Separazione e figli

Sono separato di fatto dal mese di agosto, seppure già dalla primavera ero andato via di casa.
Mi sono sistemato in un'altra casa, dove vivo solo ma quotidianamente mi vedo con la mia nuova compagna (di cui sono, ovviamente, innamorato), la quale saltuariamente resta anche a dormire con me.
Vedo i miei due figli (3 e 5 anni) con regolarità, seppure poche ore al giorno, causa scuola e mio lavoro. Un giorno nel fine settimana li tengo con me, anche se ancora non hanno visto la mia nuova casa e non hanno mai dormito con me.
Con la mia ex moglie, dopo un periodo di grande tensione dovuto all'inizio della pratica di separazione legale, il rapporto è ritornato nella cordialità ma si è bloccata la pratica di separazione legale.
Dopo il primo periodo di difficoltà, lo scorso weekend avevo trovato finalmente grande serenità, convinto di aver fatto la cosa giusta. In passato se razionalmente ero certo della mia decisione, spesso provavo grande senso di colpa nei confronti della mia ex, perchè lasciata sola con due figli a 40 anni..
Martedì scorso ho avuto una discussione con la mia nuova compagna, la quale mi ha fatto notare come la pratica di separazione legale abbia avuto uno stallo completo. Lei non si intromette nel mio rapporto con la mia ex, non mette parola nella gestione del rapporto con i figli, tuttavia mi ha fatto notare che la mia separazione non è stata definita e che lei soffre per questo.
Stamani ho avuto una mazzata: la mia ex moglie mi ha detto che mio figlio di 5 anni le ha detto che è triste perchè noi non siamo una famiglia, atteso che non stiamo insieme.Che lui avrebbe voluto che tutti stessimo nel letto grande insieme. Quando ho chiesto a lui, mi ha detto che lui sta bene, ma che sarebbe più felice se io fossi a casa.
Inutile dire che per la serenità di mio figlio farei qualsiasi cosa.
Non amo la mia ex moglie, amo la mia nuova compagna ma sapere che mio figlio non è felice rende tutto triste per me e non riuscirei a vivere il quotidiano.
Cosa fare in queste situazioni?
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Gentile utente papà,

<<Stamani ho avuto una mazzata: la mia ex moglie mi ha detto che mio figlio di 5 anni le ha detto che è triste perchè noi non siamo una famiglia, atteso che non stiamo insieme.Che lui avrebbe voluto che tutti stessimo nel letto grande insieme.<<

perchè si meraviglia? E' il sogno di tutti i figli, di ogni età, vedere i propri genitori insieme, "vissero felici e conteneti" fino alla fine.

Ma i genitori non sono solo genitori, bensì anche persone, e talvolta questi due ruoli collidono creando certamente sofferenze.


<<Inutile dire che per la serenità di mio figlio farei qualsiasi cosa.<<, ma stare con una moglie che non si ama più non fa bene neppure ai figli.

Lei chiede "Che fare".
Innanzi tutto accettare la sofferenza, cercando di minimizzarne tutti gli elementi possibili.
Anche i bimbi vanno aiutati. In parecchie città ci sono ormai "gruppo di parola" proprio per loro, dove possono esprimersi - disegnando, mimando - sulla situazione che stanno vivendo.

A Lei consiglio di farsi aiutare di persona da un/a Collega con esperienza: altrimenti corre concretamente il rischio di far soffrire tutti: nuova compagna, ex, figli, se stesso.



Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

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Attivo dal 2015 al 2017
Ex utente
Grazie per le preziose indicazioni, che confermano quello che razionalmente penso anche io. Mi chiedo, pero', se come accennatomi dalla mia ex moglie, sia giusto far passare ai bambini dei momenti in cui ci siamo io e la mia ex moglie. Non mi sembra una buona idea, perchè sarebbe la rappresentazione di qualcosa che non esiste. Non sarebbe piu' utile che mio figlio potesse iniziare a dormire con me, ritrovando, se non il vecchio nucleo familiare, anche dei momenti di maggiore intimita' con me?
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile Signore,
Non si puo' dire cosi' a priori cosa sarebbe meglio per i suoi bambini che sono entrambi molto piccoli e quindi bisognosi di un ambiente giusto per loro.
Certamente la Sua vicinanza fisica, emotiva, rassicurante, strutturante e' indispensabile per loro in quanto la figura del "padre" e' in tutti i modelli di psicologia molto rilevante e la sua scarsa presenza dannosa.
Su questo e' Lei che deve riflettere, soprattutto sapendo che i bambini "sentono" tutto cio' che accade intorno a loro, a prescindere dalle "parole" che vengono usate per spiegarglielo.
Forse un aiuto potrebbe arrivare da una consulenza psicoterapeutica di persona.
I migliori saluti.

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Gent.le Utente,
si tratta di uno scenario che coinvolge tre adulti (la sua ex moglie, la sua compagna e Lei) e due bambini ognuno con bisogni affettivi diversi nonché emozioni e aspettative non condivise e quindi implicite.
Il processo di separazione che prelude al divorzio non riguarda soltanto l'organizzazione di un nuovo stile di vita e l'espletamento delle procedure legali, è un processo che rende necessaria una nuova "geografia" delle relazioni affettive e familiari nella quale i confini vanno disegnati ex novo ma sopratutto resi visibili a se stessi e all'altro.
In questo processo dubbi, sensi di colpa e di inadeguatezza spesso accompagnano gli ex coniugi insieme all'ambivalenza che rende ogni scelta una nuova opportunità per distruggere o costruire legami affettivi con o senza il contributo dell'altro.
Non credo che tutto ciò sia riconducibile alla preferenza di un comportamento piuttosto che un altro, sarebbe una semplificazione che lascerebbe molte domande senza risposta.
I bambini sono straordinariamente bravi a nascondere il loro dolore se intuiscono che esso li rende meno amabili agli occhi del genitore, quindi forse la prima domanda da farsi è: sono disposto ad accogliere la tristezza di mio figlio e aiutarlo a condividerla con me o con la mia ex moglie?

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

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Attivo dal 2015 al 2017
Ex utente
Non penso di voler accogliere la tristezza, io voglio accogliere la felicità di mio figlio. Capisco che l'esistenza umana è fatta anche di tristezza, credo che la prospettiva da cui muoversi è però quella di tendere alla felicità.Trovo normale che mio figlio vorrebbe il padre e le madre insieme ed un modello di famiglia felice. Ma io non amo più mia moglie. Quindi la domanda è un'altra: io per mio figlio tornerei a vivere la casa con una donna che non amo, ma ciò ci porta alla felicità? Credo che non sia questa la via migliore, semmai devo trovare la forza di vincere i sensi di colpa verso mia ex moglie e anche verso i figli, cercando di proiettarli piano piano e un passo alla volta verso una nuova realtà, in cui ci sono sempre un padre e una madre che si prendono cura di loro. Dove ci sono due abitazioni in cui i figli possono stare (mio figlio mi chiede sempre della nuova casa perchè io ebbi ad accennargli che vivo altrove. Gli avevo detto che avremmo vista casa appena ultimati i lavori, poi mia ex moglie mi ha detto che ritiene sia presto, quindi si è bloccato anche ciò insieme alle pratiche di separazione legale). Penso, quindi, che occorra andare avanti, perchè solo liberandomi da questi sensi di colpa si potrà vivere meglio il quotidiano.
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
"Non penso di voler accogliere la tristezza, io voglio accogliere la felicità di mio figlio."

Le emozioni e i sentimenti degli altri non possiamo sceglierli, se ad un bambino viene negata la possibilità di condividere le emozioni negative con le sue figure di riferimento, imparerà che quando è triste non può rivolgersi ai suoi genitori e sarai lui a sentirsi in colpa per essere triste.
La felicità non si costruisce negando la sofferenza, il dolore taciuto fa male due volte e questo vale ancora di più per un bambino che non può avere la consapevolezza e le responsabilità di un adulto.


