Aiuto per trovare la forza e una soluzione
[#1]
Cara signora,
La Sua scarna richiesta di consulto focalizzata intorno al tema della solitudine e' inquietante.
Oggi e' davvero difficile essere soli a meno che questa solitudine non sia talmente vasta e radicata dentro di se' da impedire di rendersi conto che gli altri ci sono. E talvolta gli altri, non parenti, possono essere anche più vicini dei parenti.
In un consulto precedente Lei chiedeva notizie di alcuni farmaci tranquillanti e anidepressivi. Ne fa ancora uso?
La Sua scarna richiesta di consulto focalizzata intorno al tema della solitudine e' inquietante.
Oggi e' davvero difficile essere soli a meno che questa solitudine non sia talmente vasta e radicata dentro di se' da impedire di rendersi conto che gli altri ci sono. E talvolta gli altri, non parenti, possono essere anche più vicini dei parenti.
In un consulto precedente Lei chiedeva notizie di alcuni farmaci tranquillanti e anidepressivi. Ne fa ancora uso?
Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132
[#2]
Gent.le Sig.ra,
ci ha scritto due anni fa per avere informazioni su un'eventuale terapia farmacologica per affrontare il disagio relativo alla solitudine,tuttavia quest'ultima pur essendo fonte di sofferenza, non va considerata come un disturbo psichico.
Nella sua attuale richiesta accenna di nuovo alla solitudine e alla ricerca di un supporto, tuttavia il ruolo dello psicologo non è quello di offrire parole di consolazione per lenire temporaneamente il dolore di chi sta chiedendo aiuto.
Il compito dello Psicologo è quello di entrare in relazione con chi sta vivendo un disagio, al fine di facilitare un processo di cambiamento che non si realizza sostituendosi all'altro e offrendogli soluzioni da mettere in pratica, ciò servirebbe soltanto a consolidare il senso di inadeguatezza e di impotenza vissuto da chi sta chiedendo aiuto.
Se vuole aggiungere qualcosa per descrivere la sua situazione restiamo in ascolto.
ci ha scritto due anni fa per avere informazioni su un'eventuale terapia farmacologica per affrontare il disagio relativo alla solitudine,tuttavia quest'ultima pur essendo fonte di sofferenza, non va considerata come un disturbo psichico.
Nella sua attuale richiesta accenna di nuovo alla solitudine e alla ricerca di un supporto, tuttavia il ruolo dello psicologo non è quello di offrire parole di consolazione per lenire temporaneamente il dolore di chi sta chiedendo aiuto.
Il compito dello Psicologo è quello di entrare in relazione con chi sta vivendo un disagio, al fine di facilitare un processo di cambiamento che non si realizza sostituendosi all'altro e offrendogli soluzioni da mettere in pratica, ciò servirebbe soltanto a consolidare il senso di inadeguatezza e di impotenza vissuto da chi sta chiedendo aiuto.
Se vuole aggiungere qualcosa per descrivere la sua situazione restiamo in ascolto.
Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it
[#3]
Ex utente
Rispondo prima alla Dott.Esposito:
non ho nessuno con cui discutere dei miei problemi.Non posso uscire di casa e fermare il primo sconosciuto/a che incontro e raccontargli tutto.
Alla lunga non funzionerebbe, non avrebbe la costanza ed è già difficile per un professionista.
la domanda che ho già fatto e che vorrei cancellare era un' informazione sul disturbo bipolare che a tutt'oggi non ho capito. La terapia che mi ha prescritto un medico successivamente ovviamente non ha niente a che vedere con quella domanda.
Dr.ssa Campione: ho compreso perfettamente, grazie è stata chiarissima.
Ora chi mi può aiutare per il cambiamento...
non ho nessuno con cui discutere dei miei problemi.Non posso uscire di casa e fermare il primo sconosciuto/a che incontro e raccontargli tutto.
Alla lunga non funzionerebbe, non avrebbe la costanza ed è già difficile per un professionista.
la domanda che ho già fatto e che vorrei cancellare era un' informazione sul disturbo bipolare che a tutt'oggi non ho capito. La terapia che mi ha prescritto un medico successivamente ovviamente non ha niente a che vedere con quella domanda.
