Terrore del giudizio altrui
salve, ho 29 anni. purtroppo mi trovo a vivere una condizione che mi crea una fortissima pressione. sono ossessionato dal giudizio altrui, specialmente quello dei miei familiari ed amici. per tale motivo è praticamente impossibile parlare con loro, perché so già che verrei criticato. ho una laurea in giurisprudenza ma ho sempre studiato senza passione per tale materia. la scelsi senza velleità, e nonostante non abbia mai avuto passione, sono riuscito a laurearmi, con una media voti abbastanza discreta, per giunta. ovviamente non voglio lavorare in un ambito inerente al mio titolo di studio, perché andrei incontro ad una vita che non è mia e che non voglio. ho avuto esperienze di lavoro saltuarie. considerando che vivo in una zona a forte vocazione agricola, che sono sempre stato amante della natura, degli animali e della vita all' aria aperta, e considerando che già possediamo (la mia famiglia) mezzi agricoli, terreni e spazi da destinare all' agricoltura, è già da diversi anni che ho avuto in mente di dedicarmi a creare una piccola azienda agricola. ho già una piccola esperienza, e so già bene che è un tipo di attività che fa per me. avendo già tutto a disposizione per dedicarmi a tale attività, ed avendo denaro mio, non chiederei assolutamente nulla ai miei parenti. anche perché non sono tipo che chiede qualcosa. purtroppo i miei genitori,tutti i miei parenti, e anche gli amici, hanno da sempre criticato fortemente (o deriso) una scelta di vita di questo genere. Lo so perché ho già "sondato" il terreno, e li ho sentiti parlare di questa attività come se fosse una cosa terribile. I miei familiari, zii, ecc. si aspettano che io faccia necessariamente un lavoro inerente con il mio titolo di studio (o affine). Purtroppo io sono una persona che si lascia fortemente condizionare dal giudizio altrui. Al punto tale da evitare situazioni che mi piacerebbero, anche solo per sfuggire alle critiche altrui. Mi rendo conto da solo che è un errore, però purtroppo mi sta conducendo alla conclusione di abbandonare questo mio progetto già molto tempo prima di provarci almeno. Ovviamente non posso sapere a priori come mi andrebbe tale attività, certo è che avrei già sulle spalle una pressione forte degli altri che non solo mi condizionerebbe male, ma che poi mi condurrebbe in caso di fallimento, a colpevolizzare me stesso ancora di più. Mi farebbe davvero piacere conoscere la vostra opinione di psicologi e su come "uscire" da un tipo di autocondizionamento di questo genere.
[#1]
Caro ragazzo,
"Uscire" da una situazione del genere potrebbe essere fattibile con un robusto lavoro su di Lei. Non solo sulla Sua personalita' di oggi che e' una risultanza, ma cercando di farLe elaborare come sia giunto a tale condizione.
Secondo l'approccio psicodinamico a cui faccio riferimento occorrerebbe procedere partendo dalla Sua nascita, infanzia, adolescenza, famiglia.
Come puo' capire e' un lavoro serio su di se'.
Ci pensi, se vuole davvero vivere la Sua vita come desidera!
I miei auguri migliori per Lei e per i Suoi progetti!
"Uscire" da una situazione del genere potrebbe essere fattibile con un robusto lavoro su di Lei. Non solo sulla Sua personalita' di oggi che e' una risultanza, ma cercando di farLe elaborare come sia giunto a tale condizione.
Secondo l'approccio psicodinamico a cui faccio riferimento occorrerebbe procedere partendo dalla Sua nascita, infanzia, adolescenza, famiglia.
Come puo' capire e' un lavoro serio su di se'.
Ci pensi, se vuole davvero vivere la Sua vita come desidera!
I miei auguri migliori per Lei e per i Suoi progetti!
Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132
[#2]
Salve, il suo è un racconto molto prezioso. Come si esce dagli autocondizionamenti è una domanda molto grande. Intanto mi preme sottolineare che all'origine non è un autocondizionamento, questo lo diventa in seguito. All'origine parliamo di condizionamenti, che poi diventano nostri (auto-), espropriandoci di noi stessi.
