relazione con una ragazza borderline
Salve a tutti. Come da titolo, ho avuto una relazione con una ragazza borderline con associato un disturbo dell'umore. La nostra storia è durata cinque anni, ma ci siamo conosciuti e "incontrati-scontrati" già da prima. In questo esatto momento a dire la verità non saprei dire se la nostra storia è finita davvero, ed è proprio qui il problema maggiore. La mia ragazza era in cura già da tempo presso uno psicoterapeuta (adesso dovrebbero essere già sei anni) e nel corso della nostra storia ho avuto modo di vedere i miglioramenti. Sono andato a vivere a casa sua molto presto: abbiamo sempre avuto un'intesa intellettuale meravigliosa e, all'inizio, anche emotiva e passionale. Il nostro rapporto però, nonostante questo, è sempre stato difficile, ricco di incomprensioni e litigi, ma tendenzialmente ho sempre cercato di evitare di attribuire molti dei suoi comportamenti al disturbo, dal momento che lei mi ha sempre dimostrato di lavorare molto su di sé con il suo psichiatra e io ho sempre cercato di darle fiducia e di farle sentire la mia comprensione. Purtroppo però questa comprensione non è bastata e, nonostante quelli che a me sembrano grandi sforzi da parte mia, lei mi ha sempre accusato di essere manchevole nei suoi confronti, di non averla capita, di averla abbandonata in occasioni importanti, di non aver fatto abbastanza. Ad un certo punto è arrivata a consigliarmi di andare da un terapeuta a mia volta perché credeva che fossi affetto da un narcisismo molto marcato, che mi rendeva troppo egoista e centrato su di me. Due anni e mezzo fa cominciò a divenire sempre più fisicamente distante e anaffettiva fino a che, esasperato, non la convinsi ad andare in terapia di coppia all'inizio di quest'anno, anche per cercare di capire meglio i problemi del mio eventuale narcisismo e fare un lavoro su di me insieme a lei. La nostra intesa intellettuale e il tempo che passavamo insieme erano sempre molti belli, ma la dimensione fisica ed emotiva erano ormai spenti (l'allontanamento è stato il suo, anche se lei rifiuta questa lettura dicendo che è stata una risposta alle mie disattenzioni), tanto che non voleva nemmeno più condividere il letto con me (anche perché ha sempre avuto problemi di sonno e preferiva restare sola, diceva). In corso di terapia ha voluto che tornassimo in tetti separati e, dopo qualche settimana, dal momento che nemmeno davanti al terapeuta riuscivamo a capirci (fondamentalmente io le spiegavo di aver tentato di tutto per darle sufficienti attenzioni, ma di non riuscire a renderla felice), ho preso in considerazione l'idea di una separazione definitiva. La sola idea però di non vedermi e sentirmi più l'ha gettata nel panico e, dopo un po' , ha deciso di sospendere la terapia come se non ci fosse più niente da fare per noi, però ha voluto che continuassimo a sentirci e vederci di tanto in tanto. Io, completamente disorientato dalla sua freddezza da una parte e da questo fortissimo attaccamento dall'altra, ho accettato, anche perché riconosco di non aver avuto le forze per dare un taglio netto (mi sento la parte "lasciata", anche se lei rifiuta questa mia lettura della storia, ed emotivamente non riesco ad accettare di distaccarmi del tutto da lei, anche se con la testa penso spesso che dovrei). Da un paio di mesi quindi tutte le sere aspetto i suoi messaggi in chat, in cui continua a parlare con me delle nostre giornate con lo stesso linguaggio "speciale" che ha sempre contraddistinto la nostra coppia (il linguaggio della nostra intimità e quotidianità di quando vivevamo insieme) e il fine settimana mi chiede di vederci a cena. Ho cercato di chiederle più volte quale sono le sue intenzioni, ma lei dice che "non lo sa". Di tanto in tanto mi dà segnali che la nostra storia non ha speranze, ma poi continua ad essere attaccata a me, anche se non vuole più affrontare discorsi sul tema, essendo sempre terrorizzata dalla prospettiva che io sparisca dalla sua vita. MI ha chiesto anche di non farle vedere che soffro, perché il suo problema è "sentirsi evanescente" e non avere minimamente ego, quindi vedermi soffrire la devasterebbe. Io, dal canto mio, anche perché sto affrontando una fase molto delicata dal punto di vista lavorativo e ho bisogno di reggermi in piedi, cerco di "vivacchiare" in questa situazione, anche perché ho bisogno di sentirla la sera e pensare di troncare definitivamente mi farebbe stare troppo male, sia per le sue reazioni, sia perché so che mi mancherebbe. Ma ho il terrore di vederla con qualcun altro e allo stesso tempo so che, finché mi sentirò legato a lei, io non potrò iniziare una nuova vita o pensare minimamente di avvicinarmi a un'altra. Finché si fa sentire e mi sembra sia vicina a me forse incosciamente spero che torni e sto bene, ma poi al minimo dubbio che lei voglia allontanarsi o che ci sia qualcun altro sprofondo in una disperazione cupa. Perché fa così? E perché anche io non riesco a districare questa situazione? Ad ogni modo ho prenotato un appuntamento per una consulenza psicologica individuale, anche per lavorare sui miei problemi, che siano di narcisismo, di dipendenza affettiva o di altro ancora non so. Grazie
[#1]
Gentile Utente,
Quanto dolore e quanta passione nelle sue parole..
