Sto bene, ma non mi sento bene!
Buongiorno dottori,
finalmente trovo il coraggio per scrivere. Vi ho letto tanto e so che mi direte che ho bisogno di uno psicologo e che online non potete aiutarmi granché, ma scrivo per uno sfogo, per farmi ascoltare. A parlare proprio non riesco, è stato sempre quello il mio problema, forse per questo scrivo a voi, spero in una parola di incoraggiamento, che qualcuno mi sappia dire la cosa giusta per spingermi a cambiare.
Da due-tre anni a questa parte, non capisco più che cosa sono diventata. Ho sempre avuto il "vizio", chiamiamolo così, di autoanalizzarmi, ho sempre avuto la pretesa di conoscermi bene. Ho sempre pensato di poter controllare quello che mi succedeva e non avevo paura di niente, del terremoto (sono di Napoli e nel 1980 avevo 9 anni), delle malattie (a 29 anni sono stata operata per gozzo multinodulare tossico), delle ristrettezze economiche ... cose che mi preoccupavano, ma niente mi ha mai terrorizzato. Invece a 44 anni tutto mi spaventa, da quando, un giorno di tre anni fa, mentre ero da sola a casa, ho cominciato ad avere vertigini, tachicardia e la sensazione di stare per morire. Ho cominciato a vestirmi come una forsennata e a correre disperatamente pensando di dovere andare dal medico. Ho chiamato mio marito al lavoro dicendogli che stavo male e lui è corso a casa. Ho chiamato una mia amica infermiera alla quale ho raccontato che mi stava venendo qualcosa al cuore o al cervello e lei, dopo avermi ascoltato, ha detto: "Se fosse stato un ictus o un infarto, la forza di correre e telefonare a tuo marito non l'avresti avuta. Tesoro, tu hai avuto un attacco di panico."
In quel periodo stavamo per aprire un negozio io e mio marito, io non avevo mai fatto un'esperienza del genere e non ero d'accordo ad aprire, ma non avevo pensieri terrificanti o altro. Attacco di panico? E perché?
Qualche tempo dopo, una domenica pomeriggio, ero a letto a riposare, quando sento ballare il letto e sento sbattere le porte dell'armadio: terremoto! Mi alzo di scatto dal letto, corro dai miei figli, ma mentre mio marito cerca di calmarli e rassicurarli io svengo tra le braccia di mio figlio di 12 anni. Io svenire per il terremoto! Io che quando sentivo una scossa cercavo di individuare tipologia e magnitudo! Che cavolo stavo diventando?
Allora ho cercato di capire, di curare. Vertigini, tachicardia... Ma proprio quando credo di stare bene... un dolore al torace, e corro al computer a vedere se ho problemi al cuore. Mal di stomaco, e vado a vedere cosa può essere. Ipocondriaca? Non credo, perché riesco a rassicurarmi quasi sempre. Però mi spavento a morte per ogni sintomo, anche il più insignificante. Non ne parliamo, poi, se mio marito o i miei figli non stanno bene, perdo completamente la testa. Gli attacchi di panico ora sono molto più rari da quando ho scoperto i fiori di Bach, ma mi rendo conto di sentire molto più dolore di quanto in realtà ne abbia. So di non aver spiegato bene. Ma che idea vi siete fatti? Aiuto! E grazie per la pazienza.
finalmente trovo il coraggio per scrivere. Vi ho letto tanto e so che mi direte che ho bisogno di uno psicologo e che online non potete aiutarmi granché, ma scrivo per uno sfogo, per farmi ascoltare. A parlare proprio non riesco, è stato sempre quello il mio problema, forse per questo scrivo a voi, spero in una parola di incoraggiamento, che qualcuno mi sappia dire la cosa giusta per spingermi a cambiare.
