Tic, depressione, disagi sociali

Salve sono un ragazzo di quasi 21 e mi sono finalmente deciso a trattare una serie di problemi che da sempre hanno limitato la mia vita e che non ho mai voluto affrontare. In primis vorrei parlare del mio disturbo da tic, se posso chiamarlo cosi. Essi sono iniziati nella primissima infanzia, infatti a detta dei miei genitori già all'età di 2 anni, ero solito strusciarmi le mani su braccia e gambe insistentemente. Ricordo che da bambino mi toccavo spesso le ghiandole salivari del collo, a volte anche con forza tanto che a volte mi comparivano dei lividi e tutt'oggi sono più ingrossate del normale. Ricordo poi che in un periodo delle elementari avevo la strana osessione di toccare i nasi delle altre persone/compagni. Attualmente e da alcuni anni i miei "tic" sono: scrocchiare dite di mani e piedi, tirare su col naso e manipolarmi il collo, in particolare l'osso ioide, la zona tiroidea e la trachea. Quest'ultima pratica mi ha portato a pensare di essermi danneggiato seriamente le cartilagini di quella parte del collo, infatti è molto mobile e ho dei rigonfiamenti in quela zona. Inoltre ho spesso la strana abitudine di farmi leccare i piedi dal mio cane. Pur sapendo che questi tic/manie mi danneggiano continuo a farli ripetutamente, sento il bisogno di compierli ed è come se mi dessero una qualche sorta di piacere. Ho notato che si intensificano quando sono stressato e pensieroso e raggiungono l'apice della frequenza quando per esempio sono al pc. Quando sono con altre persone e in diversi contesti sociali il bisogno di tic si riduce anche se cerco di farli quando nessuno mi vede o cerco di mascherarli. Devo aggiungere che tali tic sono del tutto volontari, sono io che decido quando farli.
Altro punto di cui voglio parlare è il mio vissuto depressivo, di cui non ho mai capito le cause e che mi lasciano perplesso. Tutto cominciò quando avevo circa 12 anni e una sera appena coricatomi, iniziai a pensare intensamente alla morte, non so per quale ragione. Ad un certo punto ebbi una specie di spasmo muscolare, simile a quelli che capitano quando si sogna di cadere, e continuai ad averli durante quella notte accompagnati da una forte agitazione, dato che non capivo cosa mi stesse succedendo. La mattina dopo mi svegliai triste apatico e depresso. Iniziò un periodo di depressione in cui stavo giornate intere a pensare al senso della vita, a volte piangevo e niente mi dava più piacere. Inoltre avevo iniziato ad odiare la notte dato che stavo in uno stato di ansia aspettando che gli spasmi si riproponessero..e ovviamente arrivavano.Non ricordo come uscii da quel brutto periodo, ma circa due anni dopo ritornai in uno stato depressivo, solo senza scatti notturni. Il tutto si risolse quando mia madre mi obbligò a fare un esperienza all estero in un college con altri coetanei quindicenni. Devo aggiungere altro, ma il limite di 3000 caratteri non me lo permette.. aggiungerò nei commenti
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Dr.ssa Federica Serafini Psicoterapeuta, Psicologo 77 1
Caro ragazzo....
Da ciò che lei dice sembra che quelli che lei definisce tic siano ossessioni... Ma non è possibile fare diagnosi via web.... Se i problemi sono questi, anzi sono di più, credo che sarebbe opportuno che lei si prenda finalmente cura di se stesso... Non scrivendo qui, ma chiedendo un consulto ad uno psichiatra, per tenere sotto controllo i suoi episodi depressivi e per contenere le sue ossessioni.... In concomitanza con ciò riterrei ottimo se lei iniziasse anche un percorso di psicoterapia che la possa portare a modificare stabilmente questi suoi comportamenti e Stati d'animo per godere appieno della leggerezza che alla sua etá dovrebbe essere la norma....
Buon lavoro su se stesso....
Non abbia paura e ci faccia sapere come procede il suo cammino!

