Abbandonata dal terapeuta
Questo magari sarà il consulto più scemo del secolo, ma posto che sono le 4 di notte ed io mi giro e rigiro nel letto pensando a questa cosa senza riuscire a chiudere occhio e venga qui a scriverla é significativo.
Parto dal principio. Nel 2011 ero in terapia presso uno psicologo psicoterapeuta per disturbi di ansia. La terapia é durata circa un annetto, finché, un.giorno, arrivo in seduta ed il medico mi interrompe alle prime battute e mi comunica di non poter più proseguire perché impossibilitato a garantire la sua presenza per progetti personali, che abrrbbe voluto avere più tempo per prepararmi ma che mi sarei dovuta accontentare di quella seduta e della prossima. Mi ha dato il numero di un suo collega e via. Ho subito opposto molta resirenza al fatto di andare dal suo collega e ricominciare di nuovo da capo un percorso che avevo fatto molto fatica ad.intraprendere, e poi al mio invito di chiamare il collega lui prima di me per fargli un bel trailer del filmone drammatico che lo aspettava con me, il terapeuta mi disse che lo aveva informato solo che lo avrei chiamato ma che nn gli avrebbe detto altro. Tutte queste cose, il fatto che interrompesse da un giorno all altro senza preavviso, che non fosse disposto a fare una cavolo di telefonata anche solo per facilitarmi un passaggio tanto brusco, mi hanno fatta sentire abbandonata. Da allora ho interrotto la terapia. Per un certo periodo ho pensato che andasse bene così, pensavo di aver sciolto dei nodi e che in qualche modo mi sarei auto gestita, ma col passare del tempo sento che era un percorso che avrei dovuto completare dacché ad oggi certi problemi non sono scomparsi. Ho abbandonato da allora anche la.terapia farmacologica che mi.era stata prescritta, non so, volevo solo mettere una pietra tra me e la terapia.
Io credo di essere una persona molto razionale, di saper stare al mio posto, ma non posso negare che avevo sviluppato una sorta di assurdo innamoramento (non saprei vome altro definirlo) nei suoi confronti, mai confessato tra l'altro. Tante volte mi sono colpevolizzata, come se questo mio innamoramento fosse stato notato e lp avesse indotto a sspedirmi altrove. So che é ridicolo, so che.probabilmente vedevo ciò che volevo vedere, ma penso che gli ultimi mesi lui fosse cambiato molto nei miei confronti ponendosi in maniera paritaria con me e più amicale.
Insomma, io da allora non riesco più a mettermi nelle mani di un terapeuta, questo "abbandono" a distanza di anni ancora non lo mando giù. Allora mi venne da pensare che se mi abbandonava lui, poteva abbandonarmi chiunque. Non so come buttarmi questa cosa alle spalle e mi sento scema a non digerire questa cosa. Sento che dovrei andare in terapia ma non voglip rivivere questa cosa, prendermi cotte ridicole pper un uomo che ascolta perche deve e soffrire ancor.
Parto dal principio. Nel 2011 ero in terapia presso uno psicologo psicoterapeuta per disturbi di ansia. La terapia é durata circa un annetto, finché, un.giorno, arrivo in seduta ed il medico mi interrompe alle prime battute e mi comunica di non poter più proseguire perché impossibilitato a garantire la sua presenza per progetti personali, che abrrbbe voluto avere più tempo per prepararmi ma che mi sarei dovuta accontentare di quella seduta e della prossima. Mi ha dato il numero di un suo collega e via. Ho subito opposto molta resirenza al fatto di andare dal suo collega e ricominciare di nuovo da capo un percorso che avevo fatto molto fatica ad.intraprendere, e poi al mio invito di chiamare il collega lui prima di me per fargli un bel trailer del filmone drammatico che lo aspettava con me, il terapeuta mi disse che lo aveva informato solo che lo avrei chiamato ma che nn gli avrebbe detto altro. Tutte queste cose, il fatto che interrompesse da un giorno all altro senza preavviso, che non fosse disposto a fare una cavolo di telefonata anche solo per facilitarmi un passaggio tanto brusco, mi hanno fatta sentire abbandonata. Da allora ho interrotto la terapia. Per un certo periodo ho pensato che andasse bene così, pensavo di aver sciolto dei nodi e che in qualche modo mi sarei auto gestita, ma col passare del tempo sento che era un percorso che avrei dovuto completare dacché ad oggi certi problemi non sono scomparsi. Ho abbandonato da allora anche la.terapia farmacologica che mi.era stata prescritta, non so, volevo solo mettere una pietra tra me e la terapia.
