periodo complicato (consigli)

Salve, sono un ragazzo di 20 anni che fino ad unno fa studiava a 1000 km da casa, in condizioni di precarietà economica, in attesa delle borse di studio ho preparato un esame, all’arrivo della borsa ho cominciato a prepararne un altro. Da lì mi arriva la notizia della malattia di mio padre, studiando in ospedale ho quasi terminato il programma e con successo l’ho superato. Nel mio progetto vi era un terzo esame che mi permetteva di distribuire altri tre esami nel secondo semestre ai fini del raggiungimento della borsa di studio. La malattia di mio padre mi ha nuovamente destabilizzato, dopo un anno in cui alcuni eventi, tra cui l’aver confidato ad una ragazza innamorata di me la mia omoaffettività, in un primo momento dissi bisessualità, lo disse ai suoi amici liceali causandomi ansia sociale e deconcentrazione negli studi.
Ha inoltre raccontato ad un ragazzo etero del mio invaghimento saputosi attraverso un conoscente a cui raccontai una storia inventata fra me e lui con particolari filmici e dinamiche relazionali di abbandono, tradimento e attaccamento. Non avendo fortunatamente subito conseguenze dell’accaduto ho ottenuto la maturità (100/100), nel quale periodo di preparazione ho assistito ad un triste accaduto: il tentato suicidio di mia madre, lanciatasi da 10 metri, oggi viva per miracolo e in carrozzina, a cui avevo accennato la mia omosessualità, per cui ancora ritengo di dover maturare una reale consapevolezza, nonostante abbia avuto diverse esperienze (di poche ho un bel ricordo). Anche negli esami universitari, di cui il primo fu un esonero, ho ottenuto due 30/30 e un 30L, pur avendo saltato la sessione di maggio-giugno e luglio, data la morte di mio padre e avendoli sostenuti a settembre, così che abbia raggiunto 24 crediti e non 36, come necessario per l’ottenimento della borsa di studio, che all’inizio mi permetteva di vivere in una città come Milano in armonia e serenità nel residence universitario, momenti in cui ho riassaporato quella tranquillità naturale che mi ha permesso di studiare bene ed avere una vita sociale nonostante gli spiacevoli eventi famigliari, social-relazionali e i problemi economici. Nel settembre 2015, tornato a casa, ho ricominciato a studiare, pur essendo indietro di non poco con il corso di studi, entusiasta di due materie che stavo amando ma in mancanza di soldi, pur avendo in diversi modi tentato di pensare ad un modo per procurarli e aver cercato qualche lavoro a Milano, non ho potuto ritornare su, in mancanza di un minimo contributo, e quindi ho rinunciato all’idea di continuare a studiare fuori, volendo perciò interrompere il mio corso di studi e provare il test di medicina o architettura, avvicinandomi per motivi economici alla mia famiglia, tentando di far spendere il meno possibile, lavorando quest’estate e sfruttando le borse di studio, ricavando anche momenti di svago, evasione (viaggi, eventi) e hobby.
Ammetto di soffrire un po’ di solitudine, con qualche episodio depressivo e lo studio per me è stato da sempre un motivo di evasione da eventuali critiche e sensazioni negative; sin da piccolo pensavo al suicidio: ricordo da piccolissimo di aver lasciato una lettere in cui annunciavo la mia morte e mi nascondevo sotto il letto della camera di nonna spiando la reazione di mia zia. Non nego la mia parte più oscura.
Riconosco che la mia situazione economico-famigliare mi stia togliendo un sacco di energie deviando la mia naturale attitudine allo studio più volte riconosciuta anche all’estero durante una vacanza studio. 10 giorni fa ho avuto un attacco di panico, episodio che mi ha stranito e accelerazione del battito cardiaco probabilmente dovuta alla ferritina alta nel sangue, secondo quando dice la dottoressa, che ha diagnosticato una crisi ansioso-depressiva. Sono andato da uno psicologo e affrontare le problematiche con lui mi faceva stare bene ma non mi ha dato consigli su come agire in questo periodo complicato: se ricominciare lavorando pur essendo indietro con gli esami o riavvicinarmi in famiglia così da sentire di meno il peso del costo della vita di una città che può influenzare su una personalità come la mia negandomi la possibilità di conoscere persone dalla mentalità aperta, luoghi ed eventi che mi diano possibilità di crescità; né mi ha dato consigli su come approcciarmi alla morte di mio padre, né sull’evento riguardante mia madre.
Mi sento bloccato.


Grazie per l’attenzione,
D.
[#1]
Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Salve, ha dovuto affrontare dei momenti difficili, il tentato suicidio di sua madre e la morte di suo padre. Questi eventi non possono non avere portato un carico emotivo particolarmente intenso.
In più comunicare la sua omosessualità (forse accettarla?) immagino possa non essere semplice.

