Chiarimento psicoterapia
Ringrazio anticipatamente i dottori che mi risponderanno. Sto seguendo da 5 anni una psicoterapia perché soffro d'ansia e in particolare ero terrorizzato da dolori indescrivibili alle gambe. I tremori che avevo alle gambe erano tali che provavo a fermare le gambe con le mani, andando poi nel panico. Tutto è iniziato quando è nato mio figlio e i miei suoceri hanno deciso di trasferirsi a casa mia. Avevo provato ad oppormi ma poi ho accettato per il bene di mia moglie che teneva molto ad avere qui con noi sua madre.
Successivamente ho iniziato una psicoterapia, ma ad oggi non ho visto nessun risultato. Sono riuscito a capire qualcosa in più di me, ma nulla di più. Ho deciso di iscrivermi per chiedere un consulto dopo aver visto che alcune persone che conosco tra cui alcuni colleghi di lavoro hanno iniziato delle psicoterapie dopo di me e le hanno già terminate e adesso stanno bene. Io invece sto sempre peggio e sono in terapia e di finire non se ne parla. Che cosa non funziona nella mia terapia secondo il vostro parere?
Successivamente ho iniziato una psicoterapia, ma ad oggi non ho visto nessun risultato. Sono riuscito a capire qualcosa in più di me, ma nulla di più. Ho deciso di iscrivermi per chiedere un consulto dopo aver visto che alcune persone che conosco tra cui alcuni colleghi di lavoro hanno iniziato delle psicoterapie dopo di me e le hanno già terminate e adesso stanno bene. Io invece sto sempre peggio e sono in terapia e di finire non se ne parla. Che cosa non funziona nella mia terapia secondo il vostro parere?
[#1]
Gentile Utente,
ma come possiamo esprimerci su qualcosa che non conosciamo? Nel senso che non conosciamo nè Lei nè la psicoterapia che sta seguendo.
Facendo un paragone medico è come se dicesse che prende una medicina, ma non dice quale e non dice in quale posologia.
Sul confronto con gli altri: avrebbe valore (dando per scontato che avevate tutti una problematica equiparabile e simile) se andaste tutti dallo stesso terapeuta.
L'unica cosa che è possibile risponderLe da quello che scrive è: si faccia dare il numero degli altri terapeuti e vada da loro.
Ci rifletta.
ma come possiamo esprimerci su qualcosa che non conosciamo? Nel senso che non conosciamo nè Lei nè la psicoterapia che sta seguendo.
Facendo un paragone medico è come se dicesse che prende una medicina, ma non dice quale e non dice in quale posologia.
Sul confronto con gli altri: avrebbe valore (dando per scontato che avevate tutti una problematica equiparabile e simile) se andaste tutti dallo stesso terapeuta.
L'unica cosa che è possibile risponderLe da quello che scrive è: si faccia dare il numero degli altri terapeuti e vada da loro.
Ci rifletta.
Dr. Fernando Bellizzi
Albo Psicologi Lazio matr. 10492
[#2]
Gentile Utente,
i fattori che possono ostacolare ed impedire il buon esito di una psicoterapia sono molti, ma da qui è impossibile fare una valutazione della Sua situazione.
D'altra parte cinque anni di psicoterapia per un disturbo d'ansia mi sembrano molti. Posso chiederLe quali sono gli obiettivi terapeutici che Lei e il terapeuta avevate fissato all'inizio della psicoterapia? Nessuno di questi obiettivi è stato raggiunto? Se è così, ha provato a problematizzare la questione con lo psicoterapeuta già dopo pochi mesi dall'inizio della psicoterapia, dal momento che non riscontrava cambiamenti e non apprezzava nessun beneficio?
Come mai ha continuato, nonostante le persone attorno a Lei le avessero indicato altri nominativi?
Posso chiedere, infine, che tipo di psicoterapia sta facendo?
"Avevo provato ad oppormi ma poi ho accettato per il bene di mia moglie che teneva molto ad avere qui con noi sua madre."
Accettare qualcosa che non Le va per il bene di altre persone è un tratto che La contraddistingue?
i fattori che possono ostacolare ed impedire il buon esito di una psicoterapia sono molti, ma da qui è impossibile fare una valutazione della Sua situazione.
D'altra parte cinque anni di psicoterapia per un disturbo d'ansia mi sembrano molti. Posso chiederLe quali sono gli obiettivi terapeutici che Lei e il terapeuta avevate fissato all'inizio della psicoterapia? Nessuno di questi obiettivi è stato raggiunto? Se è così, ha provato a problematizzare la questione con lo psicoterapeuta già dopo pochi mesi dall'inizio della psicoterapia, dal momento che non riscontrava cambiamenti e non apprezzava nessun beneficio?
