insonnia, sogni e incubi

Buongiorno,
sono un ragazzo di 25 anni. Fin da bambino ho sofferto saltuariamente di episodi di leggera ansia. Questa si è progressivamente aggravata dopo una scelta universitaria (ingegneria meccanica), presa decisamente con il cervello invece che con il cuore. In realtà ho sempre desiderato nel profondo fare teatro ma mi sono sempre lasciato scoraggiare dai miei insegnanti e da alcuni attori professionisti con cui sono venuto in contatto. Parallelamente al corso di laurea ho comunque continuamente studiato e fatto esperienze nel ramo, ovviamente con grossa difficoltà a far coincedere le due cose e rinunciando ad una normale vita sociale al di fuori di questi impegni. Circa un anno fa sono stato in cura da una psicoterapeuta psicodinamica perché i sintomi dell'ansia si erano tramutati in moderata depressione. In alcuni mesi ho riacquisito una grossa fiducia in me stesso e voglia di fare, in particolare smettendo di reprimere quell'ansia ma cercando di capirla; ho recuperato diversi esami ed ora frequento l'ultimo semestre di laurea magistrale. Inoltre ho conosciuto per la prima volta delle persone nell'ambito teatrale che "ce l'hanno fatta" e mi spronano a continuare. Voglio dunque provarci seriamente una volta finita la laurea (che mi appare sempre più lontana dalla mia sensibilità). I miei genitori mi supporterebbero ancora per un po' e sono d'accordo. Il mio problema è che da quando mi sono posto questo obiettivo l'ansia è ritornata sotto forma di insonnia. Durante il giorno non riesco a rilassarmi veramente ma so contenere i sintomi (tensione, piccole ossessioni ecc.) col training autogeno. Di notte puntualmente mi sveglio anzitempo a seguito di sogni. Tipicamente sogno di essere su un palco oppure sogno episodi determinanti del passato in modo diverso (es. di non iscrivermi ad ingegneria). Altre volte sogno di non avere il controllo della mia vita e ne escono incubi spaventosi. Mi chiedo se sia necessario ricorrere ad ansiolitici. Ho paura mi diano dipendenza. Io vorrei tanto far capire alla mia mente che non ho più intenzione di reprimerla ma di darmi solo qualche mese per finire la tesi (non voglio poi troppo idealizzare la difficile carriera di attore).
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Dr.ssa Valentina Sciubba Psicoterapeuta, Psicologo 1.7k 38
Gentile ragazzo,
la sua storia è singolare: da una parte sta terminando mi sembra brillantemente gli studi, dal momento che ha solo 25 anni e quindi è da presumere che sia più o meno in corso, dall'altra dice che l'ingegneria meccanica le appare sempre più lontana dalla sua sensibilità.
Purtroppo riuscire negli studi non sempre significa amarli o essere portati per una determinata attività, anche se nel suo caso la rapidità con cui si avvia a terminarli pone ragionevoli dubbi.

Penso avrebbe bisogno di un'attività di orientamento, forse anche di sperimentare e di sperimentarsi nell'altra attività di attore (non sempre ciò per cui nutriamo una passione è veramente alla nostra portata) e le scelte potrebbero essere rinforzate da una rimodulazione dei rapporti familiari o dei fattori che l'hanno portata a condurre delle scelte contraddittorie e a sviluppare sintomi d'ansia.
Le consiglio perciò di consultare uno psicologo psicoterapeuta. Esistono inoltre anche altri approcci, oltre quello psicodinamico, più brevi ma non di meno efficaci.

Valentina Sciubba Psicologa
www.valentinasciubba.it Terapia on line
Terapia Breve Strategica e della Gestalt
Disturbi psicologici e mente-corpo

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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Salve a lei, ho trovato suggestivo il suo racconto per gli itinerari che è riuscito a percorrere e che ci ha comunicato, cimentandosi nella difficile ma creativa possibilità di cambiare il destino della propria vita.

Ho trovato significativo il doppio viraggio che ci descrive relativamente all'ansia: legato ad aspetti che definisce depressivi oppure, attualmente, legato all'insonnia.