Da due-tre anni a questa parte, non capisco più che cosa sono diventata. Ho sempre avuto il "vizio", chiamiamolo così, di autoanalizzarmi, ho sempre avuto la pretesa di conoscermi bene. Ho sempre pensato di poter controllare quello che mi succedeva e non avevo paura di niente, del terremoto (sono di Napoli e nel 1980 avevo 9 anni), delle malattie (a 29 anni sono stata operata per gozzo multinodulare tossico), delle ristrettezze economiche ... cose che mi preoccupavano, ma niente mi ha mai terrorizzato. Invece a 44 anni tutto mi spaventa, da quando, un giorno di tre anni fa, mentre ero da sola a casa, ho cominciato ad avere vertigini, tachicardia e la sensazione di stare per morire. Ho cominciato a vestirmi come una forsennata e a correre disperatamente pensando di dovere andare dal medico. Ho chiamato mio marito al lavoro dicendogli che stavo male e lui è corso a casa. Ho chiamato una mia amica infermiera alla quale ho raccontato che mi stava venendo qualcosa al cuore o al cervello e lei, dopo avermi ascoltato, ha detto: "Se fosse stato un ictus o un infarto, la forza di correre e telefonare a tuo marito non l'avresti avuta. Tesoro, tu hai avuto un attacco di panico."
In quel periodo stavamo per aprire un negozio io e mio marito, io non avevo mai fatto un'esperienza del genere e non ero d'accordo ad aprire, ma non avevo pensieri terrificanti o altro. Attacco di panico? E perché?
Qualche tempo dopo, una domenica pomeriggio, ero a letto a riposare, quando sento ballare il letto e sento sbattere le porte dell'armadio: terremoto! Mi alzo di scatto dal letto, corro dai miei figli, ma mentre mio marito cerca di calmarli e rassicurarli io svengo tra le braccia di mio figlio di 12 anni. Io svenire per il terremoto! Io che quando sentivo una scossa cercavo di individuare tipologia e magnitudo! Che cavolo stavo diventando?
Allora ho cercato di capire, di curare. Vertigini, tachicardia... Ma proprio quando credo di stare bene... un dolore al torace, e corro al computer a vedere se ho problemi al cuore. Mal di stomaco, e vado a vedere cosa può essere. Ipocondriaca? Non credo, perché riesco a rassicurarmi quasi sempre. Però mi spavento a morte per ogni sintomo, anche il più insignificante. Non ne parliamo, poi, se mio marito o i miei figli non stanno bene, perdo completamente la testa. Gli attacchi di panico ora sono molto più rari da quando ho scoperto i fiori di Bach, ma mi rendo conto di sentire molto più dolore di quanto in realtà ne abbia. So di non aver spiegato bene. Ma che idea vi siete fatti? Aiuto! E grazie per la pazienza.
[#1]
Gentile Signora,
oltre a "curarsi" da sola ha consultato un medico, per escludere che sia presente anche una problematica di natura organica?
E' sempre importante verificare questo aspetto, perchè anche quando si sviluppa ansia eccessiva può essere presente un disturbo fisico che funge da innesco.
In ogni caso non sono rari casi come il suo, di persone che apparentemente non cedono di fronte a nulla e poi, all'improvviso, un giorno crollano sotto il peso di tutto quello che hanno retto fino a quel momento.
Ci dice che nel periodo in cui è comparso il primo attacco d'ansia stava affrontando un cambiamento di vita importante, sul quale non era d'accordo con suo marito.
In generale come descriverebbe la vostra relazione?
Lui tende a imporre le proprie idee o solitamente prendete assieme le decisioni importanti?
Prima di aprire quell'attività era casalinga?
Aveva già lavorato fuori casa in precedenza?
oltre a "curarsi" da sola ha consultato un medico, per escludere che sia presente anche una problematica di natura organica?
E' sempre importante verificare questo aspetto, perchè anche quando si sviluppa ansia eccessiva può essere presente un disturbo fisico che funge da innesco.
In ogni caso non sono rari casi come il suo, di persone che apparentemente non cedono di fronte a nulla e poi, all'improvviso, un giorno crollano sotto il peso di tutto quello che hanno retto fino a quel momento.
Ci dice che nel periodo in cui è comparso il primo attacco d'ansia stava affrontando un cambiamento di vita importante, sul quale non era d'accordo con suo marito.
In generale come descriverebbe la vostra relazione?