Dr.ssa Campione: ho compreso perfettamente, grazie è stata chiarissima.
Ora chi mi può aiutare per il cambiamento...
[#6]
Gent.le Sig.ra,
ha mai preso in considerazione la possibilità di rivolgersi di persona ad uno psicologo? Sarebbe un'opportunità preziosa per elaborare la frustrazione che caratterizza il suo attuale vissuto e individuare le priorità rispetto alle quali avviare un percorso di crescita personale.
Amici e parenti possono offrire ascolto e sostegno momentanei specialmente nei momenti di esasperazione ma concretamente non possono farsi carico di una richiesta d'aiuto come quella da Lei espressa.
ha mai preso in considerazione la possibilità di rivolgersi di persona ad uno psicologo? Sarebbe un'opportunità preziosa per elaborare la frustrazione che caratterizza il suo attuale vissuto e individuare le priorità rispetto alle quali avviare un percorso di crescita personale.
Amici e parenti possono offrire ascolto e sostegno momentanei specialmente nei momenti di esasperazione ma concretamente non possono farsi carico di una richiesta d'aiuto come quella da Lei espressa.
[#7]
Ex utente
Infatti parenti e conoscenti non possono e non vogliono farsi carico di me e dei miei problemi. Affidare a noi stessi il compito e la responsabilità di "crescere" è come dare per scontato che avendo un pallone e calciandolo, si imparerà a giocare a calcio. Non è così semplice, e purtroppo non siamo tutti uguali.
Intendo che si può andare da tutti gli psicologi che si vuole, si può tentare di affrontare da soli tutte le difficoltà, ma se non si riesce, qualcuno dovrebbe nel frattempo dare il sostegno necessario per metterti in condizione, da solo, di risolvere i problemi e di superare gli ostacoli , o addirittura farsi carico nei casi più estremi se proprio non sei in grado.
Intendo che si può andare da tutti gli psicologi che si vuole, si può tentare di affrontare da soli tutte le difficoltà, ma se non si riesce, qualcuno dovrebbe nel frattempo dare il sostegno necessario per metterti in condizione, da solo, di risolvere i problemi e di superare gli ostacoli , o addirittura farsi carico nei casi più estremi se proprio non sei in grado.
[#10]
Gentile Signora,
Da quanto ripete nei Suoi post Lei sembra non attribuirsi alcuna autonomia.
Questa percezione da dove Le proviene?
In che famiglia e' nata? I suoi genitori? Non sto chiedendo per sapere quale aiuto Lei vorrebbe che le venisse dato ora, ma che formazione all'autonomia ha ricevuto.
Ha mai fatto ricorso alla Sua Asl per avere un inquadramento diagnostico della Sua personalita' e magari ricevere in quel contesto quell'aiuto terapeutico che vorrebbe?
Da quanto ripete nei Suoi post Lei sembra non attribuirsi alcuna autonomia.
Questa percezione da dove Le proviene?
In che famiglia e' nata? I suoi genitori? Non sto chiedendo per sapere quale aiuto Lei vorrebbe che le venisse dato ora, ma che formazione all'autonomia ha ricevuto.
Ha mai fatto ricorso alla Sua Asl per avere un inquadramento diagnostico della Sua personalita' e magari ricevere in quel contesto quell'aiuto terapeutico che vorrebbe?
[#11]
Gent.le Sig.ra,
se il processo di cambiamento dipendesse dalla volontà o da una "capacità" la psicoterapia non esisterebbe.
Una relazione d'aiuto tra una persona che vive un disagio e uno specialista (psicologo e/o psicoterapeuta) non è una relazione in cui c'è l'esperto che dice all'altro "cosa fare" o peggio cerca di instillare la forza di volontà per reagire alle difficoltà.
