Comunicazione coppia: rabbia, frustrazione
Buongiorno,
Vivo una convivenza da più di 10 anni con un compagno di qualche anno più piccolo di me.
Siamo due persone forti e questo lato del nostro carattere compromette molto spesso la stabilità della nostra relazione.
Puntualmente, quando si tratta di prendere una decisione (dalla più futile alla più impegnativa), le nostre discussioni sfociano in litigi, offese, atteggiamenti anche violenti e si concludono con eterni silenzi che, sotto lo stesso tetto, si tramutano per me in angoscia e dolore,
Sono una persona che tende ad affrontare i problemi di petto, a risolverli parlando e studiando una soluzione insieme, ma nella maggior parte dei casi mi ritrovo da sola con i miei pensieri, ed il peso dei miei ed i nostri problemi.
Lui tende a scappare davanti alle situazioni e ad aggredire gli altri quando è incapace di trovare una via di uscita. Le sue soluzioni sono i silenzi e l'abbandono e per abbandono intendo quello fisico considerando che mi lascia (ovunque) fisicamente sola quando è incapace di esprimersi o come dice lui "non voglio parlare". La situazione si riassume in "o facciamo come dico io o te la sbatti tu".
Di per sé i silenzi mi uccidono dentro, ma la cosa peggiore è che lui attribuisce a me (sempre) tutte le colpe facendomi sentire una pazza senza neanche ipotizzare una sua responsabilità.
Il giorno dopo? Come nulla fosse accaduto.
Preciso che la parola "sottomissione" non rientra nel mio vocabolario ma ciò nonostante mi sono ritrovata più volte a dover sottostare al suo volere per paura delle sue reazioni. Purtroppo a volte ci sono situazioni dove indica soluzioni palesemente e razionalmente errate che, per non trovarmi con un nuovo problema da risolvere, devo necessariamente impormi.
Non sono una psicologa, ma sento che ha una rabbia dentro che non riesce a sfogare e peggio ancora ad esprimere a parole e io divento il suo pretesto.
Sono molto legata a questa persona e anche solo l'idea di separarmi da lui mi fa stare peggio, ma poi mi rendo conto che avere accanto una persona su cui non sempre puoi contare non è la prospettiva di vita che mi entusiasma...
Come posso fare per instaurare una comunicazione sana?
Purtroppo terapie di coppia o consulti con medici li esclude a priori.
Vi ringrazio anticipatamente per l'attenzione e per gli eventuali suggerimenti.
Vivo una convivenza da più di 10 anni con un compagno di qualche anno più piccolo di me.
Siamo due persone forti e questo lato del nostro carattere compromette molto spesso la stabilità della nostra relazione.
Puntualmente, quando si tratta di prendere una decisione (dalla più futile alla più impegnativa), le nostre discussioni sfociano in litigi, offese, atteggiamenti anche violenti e si concludono con eterni silenzi che, sotto lo stesso tetto, si tramutano per me in angoscia e dolore,
Sono una persona che tende ad affrontare i problemi di petto, a risolverli parlando e studiando una soluzione insieme, ma nella maggior parte dei casi mi ritrovo da sola con i miei pensieri, ed il peso dei miei ed i nostri problemi.
Lui tende a scappare davanti alle situazioni e ad aggredire gli altri quando è incapace di trovare una via di uscita. Le sue soluzioni sono i silenzi e l'abbandono e per abbandono intendo quello fisico considerando che mi lascia (ovunque) fisicamente sola quando è incapace di esprimersi o come dice lui "non voglio parlare". La situazione si riassume in "o facciamo come dico io o te la sbatti tu".
Di per sé i silenzi mi uccidono dentro, ma la cosa peggiore è che lui attribuisce a me (sempre) tutte le colpe facendomi sentire una pazza senza neanche ipotizzare una sua responsabilità.
Il giorno dopo? Come nulla fosse accaduto.
Preciso che la parola "sottomissione" non rientra nel mio vocabolario ma ciò nonostante mi sono ritrovata più volte a dover sottostare al suo volere per paura delle sue reazioni. Purtroppo a volte ci sono situazioni dove indica soluzioni palesemente e razionalmente errate che, per non trovarmi con un nuovo problema da risolvere, devo necessariamente impormi.