Lui tende a imporre le proprie idee o solitamente prendete assieme le decisioni importanti?
Prima di aprire quell'attività era casalinga?
Aveva già lavorato fuori casa in precedenza?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#2]
Utente
Gentile dottoressa Massaro,
grazie per la sua celere risposta! Per rispondere alla sua prima domanda, sì, a suo tempo ho parlato con il medico dei miei sintomi, non l'avevo scritto prima per motivi di spazio. Le vertigini sono causate da malocclusione (che sto curando con un bite) e la tachicardia continua era causata dall'anemia.
Per quanto riguarda la relazione con mio marito, in generale prendiamo insieme le decisioni più importanti, ma devo ammettere che spesso sono io a cedere se non sono d'accordo, a patto che non "violenti" la mia coscienza. Per la questione del negozio, ho ceduto perché le sue argomentazioni mi hanno convinto; cerchiamo sempre di parlare tanto, lui tende ad imporsi ma non lo fa mai. Anzi, quando ho ragione me ne dà atto. Direi che io e lui ci completiamo: io sono istintiva, lui è pragmatico e razionale, ognuno di noi due negli anni ha smussato molti spigoli del proprio carattere e direi che insieme funzioniamo. Ci amiamo molto, da 24 anni, tra fidanzamento e matrimonio. Abbiamo due figli bellissimi, che adoriamo.
Il negozio poi è fallito, ma se non avessimo tentato, non avremmo mai saputo. Prima di aprire l'attività ero casalinga ormai da molto tempo, dopo essere rimasta incinta della prima figlia ho perso il lavoro (ero segretaria) e non ho più trovato niente, anche se per un po' ho cercato, poi sono rimasta incinta del secondo e non ho cercato più. Mio marito però si è fatto carico dell'economia familiare, lavorando notte e giorno, fino alla crisi economica. Ora sto cercando di nuovo lavoro, ma non è facile... anche perché non so cosa vorrei fare, in realtà. Fare la segretaria non mi è mai piaciuto, dico la verità, l'ho sempre trovato noioso, ma in questo momento non so proprio cosa vorrei fare da grande! Il problema grosso è che io grande lo sono già...
grazie per la sua celere risposta! Per rispondere alla sua prima domanda, sì, a suo tempo ho parlato con il medico dei miei sintomi, non l'avevo scritto prima per motivi di spazio. Le vertigini sono causate da malocclusione (che sto curando con un bite) e la tachicardia continua era causata dall'anemia.
Per quanto riguarda la relazione con mio marito, in generale prendiamo insieme le decisioni più importanti, ma devo ammettere che spesso sono io a cedere se non sono d'accordo, a patto che non "violenti" la mia coscienza. Per la questione del negozio, ho ceduto perché le sue argomentazioni mi hanno convinto; cerchiamo sempre di parlare tanto, lui tende ad imporsi ma non lo fa mai. Anzi, quando ho ragione me ne dà atto. Direi che io e lui ci completiamo: io sono istintiva, lui è pragmatico e razionale, ognuno di noi due negli anni ha smussato molti spigoli del proprio carattere e direi che insieme funzioniamo. Ci amiamo molto, da 24 anni, tra fidanzamento e matrimonio. Abbiamo due figli bellissimi, che adoriamo.
Il negozio poi è fallito, ma se non avessimo tentato, non avremmo mai saputo. Prima di aprire l'attività ero casalinga ormai da molto tempo, dopo essere rimasta incinta della prima figlia ho perso il lavoro (ero segretaria) e non ho più trovato niente, anche se per un po' ho cercato, poi sono rimasta incinta del secondo e non ho cercato più. Mio marito però si è fatto carico dell'economia familiare, lavorando notte e giorno, fino alla crisi economica. Ora sto cercando di nuovo lavoro, ma non è facile... anche perché non so cosa vorrei fare, in realtà. Fare la segretaria non mi è mai piaciuto, dico la verità, l'ho sempre trovato noioso, ma in questo momento non so proprio cosa vorrei fare da grande! Il problema grosso è che io grande lo sono già...
[#3]
I sintomi di quel primo periodo di malessere erano quindi di natura organica?
