Depressione e fobia sociale
Buongiorno dottori,
apro questo consulto perchè penso di soffrire di depressione. ho 19 anni, e sono omosessuale. La mia sessualità è, secondo me, la causa del mio stare male.. Infatti io non sono riuscito ad accettare questo mio lato, ed ho passato tutta l adolescenza in completa solitudine, sviluppando una fobia sociale. Ora mi sono aperto con mio fratello, con i miei genitori ed alcune amiche, ma sto comunque male. Non riesco più ad avere una vita normale, ad uscire di casa.. sono sempre in casa, solo, e non trovo più uno stimolo per andare avanti, neppure lo studio. Ho cominciato quest anno l università, facoltà di medicina, ma sto seriamente valutando di smettere, in quanto non riesco a studiare nulla.
Spero possiate aiutarmi,
Grazie
apro questo consulto perchè penso di soffrire di depressione. ho 19 anni, e sono omosessuale. La mia sessualità è, secondo me, la causa del mio stare male.. Infatti io non sono riuscito ad accettare questo mio lato, ed ho passato tutta l adolescenza in completa solitudine, sviluppando una fobia sociale. Ora mi sono aperto con mio fratello, con i miei genitori ed alcune amiche, ma sto comunque male. Non riesco più ad avere una vita normale, ad uscire di casa.. sono sempre in casa, solo, e non trovo più uno stimolo per andare avanti, neppure lo studio. Ho cominciato quest anno l università, facoltà di medicina, ma sto seriamente valutando di smettere, in quanto non riesco a studiare nulla.
Spero possiate aiutarmi,
Grazie
[#1]
gentile ragazzo, in questo caso l'aiuto non può che venire dal vivo con un aiuto specialistico. Se abbandona le sue scelte non farà altro che confermare a se stesso l'esistenza di una difficoltà rinforzando le sue paure. E' un circolo vizioso che si autoalimenta. Lo interrompa con un aiuto professionale.
saluti
saluti
Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks
[#4]
Utente
ok, la ringrazio Dr. De Vincentiis. Un ultima cosa: l anno passato ho seguito una terapia di tipo breve strategico (TBS). Terminata la terapia lo psicologo ha detto che avevo risolto, che non avevo più problemi di fobia sociale: quello che dovevo fare era dichiararmi a partire dalle persone di cui mi fidavo di più, cosa che ho fatto, tuttavia non sto meglio. Secondo lei è il caso di risentire lo stesso psicologo per valutare la situazione oppure conviene cambiare?
Grazie
Grazie
[#5]
Gentile Utente,
l'approccio breve strategico si focalizza su singoli aspetti problematici quindi ogni "pacchetto terapeutico" affronta una tematica ben specifica. Davvero il dichiararsi alle persone lei vicine non ha sortito effetto alcuno?
Se lei all'epoca si è trovato bene con questo terapeuta, nulla vieta che lei lo contatti per valutare INSIEME a lui circa la possibilità o meno di intraprendere un nuovo percorso per affrontare altri eventuali tematiche.
Concordo anche con il Dr. De Vincentiis sull'importanza di proseguire con i suoi progetti, anche se costa fatica, per evitare di rinforzare le sue paure.
Auguri, valentina
l'approccio breve strategico si focalizza su singoli aspetti problematici quindi ogni "pacchetto terapeutico" affronta una tematica ben specifica. Davvero il dichiararsi alle persone lei vicine non ha sortito effetto alcuno?
Se lei all'epoca si è trovato bene con questo terapeuta, nulla vieta che lei lo contatti per valutare INSIEME a lui circa la possibilità o meno di intraprendere un nuovo percorso per affrontare altri eventuali tematiche.
Concordo anche con il Dr. De Vincentiis sull'importanza di proseguire con i suoi progetti, anche se costa fatica, per evitare di rinforzare le sue paure.
Auguri, valentina
Dr.ssa Valentina Zanon
[#6]
Utente
Buonasera Dr. Zanon, la ringrazio per la risposta.
