Problemi con le figure maschili

Buonasera, sono uno studente universitario e ho sempre pensato di avere grossi problemi con i maschi in generale, anche se non so bene in che natura.
Ci sto riflettendo particolarmente in questi giorni, a partire da quando ho visto per caso un programma in cui dei bambini cucinavano delle torte. In questo programma c'era un bambino bellissimo che ho pensato mi sarebbe tanto piaciuto avere come fratello piccolo; mi è così venuto in mente come fin da quando io stesso ero piccolo ho sempre avuto un fortissimo desiderio di avere un fratello minore, fino ad immaginarmi delle piccole scene in cui lui veniva nel mio letto quando la notte aveva paura, oppure aveva dei problemi a scuola e mi chiedeva consiglio perché ero l'unico che lo capiva davvero. Ho sempre avuto un particolare trasporto per i bambini un po' timidi ed introversi, proprio come quel bambino che ho visto in tv l'altro giorno. Ho pensato che, se quel bambino fosse stato mio fratello, io gli avrei voluto bene, l'avrei capito e l'avrei supportato.
Fin qui non sarebbe troppo strano, se non fosse che questo mio trasporto è diretto quasi sempre e solo nei confronti dei maschi (non fraintendetemi, avere una sorellina sarebbe stato più che fantastico, ma semplicemente "non è la stessa cosa"). Il problema è che, invece, coi maschi adulti ho un rapporto completamente diverso: mi fanno quasi paura, li evito persino senza accorgermene, a volte mi sento addirittura a disagio a parlare anche con quelli che conosco e so che sono persone squisite. Mi sembrano sempre degli estranei, delle figure troppo più potenti e forti rispetto a me per accettare di avermi attorno, così le rifuggo per evitare il confronto.
Mio padre è depresso fin da quand'ero piccolo e semplicemente per me non è mai esistito come padre. Non abbiamo sostanzialmente uno scambio che vada al di là delle necessità pratiche ed a volte nemmeno quelle. Non ha mai voluto o potuto curarsi ed ormai è troppo anziano per rimediare. In più anche io credo di essere depresso quindi dubito che ci sia spazio per migliorare davvero il rapporto.
Ho un fratello maggiore con cui ho un rapporto "anonimo": non ci odiamo, ci parliamo, stiamo abbastanza bene insieme ma non condividiamo nulla, non ci conosciamo davvero. In sostanza non ho mai avuto figure maschili di riferimento nella mia vita e ho riversato tutto l'amore su mia madre. Essendo io omosessuale non posso pensare che le due cose non siano in qualche modo oscuro correlate.
Sono arrivato alla conclusione che ci sia qualcosa di profondamente sbagliato in tutto ciò, perché non è normale stare per giorni a struggermi pensando a quanto voglio bene ad un bambino che non conoscerò mai (e non è la prima volta che mi capita, a ben pensarci).
Il modo in cui ho cercato di razionalizzare la faccenda è che ho un infinito desiderio di donare ad altri maschi, o magari semplicemente a persone che ne hanno bisogno, quell'affetto, quella comprensione e quella vicinanza che io da quei maschi non ho mai ricevuto. Però non essendo io uno psicologo volevo avere dei pareri in merito, avendo comunque l'intenzione di parlarne a voce con un vostro collega.
Vi ringrazio in anticipo.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
A me sembra che Lei abbia una bassa autostima e che il disagio che percepisce a contatto con altre figure maschili, con le quali ritiene di non essere all'altezza e di non meritare l'attenzione, possa venire da qui. Sarebbe utile riflettere sull'idea che ha di se stesso.
Interessante quanto ci racconta della relazione col papà e della malattia: forse Lei ha creduto, mentre cresceva, di non essere visto o di non essere importante per il papà, che in realtà soffriva di depressione. Questo potrebbe spingerla oggi a non stare bene con altre figure maschili e a ricercare quelle persone cui dare molto, magari come ricompensa...
Ovviamente queste sono ipotesi, da verificare.
Tuttavia, posso chiederLe se tutto ciò oggi è motivo di sofferenza per Lei o si tratta solo di una curiosità?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Utente
Utente
La ringrazio per la risposta.
Se devo essere sincero ho sempre capito che, se mio padre non c'era, non era pienamente colpa sua; la colpa che gli attribuisco è casomai quella di non aver voluto uscirne, non quella di esserci caduto dentro. Gli dò la colpa di non essersi impegnato per recuperare quando ancora poteva farlo.
Soffro molto per la mancanza di un rapporto con mio padre, ma è una sofferenza che in un certo senso potrei definire meglio come profonda tristezza e rassegnazione. Penso a cosa sarebbe potuto essere, a tutto ciò che non ho potuto vivere e che è una parte fondamentale dell'esperienza e dell'identità di chiunque (tanto più se maschio), a come forse oggi sarei più realizzato e non mi troverei a parlare di questi problemi.
E' anche questo che mi mette in confusione: credo di essere sempre stato in grado di analizzare razionalmente, almeno coscientemente, la condizione di mio padre, eppure oggi non sono in grado di rapportarmi razionalmente al genere maschile di cui pure faccio parte. Ho un desiderio intenso di donare (e ricevere) affetto, eppure rifuggo qualsiasi occasione in cui questo potrebbe capitare. La sofferenza è data dal fatto che non so se, come e a chi poter donare questo affetto, ma anche dal fatto che non riesco a capire se tutto ciò derivi da qualche problema irrisolto di altro genere.
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile ragazzo,
Da un punto di vista psicodinamico, a cui faccio riferimento, osserverei questa sua tendenza a prendersi cura di un fratello piu' piccolo in modo simbolico.
Il fratello piccolo potrebbe in realta' rappresentare Lei stesso.
Un bambino che non e' stato abbastanza curato e ascoltato e che Lei vorrebbe colmare di quelle attenzioni che ritiene gli debbano essere garantite.
Potrebbe essere un segnale importante che il Suo inconscio Le sta inviando per prendersi cura di se' .
Le porgo i miei saluti e anche io Le suggerisco di farlo, se vorra'.

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

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Utente
Utente
Gentile dottoressa,
mi perdoni la domanda che forse le sembrerà stupida, ma se si trattasse di un segnale come suggerisce lei non dovrebbe essere diretto ad entrambi i generi? Perché invece è molto più forte nei confronti del genere maschile?
Sì, io sono un maschio, ma la mia attenzione non dovrebbe comunque essere genericamente rivolta verso tutti i bambini che hanno bisogno di affetto?
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Perche' simbolicamente Lei rappresenta se' stesso in quel bimbo.
E' "Lei bambino" il fratellino di cui "lei adulto" desidera prendersi cura.