Anche dal punto di vista economico si è fatto carico della situazione, mostrandosi responsabile.

Quando dice che si sente bloccato, che cosa la frena a seguire una strada? Se non ho capito male, sembra desiderare vivere a Milano, mi corregga se mi sbaglio.
In questo caso, se così fosse, il problema sarebbe legato a una questione economica oppure possono esserci variabili di altro tipo? Ad esempio potrebbe essere in conflitto tra il desiderio di andare a Milano e il peso di lasciare sua madre sola, dopo la morte di suo padre?

Posso inoltre chiederle se sta continuando a vedere lo psicologo?

Un saluto,
Enrico de Sanctis

Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it

[#2]
Attivo dal 2016 al 2023
Ex utente
Non sto più continuando a vedere lo psicologo; lui mi ha detto che il problema a quanto pare è soprattutto economico, pur avendogli accennato di alcuni pensieri di morte che a volte mi sovvengono. Dopo la maturità e gli eventi spiacevoli sono stato a Londra e ho notato i benefici del viaggio (se potessi me ne farei diversi, ma devo risolvere queste problematiche). Ho desiderato vivere a Milano e non avendo provato il test di architettura, mi sono iscritto ad Arti, Design e Spettacolo. Tra alti e bassi anche lì stavo ricavando un mio spazio, rischiando da un punto di vista economico, rischio che non è stato alleviato dagli eventi famigliari.
Quello che mi frena a seguire una strada ora è l'insieme di problemi che si sono creati di tipo economico e famigliare, benché all'inizio mi fossi attivato per un lavoretto, anche serale. Per quanto riguarda il mio orientamento sessuale le spiego la mia "storia": da piccolo ricordo di prime sperimentazioni con un mio compagno all'asilo, di un bacio con una mia compagna e di un episodio in cui veniva fatta una sorta di violenza ad una compagna, il che mi lasciò sconcertato, mentre io osservavo in lontananza. Continuavano anche alle elementari gli innamoramenti per le bambini e le sperimentazioni sessuali con un amico e mio cugino fino al momento in cui mia madre ci scoprì, cosa a cui conseguì l'allontanamento da questo amico che per me segnò un momento di stacco traumatico che influenzò il periodo delle medie, poiché lui era in classe con me e io vivevo con il terrore del giudizio di mia madre. Per il resto coltivavo qualche sport, il tennis con un altro amico e di nuovo il sospetto di mia madre mi distaccò da lui. Ricordo che da piccolo mentre giocavamo fra cugini mi fecero travestire da bambina e ammetto di riconoscermi a volte in figure femminili. Al liceo, i primi anni provavo ansia e una sorta di disadattamento, ottenendo comunque risultati alti, fino a quando decisi di staccare con il mio nucleo famigliare andando a lavorare d'estate, avendo comunque paura di sperimentare sessualmente. Ritorno al liceo a 17 anni dopo aver lavorato con energie nuove e dò il meglio di me, riconoscendo una lucidità e una volontà eccezionale che sostituivano una certa sofferenza interiore, riuscendo ad avere degli sfizi grazie ai pochi soldi guadagnati, un concerto a Roma, lontano da casa e un'amicizia con la ragazza che poi ha detto di me con cui ci sono stati dei rapporti non completi, fino alla conoscenza di alcuni ragazzi con cui avevo stretto amicizia al concerto, tra cui un ragazzo che abitava a pochi chilometri dal mio paese; cerco lavoro d'estate, inizio a lavorare e mi ritiro colto da un senso di solitudine e senso di inadattamento, consapevole del fatto che si lavorasse ininterrottamente e che al lavoro giornaliero e serale per mancanza di mezzi e dato il luogo di lavoro (quasi in montagna) non seguisse lo svago del lavoro precedente, in un villaggio turistico chiuso, vicino ad un villaggio con diversi intrattenimenti. Avevo deciso di preparare gli esami quaggiù in famiglia per risparmiare, all'inizio ero molto entusiasta e ripetendo alle persone a me care ho notato facce sorprendenti ma mi hanno bloccato la carriera per mancato pagamento delle tasse e della restituzione della borsa di studio. Mi vedo bloccato in questo senso: per fare la rinuncia agli studi devo pagare la restituzione della borsa di studio e l'ultima tassa, così prepararmi per i test, lavorando e provarli a settembre; ho già provato a cercare un po' di lavoro ma non ce n'è, mia madre è disabile e non riesce a mantenermi. So di avere buone potenzialità, i risultati lo dimostrano ma il problema economico che talora mi appare complementare a quello dell'orientamento sessuale mi blocca non poco. Ho intenzione di dedicarmi alla pittura e di prepararmi ad una nuova scelta, che attualmente non riesco a concepire data l'iscrizione a questo corso. Riconosco di avere delle attitudine anche sceniche, che mi sono state riconosciute in associazioni culturali in cui ho recitato in teatro e la passione per la storia dell'arte e per l'architettura, oltre che un'attitudine per le lingue e la comunicazione, mi accompagnano da molto e mi hanno aiutato a sviluppare reali interesse e conoscenza. Inoltre non riesco a smettere di fumare, abitudine che sta diventando frustante.
Attendo una risposta.