La relazione terapeutica è uno spazio protetto nel quale incontrare se stessi attraverso il terapeuta e attingere alle proprie risorse anziché delegare all'altro la responsabilità del cambiamento. Naturalmente sopratutto all'inizio prevale il bisogno di sentirsi accolti, compresi empaticamente e non giudicati ma quello non può che essere il punto di partenza di un percorso di crescita e di cambiamento e non soltanto di "cura" della patologia.
A tal proposito le suggerisco la lettura di questo articolo:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/153-perche-iniziare-una-psicoterapia.html
se il processo di cambiamento dipendesse dalla volontà o da una "capacità" la psicoterapia non esisterebbe.
Una relazione d'aiuto tra una persona che vive un disagio e uno specialista (psicologo e/o psicoterapeuta) non è una relazione in cui c'è l'esperto che dice all'altro "cosa fare" o peggio cerca di instillare la forza di volontà per reagire alle difficoltà.
La relazione terapeutica è uno spazio protetto nel quale incontrare se stessi attraverso il terapeuta e attingere alle proprie risorse anziché delegare all'altro la responsabilità del cambiamento. Naturalmente sopratutto all'inizio prevale il bisogno di sentirsi accolti, compresi empaticamente e non giudicati ma quello non può che essere il punto di partenza di un percorso di crescita e di cambiamento e non soltanto di "cura" della patologia.
A tal proposito le suggerisco la lettura di questo articolo:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/153-perche-iniziare-una-psicoterapia.html
[#13]
Ex utente
@Esposito
La mia ex-famiglia (perchè o non li vedo o non ci sono più!)
ha preteso, pretende, da sempre un'autonomia totale: sia economica che relazionale.
Quindi io ce l'ho una parte di autonomia, conquistata a prezzo di atroci sofferenze ma non è ancora abbastanza perchè in certe situazioni,le più difficili, che purtroppo ormai sono diventate frequentissime, credo avrei bisogno di aiuto perchè non in grado di risolverle da sola ed invece non ce l'ho.
La Asl l'aiuto economico non può darmelo, e neppure gli strumenti per essere indipendenti economicamente (cioè il lavoro).
Quind tempi addietro ho dovuto per forza accantonare l'inquadramento diagnostico della mia personalità e scegliere tra il mangiare o l'aiuto terapeutico: e ho scelto il pane. Entrami non ce l'ho fatta.
@Dott.Camplone: sono delusa!
Le avevo già risposto che avevo capito già la prima risposta, e invece lo riafferma di nuovo ma in termini diversi.
Leggerò il suo articolo.
La mia ex-famiglia (perchè o non li vedo o non ci sono più!)
ha preteso, pretende, da sempre un'autonomia totale: sia economica che relazionale.
Quindi io ce l'ho una parte di autonomia, conquistata a prezzo di atroci sofferenze ma non è ancora abbastanza perchè in certe situazioni,le più difficili, che purtroppo ormai sono diventate frequentissime, credo avrei bisogno di aiuto perchè non in grado di risolverle da sola ed invece non ce l'ho.
La Asl l'aiuto economico non può darmelo, e neppure gli strumenti per essere indipendenti economicamente (cioè il lavoro).
Quind tempi addietro ho dovuto per forza accantonare l'inquadramento diagnostico della mia personalità e scegliere tra il mangiare o l'aiuto terapeutico: e ho scelto il pane. Entrami non ce l'ho fatta.
@Dott.Camplone: sono delusa!
Le avevo già risposto che avevo capito già la prima risposta, e invece lo riafferma di nuovo ma in termini diversi.
Leggerò il suo articolo.
[#14]
Gent.le Sig.ra,
non so a quale servizio della ASL si è rivolta, ma le consiglierei di prendere contatto con il Consultorio Familiare che è quasi gratuito dato che prevede soltanto il pagamento del ticket.
Mi spiace deluderla ma la consulenza on line che offriamo in questo portale non può essere considerata sostitutiva di intervento terapeutico, non a caso in fondo a questa pagina trova le seguenti avvertenze:
"MEDICITALIA.it propone contenuti a solo scopo informativo e che in nessun caso possono costituire la prescrizione di un trattamento o sostituire la visita specialistica o il rapporto diretto con il proprio medico curante.
