Insensibilità verso gli altri
Cari dottori,
scrivo per sottoporre alla vostra cortese attenzione un mio problema. Credo di essere insensibile alle persone. Fingo di preoccuparmi e lo faccio perché so che è giusto, perché dovrei, perché so che le persone non sono giocattoli. Ne sono consapevole. Niente è però spontaneo e in fondo non me ne frega nulla.
Ho ferito il mio compagno, sapevo che il mio modo di agire potesse fare male ma era come se non mi rendessi conto della gravità, come se le persone soffrissero per finta per ciò che gli altri fanno loro come me, come fosse un gioco e non la vita. Mi sono sciolta solo quando la persona mi ha manifestato il malessere. Allora lì ero pronta a risolvere, a venire incontro se necessario, perché sapevo che era giusto non perché provassi qualcosa. A livello sentimentale sono molto fredda e recito quando la persona è lontana di provare affetto. Questo si palesa solo quando la persona è vicina. Allora sto bene nell'abbraccio e negli scambi. Credo sia un affetto egocentrico.
Ho riportato un esempio ma è così che vivo le relazioni. Non sono capace di provare un bene sincero, un amore sincero. Sono un essere umano di plastica.
Le relazioni per me diventano convenienza, sono capace di accantonare qualcuno a me molto legato senza soffrire. Sono una persona che finge di mettere prima gli altri davanti ma che in fondo vive come vero solo il suo stesso dolore. I miei ti voglio bene sono vuoti e privi di valore ma li faccio passare veri e forti.
In realtà non so volere bene solo alla mia famiglia, nonostante sia distaccata, spesso non chieda come va o come non va... so che il bene c'è e soffrirei se loro stessero fisicamente male. Se qualcosa li portasse via da me. Però se so che stanno male ma per problemi secondari a questo, ecco il gelo emotivo.
Per il resto ho emozioni forti, che fanno penare anche, ma che girano tutte intorno al mio mondo ed io soffro sinceramente per me come una disperata se devo, poi scemano e non do loro più tanta importanza, salvo poi ritornare quando magari non ho corretto il mio errore o modo di fare come mi ero ripromessa, e cado in un ciclo infinito di sbagli ripetuti, capiti nel momento, ma nei quali ricado sempre perché, finito il dolore, la delusione, passa tutto e non me ne curo pi davvero ma solo per finta. Mai per gli altri. Volevo chiudere la mia prima vera storia per non regalare la persona che tenta di starmi a fianco in un amore di plastica, per non tenerlo legato a me perché lo voglio. Se vedo che se ne sta andando veramente quando che io lo spingo in tutti i modi più veraci ad allontanarsi, lo riprendo. Quando sento che sta andando via provo inquietudine.
Non so amare con sincerità. Non so volere bene con sincerità. Vorrei imparare ad amare. Vorrei capire l'importanza delle persone.
Credo tutto sia collegato ad un mio modo generale di vivere la vita, ossia con distacco e senza impegno.
Avrò fatto un collage di tante cose, chiedo venia. Ho scritto molto di getto.
scrivo per sottoporre alla vostra cortese attenzione un mio problema. Credo di essere insensibile alle persone. Fingo di preoccuparmi e lo faccio perché so che è giusto, perché dovrei, perché so che le persone non sono giocattoli. Ne sono consapevole. Niente è però spontaneo e in fondo non me ne frega nulla.
Ho ferito il mio compagno, sapevo che il mio modo di agire potesse fare male ma era come se non mi rendessi conto della gravità, come se le persone soffrissero per finta per ciò che gli altri fanno loro come me, come fosse un gioco e non la vita. Mi sono sciolta solo quando la persona mi ha manifestato il malessere. Allora lì ero pronta a risolvere, a venire incontro se necessario, perché sapevo che era giusto non perché provassi qualcosa. A livello sentimentale sono molto fredda e recito quando la persona è lontana di provare affetto. Questo si palesa solo quando la persona è vicina. Allora sto bene nell'abbraccio e negli scambi. Credo sia un affetto egocentrico.
Ho riportato un esempio ma è così che vivo le relazioni. Non sono capace di provare un bene sincero, un amore sincero. Sono un essere umano di plastica.
Le relazioni per me diventano convenienza, sono capace di accantonare qualcuno a me molto legato senza soffrire. Sono una persona che finge di mettere prima gli altri davanti ma che in fondo vive come vero solo il suo stesso dolore. I miei ti voglio bene sono vuoti e privi di valore ma li faccio passare veri e forti.
In realtà non so volere bene solo alla mia famiglia, nonostante sia distaccata, spesso non chieda come va o come non va... so che il bene c'è e soffrirei se loro stessero fisicamente male. Se qualcosa li portasse via da me. Però se so che stanno male ma per problemi secondari a questo, ecco il gelo emotivo.
Per il resto ho emozioni forti, che fanno penare anche, ma che girano tutte intorno al mio mondo ed io soffro sinceramente per me come una disperata se devo, poi scemano e non do loro più tanta importanza, salvo poi ritornare quando magari non ho corretto il mio errore o modo di fare come mi ero ripromessa, e cado in un ciclo infinito di sbagli ripetuti, capiti nel momento, ma nei quali ricado sempre perché, finito il dolore, la delusione, passa tutto e non me ne curo pi davvero ma solo per finta. Mai per gli altri. Volevo chiudere la mia prima vera storia per non regalare la persona che tenta di starmi a fianco in un amore di plastica, per non tenerlo legato a me perché lo voglio. Se vedo che se ne sta andando veramente quando che io lo spingo in tutti i modi più veraci ad allontanarsi, lo riprendo. Quando sento che sta andando via provo inquietudine.