Era impensierita dal cambiamento di vita che aprire il negozio avrebbe comportato?
E' possibile che lei si sia spaventata per quel malessere, essendosi ritenuta fino a quel momento "invulnerabile", e che scoprire di poter stare male abbia scalfito quell'immagine di Sè che aveva costruito in tanti anni?
Era impensierita dal cambiamento di vita che aprire il negozio avrebbe comportato?
E' possibile che lei si sia spaventata per quel malessere, essendosi ritenuta fino a quel momento "invulnerabile", e che scoprire di poter stare male abbia scalfito quell'immagine di Sè che aveva costruito in tanti anni?
[#4]
Utente
Gentile dottoressa,
quei sintomi erano di natura organica? Forse sì, forse no. Lo so che non è una risposta, ma francamente non so cosa dirle. Il fatto che avessero un'origine organica è sicuro, quello che non mi spiego è perché da allora non sono stata più bene. Ma c'è qualcosa che non le ho detto. Circa cinque anni fa la madre di mio marito è venuta a mancare; certo non era la prima volta che ci trovavamo di fronte a un grave lutto, il problema è come è successo. Eravamo andati a pranzo una domenica da mia suocera, non stava tanto bene, aveva vomitato la notte precedente; tuttavia pranzò con noi senza problemi. Dopo un po' riprese a vomitare, all'improvviso emise una specie di rantolo e rimase immobile, sul divano, con gli occhi chiusi... mio marito, mio figlio più piccolo e i miei cognati erano nel panico e io, senza neanche rendermi conto di quello che stavo facendo, le presi il polso e mi accorsi che mia suocera era morta. Non volli accettarlo, dissi che non sentivo il polso, chiamai l'ambulanza, ma non arrivava, così mio marito e mio cognato la presero di peso e la portarono loro in ospedale, ma era tardi. Quando mio marito mi chiamò per dirmi che la madre era morta, la mia reazione fu strana, urlai: "MA PERCHE' NON HO CAPITO NIENTE?!?!". Da allora la mia smania di controllare, di sapere, di esaminare ogni minimo sintomo in me e negli altri è diventata quasi un'ossessione
(sto tremando mentre scrivo queste cose...), fino al famoso episodio. Può essere che la morte di mia suocera abbia sconvolto più me che suo figlio?
quei sintomi erano di natura organica? Forse sì, forse no. Lo so che non è una risposta, ma francamente non so cosa dirle. Il fatto che avessero un'origine organica è sicuro, quello che non mi spiego è perché da allora non sono stata più bene. Ma c'è qualcosa che non le ho detto. Circa cinque anni fa la madre di mio marito è venuta a mancare; certo non era la prima volta che ci trovavamo di fronte a un grave lutto, il problema è come è successo. Eravamo andati a pranzo una domenica da mia suocera, non stava tanto bene, aveva vomitato la notte precedente; tuttavia pranzò con noi senza problemi. Dopo un po' riprese a vomitare, all'improvviso emise una specie di rantolo e rimase immobile, sul divano, con gli occhi chiusi... mio marito, mio figlio più piccolo e i miei cognati erano nel panico e io, senza neanche rendermi conto di quello che stavo facendo, le presi il polso e mi accorsi che mia suocera era morta. Non volli accettarlo, dissi che non sentivo il polso, chiamai l'ambulanza, ma non arrivava, così mio marito e mio cognato la presero di peso e la portarono loro in ospedale, ma era tardi. Quando mio marito mi chiamò per dirmi che la madre era morta, la mia reazione fu strana, urlai: "MA PERCHE' NON HO CAPITO NIENTE?!?!". Da allora la mia smania di controllare, di sapere, di esaminare ogni minimo sintomo in me e negli altri è diventata quasi un'ossessione
(sto tremando mentre scrivo queste cose...), fino al famoso episodio. Può essere che la morte di mia suocera abbia sconvolto più me che suo figlio?
[#5]
Cara Signora,
forse il suo malessere deriva da una inconscia paura della morte, ad un momento in cui sta tirando le somme della sua vita.
