Rapporto con mia madre
Buongiorno,
purtroppo la mia situazione personale ha subito un drastico cambiamento nel corso dell'ultimo mese.Un mese fa è mancato mio padre. Mia madre, una persona molto dipendente prima da sua madre e in seguito da mio padre stesso, ne ha risentito moltissimo. Questo ha complicato enormemente i nostri rapporti...lei vive a circa 100 km da me, io sono figlia unica. Lei è sempre stata una persona molto debole e dipendente...senza mio padre o un' altra figura di riferimento non riesce a vivere. Da un mese a questa parte vive in casa con me, il mio compagno e i nostri 2 figli (di 3 e 6 anni). Non è facile convivere. La trovo molto egoista, concentrata esclusivamente su se stessa...si comporta come se io non avessi subito un lutto e non avessi bisogno del suo supporto. Il nostro rapporto è assolutamente squilibrato e lo è sempre stato. Non mi sono mai sentita veramente figlia, non trovo che il suo amore nei miei confronti sia veramente "disinteressato". Ciò che ha scatenato in me queste riflessioni è stato un evento. Il mio compagno ha organizzato un fine settimana fuori da trascorrere con me e i bimbi. Quando lei lo ha saputo mi ha detto che sono una figlia degenere, senza cuore che non la amo veramente ...di farmi un esame di coscienza perchè non posso lasciarla sola una per un fine settimana! Io sinceramente credo di aver fatto tutto il possibile per lei in questo momento...l'ho portata a vivere con me e cerco per quanto possibile di starle vicina. Tuttavia ho anch'io dei "bisogni", ho una mia famiglia, dei bambini e inoltre sono convinta che anche lei debba "crescere" e diventare indipendente. Lei mi fa sentire molto in colpa, la mia vita è totalmente priva di felicità. A Tutto ciò si aggiunge la tristezza che provo per la morte di mio padre che è rimasta ancora sopita in me, che non posso veramente sfogare con nessuno. Non so che fare...è un momento di grande difficoltà che sta mettendo a rischio anche il rapporto con il mio compagno e con la mia famiglia.
Grazie
purtroppo la mia situazione personale ha subito un drastico cambiamento nel corso dell'ultimo mese.Un mese fa è mancato mio padre. Mia madre, una persona molto dipendente prima da sua madre e in seguito da mio padre stesso, ne ha risentito moltissimo. Questo ha complicato enormemente i nostri rapporti...lei vive a circa 100 km da me, io sono figlia unica. Lei è sempre stata una persona molto debole e dipendente...senza mio padre o un' altra figura di riferimento non riesce a vivere. Da un mese a questa parte vive in casa con me, il mio compagno e i nostri 2 figli (di 3 e 6 anni). Non è facile convivere. La trovo molto egoista, concentrata esclusivamente su se stessa...si comporta come se io non avessi subito un lutto e non avessi bisogno del suo supporto. Il nostro rapporto è assolutamente squilibrato e lo è sempre stato. Non mi sono mai sentita veramente figlia, non trovo che il suo amore nei miei confronti sia veramente "disinteressato". Ciò che ha scatenato in me queste riflessioni è stato un evento. Il mio compagno ha organizzato un fine settimana fuori da trascorrere con me e i bimbi. Quando lei lo ha saputo mi ha detto che sono una figlia degenere, senza cuore che non la amo veramente ...di farmi un esame di coscienza perchè non posso lasciarla sola una per un fine settimana! Io sinceramente credo di aver fatto tutto il possibile per lei in questo momento...l'ho portata a vivere con me e cerco per quanto possibile di starle vicina. Tuttavia ho anch'io dei "bisogni", ho una mia famiglia, dei bambini e inoltre sono convinta che anche lei debba "crescere" e diventare indipendente. Lei mi fa sentire molto in colpa, la mia vita è totalmente priva di felicità. A Tutto ciò si aggiunge la tristezza che provo per la morte di mio padre che è rimasta ancora sopita in me, che non posso veramente sfogare con nessuno. Non so che fare...è un momento di grande difficoltà che sta mettendo a rischio anche il rapporto con il mio compagno e con la mia famiglia.
Grazie
[#1]
Gentile Utente,
Ognuno di noi, affronta, elabora o non elabora, le perdite in modo soggettivo..
