Scuola e compiti
Buonasera, volevo chiedere un vostro parere in merito al comportamento di mio figlio di 6 anni. A scuola vuole andare molto volentieri e ogni giorno mi dice che la scuola è bella e che si diverte lì. Poi però, quando torna a casa per fare i compiti è ogni volta una tragedia perchè dice sempre che non li vuole fare; inoltre li fa di fretta e senza il minimo impegno, tanto che a me pare davvero svogliato. E' possibile che abbia preso la scuola come un gioco? Grazie
[#1]
gentile utente a quell'età ciò che descrive rientra in una dimensione di normalità e qualunque sia la motivazione sta a voi genitore trovare il modo migliore per motivare il bambino.
in certe occasione dare delle direttive ferme può essere necessario.
saluti
in certe occasione dare delle direttive ferme può essere necessario.
saluti
Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks
[#2]
Gentile Signora,
le indico la lettura di due libri che potranno fornirle utili suggerimenti su come affrontare il problema che ha descritto.
Entrambi sono della casa editrice Erickson, che si occupa in particolar modo di varie tipologie di difficoltà scolastiche: uno si intitola "MISSIONE COMPITI. Manuale di sopravvivenza per i genitori", e il secondo è "L'ORA DEI COMPITI. Come favorire atteggiamenti positivi, motivazione e autonomia nei propri figli".
Ho letto nella sua precedente richiesta che suo figlio è in attesa di intraprendere un trattamento logopedico: dovrete aspettare ancora molto tempo?
Cordialità.
le indico la lettura di due libri che potranno fornirle utili suggerimenti su come affrontare il problema che ha descritto.
Entrambi sono della casa editrice Erickson, che si occupa in particolar modo di varie tipologie di difficoltà scolastiche: uno si intitola "MISSIONE COMPITI. Manuale di sopravvivenza per i genitori", e il secondo è "L'ORA DEI COMPITI. Come favorire atteggiamenti positivi, motivazione e autonomia nei propri figli".
Ho letto nella sua precedente richiesta che suo figlio è in attesa di intraprendere un trattamento logopedico: dovrete aspettare ancora molto tempo?
Cordialità.
Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i
[#3]
Utente
Vi ringrazio per le risposte e mi scuso per non aver risposto prima ma ho avuto problemi con la connessione. La logopedia dovrà iniziarla dopo le festività. Ci tenevo a precisare che quando fa i compiti a casa l'ambiente è sereno, privo di distrazioni e quando si impegna riceve anche gratificazioni. Ciò che mi lascia perplessa è il fatto che a scuola vada molto volentieri tanto che ogni tanto mi dice che la scuola gli piace e che è bello andarci (cose che sinceramente non ho mai sentito dire ad altri bimbi della sua età che, se possono, approfitterebbero di ogni occasione per far "festa" e non andare...) ma poi quando si tratta di studiare iniziano i drammi. Inoltre ho notato che in classe le maestre fanno lavorare gli alunni davvero molto poco, riservando la "maggior fatica" per casa ad esempio capita spesso che a scuola in 2 ore facciano mezza paginetta di quaderno e poi per casa assegnino 3 pagine piene di compiti. Probabilmente lui ha capito che a scuola l'impegno richiesto è minore di quello che invece viene richiesto per svolgere i compiti a casa... Voi cosa ne pensate?
[#4]
<<cose che sinceramente non ho mai sentito dire ad altri bimbi della sua età che, se possono, approfitterebbero di ogni occasione per far "festa" e non andare>>
Questo non è più così tanto vero come un tempo. La maggior parte dei bambini sono abituati ad essere "scolarizzati" già dalla Scuola dell'Infanzia, se non dall'Asilo Nido e vedono l'ingresso alla Scuola Primaria come un salto di qualità positivo, che segna il loro diventare grandi. Tant'è che oramai i bimbi che piangono al primo giorno di scuola sono rare eccezioni (dovute spesso a modelli educativi non proprio adeguati...).
Il fatto che suo figlio sia contento di andare a scuola è solo positivo e segno che le sue insegnanti sanno fare bene il loro lavoro, motivando i bambini ad un apprendimento sereno, fondamentale per l'approccio che avranno in futuro nei confronti dello studio e dell'impegno.
<<in classe le maestre fanno lavorare gli alunni davvero molto poco, riservando la "maggior fatica" per casa>>
Tenga presente che in classe ci sono tanti bambini, ciascuno (soprattutto in una prima!) con un grado di maturità differente dal punto di vista emotivo, linguistico, motorio, relazionale, e via dicendo.
Dunque, il lavoro fatto in classe non si esaurisce e non va assolutamente quantificato con la "mezza paginetta di quaderno" che Lei vede a casa, ma consiste in gran parte nell'aiutare ogni bambino a raggiungere gli obiettivi previsti. Ciò significa partire da 20-25 punti diversi per conquistare la meta comune della mezza paginetta: c'è chi non riesce ancora ad impugnare correttamente la matita; chi lo sa fare, ma preme troppo e gli si spezza di continuo la punta; chi non sa star seduto; chi non sa star zitto; chi non capisce l'italiano, perché a casa sua si parla un'altra lingua; chi deve sempre far pipì; chi ha nostalgia della mamma.....
Imparare a leggere e scrivere è questione di esercizio e consolidamento di abilità che, giustamente, va fatto in un secondo momento dopo che a scuola hanno insegnato come fare. Quando si impara a suonare uno strumento ci viene detto e mostrato come si fa, ma la "fatica" di imparare a farlo la dobbiamo fare noi con tanto esercizio tra una lezione e l'altra.
