Non sono guarita dal dolore dei miei aborti

Ho avuto due aborti spontanei. Tra il primo e il secondo aborto sono passati due anni di tentativi di concepimento prima di scoprire il secondo positivo e perderlo poco dopo per trisomia 13. Dopo soli tre mesi dall'ultimo aborto, sorprendentemente resto di nuovo di incinta. E questa volta va avanti. Oggi sono quasi di otto mesi e a fine marzo nascerà mia figlia.

Ma il dolore per le mie perdite e per i due anni di infertilità non è andato del tutto via.

Durante questa gestazione ho avuto la notizia di due gravidanze di persone a me vicine, due mie strette parenti. Non ho gioito. Anzi... mi sono catapultata nel passato, automaticamente, e ho provato rabbia. Tanta rabbia.
La reazione iniziale è stata questa. Poi pian piano tutto è scemato e ritornato alla "normalità", cioè mi sono concentrata sulla mia gravidanza e sulla mia vita e quel senso di rabbia e invidia e passato.

Ma è come se dentro fossi restata al passato. Forse cambierà tutto quando nascerà mia figlia e la vedrò dal vivo. Ma ora mi sento ancora "dall'altro lato della barricata"..

Che posso fare? mi soffrire questa cosa.. è una reazione troppo istintiva per poterla controllare, mi scatta fisicamente il mal di pancia, un senso di rifiuto per queste notizie, per queste gravidanze delle altre persone. Non è cattiveria, io non sono una persona malvagia o invidiosa, la sofferenza che ho passato mi ha insegnato ad entrare in empatia con le altre persone, a partecipare del loro dolore e delle loro gioie..

Ma in questi casi esce fuori un lato di me che non controllo. Come se fossi ubriaca, come se mi si annebbiasse la mente improvvisamente.

Grazie per il vostro "ascolto".
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Dr.ssa Ilaria La Manna Psicologo, Psicoterapeuta 282 8
Gentile Utente,

le emozioni sono molto importanti nella nostra vita, le danno colore, sfumature e ci permettono di capire quello che stiamo provando e con quale intensità.

Spesso la rabbia è una di quelle emozioni considerate "negative", c'è chi la esprime in modo sproporzionato e in chi invece, forse per educazione o altro, tende a soffocarla e reprimerla, i due estremi, come sempre invece l'importante è la modulazione e gestione corretta delle emozioni.

Quello che leggo nelle sue parole è un aspetto importante, la presa consapevolezza di quello che prova: quando sento di persone ... mi sale una tale rabbia ...
Credo non sia facile per lei ammetterlo, accompagnato forse anche da colpa e magari vergogna, so di persone in attesa, dovrei essere felice e invece provo rabbia.

Rispetto al suo vissuto credo che possa essere una reazione comprensibile, come se si portasse dietro un senso di ingiustizia (e da qui la rabbia), tuttavia sarebbe importante capire quanto questo vissuto emotivo la faccia star male.

Magari un consulto con un nostro collega la potrebbe aiutare a gestire meglio questa emozione e anche pian piano a riconciliarsi con il suo passato ancora così doloroso.

Un caro saluto

Dott.ssa Ilaria La Manna
Psicologa Psicoterapeuta - Padova

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Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile mamma,
viviamo tutti i giorni ogni genere di eventi. alcuni li ricordiamo, anche a distanza di anni, altri li dimentichiamo, e non lasciano tracce "importanti" nella nostra mente.

E poi c'è un'altro "genere" di esperienze. Qualcosa che non "ricordiamo" esattamente, nè lo "dimentichiamo". Sono eventi, perlopiù negativi e dolorosi, in cui finiamo per rimanere "intrappolati".

Può bastare poco per riattivarli: una parola, un'immagine, un evento che li ricordi, anche alla lontana. E quello che accade quando si "riattivano" è che, semplicemente, noi smettiamo di vivere "qui ed ora" e ci ritroviamo risucchiati nel "lì ed allora".

Questo è automatico. Non lo scegliamo noi. Non ha nulla a che vedere con l'essere persone buone, cattive, "malvagie" o "invidiose". E' solo una modalità automatica di funzionamento della nostra mente, che si trova a dover "digerire" qualcosa di estremamente "indigesto".

Spesso, quando viviamo questi eventi (che possiamo ipotizzare siano dei veri e propri "traumi"), non abbiamo il tempo, il modo o le circostanze ideali per far ciò che si chiama "elaborarli". Che significa qualcosa di semplice e difficile allo stesso tempo.

Significa trasformarli in capitoli (difficili, dolorosi) della nostra vita. Significa trasformarli in storie, che possano essere raccontate a noi stessi ed agli altri (se serve). Significa mettere insieme eventi ed emozioni, ricordi e sensazioni fisiche, e dar loro senso e dignità di esistere. Anche se vorremmo (ed è comprensibile) che non esistessero, che non fossero mai esistiti.

