Ansia e ipocondria
Buongiorno a tutti.
Sono una ragazza di 25 anni. Studio fuori sede e sto per terminare il biennio di specialistica all'università. Da quando mi sono trasferita hanno cominciato ad accentuarsi sintomi ansiosi, segno forse di una tendenza che ho sempre avuto (sono sempre stata una ragazza apprensiva e sensibile e tendo a voler tenere tutto sotto controllo): due anni fa cominciò tutto con la sensazione di dover fare respiri profondi, forzati, che ho provato più volte in vita mia fin da piccola (e fatti accertamenti di conseguenza risultati negativi) che è culminata poi in un attacco di panico piuttosto violento, per fortuna l'unico, almeno di questa intensità.
Durante i mesi successivi ho continuato a condurre la mia vita normalmente, ma ho sviluppato un'attenzione esagerata per ogni sintomo corporeo e questa cosa è andata accentuandosi di mese in mese finché le ossessioni sul mio stato di salute non hanno monopolizzato le mie giornate convincendomi ad andare da una psicoterapeuta cognitivo-comportamentale. All'inizio i colloqui erano frequenti, tutt'ora vado da lei con minore frequenza, ma non ho abbandonato del tutto la psicoterapia. Mi ha aiutato moltissimo e sto notevolmente meglio da allora, soprattutto perché non ho più un'ansia perenne che resta in sottofondo tutti i giorni a tutte le ore, seguendomi qualsiasi cosa io faccia.
Tuttavia, si manifestano dei casi isolati, di solito di breve durata, ma molto sgradevoli, che di solito hanno questo andamento: compare un sintomo fisico (soffro spesso di tensione muscolare, cefalea tensiva con sensazione di tensione alla testa, alla mandibola, al collo...sono stata anche da un fisioterapista che mi ha riscontrato contratture muscolare nelle spalle e nel collo), cerco di non focalizzarmici, ma comincio a preoccuparmene in "sottofondo", sviluppando una tensione interiore crescente, finché non esplode l'ansia con una crisi di pianto a singhiozzi, incontrollabile, della durata di 10-15 minuti. A volte ho anche disturbi del sonno, con incubi, risvegli improvvisi nel panico per poi riaddormentarmi dopo pochi minuti.
Nonostante io abbia giovato della psicoterapia, restano questi episodi che seppur sporadici mi spaventano e mi demoralizzano. Ho la sensazione che la psicologa abbia delle "aspettative" nei miei confronti e a volte parlo delle mie emozioni in modo meno sentito di come in realtà le provo per minimizzarle e vado via con un senso di inconclusione...forse dovrei parlarne con lei e non qui, ma volevo chiedere pareri di altri esperti.
Premetto che attualmente non sono propensa a sottopormi a terapie farmacologiche per l'ansia.
Grazie
Sono una ragazza di 25 anni. Studio fuori sede e sto per terminare il biennio di specialistica all'università. Da quando mi sono trasferita hanno cominciato ad accentuarsi sintomi ansiosi, segno forse di una tendenza che ho sempre avuto (sono sempre stata una ragazza apprensiva e sensibile e tendo a voler tenere tutto sotto controllo): due anni fa cominciò tutto con la sensazione di dover fare respiri profondi, forzati, che ho provato più volte in vita mia fin da piccola (e fatti accertamenti di conseguenza risultati negativi) che è culminata poi in un attacco di panico piuttosto violento, per fortuna l'unico, almeno di questa intensità.
Durante i mesi successivi ho continuato a condurre la mia vita normalmente, ma ho sviluppato un'attenzione esagerata per ogni sintomo corporeo e questa cosa è andata accentuandosi di mese in mese finché le ossessioni sul mio stato di salute non hanno monopolizzato le mie giornate convincendomi ad andare da una psicoterapeuta cognitivo-comportamentale. All'inizio i colloqui erano frequenti, tutt'ora vado da lei con minore frequenza, ma non ho abbandonato del tutto la psicoterapia. Mi ha aiutato moltissimo e sto notevolmente meglio da allora, soprattutto perché non ho più un'ansia perenne che resta in sottofondo tutti i giorni a tutte le ore, seguendomi qualsiasi cosa io faccia.
Tuttavia, si manifestano dei casi isolati, di solito di breve durata, ma molto sgradevoli, che di solito hanno questo andamento: compare un sintomo fisico (soffro spesso di tensione muscolare, cefalea tensiva con sensazione di tensione alla testa, alla mandibola, al collo...sono stata anche da un fisioterapista che mi ha riscontrato contratture muscolare nelle spalle e nel collo), cerco di non focalizzarmici, ma comincio a preoccuparmene in "sottofondo", sviluppando una tensione interiore crescente, finché non esplode l'ansia con una crisi di pianto a singhiozzi, incontrollabile, della durata di 10-15 minuti. A volte ho anche disturbi del sonno, con incubi, risvegli improvvisi nel panico per poi riaddormentarmi dopo pochi minuti.