Non so amare con sincerità. Non so volere bene con sincerità. Vorrei imparare ad amare. Vorrei capire l'importanza delle persone.
Credo tutto sia collegato ad un mio modo generale di vivere la vita, ossia con distacco e senza impegno.
Avrò fatto un collage di tante cose, chiedo venia. Ho scritto molto di getto.
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Gentile utente, non sappiamo niente della sua storia, della sua famiglia , del rapporto con la sua famiglia e con le persone significative della sua vita. A me Lei sembra una persona molto difesa , che cerca di non investire molto nei rapporti , per non soffrire , per non perdere il controllo e dover dipendere dall'affetto, dall'attenzione, dallo sguardo degli altri..Cosa fa , studia, lavora, cosa le piace fare, cosa le piace sognare??
Se crede ci riscriva e con più dettagli sarà possibile aiutarla meglio..
Non sia così critica verso sè stessa , vivere la vita " con distacco e senza impegno".. non è , alla fine , un modo per essere felici, le emozioni sono a volte costose , ma anche colorano e rendono spesso i nostri giorni .. migliori.. si può imparare a .. darsi .. di più.. il che vuol dire a fidarsi di più..
Coraggio, guardiamo..
Se crede ci riscriva e con più dettagli sarà possibile aiutarla meglio..
Non sia così critica verso sè stessa , vivere la vita " con distacco e senza impegno".. non è , alla fine , un modo per essere felici, le emozioni sono a volte costose , ma anche colorano e rendono spesso i nostri giorni .. migliori.. si può imparare a .. darsi .. di più.. il che vuol dire a fidarsi di più..
Coraggio, guardiamo..
MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it
[#2]
Gentile Utente,
Anche io, come la collega, leggo dinamiche difensive nel suo modo di stare al mondo.
Un amore di plastica, è di plastica anche per per lei!
Amare, saper amare, evitare di amare, ed avere paura di amare....dipende da come siamo stati amati a nostra volta, da quale imprinting sensoriale abbiamo ricevuto, da quale " dote affettiva" e così via...
Una vita senza amore è una vita tiepida, forse vale la pena davvero cercare di capire cosa la frena e cosa la obbliga a vivere con il freno a mano ben tirato.
Le allego delle letture ed una video intervista sulla capacità, o meno, di amare.
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/4219-sappiamo-ancora-amare-la-nuova-grammatica-del-cuore.html
https://m.youtube.com/watch?v=hbh5mFUVPok
Anche io, come la collega, leggo dinamiche difensive nel suo modo di stare al mondo.
Un amore di plastica, è di plastica anche per per lei!
Amare, saper amare, evitare di amare, ed avere paura di amare....dipende da come siamo stati amati a nostra volta, da quale imprinting sensoriale abbiamo ricevuto, da quale " dote affettiva" e così via...
Una vita senza amore è una vita tiepida, forse vale la pena davvero cercare di capire cosa la frena e cosa la obbliga a vivere con il freno a mano ben tirato.
Le allego delle letture ed una video intervista sulla capacità, o meno, di amare.
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/4219-sappiamo-ancora-amare-la-nuova-grammatica-del-cuore.html
https://m.youtube.com/watch?v=hbh5mFUVPok
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#3]
Gentile Ragazza,
si descrive come una persona distaccata, poco sensibile agli altri, che vive i rapporti senza sincerità, che si sente "di plastica" poi però conclude il suo scritto chiedendo venia per quello scritto.
Probabilmente è un' inezia, una goccia in un oceano, ma volevo farle notare come abbia dimostrato attenzione e sensibilità nei nostri confronti.
Questo per dirle che mi riesce difficile pensarla come una persona come quella che si è descritta, più che insensibile verso gli altri e quasi senza emozioni, sembra piuttosto che le emozioni ci siano, ma "congelate" diciamo così, richiuse in un forziere, al sicuro dagli altri. Questo può capitare quando una persona si sente estremamente vulnerabile, fragile e ha difficoltà nel gestire il torrente emotivo che si scatena quando una persona cammina nella vita; emozioni forti, travolgenti possono "spaventare", trovarci impreparati, ma si possono imparare a gestire permettendoci di vivere noi stessi con gli altri in maniera più serena e funzionale.
Un cordiale saluto
si descrive come una persona distaccata, poco sensibile agli altri, che vive i rapporti senza sincerità, che si sente "di plastica" poi però conclude il suo scritto chiedendo venia per quello scritto.
Probabilmente è un' inezia, una goccia in un oceano, ma volevo farle notare come abbia dimostrato attenzione e sensibilità nei nostri confronti.
Questo per dirle che mi riesce difficile pensarla come una persona come quella che si è descritta, più che insensibile verso gli altri e quasi senza emozioni, sembra piuttosto che le emozioni ci siano, ma "congelate" diciamo così, richiuse in un forziere, al sicuro dagli altri. Questo può capitare quando una persona si sente estremamente vulnerabile, fragile e ha difficoltà nel gestire il torrente emotivo che si scatena quando una persona cammina nella vita; emozioni forti, travolgenti possono "spaventare", trovarci impreparati, ma si possono imparare a gestire permettendoci di vivere noi stessi con gli altri in maniera più serena e funzionale.
Un cordiale saluto
Dott.ssa Ilaria La Manna
Psicologa Psicoterapeuta - Padova
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 4.2k visite dal 12/12/2015.
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