Questo è quello che consente alla nostra mente, o meglio a quella parte della nostra mente che fa il lavoro "d'archivio", di scegliere se e cosa conservare di quell'esperienza, e cosa lasciar andare. Così che possiamo ricordare, dimenticare, andare avanti.

Questo è quello che si propongono di fare le forme più accreditate di psicoterapia. Ognuna con i suoi modi ed i suoi metodi, ma tutte accomunate dal lavoro serio e spesso faticoso di rimettere insieme i pezzetti e ricostruire il vaso, per poi trovargli un posto, posarlo lì e, finalmente, occuparci di altro.

Lei ha mai trattato le sue esperienze in un percorso di psicoterapia?
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Utente
Utente
Grazie per le vostre parole.
Dai 24 ai 28 anni ho seguito un percorso di psicoterapia con una psicologa e la terapia ha avuto molto successo. Molte cose dentro di me sono state risolte ed ho acquisito importanti strumenti introspettivi e di elaborazione.

Gli aborti e l'infertilità sono esperienze vissute dopo la psicoterapia. Ho mantenuto i contatti con la dottoressa che mi ha seguito e ho fatto un paio di sedute per aiutarmi a superare gli eventi.

Dopo il primo aborto ho sofferto molto e sono riuscita a riprendermi pian piano dopo un anno e mezzo. In quel periodo avevo pensato all'adozione e questo pensiero mi aveva dato nuova carica e una nuova visione della vita, una nuova speranza. nel frattempo continuavo le cure per la mia infertilità, tra cui la tiroide con la compressa e la coaguazione con la cardio aspirina.

E poi resto incinta.. lo perdo di nuovo.. e il secondo aborto è stato meno doloroso del precedente. Ho avuto qualche strascico dopo, sicuramente. Ma io volevo adottare... e non avrei mai rinunciato a questa speranza nel cuore. In quel periodo le notizie di gravidanze altrui mi lasciavano indifferente.

Poi sono rimasta incinta di nuovo... forse la tiroide si era regolarizzata del tutto e mi ha permesso di concepire due volte di seguito a distanza di pochi mesi, cosa per me impensabile. Nemmeno più miravamo i rapporti, tanto eravami stufi di questa storia ..

Resto incinta e ora mi trovo ad otto mesi quasi e sono felice, ringrazio me stessa per la tenacia che mi ha portata qui e i medici che mi hanno aiutata a rendere questo possibile.. e ho avuto queste due reazioni a queste due notizie. E che dire...

mi ritrovo qui a scrivere, provando a capire perchè.. Forse dovrei contattare di nuovo la mia dottoressa, anche solo per parlare di questo e rinfrescare un po' la memoria sul percorso fatto insieme. Li sta sicuramente la soluzione e se non riesco a trovarla da sola la chiamerò.

grazie per avermi ascoltata.
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Dr.ssa Ilaria La Manna Psicologo, Psicoterapeuta 282 8
Se ha già effettuato un percorso con una collega con cui si è trovata bene e quindi ha già un contatto è positivo perchè già la conosce e sa la sua storia.

Ha avuto delle esperienze dolorose, magari al momento sembra di aver accusato il colpo, poi invece una bella notizia di altre persone scatena forti vissuti di rabbia, sembra strano vero? Forse è proprio questo che lascia sconcertati.

Alla base della rabbia c'è l'idea di aver subito un torto "ecco vedi loro subito e io guarda cosa ho dovuto passare ... perchè loro sì e io no?... io che desidero tanto questo bimbo ... " (rabbia misto invidia) esempi di pensieri che possono scatenare rabbia verso chi si vede come qualcuno a cui è stato "concesso" (mi passi il termine) qualcosa e a noi noi.

Parlarne con la dottoressa che l'ha seguita sarà anche importante per "esplicitare" ossia parlarne di questa emozione e a capire come poterla gestire al meglio senza farsene travolgere.

I miei migliori auguri per tutto
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Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
>>e ho avuto queste due reazioni a queste due notizie. E che dire...

A leggere queste sue parole, ho avuto l'impressione che, quasi quasi, "non avrebbe dovuto avere queste reazioni", come se si colpevolizzasse per averle avute...
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Utente
Utente
Non la definirei "senso di colpa", piuttosto "sorpresa" che diventa "dolore fisico ed emotivo". Cioè.. più che sentirmi in colpa, ci sto male nel senso di dolore.
E non so reagire a questo dolore, non me lo spiego. C'è lo stupore, più che il senso di colpa. dico "Ma come?? Sono incinta!!! E quando mi passa sto dolore??"..


Concordo con la dottoressa La Manna. Rivivo tutto come fossi indietro di un paio d'anni. della serie "la vita è ingiusta, lei subito io ho messo anni etc.."... come se non fossi incinta ORA!! ADESSO!!!