Nonostante io abbia giovato della psicoterapia, restano questi episodi che seppur sporadici mi spaventano e mi demoralizzano. Ho la sensazione che la psicologa abbia delle "aspettative" nei miei confronti e a volte parlo delle mie emozioni in modo meno sentito di come in realtà le provo per minimizzarle e vado via con un senso di inconclusione...forse dovrei parlarne con lei e non qui, ma volevo chiedere pareri di altri esperti.
Premetto che attualmente non sono propensa a sottopormi a terapie farmacologiche per l'ansia.
Grazie
[#1]
Carissima, le consiglio appunto di parlarne con la sua psicologa e di domandarsi se Lei ha delle paure circa il futuro , le scelte affettive lavorative che ha fatto, se ci sono dei problemi aperti.. dei nodi che vengono da lontano, dalla sua storia e che la fanno stare sempre in allarme, sempre in situazione di allerta
Cosa ne pensa ? Secondo me , chiarire e riflettere su tutto questo è fondamentale..
non possiamo prescindere dalla nostra storia perchè è questa che determina con quali occhiali guardiamo il mondo..
..Cari saluti ,le auguro di fare un passo ancora per trovare del tutto la serenità
Cosa ne pensa ? Secondo me , chiarire e riflettere su tutto questo è fondamentale..
non possiamo prescindere dalla nostra storia perchè è questa che determina con quali occhiali guardiamo il mondo..
..Cari saluti ,le auguro di fare un passo ancora per trovare del tutto la serenità
MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it
[#2]
Ex utente
Ho molte paure circa il futuro, perché dopo la laurea non ho idea di cosa fare, potrei fare tutto o nulla, potrei dover andare fuori per un periodo pur sapendo che la prima volta che sono andata fuori di casa i miei problemi di ansia si sono accentuati... Mi sono affezionata alla città dove sono adesso, ma tutto potrebbe di nuovo cambiare, dovrei di nuovo crearmi delle abitudini e trovare dei luoghi in cui mi sento sicura, dopo aver faticato a trovarne qui... Alcune persone si sentono entusiaste pensando al futuro, immaginandosi di fare un'esperienza all'estero, di andare di qua e di là, ma io sono terrorizzata e a volte mi immagino di scappare da qualche parte e rimanervi per un po' (per esempio a casa dai miei o dal mio ragazzo), ma quando magari mi regalo un periodo di tranquillità in un posto sicuro non genera in me la serenità che mi aspettavo, in pratica mi sembra sempre di vivere incastrata in situazioni senza uscita.
Ci tengo a dire che la realtà non è drammatica come sembra, le mie giornate sono normalissime, ho affetti intorno a me, ho un buon rapporto con i miei genitori e col mio ragazzo e la città dove studio la sento come una seconda casa.
Il problema è questo mio modo intimo e soggettivo di vedere le cose. La psicoterapeuta mi mostra talvolta altre prospettive della questione, che anche io vedo e a volte riesco a mantenere, ma c'è un'altra faccia della medaglia. Da un lato l'entusiasmo, dall'altra la paura. E' come se saltassi da parte a parte a giorni alterni.
Grazie
Ci tengo a dire che la realtà non è drammatica come sembra, le mie giornate sono normalissime, ho affetti intorno a me, ho un buon rapporto con i miei genitori e col mio ragazzo e la città dove studio la sento come una seconda casa.
Il problema è questo mio modo intimo e soggettivo di vedere le cose. La psicoterapeuta mi mostra talvolta altre prospettive della questione, che anche io vedo e a volte riesco a mantenere, ma c'è un'altra faccia della medaglia. Da un lato l'entusiasmo, dall'altra la paura. E' come se saltassi da parte a parte a giorni alterni.
Grazie
[#3]
Prova a pensare di restare nella città degli studi , già nota, per trovare un lavoro consono lì..
d'altra parte , scegliendo questo Corso cosa ti proponevi di fare ?Dopo..? E cosa ti piacerebbe fare davvero..
Per fortuna hai la tua psicoterapeuta, discuti con lei la cosa .. con calma , senza drammi , che alla fine non sei sotto un ponte.. alla fine , mediando col possibile, una strada la si trova..
a piccoli passi..
Non è detto che sia necessario fare esperienza all'estero , se uno non se la sente ..calma , guardati intorno qui..
Auguri per tutto !
d'altra parte , scegliendo questo Corso cosa ti proponevi di fare ?Dopo..? E cosa ti piacerebbe fare davvero..
Per fortuna hai la tua psicoterapeuta, discuti con lei la cosa .. con calma , senza drammi , che alla fine non sei sotto un ponte.. alla fine , mediando col possibile, una strada la si trova..
a piccoli passi..
Non è detto che sia necessario fare esperienza all'estero , se uno non se la sente ..calma , guardati intorno qui..
Auguri per tutto !
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.8k visite dal 27/04/2016.
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