Perchè non riesco a dimenticare?
Più di 10 anni fa, per una sindrome depressiva, mi fu prescritta (da uno psichiatra) una terapia con la paroxetina. Nello stesso periodo conobbi una ragazza, la mia prima ragazza. Da "malato psichiatrico" era difficle avere un rapporto sereno con lei; ma il grave problema non ero io, ma lei. Questa ragazza, con una scarsa "salute mentale", vittima della maniacalità e dello squilibrio mentale di sua madre (e non bisogna essere medici per dirlo, considerato il caso) ha avuto un effetto semplicemente negativo (è troppo complicato parlare delle sua violenza/pressione psicologica). Non aggiungo particolari perchè ho paura di essere riconosciuto da lei. Ne uscii dalla depressione, e per qualche anno sono stato bene, nonostante tutto..., ma poi, per quello che ho subito..., ho avuto una recidiva e ho ricominciato la terapia, tuttora in corso, cambiando spesso farmaci e dosaggi, perchè hanno uno scarso effetto positivo. Ora prendo 300mg di wellbutrin e 50mg di noritren.
Dopo 10 anni mi ha lasciato, io non l'avrei mai fatto perchè ero ormai in dipendenza affettiva, pur essendo consapevole di quanto male ci fosse. Non ci siamo più visti nè sentiti. Sono passati ormai 18 mesi. Il mio stato è peggiorato moltissimo, mi sento ormai un invalido, non riesco a fare più niente... ho fatto alcuni incontri con una psicologa ma dopo essermi reso conto che non traevo nessun benificio ho abbandonato la psicoterapia.
Mi è difficile anche parlarne. E' strano, sono stato una vittima di lei e..., ho passato 10 anni terribili, 10 anni di sofferenza durante i quali ho annullato me stesso, eppure continuo a pensare a lei. Pensare negativamente. Ho una profonda rabbia verso di lei e..., ho il rimorso/rimpianto di non aver fatto nulla per me e ora ne subirò le conseguenze...
Non riesco a dimenticare. Ogni giorno rievoco involontariamente i tanti brutti ricordi. I tanti pensieri intrusivi legati a lei mi rendono incapace di svolgere attività che richiedono concentazione e grande impegno mentale (per es. risolvere una equazione complicata) o seguire ragionamenti complessi, cosa che prima riuscivo a fare. Questi pensieri sono frequentissimi e non riesco a liberarmene. Anche di notte, i miei sogni spesso rievocano quello che è successo.
A volte penso che forse dovrei rivolgermi ad un avvocato e denunciarla.
So che non si può dare una risposta precisa, per quanto tempo ancora sarà così? Perchè non riesco a dimenticare? Perchè ho tutta questa rabbia e odio?(è difficile farmi arrabbiare) Come faccio a uscirne vivo da questa situazione? Questa cosa mi sta uccidendo.
Finora è l'unica storia che ho avuto ma temo sarà l'ultima, ho sviluppato una sorta di paura verso le donne, o meglio qualsiasi loro atteggiamento anche se di semplice gentilezza nei miei confronti mi carica di angoscia e, credo, paura. Paura di riavere una relazione, con il rischio di rivevere certe cose. Se mai uscirò da questo incubo, non mi fiderò mai più dei sentimenti di una donna e ancor più dei miei.
Dopo 10 anni mi ha lasciato, io non l'avrei mai fatto perchè ero ormai in dipendenza affettiva, pur essendo consapevole di quanto male ci fosse. Non ci siamo più visti nè sentiti. Sono passati ormai 18 mesi. Il mio stato è peggiorato moltissimo, mi sento ormai un invalido, non riesco a fare più niente... ho fatto alcuni incontri con una psicologa ma dopo essermi reso conto che non traevo nessun benificio ho abbandonato la psicoterapia.
Mi è difficile anche parlarne. E' strano, sono stato una vittima di lei e..., ho passato 10 anni terribili, 10 anni di sofferenza durante i quali ho annullato me stesso, eppure continuo a pensare a lei. Pensare negativamente. Ho una profonda rabbia verso di lei e..., ho il rimorso/rimpianto di non aver fatto nulla per me e ora ne subirò le conseguenze...