Comunque mi sono espresso male: sicuramente il dichiararmi mi ha fatto sentire molto meglio, non sarei più riuscito ad andare avanti se non lo avessi detto alle persone più care, questo è certo. Tuttavia nonostante ne abbia parlato con amici stretti e famiglia, non sto bene, anzi, non riesco comunque ad uscire di casa. Le faccio un esempio: alcune settimane fa sono stato invitato al compleanno di una mia amica che era al corrente della mia omosessualità, ma nonostante ciò non sono riuscito ad andare, mi saliva l ansia al solo pensiero.. ovviamente il disagio era non nei confronti della mia amica (con cui non sono per nulla a disagio) ma nei confronti delle altre persone presenti, che a sentire la mia amica, erano tutti ragazzi che non mi avrebbero giudicato se avessero saputo della mia omosessualità. Quindi ho ancora la fobia sociale.. un altro esempio: ieri sono andato a pranzo con una decina di parenti, i quali non sanno che sono omosessuale, e mi sono sentito un sacco a disagio, facevo fatica solo a guardarli in faccia. Ora ho preso appuntamento da una psicologa che adotta una terapia di tipo cognitivo comportamentale. Non so se però può essermi maggiormente d aiuto lo psicologo da cui ero andato l anno passato, oppure questo tipo di terapia che a sentire lei va più "nel profondo".
Vi ringrazio per l aiuto ed i consigli
Comunque mi sono espresso male: sicuramente il dichiararmi mi ha fatto sentire molto meglio, non sarei più riuscito ad andare avanti se non lo avessi detto alle persone più care, questo è certo. Tuttavia nonostante ne abbia parlato con amici stretti e famiglia, non sto bene, anzi, non riesco comunque ad uscire di casa. Le faccio un esempio: alcune settimane fa sono stato invitato al compleanno di una mia amica che era al corrente della mia omosessualità, ma nonostante ciò non sono riuscito ad andare, mi saliva l ansia al solo pensiero.. ovviamente il disagio era non nei confronti della mia amica (con cui non sono per nulla a disagio) ma nei confronti delle altre persone presenti, che a sentire la mia amica, erano tutti ragazzi che non mi avrebbero giudicato se avessero saputo della mia omosessualità. Quindi ho ancora la fobia sociale.. un altro esempio: ieri sono andato a pranzo con una decina di parenti, i quali non sanno che sono omosessuale, e mi sono sentito un sacco a disagio, facevo fatica solo a guardarli in faccia. Ora ho preso appuntamento da una psicologa che adotta una terapia di tipo cognitivo comportamentale. Non so se però può essermi maggiormente d aiuto lo psicologo da cui ero andato l anno passato, oppure questo tipo di terapia che a sentire lei va più "nel profondo".
Vi ringrazio per l aiuto ed i consigli
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>>> una terapia di tipo cognitivo comportamentale [...] che a sentire lei va più "nel profondo"
>>>
Classificare le terapie in base a quanto sarebbero "profonde", a mio avviso è poco utile. Se però debbiamo fare una classificazione, allora andrebbero distinte le terapie efficaci da quelle che non lo sono. E anche all'interno dello stesso tipo di terapia si possono avere casi in cui essa è efficace e casi in cui non lo è. Ogni terapeuta ha un certo numero di casi nei quali non riesce a essere efficace. E a volte cambiando terapeuta, anche mantenendo lo stesso orientamento, si iniziano a vedere risultati.
Tutto questo per dirti che sono diversi i fattori che concorrono all'efficacia di una terapia. Per non parlare dell'efficienza, che in TBS dovrebbe essere mediamente alta.
Nel tuo caso è possibile che il lavoro fatto con il primo terapeuta abbia sbloccato una questione, ma ne abbia lasciato aperta altre. Il passo successivo, ritengo, potrebbe essere condurti per gradi ad aprirti verso persone meno vicine a te, ma innanzitutto potrebbe essere necessario un lavoro preliminare per portarti ad accettare il fatto che sei gay. Perché forse è questo il nodo centrale, quello da cui dipende tutto il resto del tuo malessere. È chiaro che ti senti abbattuto e depresso, se ti vergogni a stare in mezzo agli altri.
Potresti fare almeno un altro colloquio con il precedente terapeuta, che già ti conosce, spiegandogli con la massima chiarezza possibile dove sei ora rispetto a dov'eri quando avete iniziato a lavorare insieme. E poi, siccome in TBS si ricevono prescrizioni già in prima seduta, potrai vedere se ciò che ti proporrà ora il terapeuta andrà nella direzione corretta o meno.
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Classificare le terapie in base a quanto sarebbero "profonde", a mio avviso è poco utile. Se però debbiamo fare una classificazione, allora andrebbero distinte le terapie efficaci da quelle che non lo sono. E anche all'interno dello stesso tipo di terapia si possono avere casi in cui essa è efficace e casi in cui non lo è. Ogni terapeuta ha un certo numero di casi nei quali non riesce a essere efficace. E a volte cambiando terapeuta, anche mantenendo lo stesso orientamento, si iniziano a vedere risultati.
