Università
Buonasera, sono una studentessa al 1° anno fuori corso della triennale.
4 anni fa desideravo studiare biologia; superato il test d'ingresso, mi sono trasferita nella nuova città.
Tuttavia, dopo il 1° semestre, mi ero resa conto che il corso non era come me l'aspettavo, perché la mia vera passione è il ramo bio-medico.
Ho tentato quindi il test di professioni sanitarie, per studiare tecniche di laboratorio biomedico, superandolo. Questo corso mi ha appassionato fin da subito.
Nello stesso anno, ho rivisto il mio ex (con cui stavo insieme prima del trasferimento) e ci siamo rimessi insieme. Questa relazione, che all'inizio mi aveva profondamente coinvolto, distraendomi dallo studio, non ha tardato a divenire complicata, sia a causa della distanza, che per via dei complessi caratteri di entrambi.
In ogni caso, ero arretrata con gli esami e non riuscivo più a studiare come prima.
Alla fine del 2° anno, è accaduto un fatto spiacevole, che mi ha procurato una forte ansia patologica.
Nel frattempo, avevo conosciuto un altro ragazzo; avevo capito di voler stare con lui, così ho preso coraggio, ho chiuso la mia relazione e ne ho iniziata una nuova con quello che è ora il mio partner.
Intanto, la mia arretratezza nello studio mi aveva messo nei guai: rischiavo di ripetere il 2° anno.
Ciò acuiva i miei problemi d'ansia, ma avevo iniziato una psicoterapia; intanto, ho dovuto superare 3 esami in 1 mese per uscire dalla mia situazione, però ce l'ho fatta, ero passata al 3° anno.
I problemi di ansia miglioravano e sono riuscita a fare molti progressi (dopo 9 mesi ho interrotto la psicoterapia per ragioni economiche).
Se però da un lato ho risolto i miei problemi di ansia generalizzata, ho ancora problemi con l'ansia d'esame.
In pratica, ad un mese dalla data dell'esame, inizio a provare una leggera ansia; è la testa che mi dice "Tra una mese hai l'esame, devi studiare!".
Solo che nell'ultimo anno ho talmente tanto lottato contro l'ansia, che quando la provo per un esame, tento di scacciarla attraverso la procrastinazione.
Così, arrivo a due settimane dall'esame che mi rendo conto di essere troppo indietro, penso che non valga più la pena studiare e che non possa farcela, quindi rimando.
Tuttavia, sono stanca di rimandare. Non voglio più mollare, ma voglio lottare e darmi da fare per raggiungere i miei obiettivi.
Sono indietro di un anno con gli esami, oramai, ed ora sono alle prese con lo studio di un esame che rimando da 6 mesi e che ho fra 5 giorni.
Il copione si è ripetuto, ma stavolta ho capito che devo convivere con l'ansia, perché è un'emozione che fa parte degli esami. Da quando ho preso consapevolezza di ciò, la mia ansia paralizzante si è trasformata in sana preoccupazione.
Non la combatto più, ma ci convivo.
Immediatamente, mi sono sentita più ottimista e ora voglio impegnarmi ed arrivare fino in fondo, anche se so che sono molto indietro.
Detto questo, avete comunque qualche consiglio da darmi per i miei futuri 5 esami prima della laurea?
4 anni fa desideravo studiare biologia; superato il test d'ingresso, mi sono trasferita nella nuova città.
Tuttavia, dopo il 1° semestre, mi ero resa conto che il corso non era come me l'aspettavo, perché la mia vera passione è il ramo bio-medico.
Ho tentato quindi il test di professioni sanitarie, per studiare tecniche di laboratorio biomedico, superandolo. Questo corso mi ha appassionato fin da subito.
Nello stesso anno, ho rivisto il mio ex (con cui stavo insieme prima del trasferimento) e ci siamo rimessi insieme. Questa relazione, che all'inizio mi aveva profondamente coinvolto, distraendomi dallo studio, non ha tardato a divenire complicata, sia a causa della distanza, che per via dei complessi caratteri di entrambi.
In ogni caso, ero arretrata con gli esami e non riuscivo più a studiare come prima.
Alla fine del 2° anno, è accaduto un fatto spiacevole, che mi ha procurato una forte ansia patologica.