Dr.ssa Federica Serafini
Psicologa-Psicoterapeuta
www.federicaserafini.it

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Dr.ssa Magda Muscarà Fregonese Psicoterapeuta, Psicologo 3.8k 149
Concordo con la Collega Serafini, prenda in mano la sua vita e si faccia appunto curare seriamente.. Però non sappiamo niente di Lei, su questa sua centratura sul sè , la continua autosservazione , appare per un attimo la figura di sua madre che sceglie una linea ferma e la fa andare all'estero in Collegio, quindi da solo..Forse ci sono molti nodi nella sua storia che vanno appunto chiariti, sembra ci sia stato un sentimento di solitudine ,..ma che storia ha alle spalle , che educazione , che paure.. Se crede ci parli di sè, del bambino che è stato , ne parlerà certamente coi suoi curanti, intanto , se vuole , noi restiamo ancora in ascolto, con molti auguri di coraggio e serenità, peccato sprecare la giovinezza..

MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it

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Utente
Utente
ecco il continuo..
Devo dire che quel viaggio mi cambiò abbastanza, infatti iniziai ad interessarmi alla vita sociale, pur sentendomi veramente incapace nelle relazioni interpersonali, tant'è che in mezzo agli altri ragazzi mi sentivo alienato e non sapevo mai come comportarmi e cosa dire. Prima di allora passavo la maggior parte del tempo a casa e avevo pochi amici anche perche soffrivo di fobia sociale, disturbo che adesso ho in gran parte superato, ma che risulta lo stesso limitante.
In quarta liceo alcuni problemi si accenturarono, come mancanza di concentrazione, distraibilità, bassa autostima. Navigando su internet in cerca di una risposta al mio malessere lessi che molti dei sintomi si associavano all'adhd. Da quel momento passai tutto l'anno scolastico convinto di essere affetto da questo disturbo senza però dire niente a nessuno. In classe stavo tutto il tempo a sognare ad occhi aperti e marciando sul fatto che avevo l'adhd non studiai niente e fui bocciato.
Circa un anno e mezzo fa, dopo che una ragazza che mi piaceva con cui uscivo decise di "troncare" con me, mille pensieri su cosa ci fosse di sbagliato in me cominciarono a riinondarmi la mente. Mi riconvinsi di avere l'adhd, poi leggendo su internet mi autodiagnosticavo altri disturbi. Entrai in un periodo di forte depressione, caratterizzato da grande inappetenza, pianti, insonnia, isolamento sociale e ansia: passavo le giornate a letto o sul divano pensando costantemente a cosa potessi avere al cervello e notavo continuamente cose che alimentavano le mie convinzioni. Ero convinto di avere qualche problema cerebrale di tipo neurologico/organico che intaccava le mie capacità intellettive, e volevo a tutti i costi farmi fare test ed esami al cervello al fine di scoprire una qualche verità. I miei genitori e parenti erano molto preoccupati, pensavano che fossi in parte impazzito e credevano che facessi uso di droghe. Devo dire che in quel periodo l'unica "droga" che assumevo era la cannabis, che consumavo con i miei amici e non in maniera massiccia. A scuola, le poche volte in cui sono andato in quel periodo, me ne stavo l'intera giornata isolato, con gli occhi sbarrati e la testa piena dei soliti pensieri. Andarci mi causava un forte disagio, poichè tutti mi guardavano in modo strano e parlavano male di me.
I miei assecondando le mie fisse, mi fecero effettuare una visita neurologica, un elettroencefalogramma e un test del QI WAIS (in cui ho ottenuto un punteggio di 125), al fine di rassicurarmi e di sciogliere i mei dubbi. Io comunque non mi fidavo di questi test, nè mi fidavo del parere degli psichiatri a cui mi rivolsi. Il primo a cui chiedemmo consulto disse che il mio problema era l'autostima e che tendevo a sottovalutarmi eccessivamente. Non contento della diagnosi, mi rivolsi a un altro il quale mi diagnosticò un particolare tipo di disturbo ossessivo e mi prescrisse una cura a base di Fevarin. Non sortendo effetti mi aumentò la dose fino a 300mg al giorno, poi sostituita con 200mg di Fevarin +1 mg di Lorazepam la sera. Protrassi le cure per quasi 2 mesi e devo dire che non sortivo alcun effetto da esse. Però tutte le volte che lo psichiatra mi modificava la cura, si accendeva in me la speranza che sarebbe potuto cambiare qualcosa, e infatti il mio umore ritornava alla normalità, tornavo me stesso. Tutto ciò però durava qualche giorno, finchè non vedevo/notavo qualcosa che mi facesse tornare in mente tutte le "ossessioni". Da quel momento ritornavo nello stato vegetativo e amorfo che ho descritto qui sopra.
E' proprio questa speranza che mi ha fatto credere che potesse esistere un modo per diventare "una persona normale", che mi fece uscire da questa brutta situazione, non più ripresentatosi.