Non sono una psicologa, ma sento che ha una rabbia dentro che non riesce a sfogare e peggio ancora ad esprimere a parole e io divento il suo pretesto.
Sono molto legata a questa persona e anche solo l'idea di separarmi da lui mi fa stare peggio, ma poi mi rendo conto che avere accanto una persona su cui non sempre puoi contare non è la prospettiva di vita che mi entusiasma...
Come posso fare per instaurare una comunicazione sana?
Purtroppo terapie di coppia o consulti con medici li esclude a priori.
Vi ringrazio anticipatamente per l'attenzione e per gli eventuali suggerimenti.
[#1]
Gentile Utente,
del suo scritto mi colpisce come il rapporto sia descritto in termini di lotta, forza, giochi di potere. Il fatto che questo rapporto duri da così tanto tempo, fa supporre che al suo interno si siano creati dei meccanismi di complementarietà che hanno permesso il suo mantenimento.
Parla di rabbia inespressa, pur però convenendo che tale rabbia si esprime e trova uno sfogo (a torto o ragione) proprio nel vostro rapporto. Difficilmente questo può verificarsi a meno che non comporti un qualche tipo di vantaggio reciproco.
Questa modalità che sembra aver funzionato per entrambi per così tanto tempo, potrebbe essere diventata per lei (è un ipotesi) obsoleta. La sua maturazione personale la sta portando a rivalutare le vostre modalità di interazione e quindi a mettere in discussione i vostri modi.
Se il suo compagno non se la sente di intraprendere un percorso di sostegno psicologico, cosa impedisce a lei di farlo? Da una prospettiva di sistema, possiamo ragionevolmente ipotizzare che un qualsiasi cambiamento che avviene in una delle due parti vada a istigare un cambiamento anche nell'altra parte....
Mi sento di citare Ghandi ... "diventa il cambiamento che vuoi vedere nel mondo" ... in questo caso... "diventa il cambiamento che vuoi vedere nella tua coppia"...
Auguri, valentina
del suo scritto mi colpisce come il rapporto sia descritto in termini di lotta, forza, giochi di potere. Il fatto che questo rapporto duri da così tanto tempo, fa supporre che al suo interno si siano creati dei meccanismi di complementarietà che hanno permesso il suo mantenimento.
Parla di rabbia inespressa, pur però convenendo che tale rabbia si esprime e trova uno sfogo (a torto o ragione) proprio nel vostro rapporto. Difficilmente questo può verificarsi a meno che non comporti un qualche tipo di vantaggio reciproco.
Questa modalità che sembra aver funzionato per entrambi per così tanto tempo, potrebbe essere diventata per lei (è un ipotesi) obsoleta. La sua maturazione personale la sta portando a rivalutare le vostre modalità di interazione e quindi a mettere in discussione i vostri modi.
Se il suo compagno non se la sente di intraprendere un percorso di sostegno psicologico, cosa impedisce a lei di farlo? Da una prospettiva di sistema, possiamo ragionevolmente ipotizzare che un qualsiasi cambiamento che avviene in una delle due parti vada a istigare un cambiamento anche nell'altra parte....
Mi sento di citare Ghandi ... "diventa il cambiamento che vuoi vedere nel mondo" ... in questo caso... "diventa il cambiamento che vuoi vedere nella tua coppia"...
Auguri, valentina
Dr.ssa Valentina Zanon
[#2]
Cara Signora,
Una convivenza di 10 anni in queste condizioni non la si puo' vivere senza che qualcosa alla fine renda ragione di tanto stazionarie nella conflittualita'
Forse anche per Lei la relazione ha qualcosa di positivo e gratificante, altrimenti sarebbe gia' scappata.
I giochi di potere possono essere una ragione di vita, una soddisfazione. Oppure a un certo punto si fa tilt.
Se non ritiene che sia possibile una psicoterapia di coppia prenda in esame la possibilita' di accedervi da sola. Per capirsi. Elaborare le Sue motivazioni e cercare la Sua soluzione.
Potrebbe essere restare e accettare la lotta. Oppure un'altra. Quale dovra' scoprirlo con l'analisi.
Io le consiglio una psicoterapia dinamica per approfondire le motivazioni profonde che forse sono molto antiche.
