Depersonalizzazione
Buonasera dottori, sono un ragazzo di 22 anni. All età di 20 anni in seguito all assunzione di mdma e cannabis ebbi un forte attacco di panico e da lì iniziai ad avvertire disturbi ansiosi quali attacchi di panico, depersonalizzazione e derealizzazione.. Preciso che non ho mai sofferto di ansia prima di questo fatto.. Mi rivolsi subito al mio medico di base, il quale era anche psichiatra, che mi rassicurò dicendomi che si trattava di effetti indesiderati che col tempo sarebbero scomparsi.. Lasciai così passare del tempo, quasi 2 anni..
Mi ritrovo ora in una situazione difficile, alcuni sintomi sono scomparsi da soli (non ho piu attacchi di panico da un anno ormai) ma altri persistono.. E se prima potevo essere ottimista, col passare del tempo mi convinco di dover stare cosi x sempre. Mi sento ancora depersonalizzato distaccato nei pensieri, soprattutto quando sono stanco, precisamente non mi sento la testa e devo continuamente testare la realtà che mi circonda per assicurarmi che sia tutto normale.
Mi sono rivolto ad uno psicologo psicoterapeuta (non psichiatra, non voglio assumere psicofarmaci). Abbiamo fatto finora 3 sedute, mi chiede di parlare di me e dei miei rapporti familiari sentimentali di lavoro. In sostanza le cose che ha avuto da dirmi sono:
-non prnsa che io soffro del disturbo di depersonalizzazione ma sostiene che io abbia il "ricordo" della depersonalizzazione che mi tormenta..dice che il fatto che non ho piu panico è molto positivo
-ritiene che il mio problema sia di carattere psicologico e non psichiatrico. Lui ha visto tanti ragazzi con problemi con la droga e mi assicura che se avesse solo il minimo dubbio riguardo ad un intervento farmacologico da fare me lo avrebbe detto subito consigliandomi di rivolgermi ad uno psichiatra
Ora, io rimango comunque dubbioso specialmente in momenti in cui la depersonalizzazione si fa sentire di più. Ci tengo comunque a dire che tutte le mie perplessità le ho esposte anche al mio terapeuta, non solo a Voi. Vorrei farvi alcune domande:
Innanzitutto volevo sapere se un disturbo indotto da sostanze presenta le stesse caratteristiche e le stesse modalità di terapia dei comuni disturbi
Concordate con l ipotesi dello specialista? Nella Vostra esperienza vi siete gia confrontati con casi analoghi? Si è dovuto sempre ricorrere a presidi farmacologici?
Lo psicoterapeuta dice di non darmi fretta e di pensare che la mia situazione è affrontabile, ma sarà un percorso che prenderà tempo. Infatti io non chiedo a nessuno di fare miracoli, vorrei solo sapere se sono sulla strada giusta, se la sola psicoterapia risulta efficace nei casi simili ai miei, se questi disturbi in genere cpmportano una remissione completa dei sintomi, anche dopo 2 anni.
Non ho alcuna fretta di guarire e so che ci vuole tempo, ma un vostro parere unito a quello dello psicoterapeuta potrebbe aiutarmi a mantenere la calma nei momenti piu difficili e a farmi pensare che ancora qualcosa si potrebbe fare..
Vi ringrazio
Mi ritrovo ora in una situazione difficile, alcuni sintomi sono scomparsi da soli (non ho piu attacchi di panico da un anno ormai) ma altri persistono.. E se prima potevo essere ottimista, col passare del tempo mi convinco di dover stare cosi x sempre. Mi sento ancora depersonalizzato distaccato nei pensieri, soprattutto quando sono stanco, precisamente non mi sento la testa e devo continuamente testare la realtà che mi circonda per assicurarmi che sia tutto normale.
Mi sono rivolto ad uno psicologo psicoterapeuta (non psichiatra, non voglio assumere psicofarmaci). Abbiamo fatto finora 3 sedute, mi chiede di parlare di me e dei miei rapporti familiari sentimentali di lavoro. In sostanza le cose che ha avuto da dirmi sono:
-non prnsa che io soffro del disturbo di depersonalizzazione ma sostiene che io abbia il "ricordo" della depersonalizzazione che mi tormenta..dice che il fatto che non ho piu panico è molto positivo
-ritiene che il mio problema sia di carattere psicologico e non psichiatrico. Lui ha visto tanti ragazzi con problemi con la droga e mi assicura che se avesse solo il minimo dubbio riguardo ad un intervento farmacologico da fare me lo avrebbe detto subito consigliandomi di rivolgermi ad uno psichiatra
Ora, io rimango comunque dubbioso specialmente in momenti in cui la depersonalizzazione si fa sentire di più. Ci tengo comunque a dire che tutte le mie perplessità le ho esposte anche al mio terapeuta, non solo a Voi. Vorrei farvi alcune domande:
Innanzitutto volevo sapere se un disturbo indotto da sostanze presenta le stesse caratteristiche e le stesse modalità di terapia dei comuni disturbi
Concordate con l ipotesi dello specialista? Nella Vostra esperienza vi siete gia confrontati con casi analoghi? Si è dovuto sempre ricorrere a presidi farmacologici?
