Difficoltà relazionali
Ho 21 anni e sono sempre stata una ragazza molto introversa, fin da bambina; un tratto caratteriale con cui fino a qualche anno fa riuscivo perfettamente a convivere, in tanti lo notavano a scuola e a casa, ma tutti mi dicevano che con il tempo sarei cambiata, l'adolescenza mi avrebbe cambiata. Non è stato così. Dopo il diploma sono andata a studiare lontano da casa, pensavo che un cambiamento così drastico mi avrebbe aiutato ad aprirmi, a confrontarmi senza timore con il mondo esterno. Non mi pento di questa scelta, ma sento che le mie difficoltà non sono affatto diminuite. Non ho amici, né all'università, né quando torno a casa avendo avuto sempre difficoltà relazionali ( ma non so perché negli anni passati questa mancanza relazionale non mi faceva soffrire), quando sono in gruppo parlo poco, mi sento estranea, distante da tutti gli altri. Mi sforzo anche di stare in compagnia, di unirmi agli altri nonostante sia per me un motivo più di disagio che di svago, ma ciò non mi porta a stringere amicizie che vadano oltre il semplice saluto. Ho l'impressione di star lasciando un vuoto relazionale dietro e soprattutto dentro di me che mi sta consumando, avverto un peso, una fatica che non va via nemmeno quando dormo. In più questa solitudine non mi permette nemmeno di sfogare il mio stato d'animo con qualcuno, qualche volta scrivo per cercare di tirar fuori le mie angosce, magari cercare di capirne la causa, che non capisco quale possa essere avendo avuto un'infanzia normalissima, con i miei genitori sempre pronti ad ascoltarmi e supportarmi. In questi mesi ho la tentazione di lasciar tutto: l'università, i miei pochi hobby... Sono stanca e mi chiedo se abbia senso passare ogni giorno in questo modo. Cosa posso fare?
[#1]
Gentile ragazza,
"sento" il peso della sua solitudine, il suo scoraggiamento.
Lei nel tempo qualche tentativo l'ha fatto. Ma non ha portato gli esiti desiderati.
Non ha mai pensato di chiedere aiuto?
Di persona, intendo.
Lei ci ha scritto con grande sincerità, lucidità, trasparenza. Perchè non usare tutto ciò in un rapporto vis-à-vis con un nostro Collega?
La sua città è ricca di opportunità.
"sento" il peso della sua solitudine, il suo scoraggiamento.
Lei nel tempo qualche tentativo l'ha fatto. Ma non ha portato gli esiti desiderati.
Non ha mai pensato di chiedere aiuto?
Di persona, intendo.
Lei ci ha scritto con grande sincerità, lucidità, trasparenza. Perchè non usare tutto ciò in un rapporto vis-à-vis con un nostro Collega?
La sua città è ricca di opportunità.
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Gentile Ragazza,
anch'io come la Collega credo che, prima di mollare tutto, sia importante che lei sia dia un'opportunità per volersi bene, nel senso di chiedere un consulto psicologico che l'aiuti a capire e ad affrontare i disagi nel relazionarsi con gli altri.
Buttare la spugna può essere controproducente perché potrebbe farla sentire ancora di più "sbagliata" e in colpa per tutti i tentativi che ha messo in campo per "vincersi" e che poi ha dovuto abbandonare.
Certo, per una persona introversa e che parla poco come lei non deve essere stato facile confrontarsi con la realtà universitaria in una nuova città, è ammirevole e coraggioso il suo tentativo di "buttarsi", ma forse è stato, come dice lei, un po' troppo drastico e forse ha messo più in luce le sue difficoltà o piuttosto l'ha resa più consapevole dei suoi timori nel relazionarsi con gli altri.
Finchè uno rimane nel suo ambiente riesce bene o male a conviverci; è quando una persona esce "dal guscio" che d'un tratto sembra di non riuscire a tollerare più niente, a soffrirne di più; è comprensibile, tutto, città e persone sono diverse e ci lasciano più "scoperti" (vulnerabili).
Dalle sue parole comunque emerge come sia vivo il bisogno di scriverne, parlarne con qualcuno e allora .. lo faccia, di persona, è il primo passo per abbattere questo senso di solitudine.
