande è avere una famiglia mia, ma non importa, perché tanto nella vita nessuno mi nota, quindi pazienza :)
Tutto quello che lui mi dice, quando torna, è "tutto a posto?"... cioè ma tutto a posto cosa? Sono furiosa da mesi, non ti accorgi che ho un problema con te, che sono giù di morale e alterata... e mi chiedi se è tutto a posto??
Ho pensato milioni di volte a uno psicologo, ma al consultorio della mia città c'è una fila infinita che mi prosciuga la pazienza e a pagamento non se ne parla proprio :(
Probabilmente sarei in ogni caso una paziente da far impazzire lo psicologo stesso, perché dentro di me desidero aiuto con tutto il cuore per riavere la mia famiglia, ma dall'altra ho un carattere orrendo che la fa da padrone e non mi permette di "cambiare le cose".
Per quanto riguarda la "pizza", sarebbe impensabile proporla, considerando che non saremmo mai "soli", e aggiungo che io sono molto strana, e fin'ora mi sono scordata di dirlo, ma io sono una persona che "non sopporta quando gli altri non ci arrivano da soli", odio dover essere io, figlia, ancora un'ennesima volta a dover prendere le redini della situazione. Ma perché per una volta non posso essere io la "bambina" e vedere qualcuno che lotta per me? Perché devo sempre essere io quella "responsabile" che deve abbassare la testa e fare la cosa giusta?
Comunque no, non sono innamorata. Il mio desiderio più grande è avere una famiglia mia, ma non importa, perché tanto nella vita nessuno mi nota, quindi pazienza :)
[#3]
Gentile signorina,
Le faccio i miei complimenti anzitutto: per come ha gestito la situazione Sua e della Sua famiglia e di come e' riuscita a esprimerci completamente quello che ora prova! Le assicuro che "vedere" quello che si "guarda" non e' facile e spesso si fanno "carte false" per edulcorare la visione. Perche' non si riesce a fare altrimenti. Fa troppo male.
Ma Lei non lo fa questo!
E quindi penso che le esperienze precoci di responsabilita' che ha dovuto assumersi Le abbiano dato dolore ma anche capacita' di fronteggiare la realta'.
Ora si trova davvero davanti ad una realta' pesante.
Il Suo "papa' immaturo" la sta tradendo nel modo peggiore. E questo immagino quanto debba essere atroce.
Che dirLe? Se non ci fosse Suo fratello Lei potrebbe davvero metterlo davanti ad una scelta senza ritorno: assumersi la responsabilita' di essere un padre o andarsene.
Forse questo condurrebbe "l'adolescente" che costituisce la guida inconscia di Suo padre a capire che c'e una realta' di cui occuparsi.
Ma Lei ha un fratello di cui prendersi cura e deve rimboccarsi le maniche.
Deve parlare a Suo padre molto seriamente e fargli presente cio' che sente. Sara' dura ma piuttosto che farsi montare dentro una inutile rabbia che non porta a nulla se non a farla stare male, questa canalizzazione delle Sue istanze l'aiutera'.
Una volta fatto questo tentativo decidera' sulla base delle risposte ricevute.
Ci aggiorniamo a quel momento, se vuole.
Anche io come la collega Le consiglierei di appoggiarsi ad un Servizio di psicologia magari della ASL se ha problemi economici. Non perche' ne abbia bisogno per Se' (Lei sembra davvero in gamba!) ma perche' una situazione cosi' tesa e' difficile da gestire da sola!
L'aspettiamo!
Le faccio i miei complimenti anzitutto: per come ha gestito la situazione Sua e della Sua famiglia e di come e' riuscita a esprimerci completamente quello che ora prova! Le assicuro che "vedere" quello che si "guarda" non e' facile e spesso si fanno "carte false" per edulcorare la visione. Perche' non si riesce a fare altrimenti. Fa troppo male.
Ma Lei non lo fa questo!
E quindi penso che le esperienze precoci di responsabilita' che ha dovuto assumersi Le abbiano dato dolore ma anche capacita' di fronteggiare la realta'.
Ora si trova davvero davanti ad una realta' pesante.
Il Suo "papa' immaturo" la sta tradendo nel modo peggiore. E questo immagino quanto debba essere atroce.
Che dirLe? Se non ci fosse Suo fratello Lei potrebbe davvero metterlo davanti ad una scelta senza ritorno: assumersi la responsabilita' di essere un padre o andarsene.
Forse questo condurrebbe "l'adolescente" che costituisce la guida inconscia di Suo padre a capire che c'e una realta' di cui occuparsi.
Ma Lei ha un fratello di cui prendersi cura e deve rimboccarsi le maniche.
Deve parlare a Suo padre molto seriamente e fargli presente cio' che sente. Sara' dura ma piuttosto che farsi montare dentro una inutile rabbia che non porta a nulla se non a farla stare male, questa canalizzazione delle Sue istanze l'aiutera'.
Una volta fatto questo tentativo decidera' sulla base delle risposte ricevute.
Ci aggiorniamo a quel momento, se vuole.
Anche io come la collega Le consiglierei di appoggiarsi ad un Servizio di psicologia magari della ASL se ha problemi economici. Non perche' ne abbia bisogno per Se' (Lei sembra davvero in gamba!) ma perche' una situazione cosi' tesa e' difficile da gestire da sola!
L'aspettiamo!
Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132
[#4]
Cara utente,
Comprendo la rabbia e l'inibizione che ha nel doversi rivolgere ancora una volta lei a suo papà, ma provi a pensarci bene: è un tentativo che vale la pena di fare. Non ha niente da perdere, forse solo da guadagnare. Esprima i suoi bisogni a suo padre, faccia parlare il cuore magari troverà la strada giusta.
Quanto al suo carattere non deve di certo colpevolizzarsi! Le consiglio solo di lavorare un pochino sulla sua rigidità ma solo perché anche questo aspetto a lungo andare la farà soffrire. Dovremmo essere piuttosto flessibili per saperci poi adattare bene all'ambiente
Fare qualche consulenza sarebbe la cosa ideale, magari direttamente in convenzione. Ne parli con il suo medico curante.
Si è occupata di suo padre e del suo fratellino ma è import che ora inizi a prendersi cura di sé. Le auguro di innamorarsi e di stare bene.
Ci faccia sapere!
Comprendo la rabbia e l'inibizione che ha nel doversi rivolgere ancora una volta lei a suo papà, ma provi a pensarci bene: è un tentativo che vale la pena di fare. Non ha niente da perdere, forse solo da guadagnare. Esprima i suoi bisogni a suo padre, faccia parlare il cuore magari troverà la strada giusta.
Quanto al suo carattere non deve di certo colpevolizzarsi! Le consiglio solo di lavorare un pochino sulla sua rigidità ma solo perché anche questo aspetto a lungo andare la farà soffrire. Dovremmo essere piuttosto flessibili per saperci poi adattare bene all'ambiente
Fare qualche consulenza sarebbe la cosa ideale, magari direttamente in convenzione. Ne parli con il suo medico curante.
Si è occupata di suo padre e del suo fratellino ma è import che ora inizi a prendersi cura di sé. Le auguro di innamorarsi e di stare bene.
Ci faccia sapere!
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 1.4k visite dal 22/05/2016.
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