Trovare il positivo nella propria vita
Buongiorno, dopo tentennamenti ho deciso di scrivere.
La mia vita sembra perfetta, mentre io vedo solo momenti bui fino ad ora.
Ho vissuto un'infanzia coccolata, sviluppando negli anni un rapporto amore-odio con mia madre: momenti come amiche, altri in cui insorgono conflitti con ricatti per non essere economicamente indipendente, e soffro.
Socialmente a scuola un disastro: emarginata perchè considerata economicamente inferiore, poi nell'adolescenza perchè non bella ma brava (qualche genitore intimava al figlio/a di diventare più bravo/a di me).
Esternamente alla "classe" stringevo amicizia facilmente, sono una persona socievole, ma quando subisco torti mi chiudo e isolo. Ciò si è acuito per non soffrire, specie alle superiori coi compagni: la fine del quinquennio fu una liberazione. Esistevo solo per i compiti, non per due chiacchere.
Sono la prima ad accorgermi che parlandone, ciò mi condiziona, nonostante abbia chiuso con queste persone trasferendomi.
Fino ad allora reprimevo le mie emozioni, ma la mia autostima dopo è crollata: oltre a non sapermi accettare con i miei difetti estetici non ho più fiducia nelle mie capacità intellettive.
Bocciature e voti bassi nel triennio universitario, con rimproveri da mia madre che in quei momenti non mi riteneva all'altezza della mia scelta, mi hanno abbattuto.
Nel mentre problemi di salute, specie disturbi di intestino, han influenzato il mio quotidiano nel terrore di avere qualcosa di grave concentrandovi ogni pensiero.
Per ciò ho terminato la triennale in ritardo di pochi mesi, tanti per sentirmi una fallita, con voto lungi dal 110 sognato...
Nella specialistica esami finiti in tempo record con ottimi risultati, trovandomi ora nello svolgere il progetto finale sperando di non finire fuori corso. Vedere colleghi da poco fuori dall'università e con un lavoro aumenta il senso di fallimento per non essere al passo loro.
Tuttavia, con loro è stato diverso: ho dato e ricevuto aiuto, finalmente ho potuto scegliere chi era affine a me senza distinzioni, incontrando anche il mio fidanzato.
Ci amiamo molto e stiamo da tempo assieme, anche se dopo un breve momento di crisi per impossibilità di incontrarci fatico ad accendermi sessualmente nonostante una buona intesa, e ciò mi abbatte perchè desidero solo lui. Voglio godermi il mio presente con lui senza pensare alle incombenze quotidiane, ai miei problemi di salute, al mio passato, al futuro che ci aspetta, alla sessualità come completamento di un rapporto come riconosco e amo, e non di appagamento di istinti come la mia testa vede.
In altri ambienti, alcune dinamiche si son ripetute con un nuovo gruppo di amicizie esterno all'università. Mi son sentita sola quando avrei avuto bisogno del loro supporto (problemi di salute), lo sapevano ma non servivo per il loro tornaconto e mi han scaricata.
Mi piacerebbe vedere cosa fare per migliorare, pancia con bizze e la mia visione ansiogena della vita non posson farmi soccombere ora che il lavoro si avvicina.
Vi ringrazio
La mia vita sembra perfetta, mentre io vedo solo momenti bui fino ad ora.
Ho vissuto un'infanzia coccolata, sviluppando negli anni un rapporto amore-odio con mia madre: momenti come amiche, altri in cui insorgono conflitti con ricatti per non essere economicamente indipendente, e soffro.
Socialmente a scuola un disastro: emarginata perchè considerata economicamente inferiore, poi nell'adolescenza perchè non bella ma brava (qualche genitore intimava al figlio/a di diventare più bravo/a di me).
Esternamente alla "classe" stringevo amicizia facilmente, sono una persona socievole, ma quando subisco torti mi chiudo e isolo. Ciò si è acuito per non soffrire, specie alle superiori coi compagni: la fine del quinquennio fu una liberazione. Esistevo solo per i compiti, non per due chiacchere.
Sono la prima ad accorgermi che parlandone, ciò mi condiziona, nonostante abbia chiuso con queste persone trasferendomi.
Fino ad allora reprimevo le mie emozioni, ma la mia autostima dopo è crollata: oltre a non sapermi accettare con i miei difetti estetici non ho più fiducia nelle mie capacità intellettive.
Bocciature e voti bassi nel triennio universitario, con rimproveri da mia madre che in quei momenti non mi riteneva all'altezza della mia scelta, mi hanno abbattuto.
Nel mentre problemi di salute, specie disturbi di intestino, han influenzato il mio quotidiano nel terrore di avere qualcosa di grave concentrandovi ogni pensiero.
Per ciò ho terminato la triennale in ritardo di pochi mesi, tanti per sentirmi una fallita, con voto lungi dal 110 sognato...
