Una compagna sempre di cattivo umore, come comportarsi?
Buongiorno,
scrivo per un suggerimento per vivere meglio il rapporto con la mia compagna. Stiamo insieme da 3 anni, conviviamo. Premetto che sono innamorato e che ho provato molte strade prima di arrivare a queste domande.
Vedo accanto a me una persona insoddisfatta, nervosa e acida. Di fatto lei lo è un po' sempre stata, ma più il nostro rapporto è cresciuto come intimità e progetti, più paradossalmente è peggiorato su questo punto. Un giorno è la stanchezza per via del lavoro (effettivamente stancante). Un giorno è un piccolo malanno fisico (magari spunto di preoccupazione per carità, ma tutte cose nella norma tipo un mal di schiena). Un giorno sono pensieri sul fatto che guadagniamo troppo poco (onestamente c'è chi sta peggio e non è che in giro ci siano molte opportunità migliori). Specifico che quasi sempre il problema non è espresso in modo diretto, compaiono muso e freddezza e allora io cerco di ipotizzare e capire. Il tentativo di "consolare" con l'affetto viene rifiutato. Il tentativo di approfondire e di studiare soluzioni/azioni per reagire al problema irrita ancora di più. Se c'è una questione sono portato a tentare di affrontarla (piuttosto che a lamentarmi e basta), ovviamente nei limiti del possibile. Anche il tentativo di distrarre parlando d'altro, facendo una sorpresa, proponendo argomenti positivi non viene colto. Peggio, alle volte, a fronte di un'insofferenza di fondo già presente, si prende spunto da una parola infelice, da un ritardo o da qualche altro piccolo incidente quotidiano per prendersela in modo esplicito con me. Della serie: piove, governo ladro. Io non sono un punto di appoggio, ma la fonte o il regista occulto di tutti i problemi.
Insomma, forse la frustrazione mi porta a banalizzare, ma mi sembra di non poter svolgere un ruolo positivo come compagno, ma di dover essere il classico sacco da prendere a pugni per sfogarsi.
Il punto è che ci sto male, per lei (ma a questo punto dubito di poter fare qualcosa) e per me. È molto frustrante capire di non rendere felice la persona che si ama o per lo meno di non rappresentare un contrappeso positivo a problemi esterni (?) alla coppia. Dopo anni di impegno, amore e pazienza vorrei provare a trovare una soluzione per la mia di serenità. Perché confrontarsi per almeno il 50% del tempo con una persona di "cattivo umore" mi trasmette negatività e mi sta trasformando come uomo, mettendo quasi sempre in secondo piano ciò che vorrei e ciò che mi farebbe stare bene dentro e fuori la coppia. Non voglio lasciarla, ma vorrei, banalizzo, trovare il modo di "prendere le distanze" dai suoi umori perché mi rendo conto che la mia frustrazione alimenta un circolo vizioso e mi impedisce di realizzarmi nel rapporto. Se i tentativi di "starle vicino" non funzionano, forse meglio, non so, allontanarmi ogni volta che mette in atto questo comportamento?
Lasciare che sia lei a gestirsi la fase "lamentela fine a se stessa", per eventualmente stimolarla a confrontarsi con me sulla parte costruttiva del problema, chiedendo un consiglio o un aiuto per trovare una soluzione. Sempre che il problema non sia il nostro rapporto in sé, ma a questo punto non capisco perché non affrontare esplicitamente la cosa insieme o decidere di lasciarmi.
Grazie per l'ascolto.
scrivo per un suggerimento per vivere meglio il rapporto con la mia compagna. Stiamo insieme da 3 anni, conviviamo. Premetto che sono innamorato e che ho provato molte strade prima di arrivare a queste domande.
