Insicurezza, paura di essere rifiutato
Salve a tutti,
ho un problema da alcuni anni di cui non riesco a sbarazzarmene in nessun modo.
Premetto che frequento amici solitamente più grandi di me e come tale ogni qual volta andiamo in giro e incontriamo qualche ragazze con cui ci provano riescono sempre ad approcciare e molte volte riescono anche ad averci relazioni, mentre io essendo un carattere più riservato non relaziono facilmente e rimango molte volte solo in disparte o magari non considerato.
Io mi ritengo non molto carino, infatti le ragazze tendono in molti casi ad ignorarmi proprio (forse sono io che non ci so fare).
Premetto che oltre al mio carattere già di per sè chiuso e riservato ci si aggiunge qualche delusione d'amore che mi ha fatto stare veramente male anche se era solo una conoscenza e non una relazione.
A tutto ciò ci si aggiunge un altro problema, ovvero che attualmente i miei amici si sono fidanzati tutti ed io sono rimasto solo e, nonostante loro mi continuano a ripetere di cercarmi una ragazza (cosa che desidero anche io) anche mediante i social, io ho paura anche solo di contattarle, magari col timore di non piacere o di avere una risposta negativa oppure semplicemente perchè non mi sento sicuro di riuscire a tenere testa ad una ragazza come loro. Lo stesso problema l'ho riscontrato anche nelle semplici cose quotidiane, nella quale ho problemi ad affrontarle per paura di sbagliare come per esempio, ho la patente da quando ho compiuto 18 anni e soltanto da qualche mesetto sto iniziando a guidare (invogliato dai miei) per paura di provocare incidenti o magari di sbagliare manovra.
Il medesimo problema molte volte non lo riscontro se sono in compagnia, forse perchè invogliato dagli amici riesco a farmi coraggio, ma se sono da solo mi sento un assoluto incapace.
Attendo Vostre risposte,
Grazie e buon lavoro!
ho un problema da alcuni anni di cui non riesco a sbarazzarmene in nessun modo.
Premetto che frequento amici solitamente più grandi di me e come tale ogni qual volta andiamo in giro e incontriamo qualche ragazze con cui ci provano riescono sempre ad approcciare e molte volte riescono anche ad averci relazioni, mentre io essendo un carattere più riservato non relaziono facilmente e rimango molte volte solo in disparte o magari non considerato.
Io mi ritengo non molto carino, infatti le ragazze tendono in molti casi ad ignorarmi proprio (forse sono io che non ci so fare).
Premetto che oltre al mio carattere già di per sè chiuso e riservato ci si aggiunge qualche delusione d'amore che mi ha fatto stare veramente male anche se era solo una conoscenza e non una relazione.
A tutto ciò ci si aggiunge un altro problema, ovvero che attualmente i miei amici si sono fidanzati tutti ed io sono rimasto solo e, nonostante loro mi continuano a ripetere di cercarmi una ragazza (cosa che desidero anche io) anche mediante i social, io ho paura anche solo di contattarle, magari col timore di non piacere o di avere una risposta negativa oppure semplicemente perchè non mi sento sicuro di riuscire a tenere testa ad una ragazza come loro. Lo stesso problema l'ho riscontrato anche nelle semplici cose quotidiane, nella quale ho problemi ad affrontarle per paura di sbagliare come per esempio, ho la patente da quando ho compiuto 18 anni e soltanto da qualche mesetto sto iniziando a guidare (invogliato dai miei) per paura di provocare incidenti o magari di sbagliare manovra.
Il medesimo problema molte volte non lo riscontro se sono in compagnia, forse perchè invogliato dagli amici riesco a farmi coraggio, ma se sono da solo mi sento un assoluto incapace.
Attendo Vostre risposte,
Grazie e buon lavoro!
[#1]
Salve a lei,
capisco come debba sentirsi, ci parla di un problema che deve generare un senso di insicurezza in sé, come lei per primo ci comunica attraverso il titolo del suo consulto.
Penso che abbia centrato due punti cruciali, un senso di insicurezza e la paura del rifiuto. Assieme a questi potremmo aggiungere la percezione di se stesso, il fatto che lei non si ritiene "molto carino", ha paura di "sbagliare", si sente "un assoluto incapace".
Potremmo dire che questi aspetti siano connessi tra loro.
Quando viviamo e proponiamo noi stessi, a volte capita che riceviamo apprezzamenti e buoni riscontri, altre volte dei rifiuti. Senz'altro noi non possiamo piacere a tutti né fare sempre le cose nel modo giusto. A volte riceviamo dei no e sbagliamo. È normale che questo accada, succede così.
L'importante è avere fiducia in noi stessi, mettere in conto i no, e andare dritti per la nostra strada, in cui arriveranno anche i sì. Dobbiamo crederci davvero però.
Se ci mettiamo un carico noi per primi, nel senso che non ci sentiamo all'altezza e ci giudichiamo incapaci, rischiamo di escluderci o di non provare neppure a metterci in gioco, a esporci.
Potremmo pertanto dire che il primo no è di noi stessi. Questo può provocare che rimaniamo "in disparte" e ci fa chiudere rispetto al mondo esterno.
Da una parte questo ci protegge dal rischio del no e dal dolore delle delusioni, dall'altra ci priva della potenzialità del sì e dalla felicità che può generare un incontro promettente. Lo dice con chiarezza lei stesso, quando afferma che "ha paura anche solo a contattare" le ragazze, così di fatto autoescludendosi. Come fa a essere così sicuro, infatti, che il loro sarebbe un no?
Se ho inteso bene, non trovo giusto dire che "lei non ci sa fare", nel senso che non sarebbe capace. Questo conferma quello che sto provando a dirle, che riguarda cioè quello che lei pensa di se stesso.