Nel frattempo, avevo conosciuto un altro ragazzo; avevo capito di voler stare con lui, così ho preso coraggio, ho chiuso la mia relazione e ne ho iniziata una nuova con quello che è ora il mio partner.
Intanto, la mia arretratezza nello studio mi aveva messo nei guai: rischiavo di ripetere il 2° anno.
Ciò acuiva i miei problemi d'ansia, ma avevo iniziato una psicoterapia; intanto, ho dovuto superare 3 esami in 1 mese per uscire dalla mia situazione, però ce l'ho fatta, ero passata al 3° anno.
I problemi di ansia miglioravano e sono riuscita a fare molti progressi (dopo 9 mesi ho interrotto la psicoterapia per ragioni economiche).
Se però da un lato ho risolto i miei problemi di ansia generalizzata, ho ancora problemi con l'ansia d'esame.
In pratica, ad un mese dalla data dell'esame, inizio a provare una leggera ansia; è la testa che mi dice "Tra una mese hai l'esame, devi studiare!".
Solo che nell'ultimo anno ho talmente tanto lottato contro l'ansia, che quando la provo per un esame, tento di scacciarla attraverso la procrastinazione.
Così, arrivo a due settimane dall'esame che mi rendo conto di essere troppo indietro, penso che non valga più la pena studiare e che non possa farcela, quindi rimando.
Tuttavia, sono stanca di rimandare. Non voglio più mollare, ma voglio lottare e darmi da fare per raggiungere i miei obiettivi.
Sono indietro di un anno con gli esami, oramai, ed ora sono alle prese con lo studio di un esame che rimando da 6 mesi e che ho fra 5 giorni.
Il copione si è ripetuto, ma stavolta ho capito che devo convivere con l'ansia, perché è un'emozione che fa parte degli esami. Da quando ho preso consapevolezza di ciò, la mia ansia paralizzante si è trasformata in sana preoccupazione.
Non la combatto più, ma ci convivo.
Immediatamente, mi sono sentita più ottimista e ora voglio impegnarmi ed arrivare fino in fondo, anche se so che sono molto indietro.
Detto questo, avete comunque qualche consiglio da darmi per i miei futuri 5 esami prima della laurea?
[#1]
"Solo che nell'ultimo anno ho talmente tanto lottato contro l'ansia, che quando la provo per un esame, tento di scacciarla attraverso la procrastinazione"
E' proprio questa lotta che rende ancora più difficile risolvere il problema e imparare a gestire l'ansia. A tutto ciò si somma il pensiero di non potercela fare e il comportarsi di conseguenza.
Non ci sono consigli da poter erogare da qui, ma devi imparare a gestire l'ansia e puoi farlo con l'aiuto di uno psicologo che sia anche psicoterapeuta, non convivendoci.
Cordiali saluti,
E' proprio questa lotta che rende ancora più difficile risolvere il problema e imparare a gestire l'ansia. A tutto ciò si somma il pensiero di non potercela fare e il comportarsi di conseguenza.
Non ci sono consigli da poter erogare da qui, ma devi imparare a gestire l'ansia e puoi farlo con l'aiuto di uno psicologo che sia anche psicoterapeuta, non convivendoci.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Utente
Sono studentessa fuorisede e non lavoro, purtroppo non posso più permettermi di recarmi da uno psicologo.
In ogni caso, come le dicevo, circa una settimana fa avevo realizzato di essere molto indietro col programma d'esame e ho iniziato a provare molta ansia.
Mi sentivo paralizzata e ho pianto un paio di volte per la disperazione.
Poi ho riflettuto: non volevo mollare anche questa volta; è un esame che ho rimandato già 2 volte, ma rimandare gli esami, oltretutto senza nemmeno provarci, è una cosa che non mi piace più.
Mi sono detta che non potevo farmi paralizzare di nuovo dall'ansia, che potevo farcela.
Così, mi sono rimboccata le maniche e ho iniziato a darmi da fare, per studiare il più possibile fino alla data dell'esame
Non posso dire di essere tranquilla al 100%, però mi sono accorta che più faccio, più l'ansia diminuisce, perché lo studio procede e sento che mi sto impegnando. Questo mi fa sentire bene.
Ed è per questo che mi sono promessa di studiare almeno 1 h al giorno, da ora in poi, per non perdere più il ritmo e fare dello studio una piacevole abitudine e non soltanto un mezzo per superare degli esami.