"devo trovare la forza di vincere i sensi di colpa verso mia ex moglie e anche verso i figli"

I sensi di colpa non si estinguono con la forza di volontà o la tenacia, se ci si attribuisce una colpa, intanto sarebbe importante comprendere qual'è altrimenti la ferita rischia di restare aperta e non è possibile avviare alcun processo di "cicatrizzazione" che, a sua volta non può prescindere dalla consapevolezza delle proprie scelte e dalle implicazioni che esse hanno sulla vita dei suoi familiari, in primis dei suoi figli.


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Attivo dal 2015 al 2017
Ex utente
Ma quando dico che non voglio accogliere la tristezza intendo che vorrei sempre la felicità di mio figlio. Difatti ho aggiunto che la vita è fatta di gioie e dolori. Io ho un rapporto ottimo con i miei figli, che ho scoperto proprio da separato. In famiglia si tende a trascurare i figli sapendo che sono sempre li ad aspettarti. Da separato vivi al massimo il tempo che ti è concesso con loro ed apprezzi la loro presenza come qualcosa di prezioso e irrinunciabile.
I sensi di colpa sono chiari: io per venti anni sono stato con la mia ex moglie, un rapporto senza grosse complicazioni, fatto di tradimenti da parte mia. Lei è stata la prima storia vera, mi ha accudito all'università e più che amore ho sempre provato un grande senso di riconoscimento. L'avevo già lasciata per un'altra donna, ma trasferendomi di città ho "salvato" il matrimonio. Poi ho incontrato l'attuale compagna, mi sono innamorato. Credo sia ingiusto lasciare una persona cos' all'età di 40 anni. Io mi sono già proiettato verso una nuova vita, lei no. Questo è il mio grande senso di colpa. Così come sapere che mio figlio le dice che vorrebbe avermi a casa, mentre io sono altrove non è una cosa che mi fa stare bene. Il problema è che tornare a casa non mi pare la reale soluzione al problema, avendo provato quanto è stretta una stanza quando la tua testa è alla ricerca di un'altra persona.
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
"In famiglia si tende a trascurare i figli sapendo che sono sempre li ad aspettarti"

Lo dice usando la terza persona come se fosse una consuetudine alla quale nessuno è in grado di sottrarsi, solo che qui sta parlando della sua famiglia e non credo che generalizzare ci aiuto a mettere a fuoco gli aspetti che la riguardano.

"I sensi di colpa sono chiari: io per venti anni sono stato con la mia ex moglie, un rapporto senza grosse complicazioni, fatto di tradimenti da parte mia. Lei è stata la prima storia vera, mi ha accudito all'università e più che amore ho sempre provato un grande senso di riconoscimento. "

Non è condannandosi senza appello che metterà a tacere i suoi sensi di colpa, tanto meno può cogliere l'opportunità di apprendere dall'esperienza del passato.
Mi chiedo che se "l'accudimento" che ha cercato in sua moglie all'inizio della vostra relazione, non sia un bisogno affettivo che ora sta rivolgendo alla sua nuova compagna, dalla quale vorrebbe attingere la forza per affrontare questa situazione, come ha detto lei stesso nella precedente richiesta di consulto.


"L'avevo già lasciata per un'altra donna, ma trasferendomi di città ho "salvato" il matrimonio."
Di nuovo il comportamento (in questo caso la fuga) è solo l'ultimo anello della catena di eventi, esperienze ed emozioni che riguardano il suo percorso di vita individuale e relazionale. Non è fuggendo infatti che poteva salvare il suo matrimonio, al contrario se c'erano dei "nodi da sciogliere" andavano affrontati insieme. Nelle relazioni di coppia bisogna uscire dalla logica "io vinco/ tu perdi", si vince o si perde ma insieme non da soli.


"credo sia ingiusto lasciare una persona cos' all'età di 40 anni. "

Non ci sono consuetudini alle quali uniformarsi, e forse è giusto così, poiché si tratta di scelte che implicano un'assunzione di responsabilità da parte di chi le compie e di chi le subisce ma non certo da parte dei bambini coinvolti.