Vita da pendolare

Buongiorno, la mia richiesta riguarda lo stile di vita che conduco da 4 anni.
Vivo con la mia famiglia (marito, due figli adolescenti, maschi) ma lavoro in un'altra città: 300 km di distanza. Ho vinto un concorso 4 anni fa per il posto di lavoro per il quale ho studiato e che ho sempre sognato: scelta condivisa con mio marito, visto che le possibilità vicino casa non c'erano.
Nel posto in cui lavoro mi trovo abbastanza bene. I miei viaggi sono generalmente dalla domenica sera al mercoledì sera e nella città dove lavoro ho preso un monolocale per me.
Nonostante tutto ciò, viaggio con molta fatica (in macchina, con i mezzi pubblici impiegherei il doppio del tempo); quando torno a casa sono stanca e facilmente irritabile, per cui i meccanismi di convivenza sono diventati faticosi e non riesco a trovare un equilibrio e un po' di stabilità.
In questi quattro anni ho attraversato varie fasi: dall'entusiasmo per il risultato finalmente ottenuto (dopo dieci anni di precariato) al senso di estraneità in casa; dallo sforzo di riappropriarmi dei miei spazi a casa alla fatica nel sentirmi poco capita e accolta. A volte ho come la sensazione di dover difendere la mia professionalità a casa, a cominciare da mia mamma, che non condivide la mia scelta e la vita che faccio e che non perde occasione per rimarcare che i miei figli sono abbandonati; da mio marito che, per quanto collaborativo e partecipe, si pone di recente in modo competitivo nei confronti di qualsiasi questione, dalla più banale alle più serie. Mi sento sempre più scissa: bene nel posto dove lavoro, perchè là ho il mio spazio e la mia autonomia, pur mancandomi i miei figli; fatico tantissimo a casa, dove comunque mi sforzo per esserci facendo del mio meglio. Con scarsi risultati, però. Concludo dicendo che quando sono a casa non sono in "ferie" ma lavoro comunque. In tutto ciò, i ragazzi sono gli unici che si sono adattati perfettamente, mentre gli adulti si mettono di traverso.
Mi chiedo se è solo questione di tempo e prima o poi un equilibrio "arriva"; se ci sono accorgimenti da poter attuare per sentire meno il peso del viaggio e della distanza da casa, "regole di vita" per chi come me fa la vita del pendolare, e sa di doverla fare a tempo indeterminato.
Grazie.
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
Gentile Utente,
Per per prima cosa complimenti,

Complimenti per il lavoro e per la pazienza...

I ragazzi, come tutti i ragazzi, sono flessibili e si adattano, gli adulti un po' meno.

Anche se su due città, sembra il classico conflitto di noi dnone che lavoriamo divise tra casa, affetti e carriera.

Credo che dovrebbe farsi dare una mano da un nostro collega, dietro la tensione, il nervosismo ecc...possono anche esserci dinamiche più profonde che inquinano il suo equilibrio.

Mi dice di più della sua coppia?

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile signora,

mi ha colpito la descrizione delle dinamiche: "i ragazzi sono gli unici che si sono adattati perfettamente, mentre gli adulti si mettono di traverso. "

E' vero che i Suoi figli sono adolescenti e si staccano dalla mamma, ma sarebbe senz'altro importante e interessante capire come mai Sua mamma e soprattutto Suo marito sembrano non appoggiare più la Sua scelta.
Ne ha parlato direttamente con Suo marito? Che cosa Le ha detto?
Perché non provate a prendervi un momento di relax quando siete a casa e a creare quei momenti di famiglia, fatti di condivisione delle cose che fate, a maggior ragione perché vivete lontani?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Cara Signora,
Si, anche io ipotizzo che possa esserci un po' di "gelosia' da parte di Suo marito per la Sua vita professionale che le regala soddisfazioni e diciamolo, la possbilita' di un certo "distacco" dalle esigenze della casa.
Questo puo' avere delle ripercussioni sul menage di coppia.
Non so come Lei possa vivere questa situazione! Spero bene! Rivendicando la Sua autonomia ecnomica e non solo!
Forse occorre consapevolizzare e ridimensionare le dinamiche rivendicative coniugali. Dentro di se' prima di tutto!
Che ne pensa?

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

[#4]
Utente
Utente
Gentili dott.sse,
grazie per le vostre risposte.
Il cambiamento di vita ha inciso naturalmente anche sulla nostra vita di coppia, anche in questo caso con fasi diverse: ho parlato, ho sempre parlato e manifestato ogni mio disagio; mi sono sentita dire che sono cambiata, che sono diventata irritabile e intollerante; che prima "ero il tuo miglior alleato, adesso il tuo peggior nemico"; tra poco "guadagnerai più di me"... Ma oltre a questo c'è stata anche la manifestazione di orgoglio e soddisfazione per il risultato ottenuto e nella vita quotidiana "remiamo insieme" nel portare avanti la famiglia. Non sarei onesta se dicessi che non mi sostiene: lo fa a modo suo, con un "piglio" decisionista che lo contraddistingue da sempre. Io gradirei un maggior venirsi incontro: anche questo l'ho esplicitato ma con scarsi risultati.
Il cambiamento è coinciso anche con un cambiamento nella nostra vita sociale: prima avevamo un giro di amici, genitori di amici dei nostri figli, che adesso non frequentiamo più, per cui il contesto sociale si è notevolmente ridotto e so che di questo non è soddisfatto. Infine, il figlio maggiore, 17 anni, ha riportato insuccessi scolastici e abbiamo reagito in modi diametralmente opposti: io ho cercato di parlare e capire, anche rischiando che perdesse l'anno; mio marito ha "agito" individuato i prof. per le ripetizioni e ha gestito il problema cercando di esercitare il controllo e di imporsi. Risultato: il rapporto padre-figlio è adesso praticamente assente, io vengo accusata di essere troppo morbida.
e in questi 4 anni mi sono fatta carico della responsabilità totale pensando che tutto questo dipendesse da me e dal mio stile di vita, dalla mia poca "presenza": presuntuosa, forse, non lo so. Sto cercando di resistere con pazienza, nonostante la pesantezza, sperando che con il tempo gli equilibri tornino ad assestarsi. Anche perché mai vorrei attuare una separazione. Ma non ho spazio per una nostra progettualità a lunga scadenza e questo mi preoccupa e un po' mi spaventa; mi viene spesso in mente un film, visto che sono madre di due figli maschi: Pane e tulipani. E non vorrei, ma penso che in futuro sarò io ad andarmene, quando i figli saranno cresciuti. Cosa che naturalmente non vorrei.
Grazie, di nuovo.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile signora,

la situazione sembra chiara, ma ora mi pare proprio il momento di focalizzarsi sulle soluzioni. Di solito la separazione è proprio l'ultima spiaggia e in casi disperati in cui le soluzioni più sensate e concilianti hanno già fallito.

Immagino avrete anche parlato di un possibile trasferimento: nessuno dei due potrebbe chiedere un trasferimento per accorciare le distanze e ricostruire insieme? Mi pare la soluzione più semplice. Anche Suo marito ha un lavoro molto impegnativo come il Suo? Oppure potrebbe trasferirsi?

Lei e Suo marito avete mai pensato di parlarne con uno psicoterapeuta della coppia? Che cosa ne pensa?


[#6]
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
Sarebbe utile analizzare queste dinamiche, tante e complesse , con l'aiuto di un professionista.

Paura
Paura di perdere l'egenonia
Il trono in casa
Il trono economico
E, possibilmente, la paura dell'abbandono..


Credo che un ascolto più attento sarebbe utile alla coppia/famiglia