Grazie per l'attenzione.
[#3]
Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Da come dice, mi sembra di capire che non condivide il pensiero dello psicologo, che cioè si tratti solo di questioni economiche. Sente invece un insieme di fattori, potrei dire esistenziali, che pesano e rappresentano al momento un blocco.

Non sottovaluterei il fatto di avere interrotto gli incontri dallo psicologo, nonostante gli avesse comunicato i suoi "pensieri di morte". Mi chiedo se si sia sentito in qualche modo poco ascoltato nel suo bisogno, per certi versi poco considerato.

In questa sede posso dirle che è indispensabile dare ascolto alla sua "sofferenza interiore", che caratterizza la sua esperienza. Mi sembra che sia lei per primo a suggerirlo come un umano e fondamentale bisogno.

È così possibile che attraverso uno sguardo interiore lei possa cogliere maggiormente il senso del suo blocco, che le impedisce di capire come muoversi.

Quello che qui mi sento di dirle a proposito del suo blocco è che possono esserci molti elementi in gioco, da come ci racconta: i problemi economici, la malattia di sua madre, la perdita di suo padre, l'interruzione del lavoro psicologico, non possono non averla gettata in una situazione di profonda difficoltà.
Accanto a questo, lei sottolinea un ulteriore punto che merita molta attenzione: un giudizio su di sé, che può avere provocato un senso di disadattamento con un carico emotivo che immagino intenso. E questo può costituire un freno rispetto del suo potenziale esistenziale.

Come già le accennavo, posso dirle che la soluzione ce l'ha lei per primo, anche se capisco che non sia semplice. Le dicevo che si tratta ad esempio di dare ascolto e senso ai suoi stati d'animo, affrontare un ipotetico senso di inadeguatezza dovuto al giudizio negativo su di sé, comprendere la sua solitudine e il peso di vivere in un modo che forse non sempre sente appartenerla. Questo può portarla ad "aprire la mente", a diventare libero di essere se stesso senza finzioni né paure e a potersi circondare di persone creative e desiderose come lei di non essere schiave del giudizio. Questo può portarla cioè a scegliere.

Questi sono solo alcuni aspetti che il suo racconto ha evocato in me, un racconto che necessita di essere adeguatamente approfondito.
Riprendendo il lavoro psicoterapeutico, e proseguendo queste riflessioni che stiamo facendo ora insieme, sono sicuro che sbloccherà i suoi freni e troverà la strada che sente più giusta per sé.

Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
[#4]
Attivo dal 2016 al 2023
Ex utente
Sì, di fatto non credo che lo psicologo abbia colto appieno le problematiche. Denoto una paura nel vivere la mia sessualità, com'è giusto che sia, periodicamente, riuscendo così a bilanciare l'umore attraverso la pratica omosessuale, non escludendo la possibilità per le malattie sessualmente trasmittibili, in momenti di mancata attenzione. Non ho capito, inoltre, in che modo si sia strutturata la mia omosessualità, se più tendente ad una disforia di genere o identificabile nel genere maschile; a volte il confine fra queste due sfere lo sento molto labile; ammetto di essermi negli ultimi anni virilizzato non poco in alcune occasioni, chiaro che il contrario ad un omosessuale possa provocare disagio. Aggiungo che, per carattere, per riflettere su questi temi delicati, avrei bisogno prima di risolvere le situazioni createsi nel corso della mia carriera universitaria, premettendo che frequentare locali gay a Milano e avere esperienze omosessuali non ha influenzato la mia concentrazione nello studio, così come lo ha influenzato un rapporto all'inizio del quinto anno di conoscenza che si prospettava più profondo e intenso, unito alle dichiarazione fatte dalla ragazza che si innamorò di me.
Grazie per l'attenzione.

Buonanotte.
[#5]
Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Il nostro dialogo apre numerosi itinerari che riguardano la sua vita e hanno un valore prezioso. Poiché, mio malgrado, online non abbiamo purtroppo modo di approfondirli ulteriormente nel modo dovuto, credo che sia importante che lei possa proseguire con i suoi pensieri, che riguardano il vivo della sua esperienza, in una sede idonea e con i tempi necessari.

Allora grazie anche a lei per questo nostro scambio.

Un sincero augurio,
Enrico de Sanctis
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