Alcool
Mia sorella di 65 anni beve in modo smodato ormai da tanti anni (con brevi periodi di sospensione). Qualche anno fa siamo riusciti a convincerla a recarsi da un psicologo, ma, a sua detta, la psicoterapista non era assolutamente in grado di aiutarla, le stava antipatica, ecc.
Dopo un periodo in cui noi parenti che non viviamo con lei ci eravamo illusi che il problema fosse rientrato (il marito è sempre stato molto restio a parlare con noi del problema - all'inizio quasi lo negava - forse per "vergogna", forse per non preoccuparci)c'è stato un episodio eclatante che ci ha molto preoccupato.
Anche questa volta siamo riusciti a convincerla ad andare da uno psichiatra che le ha riscontrato una forte depressione prescrivendole dei farmaci appositi. E' andato tutto bene finchè è stata in vacanza con il marito, poi disastri su disastri. Nel corso di una nuova visita dallo psichiatra questi ha individuato il problema nella - solitudine -. In tutti questi anni, infatti, a causa delle sue reazioni aggressive e spesso anche cattive, tutti gli amici - ne avevano tanti - si sono allontanati! Con noi sorelle ha un comportamento molto cattivo e ciò non ci facilita per niente nel cercare di starle vicine.
Il marito, presumibilmente per questa tremenda situazione, ha fatto un infarto. A me personalmente sale la pressione tutte le volte che assisto ad una scenata o sono bersaglio della stessa.
Lo psichiatra le ha detto che "non esistono farmaci contro la solitudine" e che deve metterci lei la buona volontà! Una parola!
Che cosa possiamo fare per aiutarla? Fino ad ora abbiamo incassato i suoi insulti e le sue scenate nel timore di peggiorare la situazione. Ora, però, abbiamo il dubbio che questa non sia la strada giusta. Per noi è diventato molto molto difficile addirittura frequentarla! E poi c'è il timore che le succeda qualche cosa quando va fuori casa da sola!
Come potete capire abbiamo bisogno di un grandissimo aiuto.
Grazie
Dopo un periodo in cui noi parenti che non viviamo con lei ci eravamo illusi che il problema fosse rientrato (il marito è sempre stato molto restio a parlare con noi del problema - all'inizio quasi lo negava - forse per "vergogna", forse per non preoccuparci)c'è stato un episodio eclatante che ci ha molto preoccupato.
Anche questa volta siamo riusciti a convincerla ad andare da uno psichiatra che le ha riscontrato una forte depressione prescrivendole dei farmaci appositi. E' andato tutto bene finchè è stata in vacanza con il marito, poi disastri su disastri. Nel corso di una nuova visita dallo psichiatra questi ha individuato il problema nella - solitudine -. In tutti questi anni, infatti, a causa delle sue reazioni aggressive e spesso anche cattive, tutti gli amici - ne avevano tanti - si sono allontanati! Con noi sorelle ha un comportamento molto cattivo e ciò non ci facilita per niente nel cercare di starle vicine.
Il marito, presumibilmente per questa tremenda situazione, ha fatto un infarto. A me personalmente sale la pressione tutte le volte che assisto ad una scenata o sono bersaglio della stessa.
Lo psichiatra le ha detto che "non esistono farmaci contro la solitudine" e che deve metterci lei la buona volontà! Una parola!
Che cosa possiamo fare per aiutarla? Fino ad ora abbiamo incassato i suoi insulti e le sue scenate nel timore di peggiorare la situazione. Ora, però, abbiamo il dubbio che questa non sia la strada giusta. Per noi è diventato molto molto difficile addirittura frequentarla! E poi c'è il timore che le succeda qualche cosa quando va fuori casa da sola!
Come potete capire abbiamo bisogno di un grandissimo aiuto.
Grazie
[#1]
Gentile utente
Il problema più urgente da affrontare mi sembra sia quello della dipendenza dall'alcol.
Si ricorre all'abuso della sostanza per tanti motivi: depressione, dolore, insoddisfazione, frustrazione, infelicità credendo in questo modo di trovare un po' di pace, poi si diventa solo alcolisti e malati. Si entra in una spirale : depressione, alcol, depressione
Purtroppo l'alcolismo è una malattia che genera isolamento, aggressività, depressione, solitudine, il che porta a ricorrere ancora di più all'alcol. La persona si trova in una sorte di spirale in cui la volontà non trova più posto, si annulla, si annichilisce.
E sembra impossibile uscirne.
Se sua sorella rifiuta le cure psichiatriche è forse possibile riuscire a convincerla a sottoporsi ad una terapia di disintossicazione che,liberandola dalla tirannia dell'alcol, le restituirebbe lucidità, autostima, forza e volontà per affrontare i suoi problemi. A Milano ci sono sicuramente cliniche specializzate in questo.
Ma se sua sorella si rifiutasse forse può accettare di rivolgersi ai gruppi degli alcolisti anonimi. Sono molto efficaci e forniscono quella rete di appartenenza e di solidarietà che potrebbe aiutarla a uscire dall'isolamento in cui l'alcolismo l'ha condotta.
Se poi sua sorella non volesse percorrere nessuna di queste strade, ancora molto utile intanto sarebbe che voi familiari, e ancor di più il marito, partecipaste alle riunioni delle famiglie degli alcolisti sempre presso gli alcolisti anonimi. Ne avreste un valido aiuto e sostegno.
Troverete senz'altro nella vostra città la sede di questa organizzazione.
un caro saluto
Il problema più urgente da affrontare mi sembra sia quello della dipendenza dall'alcol.
Si ricorre all'abuso della sostanza per tanti motivi: depressione, dolore, insoddisfazione, frustrazione, infelicità credendo in questo modo di trovare un po' di pace, poi si diventa solo alcolisti e malati. Si entra in una spirale : depressione, alcol, depressione
Purtroppo l'alcolismo è una malattia che genera isolamento, aggressività, depressione, solitudine, il che porta a ricorrere ancora di più all'alcol. La persona si trova in una sorte di spirale in cui la volontà non trova più posto, si annulla, si annichilisce.
E sembra impossibile uscirne.
Se sua sorella rifiuta le cure psichiatriche è forse possibile riuscire a convincerla a sottoporsi ad una terapia di disintossicazione che,liberandola dalla tirannia dell'alcol, le restituirebbe lucidità, autostima, forza e volontà per affrontare i suoi problemi. A Milano ci sono sicuramente cliniche specializzate in questo.
Ma se sua sorella si rifiutasse forse può accettare di rivolgersi ai gruppi degli alcolisti anonimi. Sono molto efficaci e forniscono quella rete di appartenenza e di solidarietà che potrebbe aiutarla a uscire dall'isolamento in cui l'alcolismo l'ha condotta.
Se poi sua sorella non volesse percorrere nessuna di queste strade, ancora molto utile intanto sarebbe che voi familiari, e ancor di più il marito, partecipaste alle riunioni delle famiglie degli alcolisti sempre presso gli alcolisti anonimi. Ne avreste un valido aiuto e sostegno.
Troverete senz'altro nella vostra città la sede di questa organizzazione.
un caro saluto
Dr.ssa Bianca Pescatori
psicoterapeuta ad orientamento psicodinamico e cognitivista
www.omeoroma.it
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 2.1k visite dal 12/10/2008.
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