Prendere il volo

Buonasera, sono una giovane di 22 anni, figlia unica. Sono sempre stata una sorta di figlia modello: bei voti a scuola, sport, borse di studio. Credo tuttavia ci sia qualcosa di strano nei rapporti all'interno della mia famiglia. Da quando ero molto piccola mio padre cerca di mettermi le sue idee in testa (idee prevalentemente xenofobe e politiche). Tuttavia ricordo di essermi sentita in disaccordo già dalla prima infanzia e tutt'ora vivo come una violenza questi continui tentativi di zittire la mia libertà di pensiero. Nonostante io abbia vinto un'importante borsa di studio scolastica, nonostante i professori fossero sempre fieri di me, nonostante io sia stata eletta in un'occasione elettorale con un risultato notevole grazie alle mie idee, per i miei genitori rimango un'idiota. Niente di ciò che dico va bene. Se dico che 2 + 2 fa 4, per loro fa 6. Io comprendo che le idee possano divergere e cerco un dialogo, ma da loro, soprattutto da mio padre, trovo sempre l'incapacità di ascoltare, le urla, un muro, un pugno chiuso. La situazione si è complicata di recente. Non ero più felice col mio ragazzo, non lo amavo, non faceva per me e l'ho lasciato. Mi sono innamorata di nuovo, perdutamente, di un uomo che mi ama alla stessa maniera. Lui, a differenza del mio ex, non è ricco ed ha le mie stesse idee. I miei fanno spesso confronti tra lui ed il mio ex in mia presenza, ma sono costretti ad ammettere che ora sono felice. Con quest'ultimo ragazzo ci conosciamo da due anni, stiamo insieme da sette mesi. Un giorno, a pranzo da me, ha espresso il suo parere su tematiche politiche, contraddicendo mio padre; io precedentemente, in un momento buono avevo accennato ai miei l'idea di andare a convivere con lui tra qualche anno. Da allora a casa mia c'è il finimondo. La mia idea di convivere prima dei 30 anni è stata affossata. Mi è stato espressamente detto che le sue idee non vanno. La mia vita mi è stata descritta a tavolino: un lavoro ed una casa nel mio stesso paese, anche se a guardare in faccia la realtà non c'è prospettiva. Insomma, non me ne devo andare. Non riesco più a reggere questo clima. A volte mi sento veramente triste, come sprofondassi in un vortice, come se fossi avvolta da un nuvolone nero, continuo a piangere, non riesco a studiare per giorni, mi sembra di provare tutta la rabbia ed il dolore accumulato in anni in cui sono stata in silenzio. Vorrei andarmene, ma prima devo finire l'università e avere una prospettiva lavorativa. Intorno ai 15 - 16 anni ho sofferto anche di DCA. Mi sono sentita molto meglio quando mi sono allontanata da casa, andando a vivere in convitto. Mi spiace non riuscire ad aver trovato il modo di comunicare con i miei genitori. Vorrei poter vivere la mia vita, avere le mie idee, stare con l'uomo che amo senza dover sopportare la collera di due importanti figure genitoriali, che comunque mi vogliono bene e lo mostrano a loro modo. Ringrazio per l'ascolto ed eventuali consigli, un saluto.
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.5k 597
Gentile utente,

Lei sta provando normali desideri di autonomia. Normali per la sua età, intendo.

Autonomia di pensiero; di azione; affettiva; ecc.

I Suoi La trattengono.
Spesso accade.
Quando l'ultima figlia (l'unica, in questo caso), lascia la casa, la coppia deve fare i conti con se stessa, senza più nessun cuscinetto tra i due. E ciò può essere durissimo.

Eppoi ci possono essere le chiacchiere di paese, di cui i genitori possono avere timore.

Ma Lei dice:
<<Vorrei poter vivere la mia vita, avere le mie idee, stare con l'uomo che amo senza dover sopportare la collera di due importanti figure genitoriali, che comunque mi vogliono bene e lo mostrano a loro modo. <<

Può provare ad allontanarsi gradualmente; non penso funzionerà.

Forse dovrà accettare la loro "collera", che va di pari passo assieme al loro "volerLe bene".
Comprendo benissimo che sarà difficle.

Ma l'alternativa è di rimanere ...nella famiglia d'origine, di non crescere per compiacerli.



Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

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Dr.ssa Magda Muscarà Fregonese Psicoterapeuta, Psicologo 3.8k 149
Gentile ragazza, ha pensato se sia possibile frequentare una Università in un'altra città , quindi tornare a casa ogni settimana , quindici giorni, cercando una Università plausibile ? Il suo fidanzato che lavoro fa ? , quanto le manca per finire il Corso di studi ? Comprendo la sua rabbia ed il senso di impotenza, i suoi genitori penso anch'io che stiano passando un momento in cui per paura di perderla , stringono le regole e le pretese e gli ordini .. brutto , ma frequente ..
Quando potrà lavorare e guadagnare finiranno con l'accettare che Lei è cresciuta ed è autonoma... cerchi di parlare con sua madre , spiegandole come si sente , sia gentile, ma ferma.. E' una tappa maturativa , dura , ma ce la farà..
Potrebbe anche rivolgersi al Consultorio per sentirsi compresa e sostenuta e cercare soluzioni pratiche..
Con molti auguri..

MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it

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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
Gentile Utente,
anche io, come la Collega, le suggerisco un consultorio, e perché no, degli studi altrove..:

La rabbia va adoperata, utilizzata per fini trasformativi, altrimenti corre il rischio di sentirsi in colpa per un sano e funzionale desiderio di autonomia.

Potrebbe anche succedere che i suoi barattino l'amore con la su sottomissione, facendola - non volendo- sentire inadeguata e poco amata.

Si faccia aiutare, crescere è difficile, ma possibile!

Coraggio.

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

[#4]
Utente
Utente
Anche se in ritardo vi ringrazio moltissimo per le risposte. Grazie per l'aiuto che date!!!
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.5k 597
Gentile ragazza,

grazie del riscontro,
ancora più gradito a distanza di mesi.

Auspichiamo che nel frattempo il suo percorso personale abbia trovato una propria strada; se ritiene ce ne può dare qualche ragguaglio.

Saluti molto cordiali.




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