Vedo accanto a me una persona insoddisfatta, nervosa e acida. Di fatto lei lo è un po' sempre stata, ma più il nostro rapporto è cresciuto come intimità e progetti, più paradossalmente è peggiorato su questo punto. Un giorno è la stanchezza per via del lavoro (effettivamente stancante). Un giorno è un piccolo malanno fisico (magari spunto di preoccupazione per carità, ma tutte cose nella norma tipo un mal di schiena). Un giorno sono pensieri sul fatto che guadagniamo troppo poco (onestamente c'è chi sta peggio e non è che in giro ci siano molte opportunità migliori). Specifico che quasi sempre il problema non è espresso in modo diretto, compaiono muso e freddezza e allora io cerco di ipotizzare e capire. Il tentativo di "consolare" con l'affetto viene rifiutato. Il tentativo di approfondire e di studiare soluzioni/azioni per reagire al problema irrita ancora di più. Se c'è una questione sono portato a tentare di affrontarla (piuttosto che a lamentarmi e basta), ovviamente nei limiti del possibile. Anche il tentativo di distrarre parlando d'altro, facendo una sorpresa, proponendo argomenti positivi non viene colto. Peggio, alle volte, a fronte di un'insofferenza di fondo già presente, si prende spunto da una parola infelice, da un ritardo o da qualche altro piccolo incidente quotidiano per prendersela in modo esplicito con me. Della serie: piove, governo ladro. Io non sono un punto di appoggio, ma la fonte o il regista occulto di tutti i problemi.
Insomma, forse la frustrazione mi porta a banalizzare, ma mi sembra di non poter svolgere un ruolo positivo come compagno, ma di dover essere il classico sacco da prendere a pugni per sfogarsi.
Il punto è che ci sto male, per lei (ma a questo punto dubito di poter fare qualcosa) e per me. È molto frustrante capire di non rendere felice la persona che si ama o per lo meno di non rappresentare un contrappeso positivo a problemi esterni (?) alla coppia. Dopo anni di impegno, amore e pazienza vorrei provare a trovare una soluzione per la mia di serenità. Perché confrontarsi per almeno il 50% del tempo con una persona di "cattivo umore" mi trasmette negatività e mi sta trasformando come uomo, mettendo quasi sempre in secondo piano ciò che vorrei e ciò che mi farebbe stare bene dentro e fuori la coppia. Non voglio lasciarla, ma vorrei, banalizzo, trovare il modo di "prendere le distanze" dai suoi umori perché mi rendo conto che la mia frustrazione alimenta un circolo vizioso e mi impedisce di realizzarmi nel rapporto. Se i tentativi di "starle vicino" non funzionano, forse meglio, non so, allontanarmi ogni volta che mette in atto questo comportamento?
Lasciare che sia lei a gestirsi la fase "lamentela fine a se stessa", per eventualmente stimolarla a confrontarsi con me sulla parte costruttiva del problema, chiedendo un consiglio o un aiuto per trovare una soluzione. Sempre che il problema non sia il nostro rapporto in sé, ma a questo punto non capisco perché non affrontare esplicitamente la cosa insieme o decidere di lasciarmi.
Grazie per l'ascolto.
[#1]
Gentile Utente,
perché non lasciare che sia proprio la Sua compagna a gestire il proprio malumore? So che dall'esterno potrebbe sembrare crudele e poco sensibile, ma se questa modalità della Sua donna è così radicata e spesso arrivate a discussioni per questioni anche banali, allora è meglio tagliare la corda nel momento più caldo per poi riparlarne -se ne vale la pena- quando ENTRAMBI sarete tranquilli.
Altrimenti ci credo che anche il Suo umore ne risente e si attiva davvero quel circolo vizioso nel quale la Sua compagna torna a casa e si lamenta, Lei magari non si sintonizza subito o fa fatica o viene frainteso, ecc... la Sua compagna si arrabbia di più ecc...
Legga, se vuole, il libro di Beck "L'amore non basta", anche se potrebbe valutare la possibilità di rivolgersi direttamente ad un terapeuta della coppia.
