Ansia psicoterapia non adeguata
buongiorno. sono in cura dall'inizio di gennaio per disturbi di ansia generalizzata da una psicoterapeuta cognitivo-costruttivista post-razionalista. Contemporaneamente, sotto la guida di uno psichiatra, assumo 75 mg di Lyrica al giorno da aprile.
La diagnosi della psicoterapeuta è che il mio è un problema di controllo, nel senso che vorrei avere il controllo su tutto cioè conoscere preventivamente tutto quello che potrà accadere, e questo dato che è impossibile mi provoca ansia soprattutto da quando ho dei figli. Il sintomo con il quale questa ansia si manifesta è la paura di contrarre malattie, soprattutto dello stomaco, con grande paura del vomito. Non ho paura che queste portino a qualcosa di grave, ma ho paura di contrarle. In più io vivo questa cosa in solitudine, non condivido la mia paura con chi mi sta più vicino (mio marito), e sono incapace di delegare compiti legati alla famiglia e ai figli.
Per cui lei mi suggerisce di condividere, di delegare il più possibile,e in più di ritagliarmi degli spazi tutti miei perchè l'ansia viene anche dal fatto che da quando ho figli non ho più tempo per me come moglie e come donna.
Questo stato di ansia è quasi sparito durante l'estate, quando sono stata davvero meglio, ma è tornato prepotentemente dalla metà di settembre, da quando sono tornate le malattie, è finita la bella stagione ed è ricominciata la scuola. La psicoterapeuta dice che ho soltanto ansia anticipatoria e che sparirà una volta che mi sono inserita nella stagione, e che mi renderò conto che sto meglio.
Il fatto è che è più di un mese che invece vivo malissimo, sono tornata nel buio, che anche se stavolta lo capisco meglio, ma con un episodio di vomito mio e del figlio maggiore e uno di febbre e diarrea del piccolo, non mi sembra affatto di evolvere. In più l'estate per me è sempre stata un momento bello e quest'estate non mi sembra essere stata diversa dalle altre. In buona sostanza capisco e condivido le opinioni della psicoterapeuta ma non mi sembra di essere in grado di mettere in atto materialmente quello che mi suggerisce, ed è come se avessi bisogno di strumenti precisi per combattere questo stato che mi uccide. A questo punto non so più cosa fare, e se ho ragione a pensare che forse per me sarebbe meglio un altro tipo di psicoterapia. Grazie
La diagnosi della psicoterapeuta è che il mio è un problema di controllo, nel senso che vorrei avere il controllo su tutto cioè conoscere preventivamente tutto quello che potrà accadere, e questo dato che è impossibile mi provoca ansia soprattutto da quando ho dei figli. Il sintomo con il quale questa ansia si manifesta è la paura di contrarre malattie, soprattutto dello stomaco, con grande paura del vomito. Non ho paura che queste portino a qualcosa di grave, ma ho paura di contrarle. In più io vivo questa cosa in solitudine, non condivido la mia paura con chi mi sta più vicino (mio marito), e sono incapace di delegare compiti legati alla famiglia e ai figli.
Per cui lei mi suggerisce di condividere, di delegare il più possibile,e in più di ritagliarmi degli spazi tutti miei perchè l'ansia viene anche dal fatto che da quando ho figli non ho più tempo per me come moglie e come donna.
Questo stato di ansia è quasi sparito durante l'estate, quando sono stata davvero meglio, ma è tornato prepotentemente dalla metà di settembre, da quando sono tornate le malattie, è finita la bella stagione ed è ricominciata la scuola. La psicoterapeuta dice che ho soltanto ansia anticipatoria e che sparirà una volta che mi sono inserita nella stagione, e che mi renderò conto che sto meglio.
Il fatto è che è più di un mese che invece vivo malissimo, sono tornata nel buio, che anche se stavolta lo capisco meglio, ma con un episodio di vomito mio e del figlio maggiore e uno di febbre e diarrea del piccolo, non mi sembra affatto di evolvere. In più l'estate per me è sempre stata un momento bello e quest'estate non mi sembra essere stata diversa dalle altre. In buona sostanza capisco e condivido le opinioni della psicoterapeuta ma non mi sembra di essere in grado di mettere in atto materialmente quello che mi suggerisce, ed è come se avessi bisogno di strumenti precisi per combattere questo stato che mi uccide. A questo punto non so più cosa fare, e se ho ragione a pensare che forse per me sarebbe meglio un altro tipo di psicoterapia. Grazie
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Gentile Utente,
come più volte sottolineato nel trattamento dei disturbi d'ansia l'orientamento psicoterapeutico che permette di ottenere i migliori risultati è quello cognitivo-comportamentale, e a questo proposito potrebbe leggersi questo articolo
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/205-caro-psicologo-mi-sento-ansioso-i-disturbi-d-ansia-e-la-terapia-cognitivo-comportamentale.html
L'orientamento da Lei seguito è pertanto parziale, il che non significa necessariamente che non possa funzionare, ma manca quella parte comportamentale (costituita da esercizi, ad esempio, di esposizione graduale allo stimolo, di desensibilizzazione, ecc) che permette al paziente ansioso di sperimentare se stesso nell'ambiente in modo guidato e graduale
Mi sembra di capire che la sua terapeuta abbia centrato, dal punto di vista cognitivo, il Suo problema, ovvero la tendenza a "controllare" le situazioni incerte: esempio lampante la Sua richiesta qui, dettata dal Suo senso di insicurezza anche come paziente. D'altronde capisco la Sua esigenza di avere qualcosa di concreto. Se Lei si percepisce "arretrata" nel processo di guarigione significa che probabilmente alcune cose non hanno funzionato
A questo punto può fare due cose:
1) leggere queste nostre mail insieme alla sua terapeuta, e chiederle espressamente di insegnarle alcune modalità alternative di gestione dell'ansia, visto che Lei non si sente sicura
2) cambiare psicoterapia
Ci pensi bene prima di scegliere la 2)
come più volte sottolineato nel trattamento dei disturbi d'ansia l'orientamento psicoterapeutico che permette di ottenere i migliori risultati è quello cognitivo-comportamentale, e a questo proposito potrebbe leggersi questo articolo
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/205-caro-psicologo-mi-sento-ansioso-i-disturbi-d-ansia-e-la-terapia-cognitivo-comportamentale.html
L'orientamento da Lei seguito è pertanto parziale, il che non significa necessariamente che non possa funzionare, ma manca quella parte comportamentale (costituita da esercizi, ad esempio, di esposizione graduale allo stimolo, di desensibilizzazione, ecc) che permette al paziente ansioso di sperimentare se stesso nell'ambiente in modo guidato e graduale
Mi sembra di capire che la sua terapeuta abbia centrato, dal punto di vista cognitivo, il Suo problema, ovvero la tendenza a "controllare" le situazioni incerte: esempio lampante la Sua richiesta qui, dettata dal Suo senso di insicurezza anche come paziente. D'altronde capisco la Sua esigenza di avere qualcosa di concreto. Se Lei si percepisce "arretrata" nel processo di guarigione significa che probabilmente alcune cose non hanno funzionato
A questo punto può fare due cose:
1) leggere queste nostre mail insieme alla sua terapeuta, e chiederle espressamente di insegnarle alcune modalità alternative di gestione dell'ansia, visto che Lei non si sente sicura
2) cambiare psicoterapia
Ci pensi bene prima di scegliere la 2)
Cordialmente
Daniel Bulla
dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 2.5k visite dal 17/10/2008.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.