Sarebbe anche utile indagare i suoi lutti recenti o passati..
L'autoanalisi non ha mai valenze terapeutiche anche se può rappresentare un buon inizio per una conoscenza di sé.
Cari saluti
forse il suo malessere deriva da una inconscia paura della morte, ad un momento in cui sta tirando le somme della sua vita.
Sarebbe anche utile indagare i suoi lutti recenti o passati..
L'autoanalisi non ha mai valenze terapeutiche anche se può rappresentare un buon inizio per una conoscenza di sé.
Cari saluti
Dr.ssa Elisa Sala
www.psicologa.genova.it
Perfezionata in psicopatologia
[#6]
L'ultimo libro di Watzlawick, in parte postumo, porta il titolo: "Guardarsi dentro rende ciechi". Analizzarsi e analizzare ossessivamente, credendo che questo debba portare un giorno, chissà quando, a un maggior controllo su se stessi e su ciò che ci accade, si rivela spesso un'illusione.
>>> spero in una parola di incoraggiamento, che qualcuno mi sappia dire la cosa giusta per spingermi a cambiare
>>>
Certo, questo è ciò che desidera ogni utente che ci scrive. Ma è un'aspettativa troppo alta, che metterebbe i professionisti che rispondono qui nella difficile posizione di dare consigli alla cieca, senza conoscere la persona, di esporsi a banalizzazione del proprio lavoro, per fare il quale è imprescindibile il rapporto di persona.
Se si porta dietro problemi di ansia, magari legati a eventi o traumi subiti, dovrebbe decidere di parlarne a quattr'occhi con un professionista. Non deve sperare che un semplice consulto online le cambi la vita o la metta sul binario giusto per cambiarla... purtroppo non può accadere, quando i problemi superano una certa soglia di importanza.
>>> spero in una parola di incoraggiamento, che qualcuno mi sappia dire la cosa giusta per spingermi a cambiare
>>>
Certo, questo è ciò che desidera ogni utente che ci scrive. Ma è un'aspettativa troppo alta, che metterebbe i professionisti che rispondono qui nella difficile posizione di dare consigli alla cieca, senza conoscere la persona, di esporsi a banalizzazione del proprio lavoro, per fare il quale è imprescindibile il rapporto di persona.
Se si porta dietro problemi di ansia, magari legati a eventi o traumi subiti, dovrebbe decidere di parlarne a quattr'occhi con un professionista. Non deve sperare che un semplice consulto online le cambi la vita o la metta sul binario giusto per cambiarla... purtroppo non può accadere, quando i problemi superano una certa soglia di importanza.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#7]
E' possibile che tutti gli elementi che ci ha riferito abbiano contribuito a generare il suo malessere, portandola anche a sviluppare l'illusione di poter tenere tutto sotto controllo per evitare imprevisti tragici e indesiderati.
Le suggerisco sicuramente di rivolgersi di persona ad un nostro collega che possa approfondire la trattazione di questi temi e aiutarla a costruire un solido senso di sicurezza, oltre che a liberarsi dall'ansia e dai sintomi psicosomatici che ne possono conseguire.
Le suggerisco sicuramente di rivolgersi di persona ad un nostro collega che possa approfondire la trattazione di questi temi e aiutarla a costruire un solido senso di sicurezza, oltre che a liberarsi dall'ansia e dai sintomi psicosomatici che ne possono conseguire.
[#8]
Utente
Carissimi dott. Sala e Santonocito,
grazie mille per i vostri interventi. In generale sono d'accordo con Voi, ho troppa smania di autoanalisi e di autocontrollo, e so, so benissimo di essere ansiosa.
Cara dottoressa, certo che ho paura della morte, chi non ce l'ha, in fondo? Il mio problema è proprio questo, ci penso forse troppo, perché è l'unica cosa che non potrò mai controllare.
