I sensi di colpa mi stanno uccidendo

Gentili dottori, proverò a riassumere la mia storia, che nemmeno il più fantasioso romanziere potrebbe raccontare. Il rapporto tra i miei genitori non è mai stato facile, mia madre tendente alla depressione fin da ragazza, mio padre irascibile fino ad arrivare alla violenza fisica, credo che avrebbero dovuto scegliere altre persone o non sposarsi affatto. Mia sorella è nata con un'importante deficit mentale che con gli anni si è trasformato in psicosi cronica d'innesto(non ho ancora capito se è solo un altro modo per dire schizofrenica). Sono stati separati per diversi anni, conditi da denunce tribunali ecc e mia madre è entrata in stato psicotico con allucinazioni e manie di persecuzione.
Non riesco a trovare parole per descrivere l'alienazione che si prova, ero una bambina quando tutto è iniziato,all'epoca la parte più sana della famiglia ai miei occhi risultava essere mio padre, assieme a lui infatti attuammo un ricovero forzato di mia madre e mia sorella. I miei tornarono insieme dopo questo, ma mio padre non è mai riuscito a gestire la loro malattia nè è mai riuscito a farsi aiutare da me nel farlo in quanto contrapporsi a una sua decisione o suggerire rimedi equivaleva a rischiare di prendere botte. La mia vita è girata attorno a centri di igiene mentale, terapie da somministrare e buio interiore. Convivere con questo genere di malattie toglie forza al corpo e alla mente. Alla fine mio padre inspiegabilmente preferiva usare le mani per calmare mia sorella anzichè somministrarle la terapia giornaliera che lei ovviamente non voleva prendere. Era diventato complice di due malate, smise anche di lavorare, per poter restare con loro diceva...ma la sua presenza in casa era solo un altro contributo al delirio generale.
Solo a maggio del 2015 , all età di 35 anni e debilitata dall'angoscia alla sola idea di rientrare in casa dopo il lavoro (riesco anche a lavorare precariamente purtroppo, non so nemmeno bene io come) affrontando mio padre che da anni gestiva le entrare della famiglia senza lavorare gli ho chiesto di consentirmi di vivere altrove gridandogli che stavo impazzendo. Al solito la sua reazione fu costituita prima da ingiurie e volgarità di ogni tipo seguite poi dall'aggressione fisica. Non era la prima volta, ma è stata la prima volta che ho deciso di non poter più restare inerme, l ho denunciato. Sempre sola, sempre con tanto dolore e per rompere quel circolo vizioso che mi stava uccidendo. Subito dopo tramite un ricorso ho richiesto ai miei genitori un mantenimento, è stato agghiacciante vedere quanta energia mio padre abbia messo nel farmi guerra senza il minimo senso di colpa per quel piccolo manicomio che aveva creato in casa e che mi stava costringendo ad andarmene. Tramite una conciliazione mi hanno accordato una piccola cifra intimandomi anche di lasciare la casa non oltre una certa data, l ho firmata e qualche giorno dopo mi ritrovo sotto la porta della mia stanza un suo biglietto dove mi diceva che non aveva mai avuto intenzione di mandarmi via e di restare. Sono scoppiata in lacrime immaginandomi a ricominciare di nuovo le stesse identiche giornate,fatte di versi e di grida di mia sorella di isterie di mio padre e di una madre che ha come occupazione girare per la casa fissando il vuoto 365 giorni all'anno. Risposi che non potevo perdonare e me ne andai, trovai una misera stanzetta in affitto. Una volta al mese come avevo richiesto nella conciliazione andavo a trovarli, era come sempre, mia sorella sempre spettinata e sporca, mia madre assente, ma la porta di mio padre era costantemente chiusa, non voleva vedermi. Trovai strano che non provenissero rumori di tv dall'interno ma ero terrorizzata dall'idea di un'altra lite visto che l intero condominio grazie alle urla di mio padre e di mia sorella conosce la nostra storia. A fine gennaio 2016, altra visita, sempre porta chiusa. Quel maledetto 8 Febbraio, di pomeriggio mia madre mi chiama e mi comunica che nella mattinata mio padre era deceduto. Si era ricoverato pochi giorni dopo la mia visita e non mi avevano voluto avvisare di niente, nè lui nè mia madre complici nella loro pazzia. Mio padre aveva un tumore e ne aveva i sintomi da almeno un anno, consigliargli una visita era, come per tutto il resto, mettersi al rischio di prendere botte. Ma a pensarci adesso le avrei prese in silenzio e avrei lottato per portarlo dal miglior medico. Adesso sono dovuta rientrare in questa casa resa da incubo da mia madre e mia sorella con il colpo di grazia inferto dal non aver potuto neanche salutare mio padre, un padre che ha deciso dopo tutto il dolore a cui mi aveva già sottoposto di lasciarmi un senso di colpa a vita. Aveva detto espressamente che non voleva vedermi finchè era vivo e consigliato a mia madre,un'invalida, di andare davanti da sola senza farmi rientrare in casa.Penso continuamente che dopo quel biglietto sarei dovuta restare, penso che il destino ce l ha decisamente con me per infliggermi spietatamente questi colpi.
Vado avanti per inerzia e non ho il sentore che riuscirò a superare questo. Ero già allo stremo prima della sua morte e senza nessuna persona normale con cui potermi confrontare durante il giorno, temo di arrivare a un gesto insano.
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
Le sofferenze familiari, come gli anelli di una catena, si ripetono di generazione in generazione finché un discendente acquista consapevolezza e trasforma la sua maledizione in una benedizione.
Alejandro Jodorowsky

Gentile Utente,
Credi che questa citazione si sposi con il suo smentite più profondo.

Si faccia aiutare davvero, da un nostro collega, non è mai troppo tardi.

Scrivere online, tutelati dall'anonimato, aiuta, ma non risolve.

Se ha difficoltà economiche anche presso una struttura pubblica troverà psichiatra e psicologo per un ascolto più approfondito ed empatico

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.5k 597
Gentile utente,

le vicende che hanno colpito la Sua famiglia colpiscono anche noi che leggiamo per la pesantezza delle situazioni.

E tuttavia Lei ce l'ha fatta ad andare va da una casa "ammalata" e che La stava facendo ammalare.
Capisco che ora sia allo stremo, e un aiuto Le è diventato indispensabile.

Ci sono varie modalità di accesso: o attraverso il medico di base, oppure direttamente attaverso il Consultorio.
Si farà anche consigliare e rimenere in quella casa, oppure fare le "pendolare" dalla Sua stanzetta.

Inoltre i servizi sociali di Comune potrebbero aiutarLa sia come servizio domiciliare, sia come servizi alla persona per le due ammalate; sgravandola così di una parte di responsabilità e fatica.

Lei dirà:
Come mai non viene risposto al tema centrale del consulto "I sensi di colpa"?
I sensi di colpa non corrispondono a delle reali colpe, ma sono in grado di avvelenare l'esistenza.
Solo una relazione di persona con un nostro Collega è in grado di aiutare ad elaborarli, soprattutto quando la persona a cui sono collegati se ne è andata definitivamente perchè è morta..
Saluti cari.

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

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Utente
Utente
Vi ringrazio di cuore per la rapidità delle vostre risposte e per i vostri preziosi consigli che sto per mettere in pratica.
Mi metterò in contatto oggi stesso con un consultorio a me vicino, non ho nulla da perdere e vale la pena di tentare di elaborare il mio senso di colpa. E' l'unica strada da percorrere e la percorrerò. Grazie ancora.
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.5k 597
Ne siamo lieti. Un vivo augurio.

Saluti cari.