Lo psicoterapeuta dice di non darmi fretta e di pensare che la mia situazione è affrontabile, ma sarà un percorso che prenderà tempo. Infatti io non chiedo a nessuno di fare miracoli, vorrei solo sapere se sono sulla strada giusta, se la sola psicoterapia risulta efficace nei casi simili ai miei, se questi disturbi in genere cpmportano una remissione completa dei sintomi, anche dopo 2 anni.
Non ho alcuna fretta di guarire e so che ci vuole tempo, ma un vostro parere unito a quello dello psicoterapeuta potrebbe aiutarmi a mantenere la calma nei momenti piu difficili e a farmi pensare che ancora qualcosa si potrebbe fare..
Vi ringrazio
[#1]
Gentile Utente,
come mai non si fida di quello che le ha detto il nostro Collega che ha iniziato ad occuparsi del suo caso?
Il suo medico di base è sempre lo stesso e quindi un medico specializzato in Psichiatria?
Se sì, conferma che non le occorre una terapia farmacologica?
Ha condiviso con lo psicologo questa sua sensazione che possa non esistere una soluzione per i suoi problemi?
Penso che non aver fatto nulla per anni e aver solo atteso che i sintomi passassero non sia stata una strategia utile ad altro se non a convincerla che potrebbe dover convivere per sempre con questo suo malessere, che è stato probabilmente slatentizzato dall'utilizzo di sostanze psicoattive e che non penso sia incurabile, se il Collega che la sta seguendo afferma il contrario.
Senza conoscerla di persona non ci è possibile avere un'idea precisa della situazione, ma se si sta facendo seguire da un professionista che ha esperienza nel trattamento di soggetti che hanno fatto uso di droghe direi che può sentirsi tranquillo rispetto alle valutazioni che lui le ha comunicato.
come mai non si fida di quello che le ha detto il nostro Collega che ha iniziato ad occuparsi del suo caso?
Il suo medico di base è sempre lo stesso e quindi un medico specializzato in Psichiatria?
Se sì, conferma che non le occorre una terapia farmacologica?
Ha condiviso con lo psicologo questa sua sensazione che possa non esistere una soluzione per i suoi problemi?
Penso che non aver fatto nulla per anni e aver solo atteso che i sintomi passassero non sia stata una strategia utile ad altro se non a convincerla che potrebbe dover convivere per sempre con questo suo malessere, che è stato probabilmente slatentizzato dall'utilizzo di sostanze psicoattive e che non penso sia incurabile, se il Collega che la sta seguendo afferma il contrario.
Senza conoscerla di persona non ci è possibile avere un'idea precisa della situazione, ma se si sta facendo seguire da un professionista che ha esperienza nel trattamento di soggetti che hanno fatto uso di droghe direi che può sentirsi tranquillo rispetto alle valutazioni che lui le ha comunicato.
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#2]
Gentile ragazzo,
Concordo con la collega Dott.ssa Massaro nel considerare che Lei e' stato sempre solo con se' stesso. Ha affrontato tutto senza sostenersi a nessuno.
Ora sta facendo un enorme passo avanti. E certamente la compagnia spiacevole dei ricordi fisiologici oltre che psicologici della depersonalizzazione non possono abbandonarla dall'oggi al domani. E forse non sarebbe neanche il caso che cio' accadesse. Sono stati una parte di lei che sara' forse in grado di dimenticare con il tempo. Quando potra' avere una diversa consapevolezza e sicurezza delle sue nuove possibilita.
Andra' comunqud sempre a ricontrollare i cambiamenti. Ad accertarsene. Per tranquillizzarsi.
Abbia fiducia in se' . Tanta. Anche se ci saranno dei momenti meno brillanti. C'e una bellissima citazione latina che vorrei dedicarle: "non e' forte chi non cade mai. E' forte chi sa rialzarsi".
Auguri!!
Concordo con la collega Dott.ssa Massaro nel considerare che Lei e' stato sempre solo con se' stesso. Ha affrontato tutto senza sostenersi a nessuno.