In questi giorni, inoltre, ho potuto anche sperimentare una ripresa della motivazione, che da qualche mese non sentivo più.
Ho voglia di impegnarmi e di raggiungere i miei obiettivi.
Non so come andrà, potrei anche non riuscire a superare questo esame, però l'unica cosa che mi resta da fare è continuare a studiare ed è quello che sto facendo. Sono più ottimista.
In ogni caso, come le dicevo, circa una settimana fa avevo realizzato di essere molto indietro col programma d'esame e ho iniziato a provare molta ansia.
Mi sentivo paralizzata e ho pianto un paio di volte per la disperazione.
Poi ho riflettuto: non volevo mollare anche questa volta; è un esame che ho rimandato già 2 volte, ma rimandare gli esami, oltretutto senza nemmeno provarci, è una cosa che non mi piace più.
Mi sono detta che non potevo farmi paralizzare di nuovo dall'ansia, che potevo farcela.
Così, mi sono rimboccata le maniche e ho iniziato a darmi da fare, per studiare il più possibile fino alla data dell'esame
Non posso dire di essere tranquilla al 100%, però mi sono accorta che più faccio, più l'ansia diminuisce, perché lo studio procede e sento che mi sto impegnando. Questo mi fa sentire bene.
Ed è per questo che mi sono promessa di studiare almeno 1 h al giorno, da ora in poi, per non perdere più il ritmo e fare dello studio una piacevole abitudine e non soltanto un mezzo per superare degli esami.
In questi giorni, inoltre, ho potuto anche sperimentare una ripresa della motivazione, che da qualche mese non sentivo più.
Ho voglia di impegnarmi e di raggiungere i miei obiettivi.
Non so come andrà, potrei anche non riuscire a superare questo esame, però l'unica cosa che mi resta da fare è continuare a studiare ed è quello che sto facendo. Sono più ottimista.
[#3]
"non posso dire di essere tranquilla al 100%, però mi sono accorta che più faccio più l'ansia diminuisce " e, come dice ancora bene lei, lo studio procede, questo è un buon atteggiamento e ci fa riflettere su un paio di cose.
Quando bisogna affrontare un esame (o un colloquio o qualcosa' altro di impegnativo) non è realistico credere di poter essere tranquilli al 100% ed è giusto così, una piccola percentuale di ansia va bene ed è quella che ci fa "muovere" e ci permette di avere la giusta attivazione fisiologica per ottenere prestazioni ottimali.
Altro punto importante che lei sottolinea è il fatto che "facendo" sente l'ansia diminuire, che invece veniva acuita dal continuo rimandare l'esame per paura di non essere al passo con lo studio, proprio perché più avverto l'avvicinarsi della scadenza dell'appello, e non sentendomi pronta (e con la paura di un fallimento), il modo che ho di sottrarmi è rimandare, facendo così azzerare l'ansia e sentendomi più tranquilla, ma è un benessere solo temporaneo perché al prossimo appello mi si ripresenta la stessa situazione se non si cambia il proprio modo di agire, nel senso di non ridursi alle ultime settimane per fissare i concetti, ma come lei bene scrive di farsi una "tabella di marcia" di studio. In questo modo non permette all'ansia di sopraffarla (come con lo studio "massivo" fatto negli ultimi giorni) e di affrontare con maggiore serenità l'esame.
In bocca al lupo!
Quando bisogna affrontare un esame (o un colloquio o qualcosa' altro di impegnativo) non è realistico credere di poter essere tranquilli al 100% ed è giusto così, una piccola percentuale di ansia va bene ed è quella che ci fa "muovere" e ci permette di avere la giusta attivazione fisiologica per ottenere prestazioni ottimali.
Altro punto importante che lei sottolinea è il fatto che "facendo" sente l'ansia diminuire, che invece veniva acuita dal continuo rimandare l'esame per paura di non essere al passo con lo studio, proprio perché più avverto l'avvicinarsi della scadenza dell'appello, e non sentendomi pronta (e con la paura di un fallimento), il modo che ho di sottrarmi è rimandare, facendo così azzerare l'ansia e sentendomi più tranquilla, ma è un benessere solo temporaneo perché al prossimo appello mi si ripresenta la stessa situazione se non si cambia il proprio modo di agire, nel senso di non ridursi alle ultime settimane per fissare i concetti, ma come lei bene scrive di farsi una "tabella di marcia" di studio. In questo modo non permette all'ansia di sopraffarla (come con lo studio "massivo" fatto negli ultimi giorni) e di affrontare con maggiore serenità l'esame.