Amore e paura
Bisogno e piacere
Notti insonni della su ragazza e tanti terapeuti..
A volte le relazioni tossiche però, se non possono essere aiutare o cambiate, andrebbero recise per salvaguardare la salute psichica e fisica di entrambi ...
Provi a leggere questa lettura chiedo racchiuda o suoi punti di domanda
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/6464-quando-si-perde-in-un-amore.html
Quanto dolore e quanta passione nelle sue parole..
Amore e paura
Bisogno e piacere
Notti insonni della su ragazza e tanti terapeuti..
A volte le relazioni tossiche però, se non possono essere aiutare o cambiate, andrebbero recise per salvaguardare la salute psichica e fisica di entrambi ...
Provi a leggere questa lettura chiedo racchiuda o suoi punti di domanda
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/6464-quando-si-perde-in-un-amore.html
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#2]
Gentile utente,
Solitamente nei consulti cerchiamo di far capire alle persone la necessità di rivolgersi ad uno specialista. Nel suo caso lei sembra già avere una certa consapevolezza dei problemi che l'hanno già portata a chiedere aiuto diverse volte. Quello su cui dovrebbe lavorare ora è il coraggio di volersi bene e farsi del bene.
Un rapporto con una persona borderline non è di certo facile, con i repentini cambi di umore e la loro forte capacità manipolativa riescono a tenere legati e spesso dipendenti i partner. Infatti l'attuale situazione rappresenta proprio questo aspetto: voglio che te ne vai ma non del tutto. E lei ovviamente è confuso e soffre per questo doppio legame che però è patologico. Lei non può ritenersi completamente responsabile del naufragio di questo rapporto. Lei è semplicemente una persona innamorata e non può sostituirsi al suo (della sua ragazza) psicologo. Non è lei che può salvarla. Volersi bene significa anche avere il coraggio delle proprie azioni seppur dolorose.
Sicuramente intraprendere un percorso per se e non per la coppia può esserle di aiuto e mi creda, non si faccia autodiagnosi, non si etichetti in nessun modo. Sarà lo psicologo dopo un'attenta valutazione a dirle cosa si può fare per migliorare il suo benessere ed equilibrio psicofisico.
Cordialmente
Solitamente nei consulti cerchiamo di far capire alle persone la necessità di rivolgersi ad uno specialista. Nel suo caso lei sembra già avere una certa consapevolezza dei problemi che l'hanno già portata a chiedere aiuto diverse volte. Quello su cui dovrebbe lavorare ora è il coraggio di volersi bene e farsi del bene.
Un rapporto con una persona borderline non è di certo facile, con i repentini cambi di umore e la loro forte capacità manipolativa riescono a tenere legati e spesso dipendenti i partner. Infatti l'attuale situazione rappresenta proprio questo aspetto: voglio che te ne vai ma non del tutto. E lei ovviamente è confuso e soffre per questo doppio legame che però è patologico. Lei non può ritenersi completamente responsabile del naufragio di questo rapporto. Lei è semplicemente una persona innamorata e non può sostituirsi al suo (della sua ragazza) psicologo. Non è lei che può salvarla. Volersi bene significa anche avere il coraggio delle proprie azioni seppur dolorose.
Sicuramente intraprendere un percorso per se e non per la coppia può esserle di aiuto e mi creda, non si faccia autodiagnosi, non si etichetti in nessun modo. Sarà lo psicologo dopo un'attenta valutazione a dirle cosa si può fare per migliorare il suo benessere ed equilibrio psicofisico.
Cordialmente
Dr.ssa Marta Stentella - Roma e Terni
Psicologa Clinica e Forense, Psicodiagnosta
www.martastentella.it
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 25.2k visite dal 22/04/2016.
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