I miei saluti. E auguri
Una convivenza di 10 anni in queste condizioni non la si puo' vivere senza che qualcosa alla fine renda ragione di tanto stazionarie nella conflittualita'
Forse anche per Lei la relazione ha qualcosa di positivo e gratificante, altrimenti sarebbe gia' scappata.
I giochi di potere possono essere una ragione di vita, una soddisfazione. Oppure a un certo punto si fa tilt.
Se non ritiene che sia possibile una psicoterapia di coppia prenda in esame la possibilita' di accedervi da sola. Per capirsi. Elaborare le Sue motivazioni e cercare la Sua soluzione.
Potrebbe essere restare e accettare la lotta. Oppure un'altra. Quale dovra' scoprirlo con l'analisi.
Io le consiglio una psicoterapia dinamica per approfondire le motivazioni profonde che forse sono molto antiche.
I miei saluti. E auguri
Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132
[#3]
Gentile utente, avete provato una psicoterapia di coppia? Per migliorare la comunicazione esistono training di comunicazione assertiva molto efficaci. Potreste solo giovarne.
Dr.ssa De Carlo Ylenia
Psicologa, Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Practitioner EMDR.
+39 351 9025802 | info@yleniadecarlo.it | www.yle
[#4]
Utente
Buongiorno,
Ringrazio tutti per le celeri risposte.
Probabilmente mi sarò espressa male perché purtroppo credo che i giochi di potere sono solo una conseguenza e non il problema di per sé.
Ci tengo a precisare che la nostra convivenza non è una "lotta continua" motivo per cui dura da più di 10 anni.
Provo a spiegarmi meglio...
Come lo definireste un bambino che anziché esprimere un dissenso a parole, urla? Ecco, lui quando è di fronte a situazioni "impegnative" sbraita e, se non riesce a svignarsela viene fuori la scenata "napoletana".
"Mi sento di citare Ghandi ... "diventa il cambiamento che vuoi vedere nel mondo" ... in questo caso... "diventa il cambiamento che vuoi vedere nella tua coppia"..."
Questa è la mia filosofia di vita e probabilmente anche la causa di tanti litigi.
Per lui le questioni si risolvono nel migliore dei modi stando semplicemente seduti sul divano in silenzio a guardare la tv o andando via nel bel mezzo di una discussione...
La cosa che mi "consola" da un certo punto di vista, è che questo atteggiamento non è riservato solo alla mia persona, ma in più occasioni anche amici, parenti e conoscenti, hanno subito questo suo modo di fare. Per anni ho fatto da "paciere", ma questo significava portare sulle mie spalle un altro fardello che mi faceva stare malissimo e, da quando ho smesso lasciandogli le responsabilità delle sue azioni, la mia vita è migliorata notevolmente, ma le nostre amicizie si sono dimezzate.
Non potendomi permettere una terapia individuale, ho cercato di "capirmi" frequentando gruppi di meditazione e praticandola con una certa frequenza in maniera autonoma. I risultati sono stati positivi e ne traggo ogni volta notevole giovamento, ma non vedo alcun beneficio in termini di comunicazione.
Sono convinta che una terapia di coppia potrebbe certamente aiutarci ma lui non ne vuole neanche sentire parlare.
A volte ho mi sento come una mamma incapace di gestire una crisi adolescenziale, ma io non sono sua madre e non voglio esserlo..
Dal punto di vista medico, c'è un consiglio pratico che vi sentite di suggerirmi?
Ringrazio tutti per le celeri risposte.
Probabilmente mi sarò espressa male perché purtroppo credo che i giochi di potere sono solo una conseguenza e non il problema di per sé.
Ci tengo a precisare che la nostra convivenza non è una "lotta continua" motivo per cui dura da più di 10 anni.
Provo a spiegarmi meglio...
Come lo definireste un bambino che anziché esprimere un dissenso a parole, urla? Ecco, lui quando è di fronte a situazioni "impegnative" sbraita e, se non riesce a svignarsela viene fuori la scenata "napoletana".
"Mi sento di citare Ghandi ... "diventa il cambiamento che vuoi vedere nel mondo" ... in questo caso... "diventa il cambiamento che vuoi vedere nella tua coppia"..."
Questa è la mia filosofia di vita e probabilmente anche la causa di tanti litigi.