Come mai ha continuato, nonostante le persone attorno a Lei le avessero indicato altri nominativi?
Posso chiedere, infine, che tipo di psicoterapia sta facendo?
"Avevo provato ad oppormi ma poi ho accettato per il bene di mia moglie che teneva molto ad avere qui con noi sua madre."
Accettare qualcosa che non Le va per il bene di altre persone è un tratto che La contraddistingue?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#3]
Ex utente
Grazie per le risposte. Rispondo alle domande:
1) Non abbiamo mai fissato obiettivi. In pratica io mi reco in terapia una volta alla settimana e inizio a parlare da quando arrivo fino a quando non mi viene detto che il tempo a mia disposizione è finito. Se non inizio io non inizia la seduta. All'inizio ero molto in imbarazzo per questo silenzio, poi sempre meno.
2)Ho provato a dire che non vedo risultati e mi è stato risposto che i risultati arriveranno ma dipende dal mio atteggiamento
3)io non so come fare e mi sono fidato di quanto mi è stato detto in terapia. Ho continuato perché pensavo che prima o poi sarei stato bene
4)non so che tipo di psicoterapia sto facendo, posso chiederlo alla prossima seduta?
5)io tendo ad accontentare mia moglie, non vedo il motivo di discutere con lei. Accontentarla perché dopo il parto voleva avere sua mamma vicino è ragionevole. Mia suocera ci ha aiutato con il figlio appena nato. Con le altre persone non saprei. In genere non mi piace discutere e avere problemi, tendo ad andare d'accordo con tutti sia in famiglia sia al lavoro.
In terapia ho saputo che il mio problema d'ansia è legato alla paternità nel senso che non ero pronto per diventare padre e che il dolore alle gambe era una psicosomatizzazione perché avrei voluto scappare dal ruolo che non accettavo.
A mia moglie non ho mai voluto parlare di questo perché ci rimarrebbe malissimo e non voglio vederla soffrire.
Grazie per i vostri riscontri.
1) Non abbiamo mai fissato obiettivi. In pratica io mi reco in terapia una volta alla settimana e inizio a parlare da quando arrivo fino a quando non mi viene detto che il tempo a mia disposizione è finito. Se non inizio io non inizia la seduta. All'inizio ero molto in imbarazzo per questo silenzio, poi sempre meno.
2)Ho provato a dire che non vedo risultati e mi è stato risposto che i risultati arriveranno ma dipende dal mio atteggiamento
3)io non so come fare e mi sono fidato di quanto mi è stato detto in terapia. Ho continuato perché pensavo che prima o poi sarei stato bene
4)non so che tipo di psicoterapia sto facendo, posso chiederlo alla prossima seduta?
5)io tendo ad accontentare mia moglie, non vedo il motivo di discutere con lei. Accontentarla perché dopo il parto voleva avere sua mamma vicino è ragionevole. Mia suocera ci ha aiutato con il figlio appena nato. Con le altre persone non saprei. In genere non mi piace discutere e avere problemi, tendo ad andare d'accordo con tutti sia in famiglia sia al lavoro.
In terapia ho saputo che il mio problema d'ansia è legato alla paternità nel senso che non ero pronto per diventare padre e che il dolore alle gambe era una psicosomatizzazione perché avrei voluto scappare dal ruolo che non accettavo.
A mia moglie non ho mai voluto parlare di questo perché ci rimarrebbe malissimo e non voglio vederla soffrire.
Grazie per i vostri riscontri.
[#4]
Gentile Utente,
sono un po' perplessa...
Innanzitutto quando si inizia una psicoterapia vengono fissati gli obiettivi terapeutici che guidano pz e terapeuta alla risoluzione della problematica per la quale il pz. si è rivolto al terapeuta.
Tali obiettivi talvolta sono anche indicati sul contratto terapeutico, che dovrebbe anche contenere la metodologia utilizzata nel trattamento.
Ma soprattutto, sono sorpresa per le affermazioni relative alla descrizione delle sedute. Se viene rilevato un problema in terapia, se ne parla certamente, altrimenti la psicoterapia non funziona. Non ha molto senso a mio parere attendere che qualcosa possa cambiare dall'esterno.
Le suggerisco quindi anche io di riformulare la problematica con il curante, oppure di cambiare terapeuta.
Cordiali saluti,
sono un po' perplessa...
Innanzitutto quando si inizia una psicoterapia vengono fissati gli obiettivi terapeutici che guidano pz e terapeuta alla risoluzione della problematica per la quale il pz. si è rivolto al terapeuta.