In via ipotetica, penso che possa essere più corretto dire che se resta "in disparte", si mette in ombra e gli altri potrebbero non accorgersi di lei rispetto a chi, invece, si espone maggiormente.
Questa sua modalità accade nelle relazioni, ma anche in altri ambiti, come lei acutamente sottolinea e ci testimonia, quando parla delle "semplici cose quotidiane", come ad esempio nel guidare.
Devo dirle che ha raccontato aspetti di sé che ho trovato particolarmente coerenti tra loro, come se lei stesso riconoscesse diversi aspetti complessi che la caratterizzano.
Se posso chiederle, è stato mai in psicoterapia?
Un saluto,
Enrico de Sanctis
capisco come debba sentirsi, ci parla di un problema che deve generare un senso di insicurezza in sé, come lei per primo ci comunica attraverso il titolo del suo consulto.
Penso che abbia centrato due punti cruciali, un senso di insicurezza e la paura del rifiuto. Assieme a questi potremmo aggiungere la percezione di se stesso, il fatto che lei non si ritiene "molto carino", ha paura di "sbagliare", si sente "un assoluto incapace".
Potremmo dire che questi aspetti siano connessi tra loro.
Quando viviamo e proponiamo noi stessi, a volte capita che riceviamo apprezzamenti e buoni riscontri, altre volte dei rifiuti. Senz'altro noi non possiamo piacere a tutti né fare sempre le cose nel modo giusto. A volte riceviamo dei no e sbagliamo. È normale che questo accada, succede così.
L'importante è avere fiducia in noi stessi, mettere in conto i no, e andare dritti per la nostra strada, in cui arriveranno anche i sì. Dobbiamo crederci davvero però.
Se ci mettiamo un carico noi per primi, nel senso che non ci sentiamo all'altezza e ci giudichiamo incapaci, rischiamo di escluderci o di non provare neppure a metterci in gioco, a esporci.
Potremmo pertanto dire che il primo no è di noi stessi. Questo può provocare che rimaniamo "in disparte" e ci fa chiudere rispetto al mondo esterno.
Da una parte questo ci protegge dal rischio del no e dal dolore delle delusioni, dall'altra ci priva della potenzialità del sì e dalla felicità che può generare un incontro promettente. Lo dice con chiarezza lei stesso, quando afferma che "ha paura anche solo a contattare" le ragazze, così di fatto autoescludendosi. Come fa a essere così sicuro, infatti, che il loro sarebbe un no?
Se ho inteso bene, non trovo giusto dire che "lei non ci sa fare", nel senso che non sarebbe capace. Questo conferma quello che sto provando a dirle, che riguarda cioè quello che lei pensa di se stesso.
In via ipotetica, penso che possa essere più corretto dire che se resta "in disparte", si mette in ombra e gli altri potrebbero non accorgersi di lei rispetto a chi, invece, si espone maggiormente.
Questa sua modalità accade nelle relazioni, ma anche in altri ambiti, come lei acutamente sottolinea e ci testimonia, quando parla delle "semplici cose quotidiane", come ad esempio nel guidare.
Devo dirle che ha raccontato aspetti di sé che ho trovato particolarmente coerenti tra loro, come se lei stesso riconoscesse diversi aspetti complessi che la caratterizzano.
Se posso chiederle, è stato mai in psicoterapia?
Un saluto,
Enrico de Sanctis
Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it
[#2]
Utente
Gentile dottore,
Innanzitutto grazie della risposta, per quanto riguarda la psicoterapia no non mi sono mai sottoposto a nessuna seduta.
Ritornando al problema esposto sopra posso dirle che molte volte mi ritrovo anche ad essere interessante agli occhi delle ragazze ma subito dopo noto questo distacco quasi come annoiassi e la cosa mi abbassa l'umore di non poco.
Innanzitutto grazie della risposta, per quanto riguarda la psicoterapia no non mi sono mai sottoposto a nessuna seduta.
Ritornando al problema esposto sopra posso dirle che molte volte mi ritrovo anche ad essere interessante agli occhi delle ragazze ma subito dopo noto questo distacco quasi come annoiassi e la cosa mi abbassa l'umore di non poco.
[#3]
Se pensa di non essere capace di relazionarsi, di esserci, è possibile che questo generi un distacco. Potrebbe essere lei per primo a fare un passo indietro ad esempio, per la paura di cui ci ha parlato.
Non dimentichi anche che noi abbiamo una percezione soggettiva, legata cioè alla nostra esperienza e a quello che pensiamo di noi stessi. Voglio cioè dirle che la percezione di annoiare potrebbe essere una sua lettura.
Come giustamente dice, il distacco la scoraggia confermandole ciò che lei già pensava di se stesso. Si trova all'interno di un circolo vizioso che deve essere interrotto.
Bisogna approfondire i vissuti di cui stiamo parlando. Sono ricchi di sfumature ed emozioni da cui non è possibile prescindere.
Come valuterebbe la possibilità di rivolgersi a uno psicoterapeuta?
Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
Non dimentichi anche che noi abbiamo una percezione soggettiva, legata cioè alla nostra esperienza e a quello che pensiamo di noi stessi. Voglio cioè dirle che la percezione di annoiare potrebbe essere una sua lettura.
Come giustamente dice, il distacco la scoraggia confermandole ciò che lei già pensava di se stesso. Si trova all'interno di un circolo vizioso che deve essere interrotto.
Bisogna approfondire i vissuti di cui stiamo parlando. Sono ricchi di sfumature ed emozioni da cui non è possibile prescindere.
Come valuterebbe la possibilità di rivolgersi a uno psicoterapeuta?
Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 3.3k visite dal 22/05/2016.
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