La mia vita non ha un senso

Salve,
la mia storia è un po' lunga da raccontare,ma cercherò di essere il più sintetica possibile.Ho 26 anni e nel 2011 mi sono ammalata di leucemia.Mi sono sottoposta a quattro cicli di chemioterapia e a trapianto autologo di cellule staminali.Ho sempre affrontato il tutto con estrema tranquillità,non avevo paura di morire,ma la mia più grande paura era quella di far soffrire i miei genitori.Per questo motivo, ho cercato sempre di non lamentarmi,di soffrire in silenzio quando non stavo bene e di non farli mai preoccupare,anche quando mi avevano dato poche speranze.Ad ottobre dell'anno successivo,quando le cose stavano già cominciando ad andare per il verso giusto,decisi di provare a fare il test di ammissione per entrare nella facoltà di scienze della formazione primaria perché il mio sogno è sempre stato quello di lavorare con i bambini. Fortunatamente,riuscii ad entrare,mettendo così da parte, tutto lo stress delle visite di controllo che periodicamente dovevo effettuare.
Ma questa calma apparente durò poco perché mia nonna, che viveva a casa con noi, cominciò a non stare bene a causa di problemi cardiaci e respiratori.
E' stata allettata per quasi un anno ed io e mia madre facevamo a turno per chi doveva restare a casa ad assisterla. Non sapevamo più cosa significasse uscire in libertà.
Purtroppo,tra la situazione mia e quella di mia nonna,ha portato mia madre alla depressione. E' quasi un anno che mia nonna non c'è più,ma dopo la sua morte, mia madre ha cominciato a stare sempre peggio.
Quindi la responsabilità è tutta sulle mie spalle.Mio fratello lavora fuori città, mentre mio padre non è quasi mai presente in casa sempre a causa del lavoro, ma anche quando è presente,così come mio fratello,è come se non ci fosse.
Sono sempre stata una persona molto paziente,ma è da un po' che non riesco più a vedere un futuro.Non riesco più ad andare avanti. Mi è passata la voglia di studiare,portandomi così indietro molti esami. Durante la mia "odissea",ho perso quasi tutti i miei compagni di "disavventura" e molte volte penso che io non merito di stare qui,che dovevano essere loro a vivere e non io. Sono stanca di tutta questa sofferenza. Sono stanca di andare avanti. Non ho più la forza di alzarmi la mattina e fare anche le cose più stupide. Non ho amici,perché dopo la mia malattia, non provo più interesse per nessuna persona ed è per questo motivo che mi rifugio nel mio secondo mondo. In un mondo in cui sono fidanzata/sposata con una persona dello spettacolo di cui sono "innamorata" e in questo mondo sono davvero felice.A volte, anche quando cammino per strada,mi imbatto in questa seconda vita,ma quando torno alla realtà è la fine.Sto più male di prima.Inoltre,mi è stata data un'altra batosta. Infatti, le chemio mi hanno portato la menopausa e così scateno il mio stress tirandomi i capelli che sono diventati sempre più radi.Sto male perché vedo la vita degli altri andare avanti, mentre la mia è rimasta bloccata in questo tunnel senza via di uscita.
[#1]
Dr.ssa Giselle Ferretti Psicoterapeuta, Psicologo 615 14
Gentile ragazza,
intanto mi sento di esprimere la mia vicinanza come persona di fronte a tante difficoltà, così importanti e ravvicinate nel tempo.

Da psicologa le dico che una vita fatta solo di sofferenza, di doveri, e di non espressione dei propri vissuti emotivi non può che portare ad un esaurimento della forza vitale e ai disturbi che ci ha descritto: abbassamento del tono dell'umore, aggressività autodiretta, perdita di interesse nelle attività quotidiane, fuga dalla realtà in un mondo fantastico.

Lei "confessa" che si è tenuta tutto dentro quando è stata male lei, poi la famiglia è stata assorbita dalla malattia della nonna, ora sua madre è depressa.

A me sembra di vedere una mancanza di comunicazione da parte dei membri di tutta la sua la famiglia che ha ferito tutti, seppur in modo diverso.

Lei è giovane, e probabilmente ha toccato il fondo, si è resa conto che così non può andare avanti.

Bene, si rivolga subito ad un nostro collega di persona. Avrebbe dovuto farlo già tanto tempo fa, ma a questo punto non importa. Lo faccia ora. Vedrà che troverà il modo di uscire da questo stallo.

<<la responsabilità è tutta sulle mie spalle>>

Falso. Ognuno ha e deve prendersi la propria responsabilità. Lei può essere d'aiuto ai suoi cari, ma non può fare tutto lei e tutto da sola. Ha terminato risorse ed energie. Ha tutta la vita davanti, e il diritto e dovere di vivere per sé, oltre che per gli altri.