In bocca al lupo!
Dott.ssa Ilaria La Manna
Psicologa Psicoterapeuta - Padova
[#4]
Utente
Sì, esatto, è un circolo vizioso: provo ansia, rimando per allontanarla (momentaneamente), ma non faccio altro che alimentarla, ingigantendola.
Quando rimando un esame, ho evitato il "pericolo" e mi sento tranquilla, ma non tardano a farsi sentirsi senso di colpa e bassa autostima.
Ecco, sarebbe proprio stupido se continuassi a mettere in atto questi comportamenti, ora che ho capito, anche se a mie spese e dopo molto tempo, come risolverli, soprattutto ora che sono a 5 esami dalla laurea.
O meglio, sapevo già come risolverli, dentro di me, è che ora il desiderio di non andare più avanti in questo modo si è fatto più forte.
Per questo appello, ad essere sincera, ho iniziato a studiare un mese fa. Ho fatto una tabella di marcia, ma non sono mai riuscita a rispettarla. Ho cambiato spesso metodo di studio: ho iniziato con le mappe concettuali; prendendomi molto tempo, sono passata alla lettura/sottolineatura dei concetti chiave ed è qui che mi sono resa conto di essere indietro...
Adesso mi ritrovo a dover fare uno studio "massivo", purtroppo, ma vorrei evitarlo in futuro.
Il mio problema è che forse mi porto ancora dietro il "metodo" del liceo (lettura, sottolineatura concetti importanti, ripetizione a voce/rielaborazione orale, qualche volta sintesi). Essendo sempre stata una perfezionista, al liceo riuscivo a studiare tutto, ma all'università la mole di studio è maggiore e non è possibile sapere bene tutto.
Sto ancora cercando di abbattere questa mentalità dicotomica del "tutto o nulla", che spesso mi impedisce di "buttarmi" e rischiare.
Delle volte mi sono imposta obiettivi così alti, che sapevo già in partenza di non poterli raggiungere, così mollavo ancora prima di provarci...
Ora le cose sono un po' diverse, anche se ci sto ancora lavorando, ma ne sono consapevole e ho più fiducia in me stessa. Spero quindi di riuscirci.
Quando rimando un esame, ho evitato il "pericolo" e mi sento tranquilla, ma non tardano a farsi sentirsi senso di colpa e bassa autostima.
Ecco, sarebbe proprio stupido se continuassi a mettere in atto questi comportamenti, ora che ho capito, anche se a mie spese e dopo molto tempo, come risolverli, soprattutto ora che sono a 5 esami dalla laurea.
O meglio, sapevo già come risolverli, dentro di me, è che ora il desiderio di non andare più avanti in questo modo si è fatto più forte.
Per questo appello, ad essere sincera, ho iniziato a studiare un mese fa. Ho fatto una tabella di marcia, ma non sono mai riuscita a rispettarla. Ho cambiato spesso metodo di studio: ho iniziato con le mappe concettuali; prendendomi molto tempo, sono passata alla lettura/sottolineatura dei concetti chiave ed è qui che mi sono resa conto di essere indietro...
Adesso mi ritrovo a dover fare uno studio "massivo", purtroppo, ma vorrei evitarlo in futuro.
Il mio problema è che forse mi porto ancora dietro il "metodo" del liceo (lettura, sottolineatura concetti importanti, ripetizione a voce/rielaborazione orale, qualche volta sintesi). Essendo sempre stata una perfezionista, al liceo riuscivo a studiare tutto, ma all'università la mole di studio è maggiore e non è possibile sapere bene tutto.
Sto ancora cercando di abbattere questa mentalità dicotomica del "tutto o nulla", che spesso mi impedisce di "buttarmi" e rischiare.
Delle volte mi sono imposta obiettivi così alti, che sapevo già in partenza di non poterli raggiungere, così mollavo ancora prima di provarci...
Ora le cose sono un po' diverse, anche se ci sto ancora lavorando, ma ne sono consapevole e ho più fiducia in me stessa. Spero quindi di riuscirci.
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 2.2k visite dal 10/12/2015.
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