Sua madre ha bisogno di aiuto, di sostegno, di affetto...
Ed immagino cerchi una figura sostitutiva, un surrogato affettivo.
È ancora troppo presto, datevi tempo e, se fosse possibile, fatevi aiutare da un nostro collega, al fine di elaborare ognuno di voi quieta perdita così importante e simbolica
Ognuno di noi, affronta, elabora o non elabora, le perdite in modo soggettivo..
Sua madre ha bisogno di aiuto, di sostegno, di affetto...
Ed immagino cerchi una figura sostitutiva, un surrogato affettivo.
È ancora troppo presto, datevi tempo e, se fosse possibile, fatevi aiutare da un nostro collega, al fine di elaborare ognuno di voi quieta perdita così importante e simbolica
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#2]
Gentile utente,
la scelta di portarla a vivere con Voi è e sarà fonte di molti problemi.
Inserire una persona estranea - sì, pur essendo Sua madre, è estranea alle dinamiche del Vostro nucleo - è oltremodo difficile; tanto più se di carattere problematico.
Ma, d'altra parte, ora è iprobabile che torni a casa propria di propria spontanea volontà...
Capisco bene i Suoi dilemmi:
<<Non so che fare...è un momento di grande difficoltà che sta mettendo a rischio anche il rapporto con il mio compagno e con la mia famiglia.<<
Concordo col fatto che tale coabitazione possa mettere in pericolo il Suo nucleo.
D'altra parte un peso importante lo rivestono Suoi i dubbi relativi ai propri comportamenti e i Suoi sensi di colpa, che - come sempre accade - non sono legati a colpe reali.
Un percorso psicologico potrebbe sicuramente giovarLe, sotto vari aspetti.
la scelta di portarla a vivere con Voi è e sarà fonte di molti problemi.
Inserire una persona estranea - sì, pur essendo Sua madre, è estranea alle dinamiche del Vostro nucleo - è oltremodo difficile; tanto più se di carattere problematico.
Ma, d'altra parte, ora è iprobabile che torni a casa propria di propria spontanea volontà...
Capisco bene i Suoi dilemmi:
<<Non so che fare...è un momento di grande difficoltà che sta mettendo a rischio anche il rapporto con il mio compagno e con la mia famiglia.<<
Concordo col fatto che tale coabitazione possa mettere in pericolo il Suo nucleo.
D'altra parte un peso importante lo rivestono Suoi i dubbi relativi ai propri comportamenti e i Suoi sensi di colpa, che - come sempre accade - non sono legati a colpe reali.
Un percorso psicologico potrebbe sicuramente giovarLe, sotto vari aspetti.
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#3]
Cara Signora,
Lei stessa ha individato la "caratteristica patogena" di Sua madre: e' una personalita' dipendente.
E le personalita' dipendenti non possono essere autonome. Tendono ad aggrapparsi agli altri e ad essere molto richiedenti.
Ad essere rivendicative riguardo le loro esigenze perche' non sono in grado di soddisfarle autonomamente.
Purtroppo e' un tipo di personalita' e di persone che determinano problemi sul contesto e occorre porre loro dei confini, dei limiti invalicabili.
E questo purtroppo spetta a Lei che e' la figlia.
Ci saranno delle resistenze da parte di Sua madre ma Lei dovra' essere risoluta e non lasciare che questa inesauribile richiesta di attenzione e cura su se' stessa faccia si che alla fine sua madre venga davvero rifiutata da Lei e dalla Sua famiglia.
Se aveste una persona "terza" da incaricare di fare comprendere questo messaggio a Sua madre sarebbe ideale. Un parente, un medico.
Qualcuno che abbia ascendente su di lei e venga ascoltato.
Auguri cara Signora!
Lei stessa ha individato la "caratteristica patogena" di Sua madre: e' una personalita' dipendente.
E le personalita' dipendenti non possono essere autonome. Tendono ad aggrapparsi agli altri e ad essere molto richiedenti.
Ad essere rivendicative riguardo le loro esigenze perche' non sono in grado di soddisfarle autonomamente.
Purtroppo e' un tipo di personalita' e di persone che determinano problemi sul contesto e occorre porre loro dei confini, dei limiti invalicabili.
E questo purtroppo spetta a Lei che e' la figlia.