Ora sta facendo un enorme passo avanti. E certamente la compagnia spiacevole dei ricordi fisiologici oltre che psicologici della depersonalizzazione non possono abbandonarla dall'oggi al domani. E forse non sarebbe neanche il caso che cio' accadesse. Sono stati una parte di lei che sara' forse in grado di dimenticare con il tempo. Quando potra' avere una diversa consapevolezza e sicurezza delle sue nuove possibilita.
Andra' comunqud sempre a ricontrollare i cambiamenti. Ad accertarsene. Per tranquillizzarsi.
Abbia fiducia in se' . Tanta. Anche se ci saranno dei momenti meno brillanti. C'e una bellissima citazione latina che vorrei dedicarle: "non e' forte chi non cade mai. E' forte chi sa rialzarsi".
Auguri!!
Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132
[#3]
Utente
Grazie per le risposte tempestive,
Dott.ssa Massaro, purtroppo qualche mese dopo il colloquio che ebbi con il medico egli morì all'improvviso in un incidente.
Parlo di tutto con il mio terapeuta, lui mi ascolta sempre e mi risponde con precisione senza mai sbilanciarsi. Il punto è che nel momento di distacco forte mi viene difficile pensare positivo, e cado nella tristezza più totale pensando che mi trovo davanti a un muro insormontabile. Ho paura di cadere in depressione alla lunga, ma il mio terapeuta dice che è una possibilità assai remota avendomi visitato. Ripeto io mi fido di lui, solo che nei momenti difficili mi chiedo sempre come sarò in grado di trovare la risposta al mio malessere con la psicoterapia, mi riempio la testa di dubbi perché, come dice la Dott.ssa Esposito, questo stato d'animo si è "radicato" in me e fa parte di me..Non so in che modo scivolerà via dalla mia memoria. Spero che i miei dubbi si riveleranno infondati.
Dott.ssa Esposito, La ringrazio per la bella citazione.
Volevo chiederLe alcune specificazioni in merito ad alcune sue risposte :
cosa intende quando dice "e forse non sarebbe neanche il caso che ciò accadesse" e
"andra' comunque sempre a ricontrollare i cambiamenti. Ad accertarsene. Per tranquillizzarsi."?
Le dico solo che aver letto "forse sarà in grado di dimenticare" mi ha scatenato l'ansia. Per quella parola "forse".
Mi rattrista pensare anche che questo disturbo potrò magari soltanto soffocarlo, senza guarirlo del tutto. Non dirò mai di essere guarito al 100% ma ogni giorno dovrò sforzarmi per "tenere a bada" i sintomi. Questa eventualità mi spaventa molto.
In realtà nel mio stato ansioso vorrei qualche rassicurazione per poter almeno stare un po più sereno nei momenti difficili, ma per ora il mio terapeuta non si sbilancia troppo. Per ora ascolta solo tutto ciò che ho da dirgli.
Gradirei anche Dott.ssa, oltre alle specificazioni, una risposta alla domanda che Vi ho posto ovvero se nella Vostra esperienza vi siete già confrontati con casi del genere. E se sì, quale percorso terapeutico e/o farmacologico si è rivelato il più efficace.
Grazie infinite per la Vostra disponibilità
Dott.ssa Massaro, purtroppo qualche mese dopo il colloquio che ebbi con il medico egli morì all'improvviso in un incidente.
Parlo di tutto con il mio terapeuta, lui mi ascolta sempre e mi risponde con precisione senza mai sbilanciarsi. Il punto è che nel momento di distacco forte mi viene difficile pensare positivo, e cado nella tristezza più totale pensando che mi trovo davanti a un muro insormontabile. Ho paura di cadere in depressione alla lunga, ma il mio terapeuta dice che è una possibilità assai remota avendomi visitato. Ripeto io mi fido di lui, solo che nei momenti difficili mi chiedo sempre come sarò in grado di trovare la risposta al mio malessere con la psicoterapia, mi riempio la testa di dubbi perché, come dice la Dott.ssa Esposito, questo stato d'animo si è "radicato" in me e fa parte di me..Non so in che modo scivolerà via dalla mia memoria. Spero che i miei dubbi si riveleranno infondati.
Dott.ssa Esposito, La ringrazio per la bella citazione.
Volevo chiederLe alcune specificazioni in merito ad alcune sue risposte :
cosa intende quando dice "e forse non sarebbe neanche il caso che ciò accadesse" e
"andra' comunque sempre a ricontrollare i cambiamenti. Ad accertarsene. Per tranquillizzarsi."?
Le dico solo che aver letto "forse sarà in grado di dimenticare" mi ha scatenato l'ansia. Per quella parola "forse".
Mi rattrista pensare anche che questo disturbo potrò magari soltanto soffocarlo, senza guarirlo del tutto. Non dirò mai di essere guarito al 100% ma ogni giorno dovrò sforzarmi per "tenere a bada" i sintomi. Questa eventualità mi spaventa molto.