Caro dottore, ho scritto qui ben sapendo che non potevo pretendere da Voi nient'altro che dei consigli generici, ma lungi da me il pensiero di voler banalizzare il vostro lavoro, chiedendo consigli specifici. Speravo che qualcuno di voi, anche involontariamente, mi desse una specie di illuminazione e in un certo senso lei me l'ha data, citandomi il titolo del libro dell'autore dal nome impronunciabile: "Guardarsi dentro rende ciechi". Ho capito che perdo troppo tempo a guardarmi dentro sperando di aiutarmi da sola, senza l'umiltà per chiedere un aiuto, senza affidarmi a qualcuno che guardandomi dal di fuori possa farmi vedere le cose da una prospettiva diversa. Forse ho paura del giudizio, fin da piccola mi sono sempre sentita giudicata per qualsiasi cosa dicessi o pensassi e sono stata un'adolescente solitaria proprio per questo motivo. Ora sono un'adulta, ma devo imparare ad affidarmi non solo a persone che so che mi amano, ma anche a qualcuno che può aiutarmi semplicemente perché è in grado di farlo, senza per questo essere legata a me da affetto o amicizia. Grazie di tutto dottori.
grazie mille per i vostri interventi. In generale sono d'accordo con Voi, ho troppa smania di autoanalisi e di autocontrollo, e so, so benissimo di essere ansiosa.
Cara dottoressa, certo che ho paura della morte, chi non ce l'ha, in fondo? Il mio problema è proprio questo, ci penso forse troppo, perché è l'unica cosa che non potrò mai controllare.
Caro dottore, ho scritto qui ben sapendo che non potevo pretendere da Voi nient'altro che dei consigli generici, ma lungi da me il pensiero di voler banalizzare il vostro lavoro, chiedendo consigli specifici. Speravo che qualcuno di voi, anche involontariamente, mi desse una specie di illuminazione e in un certo senso lei me l'ha data, citandomi il titolo del libro dell'autore dal nome impronunciabile: "Guardarsi dentro rende ciechi". Ho capito che perdo troppo tempo a guardarmi dentro sperando di aiutarmi da sola, senza l'umiltà per chiedere un aiuto, senza affidarmi a qualcuno che guardandomi dal di fuori possa farmi vedere le cose da una prospettiva diversa. Forse ho paura del giudizio, fin da piccola mi sono sempre sentita giudicata per qualsiasi cosa dicessi o pensassi e sono stata un'adolescente solitaria proprio per questo motivo. Ora sono un'adulta, ma devo imparare ad affidarmi non solo a persone che so che mi amano, ma anche a qualcuno che può aiutarmi semplicemente perché è in grado di farlo, senza per questo essere legata a me da affetto o amicizia. Grazie di tutto dottori.
[#9]
>>> lungi da me il pensiero di voler banalizzare il vostro lavoro
>>>
Non è l'utente che banalizza il nostro lavoro, saremmo noi stessi che lo banalizzeremmo dando risposte inappropriate. Intendevo dire questo.
Watzlawick, che si legge come se fosse scritto "Vàzlavic", è stato un autore per alcuni importanti versi in controtendenza e che ha sfatato alcuni miti dati per scontati in psicoterapia fino a prima di lui, ad esempio che per risolvere i problemi psicologici fosse assolutamente necessario capire da dove vengono, analizzando e iperanalizzando. Questo però, più spesso che no, non è necessario.
Ma nel suo caso specifico potrebbe esserlo, perché quando ci sono stati effettivamente dei traumi passati, come terremoto e diagnosi di malattie importanti, se l'ansia che può esserne derivata non viene riprocessata e risolta, svolge il ruolo del proverbiale pasto rimasto sullo stomaco... per parecchi anni.
La tendenza a rimuginare fa parte del bisogno ansioso di controllo, che spinge come le dicevo a credere che più si rimugina, più si ottiene. E invece si ottiene sempre meno. Potrebbe essere indice di ossessività, cosa che anche questa andrebbe valutata per mezzo di consulti di persona.
>>> devo imparare ad affidarmi non solo a persone che so che mi amano, ma anche a qualcuno che può aiutarmi semplicemente perché è in grado di farlo, senza per questo essere legata a me da affetto o amicizia
>>>
Bravissima. Il punto è proprio questo.
>>>
Non è l'utente che banalizza il nostro lavoro, saremmo noi stessi che lo banalizzeremmo dando risposte inappropriate. Intendevo dire questo.