Un caro saluto,

Dott.ssa Giselle Ferretti Psicologa Psicoterapeuta
www.giselleferretti.it
https://www.facebook.com/giselleferrettipsicologa?ref=hl

[#2]
Dr.ssa Magda Muscarà Fregonese Psicoterapeuta, Psicologo 3.8k 149
Infatti, cara ragazza, concordo con la Collega e la prego di darsi aiuto rivolgendosi ad un Collega di persona, intanto cominci a chiedere aiuto, al medico di base per sua madre ed anche per Lei, anche a suo padre che lavora va bene, ma deve anche lui farsi carico dell'aspetto organizzativo della vita familiare, come suo fratello che non si capisce perchè si tira fuori da tutto, .. troppo comodo.. Impari a chiedere , dica che non cela fa più, tacendo la gente si abitua e pensa che le cose vadano bene come sono..
Un pò di coraggio e di sana ribellione..!
Ci riscriva se crede che ha preso in mano la sua vita !

MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it

[#3]
Attivo dal 2015 al 2016
Ex utente
Grazie per le celeri risposte.
Mio fratello si è sempre comportato egoisticamente. Ha sempre pensato solo a lui fregandosene anche quando i miei genitori avevano problemi economici.
Per quanto riguarda mia madre, è in cura da uno psichiatra da un anno, ma da quando prende i farmaci, la vedo peggiorata. Non la riconosco più.

So bene che dovrei andare da uno psicoterapeuta, ma purtroppo sono quattro anni che mi manca il coraggio, questo perché avendo anche un carattere chiuso, ho difficoltà ad aprirmi, soprattutto con qualcuno che neanche conosco.
Mi sento sola e queste feste natalizie hanno ampliato ancora di più il mio stato d'animo.
[#4]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Cara ragazza,
spero Le possa essere di sollievo pensare che le feste di Natale e Capodanno creano depressione un po' in tutti, forse esclusi i bambini che vivono ancora in una atmosfera fatata.
Riguardo il Suo ricorrere ad amici e innamorati di fantasia.. perche' no? Se Le costituisce un diversivo potrebbe essere una buona idea.
Potrebbe pero' ricorrere ad altri metodi per distrarsi e cercare conforto. Oggi non mancano gli strumenti.. Forse manca a Lei un po' di impulso a sperimentarli.
Se il Suo stress e' diventato cosi' forte da indurLa a compiere atti autolesionistici quali il tirarsi i capelli penso che il ricorso a qualche sostegno psicoterapeutico non sia procastinabile.
Forse ha chiesto troppo a Se' stessa. Ed e' bene che si conceda un sostegno.
Una psicoterapia, tenga presente, e' una vera relazione, nella quale entrano in gioco molti fattori importanti, quali la comprensione . E questo sgombra il campo alla estraneita'.
Spero di averLa indotta a pensarci..
Abbia fiducia in Lei, nella Sua capacita' di amarsi...
I migliori saluti e auguri per tutto!

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

[#5]
Attivo dal 2015 al 2016
Ex utente
Grazie per le risposte.
E' possibile rivolgersi a consultori?
Se sì, ci sarà bisogno dell'impegnativa?
Grazie ancora e buon anno.
[#6]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Chieda alla Sua ASL di appartenenza.
L'iter varia in base alla regolamentazione locale.

Buon anno anche a Lei!
[#7]
Dr.ssa Giselle Ferretti Psicoterapeuta, Psicologo 615 14
Potrebbe informarsi anche nella Struttura Sanitaria dove è stata curata per il suo pregresso problema di salute. Spesso è presente un Servizio di Psicologia nelle Unità Operative oncologiche.
Ci tenga aggiornati se crede.

Cari saluti,
[#8]
Attivo dal 2015 al 2016
Ex utente
Salve,
vi scrivo a distanza di due mesi per aggiornarvi sulla mia situazione.
Premetto che non mi sono più recata da uno psicologo perché non riesco a trovare il coraggio e ho paura che dopo un solo incontro possa abbandonare tutto.
Da due mesi sto frequentando un ragazzo. Le cose tra di noi vanno benissimo, lui è molto dolce, sensibile, sincero e comprensivo. Gli ho spiegato subito il mio passato e della menopausa e lui si è comportato da persona matura cercando subito di tranquillizzarmi e di trovare le giuste parole per risollevarmi il morale.
E' tutto ciò che ho sempre desiderato in un ragazzo.
Per me è tutto nuovo. Sono sempre stata sola, ho sempre avuto le mie abitudini e adesso mi trovo catapultata in questa nuova "vita" così all'improvviso. Il problema è che lui mi piace tanto, cerca sempre di esaltare i miei pregi, mi accontenta in tutto, però a volte mi sento insicura.
Capitano dei giorni in cui mi piace tantissimo, ma all'improvviso mi vengono i famosi cinque minuti in cui non mi piace più e voglio allontanarlo.
Forse ho paura di provare cose nuove? Ho paura di aprirmi completamente e ricevere l'ennesima delusione?
Lo so che la sofferenza fa parte della vita, ma sono stanca di stare male.
Non voglio lasciarmi andare per poi crollare nuovamente.
[#9]
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Gentile ragazza,

sono contenta che la vita riprenda il suo corso, nonostante la sequela di eventi difficili che l'hanno toccata profondamente.