In realtà nel mio stato ansioso vorrei qualche rassicurazione per poter almeno stare un po più sereno nei momenti difficili, ma per ora il mio terapeuta non si sbilancia troppo. Per ora ascolta solo tutto ciò che ho da dirgli.
Gradirei anche Dott.ssa, oltre alle specificazioni, una risposta alla domanda che Vi ho posto ovvero se nella Vostra esperienza vi siete già confrontati con casi del genere. E se sì, quale percorso terapeutico e/o farmacologico si è rivelato il più efficace.
Grazie infinite per la Vostra disponibilità
[#4]
Gentile ragazzo,
La dissociazione e la depersonalizzazione non sono "patologie", ma il contrario.
Sono "meccanismi di difesa" molto potenti che entrano in gioco quando serve. Per "difendere" la psiche da "offese" che non potrebbe sopportare.
Tenga presente che nei regimi totalitari piu' crudeli, ove i prigionieri venivano tenuti in condizioni disumane di terrore e umiliazione costanti, queli che hanno sopportato, che si sono salvati, e' stato proprio grazie a questi meccanismi di difesa "salvavita": chudendo, a livello inconscio, i canali di ricezione a quello che stavano subendo. E cosi' hanno resistito e si sono salvati. Sono sopravvissuti.
Esistono nell'esisteza delle condizioni psichiche che non sarebbero sopportabili senza l'intervento di questi meccanismi di difesa.
Nel caso dell'uso di droghe che intossicano fortemente il sistema nervoso debbono intervenire.
Ma come sono "dovuti" intervenire possono smettere di farlo se cessano le condizioni che hanno richiesto il loro "intervento".
Quindi il Suo obiettivo ora, con l'aiuto del terapeuta sara' rielaborare cio' che ha provato. Cio' che ricorda di avere provato. Perche' i meccanismi di difesa servono a "difendersi" anche dai ricordi. O perlomeno a renderli meno "reali".
Ecco, spero di avere risposto allle Sue domande.
Le auguro di avere nella Sua psicoterapia un supporto cosi' fidabile da consentire di "aprire" i cassetti chiusi. Chiusi anche per Lei. Ora. Ma che potranno e dovranno aprirsi.
Cio' che non dimentichera' sono delle sensazioni che i meccanismi di difesa non possono schermare. E penso che quelle sia bene che restino. Perche' la guideranno nel "ripescaggio" dei "vissuti" che ha preferito dimenticare.
Il resto verra' pian piano.
Del resto ha fatto solo 3 sedute di psicoterapia e cio' significa essere davvero all'inizio.
Abbia fiducia e pazienza!
I miei auguri!
La dissociazione e la depersonalizzazione non sono "patologie", ma il contrario.
Sono "meccanismi di difesa" molto potenti che entrano in gioco quando serve. Per "difendere" la psiche da "offese" che non potrebbe sopportare.
Tenga presente che nei regimi totalitari piu' crudeli, ove i prigionieri venivano tenuti in condizioni disumane di terrore e umiliazione costanti, queli che hanno sopportato, che si sono salvati, e' stato proprio grazie a questi meccanismi di difesa "salvavita": chudendo, a livello inconscio, i canali di ricezione a quello che stavano subendo. E cosi' hanno resistito e si sono salvati. Sono sopravvissuti.
Esistono nell'esisteza delle condizioni psichiche che non sarebbero sopportabili senza l'intervento di questi meccanismi di difesa.
Nel caso dell'uso di droghe che intossicano fortemente il sistema nervoso debbono intervenire.
Ma come sono "dovuti" intervenire possono smettere di farlo se cessano le condizioni che hanno richiesto il loro "intervento".
Quindi il Suo obiettivo ora, con l'aiuto del terapeuta sara' rielaborare cio' che ha provato. Cio' che ricorda di avere provato. Perche' i meccanismi di difesa servono a "difendersi" anche dai ricordi. O perlomeno a renderli meno "reali".
Ecco, spero di avere risposto allle Sue domande.
Le auguro di avere nella Sua psicoterapia un supporto cosi' fidabile da consentire di "aprire" i cassetti chiusi. Chiusi anche per Lei. Ora. Ma che potranno e dovranno aprirsi.
Cio' che non dimentichera' sono delle sensazioni che i meccanismi di difesa non possono schermare. E penso che quelle sia bene che restino. Perche' la guideranno nel "ripescaggio" dei "vissuti" che ha preferito dimenticare.
Il resto verra' pian piano.
Del resto ha fatto solo 3 sedute di psicoterapia e cio' significa essere davvero all'inizio.
Abbia fiducia e pazienza!
I miei auguri!
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 3k visite dal 15/02/2016.
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