Se consideriamo il primo aspetto, cioè il fatto che l'ansia "si tramuta in depressione", mi sono chiesto: perché? Forse la risposta la fornisce lei stesso, quando afferma: "Vorrei tanto far capire alla mia mente che non ho più intenzione di reprimerla ma di darmi solo qualche mese per finire la tesi (non voglio poi troppo idealizzare la difficile carriera di attore)".
Potremmo ipotizzare cioè che l'ansia "si tramuta in depressione" quando lei la affronta evitandola o facendosi assoggettare da un vissuto di rinuncia per esempio, lei direbbe "reprimendosi". Potrebbe essere questo il modo di annullarla, ma al prezzo di annullare anche se stesso. E lei per primo, oggi, ha scelto di non seguire questa strada.

È stato infatti capace di ascoltare il vissuto depressivo, che potremmo dire la mortificava, e grazie a questo, ha intrapreso un percorso psicoterapeutico che mi pare sia stato molto positivo, potremmo dire trasformato.

Se questa ipotesi fosse vera, cioè che il vissuto depressivo la calma dall'ansia, emergendo dalla condizione depressiva, l'ansia torna inevitabilmente. Personalmente non la ridurrei più evitandola o comunque rifletterei su questa sua intenzione di oggi. Veniamo quindi al secondo aspetto: "l'ansia sotto forma di insonnia".
L'ansia di giorno passa, ma dalle sue parole sembra che lei non la gestisca più "capendola" come aveva fatto in precedenza con successo. Va bene rilassarsi, assieme alla comprensione però. Infatti di notte, non essendo gestita da una autentica funzione riflessiva, lei viene travolto dal suo stato d'animo che sembra essere dirompente. Non si deve arginare in modo esclusivamente meccanico con il "cervello", bisogna farsene carico e prendersene cura dandogli senso con il "cuore".

Senz'altro comprendo che essere insonni è un problema, ma lei fornisce un'indicazione preziosa: si sveglia perché sogna.
Secondo il mio orientamento teorico che è psicoanalitico, sognare è un'esperienza massimamente creativa, quindi se è questo che provoca l'insonnia, questo merita la massima attenzione.
Potrebbe per caso avere timore del suo potenziale emergente, con tutto il carico emotivo che inevitabilmente esso comporta?

Inoltre sento importante comunicarle un altro pensiero che ho avuto leggendo il suo racconto. Ci dice che leggeri episodi di ansia li ha avuti fin da bambino. Questo mi ha spinto a farmi una domanda: forse potrebbero esserci anche altri aspetti, accanto a quello universitario o teatrale, ad esempio aspetti di sé e della sua vita personale che lei ha "represso", magari non volendo deludere le aspettative degli altri o forse a volte faticando a esprimersi? E quindi potrebbe darsi che attualmente si stia smuovendo il suo mondo interiore intero, provocando un'impegnativa ma creativa rivoluzione di sé?

Se le va di dirmi, posso chiederle se ha interrotto la psicoterapia che mi sembra sia stata una esperienza importante?

Un saluto,
Enrico de Sanctis

Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it

[#3]
Utente
Utente
Gentili dottori, grazie per le risposte.

Dott.ssa Sciubba:
"Purtroppo riuscire negli studi non sempre significa amarli o essere portati per una determinata attività, anche se nel suo caso la rapidità con cui si avvia a terminarli pone ragionevoli dubbi."
In realtà li ho iniziati con un certo interesse, è che non amo l'aspetto applicativo che trovo ripetitivo. Per fortuna sono riuscito sempre bene in tutte le materie dunque i risultati sono comunque buoni.

Dott. De Sanctis:
"Potremmo ipotizzare cioè che l'ansia "si tramuta in depressione" quando lei la affronta evitandola o facendosi assoggettare da un vissuto di rinuncia per esempio, lei direbbe "reprimendosi"."
Anche io sono giunto alla stessa conclusione. Per questo preferisco questo stato, sebbene faticoso, al precedente.

"forse potrebbero esserci anche altri aspetti, accanto a quello universitario o teatrale, ad esempio aspetti di sé e della sua vita personale che lei ha "represso", magari non volendo deludere le aspettative degli altri o forse a volte faticando a esprimersi?"
Ho represso fino ai 21 anni la mia vita affettiva, omosessuale. Le storie avute in seguito sono state purtroppo deludenti per varie ragioni. Ma si tratta di vicende comuni a molti ragazzi gay per quello che vedo. Da questo punto di vista, dunque, mi sono messo il "cuore in pace". Non mi faccio particolari aspettative e spero di conoscere qualcuno in modo "casuale" e non più attraverso la frequentazione di chat o locali. Questo chiaramente è stato ed è motivo di sofferenza ma, dipendendo solo parzialmente da me, non vedo che altro posso fare.