Ad oggi vivo una vita abbastanza normale, vado all'università, ho un buon gruppo di amici ed esco molto. Però sono ancora molte le cose che mi lasciano perplesso sul mio conto e che mi fanno capire che in me c'è qualcosa che non va, anche se non nel modo eccessivo come credevo durante il periodo depressivo. Però molti problemi di base restano. Non ho interessi o passioni oltre all'uscire con gli amici, che a dire il vero non è nemmeno definibile come interesse. Inoltre ho una bella carenza a livello emotivo/empatico. Per fare un esempio: 1 anno e mezzo fa a mio padre è stato diagnosticato un tumore, e alla notizia datomi da mia madre non ho avuto alcuna reazione emotiva, non ho sentito niente internamente, ma ho simulato un'espressione dispiaciuta non spontanea. Adesso la sua condizione è peggiorata da allora, mio padre passa tutta la giornata a letto con i dolori, e la cosa preoccupante è che io non provo niente a vederlo in queste condizioni. Certo lo aiuto, faccio delle cose per lui, ma tutto ciò non è dettato da una spinta emotiva, mi fa quasi fatica farlo e la considero una scocciatura, bensì lo faccio perchè "è giusto fare così". Mia madre pensa che sia una persona sensibile verso il prossimo, ma la realtà è diversa... Situazioni simili mi capitano anche al di fuori del contesto familiare, e anche li compio gesti/reazioni/commenti finti e non spontanei, non dettati dall'emotività. Devo aggiungere però, considerando il caso di mio padre, che a volte riesco quasi a piangere per lui se mi sforzo a pensarci, ma ripeto non è una cosa spontanea.. Vorrei poter emozionarmi, provare dolore e gioia per i miei cari, preoccuparmi per gli altri, sentire qualcosa davanti a un bel paesaggio... ma purtroppo non è cosi, la mia mente è sempre immersa in pensieri e problemi che riguardano me soltanto e mi demoralizzano. Ricordo che poco tempo fa ho fatto un sogno in cui le condizioni di mio padre peggioravano ancora, ed io rattristito scoppiavo a piangere, ma allo stesso tempo ero sorpeso e quasi felice di aver avuto una reazione emotiva. A volte guardando film molto emotivi e toccanti mi capita di provare qualcosa, come brividi e accenni di lacrimazione.
Avrei un sacco di altri problemi da esplicare, ma mi soffermerò su un altro soltanto, che considero anch'esso molto limitante per la mia vita. In pratica spesso mi ritrovo in difficoltà durante una conversazione o un semplice scambio di parole con altre persone. Mi sento come se avessi la testa vuota e non riesco a trovare argomenti di cui parlare, cose da dire o da raccontare, non mi viene in mente proprio niente, a differenza delle altre persone con cui interagisco, le quali tirano fuori argomenti o racconti con naturalezza. Non credo sia solo una questione di tensione, perchè mi succede anche quando sono con amici con cui mi comporto in modo disinibito. Per spiegare meglio, è come se fossi dipendente da ciò che dice il mio interlocutore, infatti una volta che parla di qualsiasi argomento, quasi solo allora mi balena in testa qualcosa da poter dire, in associazione a ciò che ha detto. Altro esempio è quando mi chiedono un'opinione o cosa ne pensi di un'argomentazione appena trattata: Mi ritrovo senza niente in mente, e mi limito a "ripetere" l'opinione di qualcun altro che sento di poter condividere. Inoltre sento di non avere una personalità ben definita, spesso il mio comportamento è influenzato dalla gente che mi sta attorno e infatti è quando sono solo con un altra persona che si nota la mia poca personalità.. e ciò mi mette a disagio.
Ultima cosa: ho sempre la testa tra le nuvole. Esempio: mia madre mi chiede di chiudere le persiane... tempo di fare le scale e me ne sono già scordato.
Mia zia mi chiede di fargli una telefonata alle 15 (supponendo che sia mezzogiorno). Al 99% non mi ricorderò di farlo a meno che qualcuno in un lasso di tempo vicino alle 15 non dica qualcosa che abbia a che fare con mia zia, o qualcosa di associato alla chiamata. Vicende simili si ripetono spesso durante la mia giornata e le cose mi vengono in mente se ricevo un input esterno.
Vorrei avere da voi esperti commenti e magari qualche delucidazione sui miei problemi e sulla mia storia, anche se so che non si possono fare diagnosi online. Grazie mille.
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Dr.ssa Federica Serafini Psicoterapeuta, Psicologo 77 1
Dopo le sue confidenze, il suo sfogo, mi sento di confermare quanto da me giá sostenuto in precedenza..... Lei ha bisogno di sostegno e questo non è il modo adatto per aiutarsi.... Non via web!
Mi spiace darle questa risposta!
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Utente
Utente
Si, so che devo rivolgermi a uno specialista, però prima avrei gradito qualche commento/parere da voi esperti. grazie
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile ragazzo,