Io credo di essere una persona molto razionale, di saper stare al mio posto, ma non posso negare che avevo sviluppato una sorta di assurdo innamoramento (non saprei vome altro definirlo) nei suoi confronti, mai confessato tra l'altro. Tante volte mi sono colpevolizzata, come se questo mio innamoramento fosse stato notato e lp avesse indotto a sspedirmi altrove. So che é ridicolo, so che.probabilmente vedevo ciò che volevo vedere, ma penso che gli ultimi mesi lui fosse cambiato molto nei miei confronti ponendosi in maniera paritaria con me e più amicale.
Insomma, io da allora non riesco più a mettermi nelle mani di un terapeuta, questo "abbandono" a distanza di anni ancora non lo mando giù. Allora mi venne da pensare che se mi abbandonava lui, poteva abbandonarmi chiunque. Non so come buttarmi questa cosa alle spalle e mi sento scema a non digerire questa cosa. Sento che dovrei andare in terapia ma non voglip rivivere questa cosa, prendermi cotte ridicole pper un uomo che ascolta perche deve e soffrire ancor.
[#1]
Gentile Utente,
Non esiste un consulto scemo ed uno intelligente, la sofferenza va sempre ascoltata ed ove possibile decodificata.
É possibile, ma siamo online e sono solo ipotesi, che lei abbia " adoperato" la fine della terapia e l'abbia strumentalizzata a favore dei suoi meccanismi di difesa.
Se il suo terapeuta ha interrotto, anche i terapeuti possono avere delle problematiche e possono non dare il preavviso, avrà avuto le sue motivazioni, la sua mancanza di fiducia verso il "nuovo" può essere una strategia malsana a favore della sua ansia e disagio psichico
Non esiste un consulto scemo ed uno intelligente, la sofferenza va sempre ascoltata ed ove possibile decodificata.
É possibile, ma siamo online e sono solo ipotesi, che lei abbia " adoperato" la fine della terapia e l'abbia strumentalizzata a favore dei suoi meccanismi di difesa.
Se il suo terapeuta ha interrotto, anche i terapeuti possono avere delle problematiche e possono non dare il preavviso, avrà avuto le sue motivazioni, la sua mancanza di fiducia verso il "nuovo" può essere una strategia malsana a favore della sua ansia e disagio psichico
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#2]
Gentile Utente,
è comprensibile che ci siano queste emozioni, perché in una relazione terapeutica possono instaurarsi le dinamiche che abitualmente riscontriamo anche in altre relazioni, quali ad esempio l'attaccamento.
L'attaccamento al terapeuta, anzi a quel terapeuta in particolare ci sta, e la Sua protesta è legittima.
Questo si può verificare anche quando la terapia giunge alla conclusione e viene concordata tra pz e terapeuta.
Detto questo, ora sono trascorsi anni e a me pare che questa circostanza debba essere chiarita dentro di Lei, sia in termini di "abbandono", ovvero comprendere che cosa è accaduto dentro di Lei da spingerla a generalizzare al punto di ritenere di poter essere abbandonata (e quasi tradita) da chiunque e fino ad arrivare all'interruzione di qualunque trattamento terapeutico, compreso quello farmacologico.
Tutto ciò potrebbe anche avere a che fare con la Sua storia di vita, con i vissuti abbandonici che forse hanno caratterizzato la Sua crescita, con la fiducia e affidamento, ecc...