Vedi le Linee Guida per l'uso dei consulti online."
Nella mia replica precedente ho messo in evidenza il rischio connesso ad assumere atteggiamenti collusivi da parte dello specialista con la delega di responsabilità che Lei esprime piuttosto esplicitamente, purtroppo tale delega inevitabilmente fa parte del problema, non della sua soluzione, per questo va riconosciuta nell'accogliere la richiesta d'aiuto.
non so a quale servizio della ASL si è rivolta, ma le consiglierei di prendere contatto con il Consultorio Familiare che è quasi gratuito dato che prevede soltanto il pagamento del ticket.
Mi spiace deluderla ma la consulenza on line che offriamo in questo portale non può essere considerata sostitutiva di intervento terapeutico, non a caso in fondo a questa pagina trova le seguenti avvertenze:
"MEDICITALIA.it propone contenuti a solo scopo informativo e che in nessun caso possono costituire la prescrizione di un trattamento o sostituire la visita specialistica o il rapporto diretto con il proprio medico curante.
Vedi le Linee Guida per l'uso dei consulti online."
Nella mia replica precedente ho messo in evidenza il rischio connesso ad assumere atteggiamenti collusivi da parte dello specialista con la delega di responsabilità che Lei esprime piuttosto esplicitamente, purtroppo tale delega inevitabilmente fa parte del problema, non della sua soluzione, per questo va riconosciuta nell'accogliere la richiesta d'aiuto.
[#15]
Cara Signora,
Non serve a molto ora disquisire se per Lei sarebbe stato meglio fare delle scelte diverse quando aveva ancora una Sua famiglia che potesse sostenerla.
Ora si troverebbe in una situazione diversa sia sotto l'aspetto relazionale sia economico.
Lei sembra comunicare di non essersi sentita mai sostenuta.
Ma questo e' un discorso complesso che potrebbe avere origine nella Sua infanzia e avrebbe dovuto essere elaborato gia' da allora.
Una famiglia che respinge un componente che ha dei problemi andrebbe vista nel suo insieme. Non si puo' dire nulla se non si hanno tutti gli elementi per valutare.
A oggi Lei pero' si trova sola e in difficolta'.
Certamente non e' la Asl a potere risolvere tutti i Suoi problemi ma dei Servizi Sociali che possano darLe un aiuto terapeutico o materiale esistono.
Provi a chiedere un colloquio per esprimere le Sue difficolta' avendo un po' di speranza. La fiducia sarebbe forse ancora prematuro ipotizzarla, ma la speranza penso sia possibile.
Lei e' una donna ancora giovane e in grado di migliorare!
Le formulo i migliori auguri. Spero che ci faccia avere presto Sue notizie positive.
I miei saluti cara Signora.
Non serve a molto ora disquisire se per Lei sarebbe stato meglio fare delle scelte diverse quando aveva ancora una Sua famiglia che potesse sostenerla.
Ora si troverebbe in una situazione diversa sia sotto l'aspetto relazionale sia economico.
Lei sembra comunicare di non essersi sentita mai sostenuta.
Ma questo e' un discorso complesso che potrebbe avere origine nella Sua infanzia e avrebbe dovuto essere elaborato gia' da allora.
Una famiglia che respinge un componente che ha dei problemi andrebbe vista nel suo insieme. Non si puo' dire nulla se non si hanno tutti gli elementi per valutare.
A oggi Lei pero' si trova sola e in difficolta'.
Certamente non e' la Asl a potere risolvere tutti i Suoi problemi ma dei Servizi Sociali che possano darLe un aiuto terapeutico o materiale esistono.
Provi a chiedere un colloquio per esprimere le Sue difficolta' avendo un po' di speranza. La fiducia sarebbe forse ancora prematuro ipotizzarla, ma la speranza penso sia possibile.
Lei e' una donna ancora giovane e in grado di migliorare!
Le formulo i migliori auguri. Spero che ci faccia avere presto Sue notizie positive.
I miei saluti cara Signora.
Questo consulto ha ricevuto 15 risposte e 2.2k visite dal 02/12/2015.
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