Un Arrogante, Iracondo, Egoista e (probabilmente) Depresso in cerca di una descrizione psicologica.
Profonde scuse per la lunghezza del titolo, ma non so esattamente ciò che sto per scrivere, se non che voglio capire meglio me stesso senza chiedere consulti a uno psicologo locale, dato che muovermi senza destare sospetti sarebbe arduo.
Comunque, come già anticipato nel titolo, io sono una persona con vari difetti e sto lentamente cedendo sempre più al mio lato negativo, ovvero accentuando questi lati negativi del mio carattere, probabilmente per via del fatto che sono sempre stato "strano" nel contesto sociale in cui mi ritrovo, non ho mai capito se "strano" in senso positivo o negativo (sempre che esistano tali significati in ambito sociale), poichè io sono sempre stato rispettato, molto più degli altri, non ho mai capito se in virtù del mio fisico (dal punto di vista muscolare, non estetico), del mio carattere o del mio intuito che onestamente considero ben sopra la media dei miei coetanei, opinione che non esprimo mai apertamente per mascherare il più possibile la mia arroganza, sapendo che non aiuta a instaurare rapporti, ma da un po' di anni a questa parte ho un bisogno sempre più impellente di avere rapporti sociali (non banalmente sessuali) col sesso femminile, ed è qui che entra in gioco la mia situazione dal punto di vista sociale: io esco molto, discuto e scherzo molto con i maschi, ma ogni qualvolta ci provo con il gentil sesso, ho un effetto strano, tendo ad affezionarmi a quelle pochissime ragazze che si aprono anche solo leggermente nei miei confronti, seppur io tenda a non dimostrare emozione alcuna, creando situazioni imbarazzanti, le poche volte che, appunto, mi son affezionato a queste ragazze è sempre finita male per me, ho avuto bisogno di sparire, cosa effettivamente facile nelle circostanze in cui mi sono ritrovato, un cambio di scuola qua, un cambio di programma di la' e un po' di "informatori" a farmi sapere dove e quando NON essere. Ma tutto ciò sta iniziando a logorarmi, sono anni che non vengo neanche abbracciato, mentre noto come qualsiasi persona attorno a me, non importa quanto possa essere casuale la circostanza, almeno una volta è stata abbracciata, anche solo per scherzo (avviso subito che non ho avuto mancanze d'affetto da piccolo). Ormai sto diventando sempre più diffidente, non che sia negativa come cosa, ma non mi piace, già prima ero restio a fidarmi e inizio a essere convinto che (quasi) chiunque abbia avuto a che fare con me lo abbia fatto per convenienza, che poi sia sfociata in amicizia o meno è un altro discorso.
In ogni caso inizio a dubitare di essere mai stato rispettato dai miei coetanei, ma forse più temuto anche se non saprei per cosa, credo di star impazzendo ormai e ne è prova proprio questo discorso che sto scrivendo, io, la persona più diffidente del mondo si mette a parlare di se sull'internet, seppur difeso dall'anonimato.
Ma ciò che mi chiedo è da dove sia nato tutto ciò, come sono diventato il megalomane che sono.
Grazie per l'attenzione, continuerei ma ho finito i caratteri disponibili.