Watzlawick, che si legge come se fosse scritto "Vàzlavic", è stato un autore per alcuni importanti versi in controtendenza e che ha sfatato alcuni miti dati per scontati in psicoterapia fino a prima di lui, ad esempio che per risolvere i problemi psicologici fosse assolutamente necessario capire da dove vengono, analizzando e iperanalizzando. Questo però, più spesso che no, non è necessario.
Ma nel suo caso specifico potrebbe esserlo, perché quando ci sono stati effettivamente dei traumi passati, come terremoto e diagnosi di malattie importanti, se l'ansia che può esserne derivata non viene riprocessata e risolta, svolge il ruolo del proverbiale pasto rimasto sullo stomaco... per parecchi anni.
La tendenza a rimuginare fa parte del bisogno ansioso di controllo, che spinge come le dicevo a credere che più si rimugina, più si ottiene. E invece si ottiene sempre meno. Potrebbe essere indice di ossessività, cosa che anche questa andrebbe valutata per mezzo di consulti di persona.
>>> devo imparare ad affidarmi non solo a persone che so che mi amano, ma anche a qualcuno che può aiutarmi semplicemente perché è in grado di farlo, senza per questo essere legata a me da affetto o amicizia
>>>
Bravissima. Il punto è proprio questo.
[#10]
Sì certo tutti hanno paura della morte, in genere questa paura si tiene a bada con meccanismi di difesa, a volte però può emergere anche sotto forma di sintomi come ad esempio ansia o ossessioni. In genere chi ha più manifesta la paura della morte può essere colui che sente di non aver pienamente vissuto.. O insoddisfatto del suo modo di vivere.
Cari saluti
Cari saluti
[#12]
Utente
Gentile dott.ssa Sala,
leggo solo ora il suo intervento. Non volevo dire una banalità dicendo: "Tutti hanno paura della morte", volevo solo dire che questa paura io ce l'ho ed è ben cosciente.
Tuttavia, trovo giusta la sua osservazione: in effetti, negli ultimi tempi, non sono molto soddisfatta del mio modo di vivere, vorrei trovare un lavoro ma non vorrei trovarne uno tanto per portare un po' di aiuto economico a casa. Certo, è un aspetto fondamentale, ma vorrei tanto fare qualcosa che mi piaccia. In questi tempi bui sembra una pretesa assurda, questo è vero... anche perché, come ho già detto, non ho per niente le idee chiare in proposito. Da qui nasce la mia insoddisfazione più profonda: non ho saputo formarmi da un punto di vista professionale, forse non mi sono impegnata abbastanza per capire quali fossero le mie passioni e coltivarle per far di esse un lavoro. Sotto questo punto di vista, ho vissuto male e ne sto pagando ora le conseguenze. E a 44 anni diventano un peso sullo stomaco che non va giù...
Grazie, cari saluti.
leggo solo ora il suo intervento. Non volevo dire una banalità dicendo: "Tutti hanno paura della morte", volevo solo dire che questa paura io ce l'ho ed è ben cosciente.
Tuttavia, trovo giusta la sua osservazione: in effetti, negli ultimi tempi, non sono molto soddisfatta del mio modo di vivere, vorrei trovare un lavoro ma non vorrei trovarne uno tanto per portare un po' di aiuto economico a casa. Certo, è un aspetto fondamentale, ma vorrei tanto fare qualcosa che mi piaccia. In questi tempi bui sembra una pretesa assurda, questo è vero... anche perché, come ho già detto, non ho per niente le idee chiare in proposito. Da qui nasce la mia insoddisfazione più profonda: non ho saputo formarmi da un punto di vista professionale, forse non mi sono impegnata abbastanza per capire quali fossero le mie passioni e coltivarle per far di esse un lavoro. Sotto questo punto di vista, ho vissuto male e ne sto pagando ora le conseguenze. E a 44 anni diventano un peso sullo stomaco che non va giù...
Grazie, cari saluti.
Questo consulto ha ricevuto 13 risposte e 46.8k visite dal 11/02/2016.
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