Se per una vita siamo abituati a vivere in un certo modo, perché lo abbiamo appreso, siamo portati a proseguire in quel modo, dimenticando che abbiamo un margine di libertà. Per riconquistarlo bisogna riflettere sui condizionamenti che ci hanno formato e cercare di trasformarli. È un compito faticoso, ma è la strada per emanciparsi e seguire le proprie idee.
Questo può provocare dispiacere, un senso di colpa, e anche un iniziale senso di solitudine. Può essere inevitabile.
Mi fa venire in mente una metafora: a monte, la sorgente d'acqua percorre un tracciato che negli anni formerà un letto, in cui l'acqua convoglierà automaticamente. Per poter creare una deviazione bisogna agire attivamente, non viene da sé.
Io credo che lei sappia quale sia il suo nuovo tracciato. Come dicevo, dovrà conquistarlo nonostante l'opinione degli altri, altrimenti annullerà se stesso e mortificherà la sua esistenza. Oggi oltretutto, dal mio punto di vista, i lavori agricoli sono una strada interessante da percorrere sia come investimento economico sia di vita. Però ci tengo a dirle una cosa coerente con il nostro discorso: ascolti le opinioni degli altri, come anche la mia, ma poi vada per la sua strada.
Sarebbe bello essere incoraggiati e avere intorno a sé persone care che possano partecipare con entusiasmo alle sue iniziative. Ma se non è così, dovrà andare avanti per la sua strada da solo, valorizzandola e credendoci con forza. Troverà durante il percorso, scegliendoli, quei compagni di viaggio che sapranno darle la fiducia che merita.
A questo proposito, merita attenzione la sua affermazione, quando dice che "non è il tipo che chiede qualcosa". Questo è un punto da tenere in considerazione perché poter chiedere aiuto è importante. La cooperazione è una dimensione umana imprescindibile. Come dicevo, da creare con le persone giuste.
Valuti di parlare con uno psicoterapeuta, sarebbe utile per questo suo importante cambiamento, volto a conquistarsi il suo "terreno".
Un saluto,
Enrico de Sancits
Se per una vita siamo abituati a vivere in un certo modo, perché lo abbiamo appreso, siamo portati a proseguire in quel modo, dimenticando che abbiamo un margine di libertà. Per riconquistarlo bisogna riflettere sui condizionamenti che ci hanno formato e cercare di trasformarli. È un compito faticoso, ma è la strada per emanciparsi e seguire le proprie idee.
Questo può provocare dispiacere, un senso di colpa, e anche un iniziale senso di solitudine. Può essere inevitabile.
Mi fa venire in mente una metafora: a monte, la sorgente d'acqua percorre un tracciato che negli anni formerà un letto, in cui l'acqua convoglierà automaticamente. Per poter creare una deviazione bisogna agire attivamente, non viene da sé.
Io credo che lei sappia quale sia il suo nuovo tracciato. Come dicevo, dovrà conquistarlo nonostante l'opinione degli altri, altrimenti annullerà se stesso e mortificherà la sua esistenza. Oggi oltretutto, dal mio punto di vista, i lavori agricoli sono una strada interessante da percorrere sia come investimento economico sia di vita. Però ci tengo a dirle una cosa coerente con il nostro discorso: ascolti le opinioni degli altri, come anche la mia, ma poi vada per la sua strada.
Sarebbe bello essere incoraggiati e avere intorno a sé persone care che possano partecipare con entusiasmo alle sue iniziative. Ma se non è così, dovrà andare avanti per la sua strada da solo, valorizzandola e credendoci con forza. Troverà durante il percorso, scegliendoli, quei compagni di viaggio che sapranno darle la fiducia che merita.
A questo proposito, merita attenzione la sua affermazione, quando dice che "non è il tipo che chiede qualcosa". Questo è un punto da tenere in considerazione perché poter chiedere aiuto è importante. La cooperazione è una dimensione umana imprescindibile. Come dicevo, da creare con le persone giuste.