Tutto questo per dirti che sono diversi i fattori che concorrono all'efficacia di una terapia. Per non parlare dell'efficienza, che in TBS dovrebbe essere mediamente alta.
Nel tuo caso è possibile che il lavoro fatto con il primo terapeuta abbia sbloccato una questione, ma ne abbia lasciato aperta altre. Il passo successivo, ritengo, potrebbe essere condurti per gradi ad aprirti verso persone meno vicine a te, ma innanzitutto potrebbe essere necessario un lavoro preliminare per portarti ad accettare il fatto che sei gay. Perché forse è questo il nodo centrale, quello da cui dipende tutto il resto del tuo malessere. È chiaro che ti senti abbattuto e depresso, se ti vergogni a stare in mezzo agli altri.
Potresti fare almeno un altro colloquio con il precedente terapeuta, che già ti conosce, spiegandogli con la massima chiarezza possibile dove sei ora rispetto a dov'eri quando avete iniziato a lavorare insieme. E poi, siccome in TBS si ricevono prescrizioni già in prima seduta, potrai vedere se ciò che ti proporrà ora il terapeuta andrà nella direzione corretta o meno.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
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Gentile Utente,
concordo anche io con il collega nel suggerirle di contattare comunque il suo precedente terapeuta in prima battuta. Questo vi darà appunto la possibilità di determinare INSIEME se potete lavorare sulle tematiche rimaste in sospeso.
L'esito di qualsiasi terapia, indipendentemente dell'approccio adottato, dipende spesso dall'alleanza terapeutica che riesce a instaurarsi tra il cliente e il professionista. Solo lei può determinare con chi potrà meglio lavorare.
In ultima battuta, qualsiasi orientamento, la condurrà comunque alla consapevolezza che qualsiasi forma di evitamento della situazione spiacevole, che risulta efficace nell'alleviare i sintomi in prima battuta, altro non fa che andare a rinforzare le sue paure e quindi a renderle più tenaci.
Mi chiedo se nella sua città esistono associazioni tipo arcygay dove spesso si possono trovare professionisti preparati e volontari che possono accompagnare la persona durante il percorso di "coming out" e dove spesso è possibile accedere a gruppi di auto mutuo aiuto dove troverebbe persone che hanno attraversato simili situazioni.
Data la sua giovanissima età, mi sento comunque di chiudere complimentandomi con lei per aver deciso di affrontare questo percorso, sicuramente non facile, e di aver avuto il coraggio e la forza di chiedere un sostegno e di arrivare ad aprirsi con le persone a lei care. Io credo a volte sia necessario guardare indietro e osservare per bene i grandi passi fatti. Pur nella sofferenza che ancora traspare dal suoi scritti, qualcosa, lei, lo ha già raggiunto. Continui!
Auguri, valentina
concordo anche io con il collega nel suggerirle di contattare comunque il suo precedente terapeuta in prima battuta. Questo vi darà appunto la possibilità di determinare INSIEME se potete lavorare sulle tematiche rimaste in sospeso.
L'esito di qualsiasi terapia, indipendentemente dell'approccio adottato, dipende spesso dall'alleanza terapeutica che riesce a instaurarsi tra il cliente e il professionista. Solo lei può determinare con chi potrà meglio lavorare.
In ultima battuta, qualsiasi orientamento, la condurrà comunque alla consapevolezza che qualsiasi forma di evitamento della situazione spiacevole, che risulta efficace nell'alleviare i sintomi in prima battuta, altro non fa che andare a rinforzare le sue paure e quindi a renderle più tenaci.
Mi chiedo se nella sua città esistono associazioni tipo arcygay dove spesso si possono trovare professionisti preparati e volontari che possono accompagnare la persona durante il percorso di "coming out" e dove spesso è possibile accedere a gruppi di auto mutuo aiuto dove troverebbe persone che hanno attraversato simili situazioni.
Data la sua giovanissima età, mi sento comunque di chiudere complimentandomi con lei per aver deciso di affrontare questo percorso, sicuramente non facile, e di aver avuto il coraggio e la forza di chiedere un sostegno e di arrivare ad aprirsi con le persone a lei care. Io credo a volte sia necessario guardare indietro e osservare per bene i grandi passi fatti. Pur nella sofferenza che ancora traspare dal suoi scritti, qualcosa, lei, lo ha già raggiunto. Continui!
Auguri, valentina
Questo consulto ha ricevuto 9 risposte e 2.7k visite dal 06/02/2016.
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