Non riesco a dimenticare. Ogni giorno rievoco involontariamente i tanti brutti ricordi. I tanti pensieri intrusivi legati a lei mi rendono incapace di svolgere attività che richiedono concentazione e grande impegno mentale (per es. risolvere una equazione complicata) o seguire ragionamenti complessi, cosa che prima riuscivo a fare. Questi pensieri sono frequentissimi e non riesco a liberarmene. Anche di notte, i miei sogni spesso rievocano quello che è successo.
A volte penso che forse dovrei rivolgermi ad un avvocato e denunciarla.
So che non si può dare una risposta precisa, per quanto tempo ancora sarà così? Perchè non riesco a dimenticare? Perchè ho tutta questa rabbia e odio?(è difficile farmi arrabbiare) Come faccio a uscirne vivo da questa situazione? Questa cosa mi sta uccidendo.
Finora è l'unica storia che ho avuto ma temo sarà l'ultima, ho sviluppato una sorta di paura verso le donne, o meglio qualsiasi loro atteggiamento anche se di semplice gentilezza nei miei confronti mi carica di angoscia e, credo, paura. Paura di riavere una relazione, con il rischio di rivevere certe cose. Se mai uscirò da questo incubo, non mi fiderò mai più dei sentimenti di una donna e ancor più dei miei.
[#1]
Caro Signore,
Lei stesso si e' dato la risposta alla Sua domanda. Lei non riesce a dimenticare perche' non vuole. Rinfocola continuamente la Sua rabbia con un rancore che non si spegne. Vorrebbe denunciarla. Farle male. Vendicarsi
Comprende da se' quanto sia vivo il Suo dolore!
Purtroppo un amore durato 10 anno fra due soggetti sensibili come Lei stesso descrive non si dissolve facilmente.
Diciamo che una relazione durata 10 anni non si dissolve facilmente per nessuno. Specie se finita in modo traumatico.
E' un lutto terribile.
E occorre pazienza. Tanta.
Cerchi di trovare delle attivita' che siano in grado di darLe benessere, anche momentaneo. Ad esempio un'attivita' fisica, uno sport.
Non restare solo.
Occupare la Sua mente in altro modo, che non sia sempre e solo questo "crack" che Le e' capitato.
Ha amici? Interessi?
Piano piano dovrebbe riappropriarsi del Suo piacere di vivere. E senza quelle parti di Lei che ha consegnato alla ragazza e di cui ora dovra' fare a meno.
Dovra' riempire di altro quello spazio, con costanza e affetto per Lei stesso. Con cura per la Sua sensibilita'.
E pian piano c'è la fara'
Deve crederci anzitutto!
Ci faccia sapere!
Lei stesso si e' dato la risposta alla Sua domanda. Lei non riesce a dimenticare perche' non vuole. Rinfocola continuamente la Sua rabbia con un rancore che non si spegne. Vorrebbe denunciarla. Farle male. Vendicarsi
Comprende da se' quanto sia vivo il Suo dolore!
Purtroppo un amore durato 10 anno fra due soggetti sensibili come Lei stesso descrive non si dissolve facilmente.
Diciamo che una relazione durata 10 anni non si dissolve facilmente per nessuno. Specie se finita in modo traumatico.
E' un lutto terribile.
E occorre pazienza. Tanta.
Cerchi di trovare delle attivita' che siano in grado di darLe benessere, anche momentaneo. Ad esempio un'attivita' fisica, uno sport.
Non restare solo.
Occupare la Sua mente in altro modo, che non sia sempre e solo questo "crack" che Le e' capitato.
Ha amici? Interessi?
Piano piano dovrebbe riappropriarsi del Suo piacere di vivere. E senza quelle parti di Lei che ha consegnato alla ragazza e di cui ora dovra' fare a meno.
Dovra' riempire di altro quello spazio, con costanza e affetto per Lei stesso. Con cura per la Sua sensibilita'.
E pian piano c'è la fara'
Deve crederci anzitutto!
Ci faccia sapere!
Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132
[#2]
Utente
"non riesce a dimenticare perche' non vuole"
cioè io sono malato perchè voglio essere malato, il senso è questo? Io mi sono rovinato l'esistenza, ho permesso che quella gente approfittasse di me e della mia situazione psicologica (con vessazioni e discorsi e fatti "poco piacevoli", diciamo così) perchè volevo essere rovinato? Cioè, la violenza psicologica in realtà non dipende dall'interazione con gli altri ma da noi stessi. E' "colpa" mia, o "responsabilità", la chiami come vuole. La selezione naturale: i deboli muoiono, anzi no, sono loro che si lasciano uccidere.
Ora mi tornano in mente i discorsi fatti con la psicoterapeuta... e mi ricordo perchè ho smesso di vederla...
"Rinfocola continuamente la Sua rabbia con un rancore che non si spegne"
e già, sbaglio io, rinfocolo. E siccome ho sbagliato per 10 anni e non riesco a non sbagliare comportandomi così adesso, siccome il mio "software" non funziona farei bene a formattare, anzi è l'hardware che non funziona... dovrei buttare via tutto. c'ho pensato, lo sa? e va a finire che lo faccio.
"vorrebbe denunciarla. Farle male", sa qual è forse il problema? Il verso. L'uomo è il carnefice e la donna la vittima, il contrario non è possibile. "farle del male" "vendicarsi"
sono pericoloso... non ho parole.
"occorre pazienza" "...trovare delle attività..."
mia madre, con la quinta elementare, mi ha detto le stesse cose. E, non ci crederà ma ancor prima di mia madre c'ero arrivato da solo. Ma siccome sono io a volermi far del male....
Ma la vera perla è "deve crederci anzitutto!" e se non ci riesco magari devo rivolgermi ad uno psicologo che fa "coaching", e chissà che tariffa ha...
Sto polemizzando (o forse no) e sbaglio, quindi mi scusi, piuttosto dovrei ringraziarla. Quindi, grazie.
Mi viene in mente Catone "carthago delenda est"; a volte, per quello che succede, non vi è soluzione: buttare l'hardware.
cioè io sono malato perchè voglio essere malato, il senso è questo? Io mi sono rovinato l'esistenza, ho permesso che quella gente approfittasse di me e della mia situazione psicologica (con vessazioni e discorsi e fatti "poco piacevoli", diciamo così) perchè volevo essere rovinato? Cioè, la violenza psicologica in realtà non dipende dall'interazione con gli altri ma da noi stessi. E' "colpa" mia, o "responsabilità", la chiami come vuole. La selezione naturale: i deboli muoiono, anzi no, sono loro che si lasciano uccidere.
Ora mi tornano in mente i discorsi fatti con la psicoterapeuta... e mi ricordo perchè ho smesso di vederla...
"Rinfocola continuamente la Sua rabbia con un rancore che non si spegne"
e già, sbaglio io, rinfocolo. E siccome ho sbagliato per 10 anni e non riesco a non sbagliare comportandomi così adesso, siccome il mio "software" non funziona farei bene a formattare, anzi è l'hardware che non funziona... dovrei buttare via tutto. c'ho pensato, lo sa? e va a finire che lo faccio.
"vorrebbe denunciarla. Farle male", sa qual è forse il problema? Il verso. L'uomo è il carnefice e la donna la vittima, il contrario non è possibile. "farle del male" "vendicarsi"
sono pericoloso... non ho parole.
"occorre pazienza" "...trovare delle attività..."
mia madre, con la quinta elementare, mi ha detto le stesse cose. E, non ci crederà ma ancor prima di mia madre c'ero arrivato da solo. Ma siccome sono io a volermi far del male....
Ma la vera perla è "deve crederci anzitutto!" e se non ci riesco magari devo rivolgermi ad uno psicologo che fa "coaching", e chissà che tariffa ha...
Sto polemizzando (o forse no) e sbaglio, quindi mi scusi, piuttosto dovrei ringraziarla. Quindi, grazie.
Mi viene in mente Catone "carthago delenda est"; a volte, per quello che succede, non vi è soluzione: buttare l'hardware.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 2.5k visite dal 03/04/2016.
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