Comunque, come già anticipato nel titolo, io sono una persona con vari difetti e sto lentamente cedendo sempre più al mio lato negativo, ovvero accentuando questi lati negativi del mio carattere, probabilmente per via del fatto che sono sempre stato "strano" nel contesto sociale in cui mi ritrovo, non ho mai capito se "strano" in senso positivo o negativo (sempre che esistano tali significati in ambito sociale), poichè io sono sempre stato rispettato, molto più degli altri, non ho mai capito se in virtù del mio fisico (dal punto di vista muscolare, non estetico), del mio carattere o del mio intuito che onestamente considero ben sopra la media dei miei coetanei, opinione che non esprimo mai apertamente per mascherare il più possibile la mia arroganza, sapendo che non aiuta a instaurare rapporti, ma da un po' di anni a questa parte ho un bisogno sempre più impellente di avere rapporti sociali (non banalmente sessuali) col sesso femminile, ed è qui che entra in gioco la mia situazione dal punto di vista sociale: io esco molto, discuto e scherzo molto con i maschi, ma ogni qualvolta ci provo con il gentil sesso, ho un effetto strano, tendo ad affezionarmi a quelle pochissime ragazze che si aprono anche solo leggermente nei miei confronti, seppur io tenda a non dimostrare emozione alcuna, creando situazioni imbarazzanti, le poche volte che, appunto, mi son affezionato a queste ragazze è sempre finita male per me, ho avuto bisogno di sparire, cosa effettivamente facile nelle circostanze in cui mi sono ritrovato, un cambio di scuola qua, un cambio di programma di la' e un po' di "informatori" a farmi sapere dove e quando NON essere. Ma tutto ciò sta iniziando a logorarmi, sono anni che non vengo neanche abbracciato, mentre noto come qualsiasi persona attorno a me, non importa quanto possa essere casuale la circostanza, almeno una volta è stata abbracciata, anche solo per scherzo (avviso subito che non ho avuto mancanze d'affetto da piccolo). Ormai sto diventando sempre più diffidente, non che sia negativa come cosa, ma non mi piace, già prima ero restio a fidarmi e inizio a essere convinto che (quasi) chiunque abbia avuto a che fare con me lo abbia fatto per convenienza, che poi sia sfociata in amicizia o meno è un altro discorso.
In ogni caso inizio a dubitare di essere mai stato rispettato dai miei coetanei, ma forse più temuto anche se non saprei per cosa, credo di star impazzendo ormai e ne è prova proprio questo discorso che sto scrivendo, io, la persona più diffidente del mondo si mette a parlare di se sull'internet, seppur difeso dall'anonimato.
Ma ciò che mi chiedo è da dove sia nato tutto ciò, come sono diventato il megalomane che sono.
Grazie per l'attenzione, continuerei ma ho finito i caratteri disponibili.
[#1]
Gentile utente,
Lei fa una descrizione di sè piuttosto pesante.
Forse si tratta di un momento di tristezza, nel quale le lenti degli occhiali sono nere... oppure Lei ritiene di essersi descritto piuttosto fedelmente?
La frase
<<dato che muovermi senza destare sospetti sarebbe arduo.<< che significa?
di che sospetti si tratta?
Le consiglierei proprio di rivolgersi di persona ad un nostro Collega, considerati i molti aspelti che ci presenta, non ultimo quello affettivo.
Lei fa una descrizione di sè piuttosto pesante.
Forse si tratta di un momento di tristezza, nel quale le lenti degli occhiali sono nere... oppure Lei ritiene di essersi descritto piuttosto fedelmente?
La frase
<<dato che muovermi senza destare sospetti sarebbe arduo.<< che significa?
di che sospetti si tratta?
Le consiglierei proprio di rivolgersi di persona ad un nostro Collega, considerati i molti aspelti che ci presenta, non ultimo quello affettivo.
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Salve, ho trovato importante il suo racconto. Quando dice che sta cedendo al suo lato negativo da una parte immagino quanto sia difficile, dall'altra mi sembra però coraggioso. Guardandosi dentro può mettere in crisi alcune cose di sé per poterle cambiare.
È interessante quando parla di diffidenza e del bisogno di "sparire" da una parte, come se questo modo di essere le impedisca forse di creare dei legami profondi di cui invece sente fortunatamente il bisogno.
Condivido l'interrogativo della collega, e penso anch'io che un punto importante sia la possibilità di soffermarsi sul senso della sua diffidenza, che forse la porta anche a scrivere qui nel massimo anonimato.
Creare quei legami di cui sente il bisogno implicherà però esporsi, uscire dall'anonimato. E, mi corregga se sbaglio, mi sembra di poter dire che ci sia una parte di lei che in fondo lo voglia, per non fuggire più dalle sue emozioni. E anche se è un lavoro difficile, se deciderà di farsene carico come sembra dalle sue parole e dall'intenzione che l'ha spinta a raccontarsi, sarà un'esperienza unica, che potrà sorprenderla e renderla più libero di esprimere le sue emozioni nei rapporti.
