Sensazione di frustrazione
Gentili medici, sono una ragazza di quasi 32 anni affetta da diabete mellito insulino-dipendente dall'età di 14 anni.
Non ho mai accettato questa condizione, e proprio per questo ho avuto modo di fare diverse sedute da 2 diverse psicologhe: purtroppo non mi sono servite a stare meglio.
A quest'età mi trovo praticamente "digiuna" di tutte le esperienze che una persona della mia età dovrebbe aver già fatto da tanto tempo: sono ancora vergine, non ho praticamente mai viaggiato, non ho mai avuto un fidanzato, non ho amici con cui confrontarmi e ho pochissime esperienze di lavoro (qualche mese in una biblioteca, scrutatrice di seggio elettorale, badante).
Mi sento praticamente inferiore a qualsiasi individuo che incontro.
Per adesso questo status non mi pesa granché, ma ho paura che a lungo andare, e con l'avanzare dell'età, la mia condizione di "sfigata cronica" possa farmi diventare una brutta persona repressa e frustrata.
C'è un modo per riuscire a uscire da questa situazione che piano piano potrebbe logorarmi?
Grazie in anticipo e distinti saluti.
Non ho mai accettato questa condizione, e proprio per questo ho avuto modo di fare diverse sedute da 2 diverse psicologhe: purtroppo non mi sono servite a stare meglio.
A quest'età mi trovo praticamente "digiuna" di tutte le esperienze che una persona della mia età dovrebbe aver già fatto da tanto tempo: sono ancora vergine, non ho praticamente mai viaggiato, non ho mai avuto un fidanzato, non ho amici con cui confrontarmi e ho pochissime esperienze di lavoro (qualche mese in una biblioteca, scrutatrice di seggio elettorale, badante).
Mi sento praticamente inferiore a qualsiasi individuo che incontro.
Per adesso questo status non mi pesa granché, ma ho paura che a lungo andare, e con l'avanzare dell'età, la mia condizione di "sfigata cronica" possa farmi diventare una brutta persona repressa e frustrata.
C'è un modo per riuscire a uscire da questa situazione che piano piano potrebbe logorarmi?
Grazie in anticipo e distinti saluti.
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Gent.le Ragazza,
sicuramente la presenza del diabete ha condizionato negativamente la tua vita ma in realtà non è una patologia che compromette la possibilità di affrontare progetti e porsi degli obiettivi che facilitino la realizzazione delle tue aspirazione e la possibilità di sviluppare una rete relazionale gratificante, temo che le tue difficoltà siano connesse ad un rigido atteggiamento giudicante rivolto verso te stessa che ha interferito con la possibilità di fare esperienze in diversi ambiti della tua vita.
Puoi raccontarci meglio come si sono svolti i percorsi psicologici intrapresi in passato? C'erano degli obiettivi terapeutici ?
sicuramente la presenza del diabete ha condizionato negativamente la tua vita ma in realtà non è una patologia che compromette la possibilità di affrontare progetti e porsi degli obiettivi che facilitino la realizzazione delle tue aspirazione e la possibilità di sviluppare una rete relazionale gratificante, temo che le tue difficoltà siano connesse ad un rigido atteggiamento giudicante rivolto verso te stessa che ha interferito con la possibilità di fare esperienze in diversi ambiti della tua vita.
Puoi raccontarci meglio come si sono svolti i percorsi psicologici intrapresi in passato? C'erano degli obiettivi terapeutici ?
Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it
[#2]
Utente
Gentile Dottoressa Campione, sono stata per la prima volta dalla psicologa nel 2002, all'età di 18 anni, perché appunto non riuscivo ad accettare la mia malattia e la mia diabetologa si era accorta che non ero neanche tanto propensa a curarmi.
Mangiavo quello che volevo e non seguivo la terapia...
L'obiettivo terapeutico più che altro era quello di aiutarmi a convivere con la patologia, e farmi capire la grande importanza dell'autocontrollo.
La seconda volta invece sono stata dalla psicologa del centro di salute mentale della mia città dal 2007 al 2013, dai 23 ai 29 anni, perché oltre al diabete ho cominciato ad avere una depressione che mi portava paranoie e crisi di pianto.
Gli obiettivi terapeutici non sono mai riuscita a capirli, anche perché con quella dottoressa non mi trovavo tanto bene ed era l'unica a cui mi affidavano.
Mangiavo quello che volevo e non seguivo la terapia...
L'obiettivo terapeutico più che altro era quello di aiutarmi a convivere con la patologia, e farmi capire la grande importanza dell'autocontrollo.
La seconda volta invece sono stata dalla psicologa del centro di salute mentale della mia città dal 2007 al 2013, dai 23 ai 29 anni, perché oltre al diabete ho cominciato ad avere una depressione che mi portava paranoie e crisi di pianto.
Gli obiettivi terapeutici non sono mai riuscita a capirli, anche perché con quella dottoressa non mi trovavo tanto bene ed era l'unica a cui mi affidavano.
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Se non c'è una buona alleanza terapeutica è impossibile creare le condizioni favorevoli all'avvio di un processo di cambiamento, se non hai la possibilità di rivolgerti ad uno psicoterapeuta puoi prendere contatto con il Consultorio Familiare della tua ASL per fare un primo colloquio con lo psicologo e valutare la tipologia di intervento più adeguata in setting individuale o di gruppo.
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 1.1k visite dal 05/02/2016.
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Approfondimento su Diabete
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