Cordiali saluti,
perché non lasciare che sia proprio la Sua compagna a gestire il proprio malumore? So che dall'esterno potrebbe sembrare crudele e poco sensibile, ma se questa modalità della Sua donna è così radicata e spesso arrivate a discussioni per questioni anche banali, allora è meglio tagliare la corda nel momento più caldo per poi riparlarne -se ne vale la pena- quando ENTRAMBI sarete tranquilli.
Altrimenti ci credo che anche il Suo umore ne risente e si attiva davvero quel circolo vizioso nel quale la Sua compagna torna a casa e si lamenta, Lei magari non si sintonizza subito o fa fatica o viene frainteso, ecc... la Sua compagna si arrabbia di più ecc...
Legga, se vuole, il libro di Beck "L'amore non basta", anche se potrebbe valutare la possibilità di rivolgersi direttamente ad un terapeuta della coppia.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Gentile Utente,
bisognerebbe comprendere a fondo i motivi dell'insoddisfazione e dei malumori della sua compagna..
Nonostante le descrizioni che ci hafatto non possiamo sapere da qui quali i fattori (personali, di coppia) che incidono su quanto avviene tra voi,.
In ogni caso sembra che entrambi non siate sereni in questa situazione e che sia difficile uscirne da soli, in quanto ogni reciproca risposta che vi date non risolve la situazione e mantiene in atto il circolo vizioso che si è instaurato nel vostro rapporto.
Anche se la sua domanda è comprensibile, per i motivi suddetti non si può ridurre a una semplice risposta on line ma richiederebbe il parere diretto di un nostro collega (ad esempio di approccio sistemico-relazionale dato che il problema esposto coinvolge la coppia ) , che alla luce di ogni elemento utile, non rilevabile da qui, saprà indicarvi la strada da percorrere per risolvere.
Cordialità
bisognerebbe comprendere a fondo i motivi dell'insoddisfazione e dei malumori della sua compagna..
Nonostante le descrizioni che ci hafatto non possiamo sapere da qui quali i fattori (personali, di coppia) che incidono su quanto avviene tra voi,.
In ogni caso sembra che entrambi non siate sereni in questa situazione e che sia difficile uscirne da soli, in quanto ogni reciproca risposta che vi date non risolve la situazione e mantiene in atto il circolo vizioso che si è instaurato nel vostro rapporto.
Anche se la sua domanda è comprensibile, per i motivi suddetti non si può ridurre a una semplice risposta on line ma richiederebbe il parere diretto di un nostro collega (ad esempio di approccio sistemico-relazionale dato che il problema esposto coinvolge la coppia ) , che alla luce di ogni elemento utile, non rilevabile da qui, saprà indicarvi la strada da percorrere per risolvere.
Cordialità
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
[#3]
Utente
Gentili Dott.sse,
grazie per la risposta.
Quello che suggerisce la Dott.ssa Pileci è in linea con quello che pensavo. Tuttavia vorrei, se possibile, fare un passo in più. Io non vorrei solo "passare oltre" ed evitare di entrare nel circolo vizioso, ma vorrei stare un po' meglio. Nel senso che capita che, anche se esteriormente cerco di "fare finta di niente" (con difficoltà), interiormente mi sento comunque frustrato e arrabbiato. Magari mi allontano un pochino per proteggermi ma poi passo l'intera giornata pensando: ma proprio con me se la deve prendere? possibile che così spesso ci siano motivi (pretesti?) per essere negativi? Se devo fare finta di niente, lo vorrei fare davvero. Cioè trovare un modo per stare bene con me stesso a prescindere dalle frequenti lamentele e musi di lei. La sgradevolissima sensazione è che sia un'altra persona a decidere come andrà la mia giornata (bene se per lei è una giornata sì, male se per lei è una giornata no). A volte mi sembra persino che lei si plachi e passi oltre solo quando è evidente che mi ha ferito o quando io esplodo in manifestazioni di tristezza o rabbia. Quasi il punto finale dello sfogo fosse spostare il suo malessere su qualcun altro (il suo compagno!!!).