Nella specialistica esami finiti in tempo record con ottimi risultati, trovandomi ora nello svolgere il progetto finale sperando di non finire fuori corso. Vedere colleghi da poco fuori dall'università e con un lavoro aumenta il senso di fallimento per non essere al passo loro.
Tuttavia, con loro è stato diverso: ho dato e ricevuto aiuto, finalmente ho potuto scegliere chi era affine a me senza distinzioni, incontrando anche il mio fidanzato.
Ci amiamo molto e stiamo da tempo assieme, anche se dopo un breve momento di crisi per impossibilità di incontrarci fatico ad accendermi sessualmente nonostante una buona intesa, e ciò mi abbatte perchè desidero solo lui. Voglio godermi il mio presente con lui senza pensare alle incombenze quotidiane, ai miei problemi di salute, al mio passato, al futuro che ci aspetta, alla sessualità come completamento di un rapporto come riconosco e amo, e non di appagamento di istinti come la mia testa vede.
In altri ambienti, alcune dinamiche si son ripetute con un nuovo gruppo di amicizie esterno all'università. Mi son sentita sola quando avrei avuto bisogno del loro supporto (problemi di salute), lo sapevano ma non servivo per il loro tornaconto e mi han scaricata.
Mi piacerebbe vedere cosa fare per migliorare, pancia con bizze e la mia visione ansiogena della vita non posson farmi soccombere ora che il lavoro si avvicina.
Vi ringrazio
[#1]
Gent.le Ragazza,
la psicologia positiva ha avuto il suo boom mediatico negli anni '80 ora a distanza di qualche decennio abbiamo a disposizione contributi teorici molto più credibili dal punto di vista scientifico ai quali fare riferimento.
Tale premessa era doverosa poiché la descrizione del tuo disagio deriva da un presupposto implicito ma comunque evidente: bisogna guardare il bicchiere mezzo pieno e trascurare quello vuoto.
Un altro aspetto particolarmente significativo è il "confronto" che caratterizza sia la relazione con tua madre, sia la relazione con i tuoi coetanei alimentandone la conflittualità e la rabbia che poi rivolgi verso te stessa attraverso un atteggiamento rigidamente giudicante che interferisce negativamente anche con la possibilità di vivere un'intimità gratificante con il tuo fidanzato.
Spero di averti offerto alcuni spunti di riflessione utili a fare chiarezza dentro di te.
la psicologia positiva ha avuto il suo boom mediatico negli anni '80 ora a distanza di qualche decennio abbiamo a disposizione contributi teorici molto più credibili dal punto di vista scientifico ai quali fare riferimento.
Tale premessa era doverosa poiché la descrizione del tuo disagio deriva da un presupposto implicito ma comunque evidente: bisogna guardare il bicchiere mezzo pieno e trascurare quello vuoto.
Un altro aspetto particolarmente significativo è il "confronto" che caratterizza sia la relazione con tua madre, sia la relazione con i tuoi coetanei alimentandone la conflittualità e la rabbia che poi rivolgi verso te stessa attraverso un atteggiamento rigidamente giudicante che interferisce negativamente anche con la possibilità di vivere un'intimità gratificante con il tuo fidanzato.
Spero di averti offerto alcuni spunti di riflessione utili a fare chiarezza dentro di te.
Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it
[#2]
Gentile Utente,
Aggiungo qualche riflesisone a quelle della Collega.
"In altri ambienti, alcune dinamiche si son ripetute con un nuovo gruppo di amicizie esterno all'università. "
Questa sua frase mi ha fatto riflettere, solitamente i "copioni che si ripetono" nelle relazioni, dipendono da noi, da situazioni emotive - che spesso partono dalle terre dell'infanzia - non elaborare e risolte...
Qualche colloquio psicologico potrebbe aiutarla a mettere meglio a fuoco la sua condizione emozionale e relazionale.
Aggiungo qualche riflesisone a quelle della Collega.
"In altri ambienti, alcune dinamiche si son ripetute con un nuovo gruppo di amicizie esterno all'università. "
Questa sua frase mi ha fatto riflettere, solitamente i "copioni che si ripetono" nelle relazioni, dipendono da noi, da situazioni emotive - che spesso partono dalle terre dell'infanzia - non elaborare e risolte...
Qualche colloquio psicologico potrebbe aiutarla a mettere meglio a fuoco la sua condizione emozionale e relazionale.
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#3]
Utente
Un saluto e un grazie alle dottoresse Campione e Randone. Cerco di rispondervi, anche mescolando le risposte nel discorso.
Da piccola non ho avuto la percezione di essere esclusa dai miei compagni, ma essere improvvisamente apostrofata da molti di loro con un termine cattivo ed offensivo mi ha aperto gli occhi su quanto le persone possano essere crudeli, anche quando l'età non raggiunge la doppia cifra.
