La serenità, ma cambiando forse me stesso

Buongiorno. Sono un ragazzo di 25 anni e scrivo qui perché esco da poco da una storia lunga sei anni e sono molto confuso sui miei sentimenti. Tra me e lei è successo quello che deve succedere in ogni coppia insieme da parecchio tempo, soprattutto a questa età, ovvero il rapporto era diventato per me piatto e monotono e poco più di una settimana fa abbiamo deciso di interrompere. Lei è sempre stato molto legata a me, in maniera indiscussa e forse questo ha contribuito al mio problema. Attualmente provo per lei un forte affetto, un istinto a proteggerla da tutto come fosse una bambina, ma credo questo non basti. Ho rinunciato ad alcune esperienze per lei, perché credevo nel nostro rapporto; tuttavia non ne sono passato indenne, in quanto mi manca un po' di leggerezza, un non aver fatto alcune "ragazzate" che la maggior parte dei miei amici ha fatto o fa. Vorrei non doverlo dire, ma ho paura a trenta o quarant'anni di rimpiangere quello che non ho fatto in questa età e di non aver vissuto certi anni con più serenità e meno senso del dovere (ho sempre preso tutto seriamente, mi son sempre impegnato a scuola e a 25 anni ho già due lauree, sempre intento a non deludere mai nessuno). Anche ora che il mio cuore dice forse di prendersi un momento di pausa e fare quello che mi son sempre trattenuto dal fare per suo rispetto, non ho perso la speranza di poterla un giorno riabbracciare e di tornare felice insieme a lei, perché sono sinceramente convinto che sia una ragazza d'oro, che faticherò molto a trovare una come lei e che mi mangerò le mani un giorno a vederla con un altro uomo. La verità è che non so bene cosa voglio e un pensiero mi assilla: se questo problema della monotonia e insita in ogni coppia non è cambiando persona che troverò la serenità, ma cambiando forse me stesso; ma come fare? sto sbagliando? Non lo so.
Confidando in una risposta, vi ringrazio fin da ora.
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Bravo!
Mi compiaccio per la Sua auto-analisi. Le due lauree che ha conseguito non sono evidentemente state proprio inutili e Le hanno insegnato a ragionare!
Il dilemma che Lei si trova a fronteggiare e' esistenziale.
E se decidera' di fronteggiarlp da solo deve assumersene l'onere e l'onore.
Potra' sentirsi piu' libero di fare le esperienze che Le capiteranno. Non sentirsi in colpa verso la Sua ragazza cosi' "legata"a Lei.
Ma non avra' piu' tutto cio' che Lei le dava ed avrebbe potuto darLe.
Se per Lei tutto questo ha un valore solo Lei puo' sentirlo. Se invece tutto questo per Lei significa "piattezza" solo Lei puo' sentirlo!
Se pero' questa scelta non riesce a farla c'e qualcosa dentro di Lei che merita di essere elaborato. E che riguarda la Sua identita'. Di uomo e di essere umano.
In tal caso Le suggerirei di parlarne con una persona che Lei riconosca all'altezza di farlo. Potrebbe avvenire in una psicoanalisi del profondo, in una psicoterapia dinamica. Sara' Sua la scelta!
I miei auguri.

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

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Utente
Utente
Grazie per la risposta. La scelta che dovrei prendere (dimenticarla) riuscirei a farla, ma non VOGLIO farla. Perché non voglio arrendermi e rinunciare a lei per la monotonia e per lo scarso entusiasmo mi sembra semplicistico e poco maturo. Lei però ne soffriva e giustamente non poteva continuare così; e così sto cercando di lavorare su me stesso per capire anche, come ha detto Lei, chi sono veramente e cosa voglio, diviso tra cuore e testa, pulsioni istintive.
Non riesco e non voglio credere che l'amore dipenda dall'entusiasmo, ci deve essere un altro collante, altrimenti per lo stesso motivo scarto qualsiasi altra persona, una volta passato l'entusiasmo iniziale. Forse manca un progetto, che per forza non deve essere il matrimonio. Il nostro amore era nato quando eravamo molto giovani e più ingenui e abbiamo sempre vissuto "alla giornata", godendo delle gioie e soffrendo qualche piccolo dolore. Ma anche se fosse l'idea del matrimonio, questa mi mette ansia e un forte senso di soffocamento. A questo proposito vorrei aggiungere un altro elemento che non ho citato finora. Lei è sempre stata molto gelosa e possessiva e questo ha contribuito al mio malessere. Credo che la possessività non faccia bene all'amore. Io invece l'esatto opposto, un po' perché mi fidavo di lei un po' perché non volevo far pesare a lei quello che lei faceva pesare a me, per non rischiare di perderla. Si era creato un meccanismo per cui io tiravo indietro sempre più e lei invece si aggrappava sempre più.
Credo che l'amore debba essere stimolato: la sicurezza che l'altro c'è è bella, ma mette noia. Deve esserci il dubbio ogni tanto e io glielo davo (anche un po' consapevolmente) perché io davo amore a piccoli sorsi, lei invece me lo dava sempre. Le chiedo ora: secondo Lei devo parlarne a quattr'occhi o devo affrontare da solo queste questioni? L'ho già fatto in parte scrivendo una lettera qualche giorno fa, ma non mi sembra abbastanza.
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Deve risolvere dentro di Se' i tantissimi dubbi che ha.
Fino a trovare TUTTE le risposte.
E potrebbero essere proprio tante!
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Utente
Utente
Buongiorno. Torno a scrivere qui per fare chiarezza sui miei problemi sentimentali. Sono passati quasi due mesi da quando ci siamo lasciati ma penso ancora molto a lei perché so di aver perso una persona unica. Tuttavia non me la sento di tornare insieme perché so che i miei problemi non sono risolti; eppure sto cercando in tutti i modi di trovare una soluzione. Ho un blocco psicologico e credo che derivi dalle limitazioni, dalle proibizioni che nel tempo mi sono state fatte e mi sono fatto con lei; mi sento come quando si mangia soltanto un cibo per lungo tempo: a furia di mangiarlo, seppur gradito, diventa alla fine "indigesto" fino a non riuscire più ad affrontarlo. Mi chiedevo se il meccanismo psicologico può essere lo stesso e se si può in qualche modo tornare ad apprezzare quel "cibo".
Grazie, cordiali saluti.

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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile ragazzo,
Due mesi sono sufficienti a riflettere da solo.
Ma se da solo non ha risolto e non ha trovato una strada che La soddisfi per vivere come Lei desidera penso che Le potrebbe essere utile un sostegno psicoterapeutico.
Per comprendersi davvero e poi fare le Sue scelte tenendo conto delle Sue esigenze e non solo della Sua volonta'.
Si tratta di due strade che spesso non coincidono e neanche si rendono conto l'una dell'altra e occorre essere sicuri di questo per potere scegliere quale percorrere.
Esiste un mondo dentro di noi che ci guida, un mondo inconscio potentissimo con cui occorre stabilire un contatto per potere essere piu' felici!
Auguri percio!