Catena di lutti e incapacità di tornare a razionalizzare

Salve,
da qualche giorno mi sono resa conto di aver perso la lucidità e la razionalità che normalmente mi caratterizzano, che mi consentono di tenere a bada una innata tendenza all'ansia e che mi rendono punto di riferimento del mio piccolo nucleo familiare (io, marito e figlio di 3 anni) nei momenti di preoccupazione o paura.
A seguito di una patologia non grave ma da seguire del piccolo, infatti, sono stata assalita dall'ansia e dal panico che le due persone più care potessero ammalarsi e morire e la paura è così irrazionale da rendere difficilissimo ricondurla a uno stato di quiete e non farmene travolgere. Per esempio, in questi giorni mio marito accusa dei malesseri che il medico ha dichiarato non essere preoccupanti, ma io continuo a pregarlo di andare a fare analisi specifiche per scongiurare il rischio che abbia invece contratto qualcosa che potrebbe essere scoperto troppo tardi.
Conosco perfettamente l'origine di questo mio momento, e risiede nell'aver perso l'intera famiglia per la stessa patologia (cancro): in particolare, quattro di loro, tra cui mio padre, sono morti nell'arco di pochissimi mesi. Ho elaborato i lutti attingendo a tutte le tecniche che sapevo essermi più benefiche, ma a distanza di due anni ritengo di star subendo il contraccolpo ed eccomi qui in preda all'ansia a portare di nuovo mio marito dal medico.
I processi di razionalizzazione che uso da sempre al momento si rivelano inefficaci: ogni qualvolta smorzo un timore ripetendomi che è infondato per questa e quest'altra ragione, poco dopo riparto daccapo contraddicendomi da sola con motivazioni del tipo "Dicono tutti così prima di..."
Non mi riconosco e non riesco ad essere d'aiuto né a me né a nessun altro in questo momento.
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.5k 597
Gentile signora,

La razionalizzazione sta facendo acqua...

Intendo dire che la razionalizzazione, intesa in psicologia come meccanismo di difesa della interiorità umana, non aiuta a elaborare il dolore, bensì a trovare spiegazioni razionali per realtà che razionali non sono..
Mi riferisco soprattutto alle gravi malattie seguite da morte, concentrate in breve lasso di tempo.

La sua interiorità sta arrancando per star dietro a questo incalzare del recente passato. E ne fa le spese il presente.

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#2]
Utente
Utente
Grazie per la risposta, Dottoressa.
Quindi lei mi sta suggerendo di fare i conti con il fatto che i meccanismi di difesa non sono (più) sufficienti e il dolore debba essere affrontato "a viso aperto" per poter essere superato?
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.5k 597
Proprio così, gentile Signora; esatta sintesi.



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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Cara Signora,
Il lutto e nel Suo caso "i lutti" occorsi per una malattia cosi' odiosa come il cancro, sono un evento esistenziale molto duro da affrontare.
Non si puo' opporre loro alcun meccanismo di difesa in modo fattivo. I lutti vanno accettati ed elaborati con il giusto modo e tempo. Aspettando che il nostro dolore li assorba.
Che Lei non lo abbia fatto, e abbia cercato di "razionalizzare" mi dispiace davvero!
Nel modello psicodinamico il "padre" rappresenta la legge, la regola, la protezione dai pericoli.. e questo simbolismo viene vanificato dalla malattia e dalla morte.
E' comprensibile che il Suo sentire attuale sia di paura, ansia, sgomento.
Rifletta un po' su quello di cui abbiamo parlato e se vuole ci aggiorniamo successivamente!
I miei saluti e il mio sostegno Le giungano in modo chiaro!

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.5k 597
<<...risiede nell'aver perso l'intera famiglia per la stessa patologia (cancro)...<< in breve tempo.

E dunque un lutto non investito su un'unica figura, quella paterna, ma sulla perdita dell'intera famiglia di origine, delle proprie radici.

Rimane ora solo la famiglia attuale, che - di conseguenza - viene caricata di tutta l'ansia ... dei sopravvissuti.

Come Lei correttamente sintetizza
<<il dolore debba essere affrontato "a viso aperto" per poter essere superato<<

non più solo razionalizzato.
Un/a nostro/a Collega Le potrebbe essere di aiuto, di persona.


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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
Gentile utente,
immagino il dolore e l'ansia postuma.

Il suo racconto è molto doloroso e tocca corde emotive profonde di ognuno di noi..

Il dolore per la perdita equivale alla "paura dell’abbandono", angoscia della scomparsa della protezione genitoriale, quel sostegno necessario in molti momenti particolari e dolorosi o penosi della vita.

È stata in terapia?
Come fa a parlare di razionalizzazione e di meccanismi di difesa?

L'elaborazione del lutto necessità di svariati passaggi, il lutto va attraversato, elaborato e, poi, presa la distanza dalla rabbia provata - che cronicizza il lutto - e dall'oggetto d'amore perduto.

Se lei si difende, non elabora ...ed il lutto rimane lì cristallizzato.

Poi, parlare di meccanismi di difesa, senza conoscere la sua psiche, è decisamente riduttivo.

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

[#7]
Utente
Utente
Gentili dottoresse,
Grazie per le vostre consulenze.
Non sono stata in terapia e ho usato i termini "razionalizzazione" e "meccanismi di difesa" da profana, intendendo il processo di "farsene una ragione senza precipitare nel tunnel del dolore soffocante".
Ero già passata per il lutto di mia madre e, dopo aver accompagnati gli altri fino alla fine, non avevo l'energia sufficiente a ripercorrere tutti gli stadi dell'elaborazione.
Mi sono quindi gettata in diversi progetti in grado di distrarmi e darmi appigli di bellezza quando inevitabilmente mi trovavo comunque ad affrontare il dolore e la solitudine.
Credo sia piuttosto corretto individuare nella mia crisi attuale l'ansia del sopravvissuto, il terrore di perdere anche quello che rimane e la fatica di guardare solo avanti non avendo più un passato.
Grazie di nuovo per le consulenze, è evidente che dovrò considerare l'ipotesi di un contatto di persona con un professionista.
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.5k 597
<<la fatica di guardare solo avanti non avendo più un passato.<<

Il passato c'è, esiste dentro di Lei con la dolcezza e lo struggimento di un tempo irrecuperabile, se non nella memoria.

Ma riuscirà ad accedervi solo quando avrà compiuto i passi precedenti: accettando la tristezza, la rabbia, e lavorando sull'accettazione.

Le auguro un proficuo percorso di persona.




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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
L'elaborazione del lutto, è ben altra cosa, è un processo psichico complesso, la cui evoluzione dipende da un'infinità di fattori personali.

Si faccia aiutare, mi sembra una validissima idea.