Per lui le questioni si risolvono nel migliore dei modi stando semplicemente seduti sul divano in silenzio a guardare la tv o andando via nel bel mezzo di una discussione...
La cosa che mi "consola" da un certo punto di vista, è che questo atteggiamento non è riservato solo alla mia persona, ma in più occasioni anche amici, parenti e conoscenti, hanno subito questo suo modo di fare. Per anni ho fatto da "paciere", ma questo significava portare sulle mie spalle un altro fardello che mi faceva stare malissimo e, da quando ho smesso lasciandogli le responsabilità delle sue azioni, la mia vita è migliorata notevolmente, ma le nostre amicizie si sono dimezzate.
Non potendomi permettere una terapia individuale, ho cercato di "capirmi" frequentando gruppi di meditazione e praticandola con una certa frequenza in maniera autonoma. I risultati sono stati positivi e ne traggo ogni volta notevole giovamento, ma non vedo alcun beneficio in termini di comunicazione.
Sono convinta che una terapia di coppia potrebbe certamente aiutarci ma lui non ne vuole neanche sentire parlare.
A volte ho mi sento come una mamma incapace di gestire una crisi adolescenziale, ma io non sono sua madre e non voglio esserlo..
Dal punto di vista medico, c'è un consiglio pratico che vi sentite di suggerirmi?
[#6]
"A volte ho mi sento come una mamma incapace di gestire una crisi adolescenziale, ma io non sono sua madre e non voglio esserlo.. "
Gentile Utente,
analizzando le dinamiche di coppia non c'è mai una vittima ed un carnefice, anche perché esiste l'uno perché esiste l'altro.
Molte coppie si scelgono e sì mantengono in vita proprio su scelte collusive, mantenendo in vita l'uno le problematiche - anche comportamentali - dell'altro.
Un professionista in grado di accogliere la vostra sofferenza e rabbia, potrà aiutarvi in un possibile percorso
Nel mio sito personale e blog, troverà parecchio materiale su coppie e dintorni
Gentile Utente,
analizzando le dinamiche di coppia non c'è mai una vittima ed un carnefice, anche perché esiste l'uno perché esiste l'altro.
Molte coppie si scelgono e sì mantengono in vita proprio su scelte collusive, mantenendo in vita l'uno le problematiche - anche comportamentali - dell'altro.
Un professionista in grado di accogliere la vostra sofferenza e rabbia, potrà aiutarvi in un possibile percorso
Nel mio sito personale e blog, troverà parecchio materiale su coppie e dintorni
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#7]
Gentile Utente,
grazie dell'ulteriore spiegazione. Lei ci riporta:
"Ci tengo a precisare che la nostra convivenza non è una "lotta continua" motivo per cui dura da più di 10 anni."
Quindi mi chiedo ... da quando ha iniziato a sentirsi:
"A volte ho mi sento come una mamma incapace di gestire una crisi adolescenziale, ma io non sono sua madre e non voglio esserlo."
Quand'è che si è accorta che lui:
"Come lo definireste un bambino che anziché esprimere un dissenso a parole, urla?"
E' sempre stato così? Lo è diventato? Perché prima andava bene e adesso non più?
Per quanto riguarda i costi, ha provato a contattare consultori, associazioni, servizi pubblici di psicologia? Potrebbe forse trovare assistenza in modo gratuito.
Auguri, valentina
grazie dell'ulteriore spiegazione. Lei ci riporta:
"Ci tengo a precisare che la nostra convivenza non è una "lotta continua" motivo per cui dura da più di 10 anni."
Quindi mi chiedo ... da quando ha iniziato a sentirsi:
"A volte ho mi sento come una mamma incapace di gestire una crisi adolescenziale, ma io non sono sua madre e non voglio esserlo."
Quand'è che si è accorta che lui:
"Come lo definireste un bambino che anziché esprimere un dissenso a parole, urla?"
E' sempre stato così? Lo è diventato? Perché prima andava bene e adesso non più?
Per quanto riguarda i costi, ha provato a contattare consultori, associazioni, servizi pubblici di psicologia? Potrebbe forse trovare assistenza in modo gratuito.
Auguri, valentina
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 2.8k visite dal 31/01/2016.
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