Tali obiettivi talvolta sono anche indicati sul contratto terapeutico, che dovrebbe anche contenere la metodologia utilizzata nel trattamento.
Ma soprattutto, sono sorpresa per le affermazioni relative alla descrizione delle sedute. Se viene rilevato un problema in terapia, se ne parla certamente, altrimenti la psicoterapia non funziona. Non ha molto senso a mio parere attendere che qualcosa possa cambiare dall'esterno.
Le suggerisco quindi anche io di riformulare la problematica con il curante, oppure di cambiare terapeuta.
Cordiali saluti,
[#5]
"Ho provato a dire che non vedo risultati e mi è stato risposto che i risultati arriveranno ma dipende dal mio atteggiamento"
Gent.le Utente,
se dopo questa risposta non c'è stata la possibilità di approfondire il discorso e di affrontare l'impasse che si è creata con lo psicoterapeuta, sarebbe importante
necessario fare il punto della situazione a partire dall'atteggiamento accondiscendente che spesso la induce a compiacere le aspettative dell'altro a partire da sua moglie, proseguendo con sua suocera fino ad arrivare al suo psicoterapeuta.
Al fine di offrirle sia spunto di riflessione sia qualche indicatore per scegliere l'eventuale futuro psicoterapeuta, le consiglio la lettura di questo articolo:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/153-perche-iniziare-una-psicoterapia.html
Gent.le Utente,
se dopo questa risposta non c'è stata la possibilità di approfondire il discorso e di affrontare l'impasse che si è creata con lo psicoterapeuta, sarebbe importante
necessario fare il punto della situazione a partire dall'atteggiamento accondiscendente che spesso la induce a compiacere le aspettative dell'altro a partire da sua moglie, proseguendo con sua suocera fino ad arrivare al suo psicoterapeuta.
Al fine di offrirle sia spunto di riflessione sia qualche indicatore per scegliere l'eventuale futuro psicoterapeuta, le consiglio la lettura di questo articolo:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/153-perche-iniziare-una-psicoterapia.html
Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it
[#8]
Gentile Utente,
non avere obiettivi, non avere un contratto terapeutico che regola ogni aspetto della prestazione professionale (anche la questione della privacy del pz.) e soprattutto non avere neppure un filo logico da seguire perché si parla "del più e del meno", mi sembrano aspetti molto gravi.
Se desidera cambiare terapeuta, può farlo comunicando al Collega con anticipo rispetto alla prossima seduta la Sua decisione.
Sono però d'accordo con la Collega: di questi aspetti se ne parla in seduta, e non si aspettano ben cinque anni! Se di volta in volta si parla con il terapeuta di ciò che non va e si problematizza la questione, non si accettano risposte del tipo "i risultati arriveranno". Quando?
Consiglio: se vorrà cambiare terapeuta, credo debba cambiare anche il Suo atteggiamento verso la terapia, che non è un processo passivo che non riguarda il pz. E' proprio il pz colui che fa molta fatica in terapia. Mi pare anche che Lei abbia un po' di paura ad esporsi e a mettersi in gioco, dico bene?
non avere obiettivi, non avere un contratto terapeutico che regola ogni aspetto della prestazione professionale (anche la questione della privacy del pz.) e soprattutto non avere neppure un filo logico da seguire perché si parla "del più e del meno", mi sembrano aspetti molto gravi.
Se desidera cambiare terapeuta, può farlo comunicando al Collega con anticipo rispetto alla prossima seduta la Sua decisione.
Sono però d'accordo con la Collega: di questi aspetti se ne parla in seduta, e non si aspettano ben cinque anni! Se di volta in volta si parla con il terapeuta di ciò che non va e si problematizza la questione, non si accettano risposte del tipo "i risultati arriveranno". Quando?
Consiglio: se vorrà cambiare terapeuta, credo debba cambiare anche il Suo atteggiamento verso la terapia, che non è un processo passivo che non riguarda il pz. E' proprio il pz colui che fa molta fatica in terapia. Mi pare anche che Lei abbia un po' di paura ad esporsi e a mettersi in gioco, dico bene?
[#9]
Ex utente
Dr. Angela Pileci mi ha chiarito tante cose che prima di oggi non avrei immaginato e lo ha fatto in modo semplice e diretto. Non mi recherò per l'ultima seduta in terapia perché ho visto che lei lavora nella mia città e sarà il caso di fare due chiacchiere con lei, se è disponibile. Grazie per l'aiuto dato nel pantano in cui mi trovo.
Marco B.
Marco B.
Questo consulto ha ricevuto 9 risposte e 3.5k visite dal 23/02/2016.
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