Reprimersi e dissociarsi..

Buongiorno dottori, volevi porvi una domanda che forse può essere utile a molte persone..che si trovano purtroppo nella mia situazione. Mi è sempre capitato che quando reprimevo una mia emozione, con donne o con uomini, sentivo dissociarmi. Mi è capitato finché non ho saputo più gestire la cosa e mi sono ammalato..ora mi chiedevo, purtroppo per i cliché della società nostra maschilista ed eterosessista, o che comunque non ci insegna a vivere le emozioni, qualsiasi esse siano, ma a reprimerle, a volte siamo costretti a nasconderci..mi chiedevo se quando mi, ci capita di sentire accadere questa cosa, cosa possiamo fare, cioè quando sentiamo che stiamo per perdere la bussola dell'aderenza alla realtà.. grazie
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
Gentile Utente,
Ci ha scritto tante volte per problematiche importanti. È ancora in cura?
Assume farmaci?
Segue una psicoterapia?

La lettura non è così semplicistica e la dissociazione dipende da altri problemi psichici o psichiatrici.

Sarebbe utile effettuare una diagnosi clinica scrupolosa del suo disagio e capire cosa le succede davvero e perché, ma ovviamente non online.

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Utente,

posso chiederLe che cosa intende qui con l'espressione "sentivo dissociarmi"?

Sono d'accordo con Lei sul fatto che purtroppo non a tutti viene insegnato ad esprimere le proprie emozioni e di conseguenza a modularle; più spesso viene insegnato che non sta bene esprimere emozioni che socialmente potrebbero non essere gradite. Ad esempio, sembra che emozioni quali la tristezza non siano sempre accettate, oppure la rabbia. In entrambi i casi può partire un giudizio del tipo "Che brutto carattere che hai!"

In realtà tutti noi proviamo emozioni diverse nella nostra giornata; non si può essere felici h24 ma più spesso dovremmo essere in grado prima di riconoscere queste emozioni e poi di capire che cosa hanno a che vedere con noi, con il nostro stato mentale, ecc...

L'espressione delle emozioni ovviamente è anche culturalmente determinata: ad esempio noi possiamo esprimere pubblicamente la nostra sofferenza per un lutto, i Giapponesi lo fanno solo ed esclusivamente nel privato.

La "dissociazione" potrebbe anche essere un sintomo d'ansia, ma a volte può capitare se ad esempio se ci troviamo in situazioni pesanti da tollerare.

Ancora, posso chiedere che cosa significa che sta perdere la bussola dell'aderenza alla realtà? In quali circostanze? Mi fa qualche esempio?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Utente
Utente
cara dr. randone, in effetti la visione non è semplice, ero arrivato a questa visione semplicistica del mio problema ma mi fa una rabbia reprimermi, guardi. Perché ho l'intelligenza per rendermene conto che mi accade, e la prima che mi reprime è mia madre. Non riesce ad accettare il fatto che io gioisca, che mi diverta, anche facendo una qualsiasi attività ricreativa..non riesco, pertanto, ad instaurare una relazione diversa con lei. E devo accettare, e forse è questo il lavoro lungo e vero, di essere gay. Mio padre c'è sempre stato per me, per aiutarmi, quando a 18 anni per problemi di lavoro e quando ne avevo bisogno non c'era, sono cominciati i problemi. Io se non riesco a esprimermi come voglio penso, ma quando non ce la faccio a sopportare tutto questo stress divento psicotico. Non ho parlato ancora di queste considerazioni al mio psicoterapeuta, sto assumendo farmaci e lo conosco dal settembre 2012. Dr. Pileci, credo di aver risposto implicitamente anche a lei. Vi ringrazio immensamente per il tempo che mi dedicate, visti i miei continui post, ma purtroppo la mia situazione non è stata semplice. L'ultimo incontro che ho fatto con lo psichiatra e lo psicoterapeuta, insieme, mi hanno detto che la famiglia non cambierà, e devo trovare io un progetto di vita per ripartire, l'identità sessuale si andrà delineando. Ma da quest'ultima dipende anche il mio progetto, purtroppo la mia capacità di adattamento e di affrontare le situazioni della vita, perché, essere gay, sicuramente, significa essere fragili
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Sono d'accordo: gli altri attorno a lei non cambiano, ma probabilmente Lei potrà modificare qualcosa di Suo per vivere in maniera migliore nel mondo e nelle relazioni con gli altri.

Segua le prescrizioni dei curanti e, se Le fa piacere, ci dia Sue notizie.

Cordiali saluti,
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Utente
Utente
intanto a casa mia non posso starci in nessun modo..se sono gay non va bene a papà, se sono etero non va bene a mamma, non posso pensare di essere schizofrenico perché prendo neurolettici e non più sintomi..l'unica cosa è che hanno problemi loro. Io so solo che se avessi una pistola mi sparerei..
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.5k 597
Gentile utente,

La situazione è delicata e complessa, ma non al punto di dire
<<Io so solo che se avessi una pistola mi sparerei..<< (sempre che ci sia un punto...).

Riflessione molto realista quella dei Suoi Psicoterapeuta e Psichiatra
<< insieme, mi hanno detto che la famiglia non cambierà, e devo trovare io un progetto di vita per ripartire, l'identità sessuale si andrà delineando. <<

E dunque non rimane che farsi aiutare da loro nell'individuare un progetto autonomo - ma concreto - di vita.

Che comprenda anche un'abitazione autonoma, aspetti economici permettendolo.
Saluti cari.

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/