La terepia di coppia è una delle (tante) proposte che ho fatto, ma lei non ritiene sia utile. Di fondo nega di avere un atteggiamento in qualche modo negativo per noi e dice che il problema è il mio modo di comportarmi o fattori esterni o "non ho niente", a seconda delle singole "crisi" che giorno giorno affrontiamo.
Grazie ancora
grazie per la risposta.
Quello che suggerisce la Dott.ssa Pileci è in linea con quello che pensavo. Tuttavia vorrei, se possibile, fare un passo in più. Io non vorrei solo "passare oltre" ed evitare di entrare nel circolo vizioso, ma vorrei stare un po' meglio. Nel senso che capita che, anche se esteriormente cerco di "fare finta di niente" (con difficoltà), interiormente mi sento comunque frustrato e arrabbiato. Magari mi allontano un pochino per proteggermi ma poi passo l'intera giornata pensando: ma proprio con me se la deve prendere? possibile che così spesso ci siano motivi (pretesti?) per essere negativi? Se devo fare finta di niente, lo vorrei fare davvero. Cioè trovare un modo per stare bene con me stesso a prescindere dalle frequenti lamentele e musi di lei. La sgradevolissima sensazione è che sia un'altra persona a decidere come andrà la mia giornata (bene se per lei è una giornata sì, male se per lei è una giornata no). A volte mi sembra persino che lei si plachi e passi oltre solo quando è evidente che mi ha ferito o quando io esplodo in manifestazioni di tristezza o rabbia. Quasi il punto finale dello sfogo fosse spostare il suo malessere su qualcun altro (il suo compagno!!!).
La terepia di coppia è una delle (tante) proposte che ho fatto, ma lei non ritiene sia utile. Di fondo nega di avere un atteggiamento in qualche modo negativo per noi e dice che il problema è il mio modo di comportarmi o fattori esterni o "non ho niente", a seconda delle singole "crisi" che giorno giorno affrontiamo.
Grazie ancora
[#5]
Gentile Utente,
sono d'accordo con la dott.ssa Rinella sull'opportunità di intraprendere un percorso personale, dal momento che la Sua compagna attualmente non è d'accordo ad un lavoro di coppia.
Magari potrà essere "agganciata" solo in futuro per poter lavorare in una terapia di coppia.
Ma è importante che Lei sappia che cosa fare quando si trova a dover discutere con la Sua ragazza. Ad esempio, quando Lei dice: " A volte mi sembra persino che lei si plachi e passi oltre solo quando è evidente che mi ha ferito o quando io esplodo in manifestazioni di tristezza o rabbia. Quasi il punto finale dello sfogo fosse spostare il suo malessere su qualcun altro (il suo compagno!!!). "
Si tratta di comportamenti inconsapevoli, molto probabilmente l'intenzione non è necessariamente quella che a Lei sembra, ma è necessario capire meglio se ci sono anche dinamiche competitive oltre ad incomprensioni.
Cordiali saluti,
sono d'accordo con la dott.ssa Rinella sull'opportunità di intraprendere un percorso personale, dal momento che la Sua compagna attualmente non è d'accordo ad un lavoro di coppia.
Magari potrà essere "agganciata" solo in futuro per poter lavorare in una terapia di coppia.
Ma è importante che Lei sappia che cosa fare quando si trova a dover discutere con la Sua ragazza. Ad esempio, quando Lei dice: " A volte mi sembra persino che lei si plachi e passi oltre solo quando è evidente che mi ha ferito o quando io esplodo in manifestazioni di tristezza o rabbia. Quasi il punto finale dello sfogo fosse spostare il suo malessere su qualcun altro (il suo compagno!!!). "
Si tratta di comportamenti inconsapevoli, molto probabilmente l'intenzione non è necessariamente quella che a Lei sembra, ma è necessario capire meglio se ci sono anche dinamiche competitive oltre ad incomprensioni.
Cordiali saluti,
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 37.7k visite dal 31/03/2016.
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