<<quando si impegna riceve anche gratificazioni>>
Che tipo di gratificazioni? Lodi verbali? Premi?
Bisognerebbe fare in modo che i bambini imparino a trovare una gratificazione intrinseca nel lavoro svolto e non fornire troppo spesso (o addirittura come regola) una gratificazione esterna (si vede di tutto: dal pacchetto di figurine ai soldi!). La soddisfazione dovrebbe stare principalmente nell'aver fatto bene ciò che si doveva fare, poi nell'avere un riscontro verbale ("Bravo!", "Hai fatto proprio un bel lavoro!", "Sono contenta che ti sei impegnato"...) che genitori e insegnanti lo apprezzano e, solo di tanto in tanto, ricevere un piccolo regalino.
In generale, sarebbe bene che le ansie e i timori dei genitori non interferissero e non condizionassero negativamente la vita scolastica dei propri figli, ma non ha idea di quanto spesso ciò accada. Il più delle volte sarebbe invece sufficiente creare un clima collaborativo con gli insegnanti, dando loro fiducia e chiedendo spiegazioni quando qualcosa non è chiaro, dal momento che da fraintendimenti o da ignoranza (nel senso buono di "non conoscenza") delle cose possono nascere inutili e pericolose preoccupazioni.
Proprio perché suo figlio è solo all'inizio della sua "carriera" scolastica, è importante porre buone basi per la sua vita futura. La invito nuovamente alla lettura dei libri segnalati in precedenza: potranno esserle di grande aiuto per rassicurarsi e per stare nel modo migliore accanto al suo bambino in questa sua "nuova avventura".
Saluti.
Questo non è più così tanto vero come un tempo. La maggior parte dei bambini sono abituati ad essere "scolarizzati" già dalla Scuola dell'Infanzia, se non dall'Asilo Nido e vedono l'ingresso alla Scuola Primaria come un salto di qualità positivo, che segna il loro diventare grandi. Tant'è che oramai i bimbi che piangono al primo giorno di scuola sono rare eccezioni (dovute spesso a modelli educativi non proprio adeguati...).
Il fatto che suo figlio sia contento di andare a scuola è solo positivo e segno che le sue insegnanti sanno fare bene il loro lavoro, motivando i bambini ad un apprendimento sereno, fondamentale per l'approccio che avranno in futuro nei confronti dello studio e dell'impegno.
<<in classe le maestre fanno lavorare gli alunni davvero molto poco, riservando la "maggior fatica" per casa>>
Tenga presente che in classe ci sono tanti bambini, ciascuno (soprattutto in una prima!) con un grado di maturità differente dal punto di vista emotivo, linguistico, motorio, relazionale, e via dicendo.
Dunque, il lavoro fatto in classe non si esaurisce e non va assolutamente quantificato con la "mezza paginetta di quaderno" che Lei vede a casa, ma consiste in gran parte nell'aiutare ogni bambino a raggiungere gli obiettivi previsti. Ciò significa partire da 20-25 punti diversi per conquistare la meta comune della mezza paginetta: c'è chi non riesce ancora ad impugnare correttamente la matita; chi lo sa fare, ma preme troppo e gli si spezza di continuo la punta; chi non sa star seduto; chi non sa star zitto; chi non capisce l'italiano, perché a casa sua si parla un'altra lingua; chi deve sempre far pipì; chi ha nostalgia della mamma.....
Imparare a leggere e scrivere è questione di esercizio e consolidamento di abilità che, giustamente, va fatto in un secondo momento dopo che a scuola hanno insegnato come fare. Quando si impara a suonare uno strumento ci viene detto e mostrato come si fa, ma la "fatica" di imparare a farlo la dobbiamo fare noi con tanto esercizio tra una lezione e l'altra.
<<quando si impegna riceve anche gratificazioni>>
Che tipo di gratificazioni? Lodi verbali? Premi?
Bisognerebbe fare in modo che i bambini imparino a trovare una gratificazione intrinseca nel lavoro svolto e non fornire troppo spesso (o addirittura come regola) una gratificazione esterna (si vede di tutto: dal pacchetto di figurine ai soldi!). La soddisfazione dovrebbe stare principalmente nell'aver fatto bene ciò che si doveva fare, poi nell'avere un riscontro verbale ("Bravo!", "Hai fatto proprio un bel lavoro!", "Sono contenta che ti sei impegnato"...) che genitori e insegnanti lo apprezzano e, solo di tanto in tanto, ricevere un piccolo regalino.
In generale, sarebbe bene che le ansie e i timori dei genitori non interferissero e non condizionassero negativamente la vita scolastica dei propri figli, ma non ha idea di quanto spesso ciò accada. Il più delle volte sarebbe invece sufficiente creare un clima collaborativo con gli insegnanti, dando loro fiducia e chiedendo spiegazioni quando qualcosa non è chiaro, dal momento che da fraintendimenti o da ignoranza (nel senso buono di "non conoscenza") delle cose possono nascere inutili e pericolose preoccupazioni.
Proprio perché suo figlio è solo all'inizio della sua "carriera" scolastica, è importante porre buone basi per la sua vita futura. La invito nuovamente alla lettura dei libri segnalati in precedenza: potranno esserle di grande aiuto per rassicurarsi e per stare nel modo migliore accanto al suo bambino in questa sua "nuova avventura".
Saluti.
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 2k visite dal 17/12/2015.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.