l'idea che mi sono fatta leggendo tutto ciò che hai scritto, è che stai creando molti problemi nella tua vita, a causa dell'ansia eccessiva e che ti porta, fin da quando eri molto piccolo e toccavi il collo, strofinavi le mani sulle gambe e braccia, ecc... e che oggi ti porta a rimuginare su molte questioni, anziché goderti la vita e fare tutto ciò che vorresti fare, dal momento che senti che nella tua vita manchino ancora alcune cose.

Tu scrivi: "Vorrei poter emozionarmi, provare dolore e gioia per i miei cari, preoccuparmi per gli altri, sentire qualcosa davanti a un bel paesaggio... ma purtroppo non è cosi, la mia mente è sempre immersa in pensieri e problemi che riguardano me soltanto e mi demoralizzano"
Ma questa è una preoccupazione! Inoltre, se tu passi il tempo a monitorare se ti stai emozionando o meno, come pensi di poter davvero provare un'emozione diversa dalla preoccupazione?
Ad esempio, nel caso della diagnosi fatta al papà, è probabile che tu non riesca a definire ed etichettare l'emozione che senti, oppure che tu sia sorpreso perché ti saresti aspettato una certa reazione, ma ne hai avuta un'altra. Considera, inoltre, che ci sono anche difese che, davanti a certi eventi, possono portarci a negare l'accaduto...

Per concludere, anche io ritengo sia opportuno che tutti questi temi siano approfonditi e risolti con l'aiuto di uno psicologo psicoterapeuta.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Utente
Utente
Salve, purtroppo per motivi economici non ho potuto iniziare nessun percorso di psicoterapia come indacatomi da voi esperti. Ad oggi però dispongo delle risorse necessarie per intraprenderlo. Vorrei sapere quale tipo di psicoterapia potrebbe essere più efficiente nel mio caso, poichè, a causa della presenza di diversi orientamenti psicoterapeutici, non so a chi rivolgermi. Grazie infinite