Ma soprattutto, vorrei che Lei si focalizzasse su un aspetto a mio avviso fondamentale: Lei ha giustamente protestato per l'interruzione della terapia, perché si era attaccata a quel terapeuta. E questo non fa una piega.
Tuttavia ha punito se stessa nell'interrompere la terapia.
Infatti, non è vero che Lei debba ricominciare daccapo. Lei ha svolto un lavoro terapeutico fino ad un certo punto e non butta via i progressi fatti.
Quindi, vorrei invitarLa a riprendere in mano la situazione, con un altro psicoterapeuta, discutendo proprio del problema "abbandono", perché è probabile che abbia a che fare con il Suo modo di stare nel mondo e che quindi, ancora oggi, brucia così tanto.
Cordiali saluti,
è comprensibile che ci siano queste emozioni, perché in una relazione terapeutica possono instaurarsi le dinamiche che abitualmente riscontriamo anche in altre relazioni, quali ad esempio l'attaccamento.
L'attaccamento al terapeuta, anzi a quel terapeuta in particolare ci sta, e la Sua protesta è legittima.
Questo si può verificare anche quando la terapia giunge alla conclusione e viene concordata tra pz e terapeuta.
Detto questo, ora sono trascorsi anni e a me pare che questa circostanza debba essere chiarita dentro di Lei, sia in termini di "abbandono", ovvero comprendere che cosa è accaduto dentro di Lei da spingerla a generalizzare al punto di ritenere di poter essere abbandonata (e quasi tradita) da chiunque e fino ad arrivare all'interruzione di qualunque trattamento terapeutico, compreso quello farmacologico.
Tutto ciò potrebbe anche avere a che fare con la Sua storia di vita, con i vissuti abbandonici che forse hanno caratterizzato la Sua crescita, con la fiducia e affidamento, ecc...
Ma soprattutto, vorrei che Lei si focalizzasse su un aspetto a mio avviso fondamentale: Lei ha giustamente protestato per l'interruzione della terapia, perché si era attaccata a quel terapeuta. E questo non fa una piega.
Tuttavia ha punito se stessa nell'interrompere la terapia.
Infatti, non è vero che Lei debba ricominciare daccapo. Lei ha svolto un lavoro terapeutico fino ad un certo punto e non butta via i progressi fatti.
Quindi, vorrei invitarLa a riprendere in mano la situazione, con un altro psicoterapeuta, discutendo proprio del problema "abbandono", perché è probabile che abbia a che fare con il Suo modo di stare nel mondo e che quindi, ancora oggi, brucia così tanto.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#3]
Gentile Utente,
se ho ben compreso, tutto ciò è accaduto tre/quattro anni fa: come mai proprio ora questi pensieri sono così "urgenti" da non farla dormire la notte?
Sta attraversando un periodo particolare per cui avverte maggiormente l'opportunità di essere affiancata da un professionista?
Saluti.
se ho ben compreso, tutto ciò è accaduto tre/quattro anni fa: come mai proprio ora questi pensieri sono così "urgenti" da non farla dormire la notte?
Sta attraversando un periodo particolare per cui avverte maggiormente l'opportunità di essere affiancata da un professionista?
Saluti.
Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i
[#4]
Utente
Ringrazio tutti per avermi dedicato del tempo. Rispondendo alla dottoressa Scalco, la mia insonnia purtroppo dipende da motivi legati all'ansia, essendo questo uno dei periodi più stressanti della mia vita. Richiamavo il pensiero dell'abbandono non perché la cosa mi faccia soffrire ancora, stanotte ho scritto con tutta l'enfasi di quello che potrvo aver ltovato nel passato anche per rendervi edotti di quello che io stessa concepisco essere stato uno stato d'animo senza fondamento. Ripensavo a questa vicenda proprio perché in questo grande momento di ansia,sento che forse dovrei ricominciare e quando penso compiutamente a farlo qualcosa mi blocca. Forse é solo una scusa che metto con me stessa, come se mi stessi arrendendo.
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 13k visite dal 27/01/2016.
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