Un caro saluto
anch'io come la Collega credo che, prima di mollare tutto, sia importante che lei sia dia un'opportunità per volersi bene, nel senso di chiedere un consulto psicologico che l'aiuti a capire e ad affrontare i disagi nel relazionarsi con gli altri.
Buttare la spugna può essere controproducente perché potrebbe farla sentire ancora di più "sbagliata" e in colpa per tutti i tentativi che ha messo in campo per "vincersi" e che poi ha dovuto abbandonare.
Certo, per una persona introversa e che parla poco come lei non deve essere stato facile confrontarsi con la realtà universitaria in una nuova città, è ammirevole e coraggioso il suo tentativo di "buttarsi", ma forse è stato, come dice lei, un po' troppo drastico e forse ha messo più in luce le sue difficoltà o piuttosto l'ha resa più consapevole dei suoi timori nel relazionarsi con gli altri.
Finchè uno rimane nel suo ambiente riesce bene o male a conviverci; è quando una persona esce "dal guscio" che d'un tratto sembra di non riuscire a tollerare più niente, a soffrirne di più; è comprensibile, tutto, città e persone sono diverse e ci lasciano più "scoperti" (vulnerabili).
Dalle sue parole comunque emerge come sia vivo il bisogno di scriverne, parlarne con qualcuno e allora .. lo faccia, di persona, è il primo passo per abbattere questo senso di solitudine.
Un caro saluto
Dott.ssa Ilaria La Manna
Psicologa Psicoterapeuta - Padova
[#3]
Utente
Gentile dott.ssa Brunialti e gentile dott.ssa La Manna, innanzitutto grazie per le tempestive risposte. Ho pensato di chiedere più volte aiuto, in alcune circostanze ho anche parlato con una persona di fiducia, raccontandole il mio stato d'animo, le mie difficoltà. Ma io vorrei evitare, almeno per il momento, uno psicologo, forse perché i miei genitori, quando ho accennato a questa possibilità, si sono dimostrati contrari, vedendo in questo mio malessere solo uno stato d'animo passaggero. Forse è così, con il tempo migliorerò, o molto probabilmente imparerò a convivere con le mie difficoltà. So solo che questo 'disturbo' non mi dà pace, ed anche la scrittura, che mi aiuta, rappresenta un semplice palliativo rispetto al parlare o semplicemente raccontare a qualcuno come io mi senta, meglio se questo qualcuno mi conosce, magari può aiutarmi a capire da dove vengano queste mie difficoltà, ma la solitudine e il vuoto attorno a me fanno sì che non ci sia nessuno con cui parlare, confidarmi. Mi chiedo spesso se non ci sia qualcosa di sbagliato in me che mi impedisce di relazionarmi in maniera normale e serena.
[#4]
Probabilmente i suoi genitori vogliono rimandarle l'idea che queste difficoltà di relazionarsi e di questa sua "chiusura" siano appunto passeggere e che non necessitino di un consulto psicologico.
E da un certo punto di vista è così, mi spiego: nell'introversione, nel modo di vivere e conoscere il mondo più dal di dentro che dall'esterno, per cui le parole non sono così immediate ma hanno bisogno di tempo, di riflessione, di accoglimento da parte degli altri, non c'è assolutamente niente che non vada o che debba essere migliorato
Come ci sono le persone estroverse, ci sono quelle introverse.
Un conto però è essere introversi o un po' timidi, diverso è il fatto di "limitarsi" la vita e i propri rapporti interpersonali, per usare una sua espressione "il vuoto attorno a me".
Il suggerimento di un consulto psicologico è dovuto al fatto di poter capire con la guida di un professionista cosa non le permette di entrare in relazione con l'altro, cosa la frena, cosa teme e le fa paura e poi da lì cercare di affrontare queste sue difficoltà, perché è possibile, non credo che sia giusto che lei si debba "rassegnare" o conviverci.
E anche il percorso universitario potrebbe pesarle a lungo andare
Perché con calma non ne prova a riparlare con i suoi genitori, spiegando loro come si sente, come le "pesa" questo momento visto anche che è lontana da casa.
Come la vede questa possibilità?