In generale pensate che un ansiolitico possa essere una buona soluzione, ovviamente temporanea, nel mio caso? Pensavo di spiegare la questione al mio medico di base.
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Che cosa importante che ci dice. Intanto voglio comunicarle che capisco quanto possa essere doloroso non trovare un amore corrisposto. Niente "cuore in pace" però, nonostante le delusioni. È ancora molto giovane, vedrà che le capiterà.

Penso che il tema della repressione sia centrale. Perché, come ci testimonia nel nostro scambio, potrebbe riguardare la sua storia e le sue esperienze esistenziali più antiche.

Nella mia risposta precedente, cercavo di darle delle indicazioni relativamente alla sua domanda sull'ansiolitico. È necessario che lei faccia una riflessione: prendere l'ansiolitico oggi, significa in qualche modo temporeggiare, reprimersi?

Se l'insonnia è generata dalla sua espressività emergente, manifestata attraverso l'esperienza creativa dei sogni, io non la reprimerei nuovamente. Mi fa pensare a un noto psicoanalista, di nome Bion, il quale sostiene che chi non sogna non può pensare se stesso ed esprimersi.
Allora mi chiedo: l'ansiolitico serve per non sognare, per non gestire se stesso e annullarsi?

Certo, se ha bisogno di dormire perché giustamente è necessario riposarsi, perché il giorno dopo deve svegliarsi presto, questo è comprensibile.
Anche temporeggiare è umano, a volte è necessario. Però, se penso all'omosessualità e alla sua vita affettiva, ha aspettato tanto, troppo... A un certo punto bisogna cercare di emergere, altrimenti si resta in uno stato sopravvivenziale. Questo non vuol dire poi realizzarsi con certezza, come lei ci testimonia relativamente al fatto che non è fidanzato ad esempio. Significa però cercare, sperimentare, almeno provarci. Significa esistere, come lei si è autorizzato a fare relativamente alla sua omosessualità.

Ed è fondamentale che ora lei impari a gestire ciò che sta venendo fuori di sé. Gestirlo non significa appiattirlo, e se l'obiettivo dell'ansiolitico diventa questo, ci rifletterei bene se assumerlo. Sta facendo tanto, continui a farsi carico di se stesso e ad assumersi la responsabilità della sua libertà. So che è faticoso e può far paura, so quanto intenso sia il carico emotivo. A me sembra che lei, con la sua attività onirica, ce lo testimoni. Ma questa è anche un'esperienza estremamente vitale.

Le chiedevo se ha interrotto la psicoterapia, non ho capito se ha voglia di parlarne?
Glielo devo sottolineare perché penso che in questo momento possa essere indispensabile e molto utile. In lei mi sembra si sia sviluppato un fertile germoglio, appena nato. Perché si radichi e si fortifichi ha ancora bisogno di cure e tempo, fin da ora.

Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
[#5]
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.5k 597
Gentile utente,

Lei è in psicoterapia.

Ma al contempo si chiede:
<<Mi chiedo se sia necessario ricorrere ad ansiolitici. Ho paura mi diano dipendenza.<<

La domanda la può rivolgere al/la Psicoterapeuta, che La conosce e conosce i Suoi processi psichici.

E' vero: talvolta psicoterapia + farmaci danno risultati ottimali, come può leggere qui nel caso della depressione:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/6285-depressione-psicoterapia-e-piu-efficace-dei-soli-farmaci-nel-lungo-periodo.html

E se - secondo la vautazione dello specialista - gli psicofarmaci sono necessari per Lei, quando non lo saranno più, Lei tenderà addirittura a dimenticarseli (avviene spesso, secondo la mia esperienza clinica con i pazienti) rispetto alla dipendenza.

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#6]
Utente
Utente
Gentili Dottori,
la psicoterapia l'ho interrotta quando non ho più avuto sintomi depressivi tempo fa. Vedrò in ogni caso che fare con l'evolversi della situazione.
Grazie per l'attenzione.
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.5k 597
Gentile utente,

la psicoterapia non andrebbe assolutamente interrotta quando i sintomi scompaiono (come del resto la farmacoterapia), bensì quando il percorso ha permesso di individuare dei nuclei problematici e di riuscire ad elaborarli e/o gestirli.

Le abbiamo fornito spunti di riflessione con differenti "voci".
Vedrà Lei come utilizzarli opportunamente.
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