Un saluto,
Enrico de Sanctis
È interessante quando parla di diffidenza e del bisogno di "sparire" da una parte, come se questo modo di essere le impedisca forse di creare dei legami profondi di cui invece sente fortunatamente il bisogno.
Condivido l'interrogativo della collega, e penso anch'io che un punto importante sia la possibilità di soffermarsi sul senso della sua diffidenza, che forse la porta anche a scrivere qui nel massimo anonimato.
Creare quei legami di cui sente il bisogno implicherà però esporsi, uscire dall'anonimato. E, mi corregga se sbaglio, mi sembra di poter dire che ci sia una parte di lei che in fondo lo voglia, per non fuggire più dalle sue emozioni. E anche se è un lavoro difficile, se deciderà di farsene carico come sembra dalle sue parole e dall'intenzione che l'ha spinta a raccontarsi, sarà un'esperienza unica, che potrà sorprenderla e renderla più libero di esprimere le sue emozioni nei rapporti.
Un saluto,
Enrico de Sanctis
Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it
[#3]
Utente
Grazie per entrambe le risposte,
@Dr. Carla Maria Brunialti
Con quella frase intendo dire che, abitando ancora con i miei, non vorrei insospettire i miei, ne essere visto da qualche mio conoscente mentre mi dirigo allo studio di uno specialista.
@Dr. Enrico de Sanctis
Non ho potuto specificare nel messaggio principale che io ho già provato a instaurare legami, ma che finiscono sempre nello stesso modo, facendomi soffrire, il più delle volte finisco per non venir nemmeno calcolato (e, come al solito solo dalle ragazze), ed è forse dal primo di quei casi che ho iniziato ad accentuare la mia diffidenza, già presente ma in "minore quantità" sempre se possa essere quantificata.
Grazie per l'attenzione
@Dr. Carla Maria Brunialti
Con quella frase intendo dire che, abitando ancora con i miei, non vorrei insospettire i miei, ne essere visto da qualche mio conoscente mentre mi dirigo allo studio di uno specialista.
@Dr. Enrico de Sanctis
Non ho potuto specificare nel messaggio principale che io ho già provato a instaurare legami, ma che finiscono sempre nello stesso modo, facendomi soffrire, il più delle volte finisco per non venir nemmeno calcolato (e, come al solito solo dalle ragazze), ed è forse dal primo di quei casi che ho iniziato ad accentuare la mia diffidenza, già presente ma in "minore quantità" sempre se possa essere quantificata.
Grazie per l'attenzione
[#4]
Ci sarebbero tante cose da dire e mi spiace poterla aiutare limitatamente in questa sede.
Senz'altro i rifiuti fanno male, posso immaginare che la facciano soffrire. E credo che quello del rifiuto, di cui lei ci parla brevemente, sia un argomento davvero prezioso, che merita attenzione.
In questa sede mi sento di dirle che l'importante è non farsi carico di un peso troppo grande, che può condizionarla e renderla vulnerabile, incidendo sull'immagine che lei ha di se stesso.
A volte, ad esempio, se non diamo il giusto peso ai rifiuti, il rischio è quello di chiudersi in se stessi. Non so se in proposito leggo correttamente le sue parole, quando parla di un aumento della diffidenza, oggi come allora, nel suo passato immagino. Questo può costituire un circolo vizioso, in cui la diffidenza porta diffidenza.
Magari questo può generare un senso di rinuncia, a volte finiamo per corteggiare solo quelle ragazze che sappiamo essere già interessate ad esempio, altre volte siamo sospettosi e all'erta perché temiamo il giudizio degli altri e non ci autorizziamo a esprimere noi stessi per il timore di essere inadeguati. E finisce che non pensiamo più con la nostra testa.
Si possono verificare molteplici situazioni e la sua va adeguatamente approfondita in una sede idonea e con i tempi necessari.
So che preferisce non consultare uno psicoterapeuta dal vivo, però potrebbe essere un'occasione per affrontare questo momento e continuare a parlare.
È vero che da una parte sente il timore di insospettire i suoi e chi la conosce, ma sento anche una parte di lei desiderosa di parlare. Ci scrive perché è protetto dall'anonimato, ma anche per il suo desiderio di guardarsi dentro e dialogare con se stesso, attraverso di noi.