Valuti di parlare con uno psicoterapeuta, sarebbe utile per questo suo importante cambiamento, volto a conquistarsi il suo "terreno".
Un saluto,
Enrico de Sancits
Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it
[#3]
Gentile Ragazzo,
"sentire" in modo così forte e pressante il giudizio degli altri, soprattutto se si tratta di famigliari e parenti, deve essere davvero molto pesante tanto che sarebbe disposto ad abbandonare già l'idea di quello che vorrebbe fare.
Usando la sua espressione, credo che invece lei dovrebbe andare incontro alla sua vita e alla sua piena realizzazione (poi comunque la decisione spetterà solo a lei); visto il poco o nulla sostegno e incoraggiamenti che avrà sarà dura, ma credo che quello che dovrà "pesare" di più nella sua scelta debba essere il tentativo, la voglia, la passione che avrà messo nel provarci piuttosto che far vincere il giudizio / critiche degli altri con il rischio, in quest'ultima ipotesi, di non aver seguito le sue inclinazioni e in questo modo di sentirsi ancora peggio e magari con dei rimpianti, anche perché, oltre al desiderio e alla passione che ha, mi sembra di capire, che ha valutato anche tanti altri aspetti che comunque questa scelta comporta.
Questa scelta come detto prima sarà dura e poco ben accetta agli occhi dei suoi familiari, forse non solo per il tipo di scelta, ma perché magari è la prima volta che lei esprime un certo dissenso ossia la capacità di ascoltare opinioni diverse, ma poi decidere di scegliere anche "contro" e questo forse li ha un po' "spiazzati", ma è un'ipotesi, ci pensi.
Se comunque questo timore del giudizio degli altri, aldilà di questa situazione contingente, è un aspetto presente nella sua vita (e quindi potrebbe ripresentarsi in altre occasioni), credo che le tornerebbe utile un percorso psicologico che la possa mettere in grado di "alleviare" questo sentire nel senso di non esserne così fortemente condizionato.
Un caro saluto
"sentire" in modo così forte e pressante il giudizio degli altri, soprattutto se si tratta di famigliari e parenti, deve essere davvero molto pesante tanto che sarebbe disposto ad abbandonare già l'idea di quello che vorrebbe fare.
Usando la sua espressione, credo che invece lei dovrebbe andare incontro alla sua vita e alla sua piena realizzazione (poi comunque la decisione spetterà solo a lei); visto il poco o nulla sostegno e incoraggiamenti che avrà sarà dura, ma credo che quello che dovrà "pesare" di più nella sua scelta debba essere il tentativo, la voglia, la passione che avrà messo nel provarci piuttosto che far vincere il giudizio / critiche degli altri con il rischio, in quest'ultima ipotesi, di non aver seguito le sue inclinazioni e in questo modo di sentirsi ancora peggio e magari con dei rimpianti, anche perché, oltre al desiderio e alla passione che ha, mi sembra di capire, che ha valutato anche tanti altri aspetti che comunque questa scelta comporta.
Questa scelta come detto prima sarà dura e poco ben accetta agli occhi dei suoi familiari, forse non solo per il tipo di scelta, ma perché magari è la prima volta che lei esprime un certo dissenso ossia la capacità di ascoltare opinioni diverse, ma poi decidere di scegliere anche "contro" e questo forse li ha un po' "spiazzati", ma è un'ipotesi, ci pensi.
Se comunque questo timore del giudizio degli altri, aldilà di questa situazione contingente, è un aspetto presente nella sua vita (e quindi potrebbe ripresentarsi in altre occasioni), credo che le tornerebbe utile un percorso psicologico che la possa mettere in grado di "alleviare" questo sentire nel senso di non esserne così fortemente condizionato.
Un caro saluto
Dott.ssa Ilaria La Manna
Psicologa Psicoterapeuta - Padova
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 3.9k visite dal 27/12/2015.
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