E' da questo episodio che ho visto la vita in modo negativo, somigliando molto a mia madre in questi aspetti.
Come potete leggere, la mia vita prosegue ma non riesco a dimenticare... se mi capita di pensare a qualche mio compagno di scuola provo solo fastidio e dispiacere per come sono stata trattata, affannandomi per scacciare il ricordo.
Anche il mio fidanzato mi dice di buttarmi il passato alle spalle, ma mi accorgo che una volta tolto dal mio percorso ciò che mi aveva ferito e deluso ha fatto venire a galla il mio dolore peggiorando il mio carattere diventato irascibile e un po' intollerante, ora che ho un presente completamente diverso e in cui posso mostrarmi veramente per come sono.
Certo, anche in ambiente universitario mi è capitato di essere contattata da persone per necessità accademiche, ma senza quell'egoismo che sentivo prima.
Sul mio atteggiamento rigido, finite le superiori ho allentato molto la rigidità su me stessa cercando di godermi al più la vita e instaurare tantissime relazioni sociali, ciò di cui sentivo bisogno in una nuova città.
Ho trascurato per questo lo studio: non avendo avuto una vita sociale sentivo di massimizzarla in quel momento. Una volta ripresi i binari dello studio matto e disperato, è tornata la rinuncia a uscite ed incontri, per rimediare agli sbagli fatti in precedenza: in questo c'è stato il cambio di mie priorità rispetto a quelle dei nuovi amici citati nel messaggio precedente.
Tendo ad essere poco bilanciata in molte cose, talvolta credo anche nelle relazioni. Sto capendo solo ora che essere amici non vuol dire sentirsi e vedersi in modo continuo, anche perchè poi subentra la noia e il non sapersi cosa dire.
Cerco di non essere oppressiva nei rapporti con le persone per non rovinarli, essendo anche io la prima a non volere rapporti di amicizia totalitari. Dall'altra però non voglio farmi più mettere i piedi in testa da nessuno e farmi valere: quando ho osato dire un'opinione che contraddice la altrui ho spesso ricevuto voltafaccia.
In tutto questo pessimismo conservo qualche sogno, per cui qualcosa di positivo devo raggiungerlo.
Da piccola non ho avuto la percezione di essere esclusa dai miei compagni, ma essere improvvisamente apostrofata da molti di loro con un termine cattivo ed offensivo mi ha aperto gli occhi su quanto le persone possano essere crudeli, anche quando l'età non raggiunge la doppia cifra.
E' da questo episodio che ho visto la vita in modo negativo, somigliando molto a mia madre in questi aspetti.
Come potete leggere, la mia vita prosegue ma non riesco a dimenticare... se mi capita di pensare a qualche mio compagno di scuola provo solo fastidio e dispiacere per come sono stata trattata, affannandomi per scacciare il ricordo.
Anche il mio fidanzato mi dice di buttarmi il passato alle spalle, ma mi accorgo che una volta tolto dal mio percorso ciò che mi aveva ferito e deluso ha fatto venire a galla il mio dolore peggiorando il mio carattere diventato irascibile e un po' intollerante, ora che ho un presente completamente diverso e in cui posso mostrarmi veramente per come sono.
Certo, anche in ambiente universitario mi è capitato di essere contattata da persone per necessità accademiche, ma senza quell'egoismo che sentivo prima.
Sul mio atteggiamento rigido, finite le superiori ho allentato molto la rigidità su me stessa cercando di godermi al più la vita e instaurare tantissime relazioni sociali, ciò di cui sentivo bisogno in una nuova città.
Ho trascurato per questo lo studio: non avendo avuto una vita sociale sentivo di massimizzarla in quel momento. Una volta ripresi i binari dello studio matto e disperato, è tornata la rinuncia a uscite ed incontri, per rimediare agli sbagli fatti in precedenza: in questo c'è stato il cambio di mie priorità rispetto a quelle dei nuovi amici citati nel messaggio precedente.
Tendo ad essere poco bilanciata in molte cose, talvolta credo anche nelle relazioni. Sto capendo solo ora che essere amici non vuol dire sentirsi e vedersi in modo continuo, anche perchè poi subentra la noia e il non sapersi cosa dire.
Cerco di non essere oppressiva nei rapporti con le persone per non rovinarli, essendo anche io la prima a non volere rapporti di amicizia totalitari. Dall'altra però non voglio farmi più mettere i piedi in testa da nessuno e farmi valere: quando ho osato dire un'opinione che contraddice la altrui ho spesso ricevuto voltafaccia.
In tutto questo pessimismo conservo qualche sogno, per cui qualcosa di positivo devo raggiungerlo.
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 1.6k visite dal 09/12/2015.
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