Secondo me sarebbe importante che non trascurasse questo desiderio, è suo e merita di essere tenuto nella massima considerazione. Rivolgersi a uno specialista capace è un gesto coraggioso e potrei dire privilegiato, e anche se so che non è facile mi lasci dire che non c'è niente di cui vergognarsi. Anzi.
Un caro saluto e grazie anche a lei per averci reso partecipi del suo racconto,
Enrico de Sanctis
Senz'altro i rifiuti fanno male, posso immaginare che la facciano soffrire. E credo che quello del rifiuto, di cui lei ci parla brevemente, sia un argomento davvero prezioso, che merita attenzione.
In questa sede mi sento di dirle che l'importante è non farsi carico di un peso troppo grande, che può condizionarla e renderla vulnerabile, incidendo sull'immagine che lei ha di se stesso.
A volte, ad esempio, se non diamo il giusto peso ai rifiuti, il rischio è quello di chiudersi in se stessi. Non so se in proposito leggo correttamente le sue parole, quando parla di un aumento della diffidenza, oggi come allora, nel suo passato immagino. Questo può costituire un circolo vizioso, in cui la diffidenza porta diffidenza.
Magari questo può generare un senso di rinuncia, a volte finiamo per corteggiare solo quelle ragazze che sappiamo essere già interessate ad esempio, altre volte siamo sospettosi e all'erta perché temiamo il giudizio degli altri e non ci autorizziamo a esprimere noi stessi per il timore di essere inadeguati. E finisce che non pensiamo più con la nostra testa.
Si possono verificare molteplici situazioni e la sua va adeguatamente approfondita in una sede idonea e con i tempi necessari.
So che preferisce non consultare uno psicoterapeuta dal vivo, però potrebbe essere un'occasione per affrontare questo momento e continuare a parlare.
È vero che da una parte sente il timore di insospettire i suoi e chi la conosce, ma sento anche una parte di lei desiderosa di parlare. Ci scrive perché è protetto dall'anonimato, ma anche per il suo desiderio di guardarsi dentro e dialogare con se stesso, attraverso di noi.
Secondo me sarebbe importante che non trascurasse questo desiderio, è suo e merita di essere tenuto nella massima considerazione. Rivolgersi a uno specialista capace è un gesto coraggioso e potrei dire privilegiato, e anche se so che non è facile mi lasci dire che non c'è niente di cui vergognarsi. Anzi.
Un caro saluto e grazie anche a lei per averci reso partecipi del suo racconto,
Enrico de Sanctis
[#5]
Utente
Grazie per la risposta,
e, se proprio devo, tenterò di consultare uno specialista dal vivo, anche se dovrò inventarmi qualcosa per non destare sospetti, poichè non è tanto l'opinione che hanno gli altri di me a turbarmi, quanto più la preoccupazione che posso dare inutilmente soprattutto ai miei cari o, ancora peggio, quell'aura di pietà che potrebbe crearsi tra coloro a cui potrebbe giungere la notizia, e onestamente odio quel clima di commiserazione, tanto efficace quanto utile, ovvero nulla.
In ogni caso,
grazie ancora
e, se proprio devo, tenterò di consultare uno specialista dal vivo, anche se dovrò inventarmi qualcosa per non destare sospetti, poichè non è tanto l'opinione che hanno gli altri di me a turbarmi, quanto più la preoccupazione che posso dare inutilmente soprattutto ai miei cari o, ancora peggio, quell'aura di pietà che potrebbe crearsi tra coloro a cui potrebbe giungere la notizia, e onestamente odio quel clima di commiserazione, tanto efficace quanto utile, ovvero nulla.
In ogni caso,
grazie ancora
[#6]
<<<tenterò di consultare uno specialista dal vivo, anche se dovrò inventarmi qualcosa per non destare sospetti, <<
Ritengo che un ragazzo ricco di risorse possa trovare piuttoso agevolmente il modo.
Le auguro un buon percorso.
Ritengo che un ragazzo ricco di risorse possa trovare piuttoso agevolmente il modo.
Le auguro un buon percorso.
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 4.6k visite dal 06/01/2016.
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