Incomprensioni

Conosco un ragazzo da tre anni. Una storia iniziata un po’ per gioco, iniziamo a vederci la sera ma non riesco ad essere spontanea con lui. Mi sento a disagio, non riesco a relazionarmi in modo spontaneo,parlo poco con lui, chiedo poco. Non ci raccontiamo nulla del privato, parliamo spesso di lavoro e argomenti futili. Mi dice che vive da solo e dopo un anno mi arriva un messaggio dove mi scrive che accompagna i suoi bimbi ad una gita.A distanza di 7 mesi inizia a mandarmi messaggi in cui mi scrive ti voglio bene. Mi chiede se gli voglio bene (perche’ per lui è importante saperlo), se mi è mancato, dice di avere bisogno di conferme, perche’ dietro un aspetto da uomo duro lui è fragile.Non rispondo alle sue domande, mi mandano in confusione. Inizia a dirmi che sono anaffettiva,spigolosa,arida ,enigmatica, faccio la sostenuta,che sente il mio imbarazzo quando lui mi abbraccia, mi chiede se sono cosi’ anche con gli altri.Una sera mi dice che lo illudo come altre, che lo chiamo quando non so cosa fare. Ai suoi atteggiamenti affettuosi alterna periodi in cui è freddo, a volte scostante. Un pomeriggio mentre mi bacia, mi allontano non so se per gioco o inconsciamente, lui si distacca,fa notare in modo arrabbiato il mio atteggiamento, gli scrivo una mail,dove spiego il mio distacco dovuto ad un uomo poco chiaro, che non racconta nulla di se’,della sua famiglia, e da questo mio distacco l’appellativo di anaffettiva e vari. Lui mi scrive ne parliamo, ma non abbiamo mai un confronto.Per rabbia un pomeriggio dopo aver sentito dire ad una sua amica “ti ho visto l’altra sera ,ero con moglie e bimbi” gli mando un messaggio in cui gli scrivo quanto è stato squallido nascondere una famiglia per due anni e che mi faceva schifo il suo comportamento.Mi risponde dicendo di non chiamarlo più e che sono incommentabile.Dopo 8 mesi di silenzio gli scrivo un messaggio di auguri per il compleanno.Lui mi chiede di vederci per un caffé. ci vediamo ,mi dice di essere contento di rivedermi,ci abbracciamo e baciamo, non affrontiamo nessun discorso, restiamo d’accordo di vederci.Ricominciamo a vederci ogni tanto, una sera litighiamo, mi dice che sono una “stronza”,perché affettuosa nei messaggi e quando lo vedo sono diversa, con rabbia mi dice che non si è dimenticato del messaggio offensivo che gli avevo mandato,che lui è passionale e io fredda.ci rivediamo ancora e .Al ritorno delle vacanze lui contentissimo di vedermi, mi dice “mi piaci tantissimo”, “sei bella”,lo vedo affettuoso come i primi tempi.Mi riscrive una settimana dopo chiedendomi di vederci e poi sparisce.Gli mando un messaggio dicendo che è sfuggente, che non lo capisco,che i suoi momenti di dolcezza alternati a freddezza mi disorientano.Mi risponde dicendomi “scusa sono incasinato”.Dopo quel messaggio una sera mi scrive “amore voglio vederti anch’io”, ci vediamo la sera successiva,passa a prendermi,lo vedo già arrabbiato e non rilassato. Lo allontano dopo un bacio, in preda alla rabbia mi accompagna a casa.Gli chiedo scusa ma non vuole sentirmi,mi dice siamo diversi, non siamo compatibili, con te non sono felice, possiamo vederci volentieri per un caffe’ (di giorno possibilmente).Ho bisogno di parlane,non riesco ad accettare il fatto di non essere mai riuscita a parlare con lui delle mie sensazioni,di non aver avuto un dialogo ma un rapporto mai chiarito che mi ha fatto soffrire.Mi rendo conto a volte del mio distacco e di essere riuscita a trasmettere poco i miei sentimenti. Non so cosa pensi lui di me,non capisco se prova sentimenti per me,non capisco i suoi atteggiamenti di rabbia e se a lui potrebbe interessare ancora qualcosa e quanto possa essere utile un confronto.Non capisco quanto lui sia riuscito a manipolarmi,se cercava affettività in questo rapporto e perché nell’ultimo periodo ci sono stati episodi di forte rabbia, dicendomi anche di sentirsi a disagio.

Grazie.




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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Gentile utente,
ci sta dicendo che lui ha una famiglia?
Lo chiedo per esserne certa; la Sua narrazione ne accenna, ma non dice esplicitamente.

E' segno del Suo imbarazzo? della Sua difficoltà?

Certamente, da quanto Lei narra, il "lui" è poco chiaro.
Ma anche Lei con noi.

Lei cosa si aspettava da questa relazione?
E lui, secondo Lei?
Perchè lo definisce "ragazzo"? Ragazzo di 40 anni (cioè uomo), oppure ragazzo di 30?



Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#2]
Utente
Utente
buona sera dott.ssa,non lo so se lui ha una famiglia.ha 2 figli.Inizialmente mi aveva detto di vivere da solo, poi ho sentito che parlava di moglie e bimbi.
Non è segno del mio imbarazzo, ma sicuramente della poca chiarezza.
inizialmente non avevo aspettative per questa relazione, ma la sua ricerca di affettività iniziale mi ha messo un po' in crisi.Non riuscivo a capire cosa cercasse e non capisco oggi la sua irascibilità.
E' un uomo di 40 anni.
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Quella che descrive sembrerebbe una non-relazione ossia un'esperienza contrassegnata dall'assenza e dalla distanza oltre che dal timore reciproco di rivelarsi all'altro.
Una non-relazione nella quale entrambi sembrate intrigati più dall'ambiguità della situazione, che coinvolti dall'emozione di scoprire l'altro.
Una non-relazione che si nutre di un fin troppo prevedibile gioco delle parti che cerca di sfuggire al consueto copione predatore/preda attraverso la discontinuità ...l'intermittenza della presenza fisica e affettiva.
Fin qui sembrerebbe tutto fin troppo chiaro, tranne un paio di particolari tutt'altro che trascurabili: ovvero quali bisogni affettivi ognuno di voi abbia cercato di gratificare attraverso questa non-relazione.

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

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Utente
Utente
Una non relazione dalla quale non riesco a staccarmi.potrebbe essere utile,secondo il suo parere,un confronto con lui ?
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87

La difficoltà a "voltare pagina" c'è sempre quando non ci diamo l'opportunità di metabolizzare un'esperienza insieme alle emozioni e ai significati che le appartengono.