Ci saranno delle resistenze da parte di Sua madre ma Lei dovra' essere risoluta e non lasciare che questa inesauribile richiesta di attenzione e cura su se' stessa faccia si che alla fine sua madre venga davvero rifiutata da Lei e dalla Sua famiglia.
Se aveste una persona "terza" da incaricare di fare comprendere questo messaggio a Sua madre sarebbe ideale. Un parente, un medico.
Qualcuno che abbia ascendente su di lei e venga ascoltato.
Auguri cara Signora!
Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132
[#4]
Utente
Vi ringrazio per le risposte.
Purtroppo ero consapevole del rischio che avrei corso portandola a vivere con noi...anche solo per un periodo. Il "ricatto" è diventato per lei la norma. Non passa giorno in cui non confronti la sua situazione con quella di amiche i cui figli sono stati più "benevoli" (accogliendo esattamente come noi in casa la madre vedova...quindi più "benevoli" solo ai suoi occhi!) o situazioni nelle quali le vedove hanno avuto la "fortuna" di avere figli single con cui vivere (situazioni edipiche che, in alcuni casi, rasentano il limite del "malato") . Anche ciò che, fino a quando era in vita mio padre costituiva per lei motivo di grande gioia, i suoi nipoti, viene ora respinto. L'altro giorno mi ha detto "i bambini, non mi danno affetto...".
Se l'avessi lasciata sola in questo momento non oso immaginare cosa avrebbe fatto/detto. Ho provato a parlarle senza alcun risultato...continua a ripetere che ora è troppo presto, che ha paura di restare sola, che non sa cosa farà...
Capisco che ognuno di noi elabori in modo soggettivo il lutto ma credo anche che non sia sano che io, che sono figlia divenga il "surrogato affettivo" di mio padre. Nei prossimi giorni vorrei fissare un primo incontro con un terapeuta. Magari dapprima ci vado solo io...poi vorrei coinvolgere anche lei. Di certo non mi è possibile protrarre ancora per lungo tempo questa situazione.
Grazie
Purtroppo ero consapevole del rischio che avrei corso portandola a vivere con noi...anche solo per un periodo. Il "ricatto" è diventato per lei la norma. Non passa giorno in cui non confronti la sua situazione con quella di amiche i cui figli sono stati più "benevoli" (accogliendo esattamente come noi in casa la madre vedova...quindi più "benevoli" solo ai suoi occhi!) o situazioni nelle quali le vedove hanno avuto la "fortuna" di avere figli single con cui vivere (situazioni edipiche che, in alcuni casi, rasentano il limite del "malato") . Anche ciò che, fino a quando era in vita mio padre costituiva per lei motivo di grande gioia, i suoi nipoti, viene ora respinto. L'altro giorno mi ha detto "i bambini, non mi danno affetto...".
Se l'avessi lasciata sola in questo momento non oso immaginare cosa avrebbe fatto/detto. Ho provato a parlarle senza alcun risultato...continua a ripetere che ora è troppo presto, che ha paura di restare sola, che non sa cosa farà...
Capisco che ognuno di noi elabori in modo soggettivo il lutto ma credo anche che non sia sano che io, che sono figlia divenga il "surrogato affettivo" di mio padre. Nei prossimi giorni vorrei fissare un primo incontro con un terapeuta. Magari dapprima ci vado solo io...poi vorrei coinvolgere anche lei. Di certo non mi è possibile protrarre ancora per lungo tempo questa situazione.
Grazie
[#6]
Gentile utente,
mi fa piacere la consapevolezza e la fermezza che traspare dalle ultime righe della Sua risposta.
Anche se non sarà facile.
Ritengo un'ottima idea l'appuntamento con un/a terapeuta.
Qualche nominativo la potrà trovare anche qui sul portale.
Se lo ritiene, ci tenga informati.
Saluti cordiali.
mi fa piacere la consapevolezza e la fermezza che traspare dalle ultime righe della Sua risposta.
Anche se non sarà facile.
Ritengo un'ottima idea l'appuntamento con un/a terapeuta.
Qualche nominativo la potrà trovare anche qui sul portale.
Se lo ritiene, ci tenga informati.
Saluti cordiali.
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 1.7k visite dal 08/04/2016.
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