Non c'è nulla di sbagliato in lei, forse deve solo trovare una persona di cui fidarsi e a cui affidarsi, a cui aprirsi a cuore aperto.
Un caro saluto
E da un certo punto di vista è così, mi spiego: nell'introversione, nel modo di vivere e conoscere il mondo più dal di dentro che dall'esterno, per cui le parole non sono così immediate ma hanno bisogno di tempo, di riflessione, di accoglimento da parte degli altri, non c'è assolutamente niente che non vada o che debba essere migliorato
Come ci sono le persone estroverse, ci sono quelle introverse.
Un conto però è essere introversi o un po' timidi, diverso è il fatto di "limitarsi" la vita e i propri rapporti interpersonali, per usare una sua espressione "il vuoto attorno a me".
Il suggerimento di un consulto psicologico è dovuto al fatto di poter capire con la guida di un professionista cosa non le permette di entrare in relazione con l'altro, cosa la frena, cosa teme e le fa paura e poi da lì cercare di affrontare queste sue difficoltà, perché è possibile, non credo che sia giusto che lei si debba "rassegnare" o conviverci.
E anche il percorso universitario potrebbe pesarle a lungo andare
Perché con calma non ne prova a riparlare con i suoi genitori, spiegando loro come si sente, come le "pesa" questo momento visto anche che è lontana da casa.
Come la vede questa possibilità?
Non c'è nulla di sbagliato in lei, forse deve solo trovare una persona di cui fidarsi e a cui affidarsi, a cui aprirsi a cuore aperto.
Un caro saluto
[#5]
<<ma la solitudine e il vuoto attorno a me fanno sì che non ci sia nessuno con cui parlare, confidarmi. Mi chiedo spesso se non ci sia qualcosa di sbagliato in me che mi impedisce di relazionarmi in maniera normale e serena.<<
Domande più che legittime.
Ma se non riesce a dare una risposta, perchè non chiedere aiuto?
Capisco che - a causa della giovane età - sia ancora dipendente dal parere dei Suoi; ma il malessere è Suo; la ricerca di un aiuto è Suo.
Domande più che legittime.
Ma se non riesce a dare una risposta, perchè non chiedere aiuto?
Capisco che - a causa della giovane età - sia ancora dipendente dal parere dei Suoi; ma il malessere è Suo; la ricerca di un aiuto è Suo.
[#6]
Utente
Gentili dott.sse vi ringrazio nuovamente per le risposte. Ho pensato più volte di consultare uno psicologo, e ora che le mie difficoltà diventano di giorno in giorno insostenibili, credo che quanto prima lo farò. Solo che non vorrei intraprendere un percorso di più sedute, vorrei chiedere un consulto, magari di una sola seduta, in cui raccontare, spiegare, sfogare il mio stato d'animo. Ovviamente non mi aspetto qualcosa di risolutivo; ma credete che, anche una sola volta, possa farmi stare meglio, possa essere utile per alleviare almeno un po' il peso che io avverto?
[#8]
Utente
Perché i miei genitori sono contrari. Più volte ho espresso questo mio desiderio, ma loro mi hanno detto che con il tempo cambierò, che le circostanze mi porteranno ad essere una persona diversa. Una sola seduta potrei farla anche a loro insaputa, con qualche risparmio; è una ragione economica. So che l'università mette a disposizione un servizio di consulenza psicologica gratuito, ma i tempi di attesa sono troppo lunghi. Grazie ancora per la risposta.
[#9]
I suoi genitori ... mi hanno detto che.. ecc.
Tant'è che Lei ha scritto qui per sentire non tanto un parere qualsiasi, quanto una vision professionale.
Se i tempi di attesa all'Università sono lunghi, "meglio tardi che mai".
Veda Lei se accondiscendere ai Suoi genitori, oppure se decidere in proprio.
Tant'è che Lei ha scritto qui per sentire non tanto un parere qualsiasi, quanto una vision professionale.
Se i tempi di attesa all'Università sono lunghi, "meglio tardi che mai".
Veda Lei se accondiscendere ai Suoi genitori, oppure se decidere in proprio.
Questo consulto ha ricevuto 9 risposte e 2k visite dal 23/11/2015.
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