Tuttavia le difficltà riemergono, le incertezze e le insicurezze corrono il rischio di rovinare questa storia d'amore.
E dunque non mi rimane che ri-consigliare quanto già espresso dalle Colleghe.
Vale la pena affrontare le proprie difficoltà interne, altrimenti tendono a ripresentarsi periodicamente.

Coraggio, ce la può fare!

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#10]
Dr.ssa Magda Muscarà Fregonese Psicoterapeuta, Psicologo 3.8k 149
Carissima , ascolti quanto le viene consigliato da tutti noi, altrimenti è inutile chiedere consigli , ora le cose vanno meglio , per fortuna, ma i nodi che ci sono di infelicità, insicurezza, permangono in fondo al cuore.
Ha pagato così tanto di dolore e sofferenza nel passato, lo faccia del tutto sparire , in un relazione terapeutica nasce la fiducia di sentirsi accolta , compresa.
Ci vuole un pò di coraggio iniziale, ecco tutto..!
[#11]
Dr.ssa Giselle Ferretti Psicoterapeuta, Psicologo 615 14
Gentile ragazza,
l'innamoramento sta a segnalare una sua nuova apertura alla vita dopo tanto dolore e sofferenza. Sembra che stia vivendo una relazione appagante, ma lei si pone interrogativi e le sorgono incertezze: è tutto normale, fa parte del "gioco". Lei è anche molto fragile visti i vissuti passati.
Parlare con un nostro collega di persona avrebbe il valore aggiunto, ed inestimabile, della relazione vis a vis. Potrebbe andare una volta, o di più, non si ponga questo problema.
Se dovesse andare lo vedrà quando sarà lì.

Un caro saluto e tanti cari auguri per tutto.
[#12]
Attivo dal 2015 al 2016
Ex utente
Il mio lui mi ha già lasciata perché non provava più lo stesso interesse di prima.
Dopo 3 mesi si è già stancato di me e allora comprendo che il problema sono veramente io. Non ho mai avuto una storia che durasse più di due mesi.
Sto bene, ma sono arrabbiata perché mi sono completamente aperta a lui. Mi ha fatto promesse che poi non ha mai mantenuto. E' salito anche a casa per conoscere i miei genitori. Ma che senso ha tutto questo?
Mi ha lasciata perché ha visto che soffrivo quando lui si allontanava da me e l'ha fatto per il mio bene.
Non ha capito che il mio bene era lui...
Sono stanca di tutto questo.
Perché mi è vietato essere felice?
[#13]
Dr.ssa Giselle Ferretti Psicoterapeuta, Psicologo 615 14
Cara ragazza,
la felicità è un diritto di ogni essere vivente. Anche il suo.
Il proprio bene non può essere nelle mani di un'altra persona. La relazione con l'altro potrebbe essere il mezzo per trovare e costruire il proprio bene.
Questa relazione è finita. Si pente di essersi aperta con lui? Evidentemente ne aveva bisogno.

Il suo dolore è comprensibile e normale, ora sta a lei scegliere se piangersi addosso o se cercare di rielaborare l'accaduto tenendo con sé quello che c'è stato di buono e di nuovo e facendolo fruttare.

Un caro e affettuoso saluto,

[#14]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Cara Signora,
Mi associo al suggerimento della collega Dott.a Ferretti.
Lei ha due strade da percorrere:
. Piangersi addosso sentendosi una vittima senza speranza ( e' una posizione esistenziale che puo' avere una utilità', bisognerebbe comprendere quale).
. Fare un distinguo fra il bene e il male che ha ricevuto. Quantificandolo.

Non guardi solo le speranze che sono state deluse. Guardi cio' che ha avuto davvero.
Ogni interazione umana ha in se' queste due componenti e discrriminarle senza rintanarsi nel vittimismo a oltranza potrebbe trasformarsi in una risorsa per se'.
Quindi ANIMO! Il vittimismo non aumentera' le Sue capacita' di relazionarsi con gli altri (tutt'altro!) mentre un atteggiamento tollerante ma propositivo si!
I nostri auguri!
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