Mi sento sola, apatica e rapporto con mio padre non umano

Buonasera, premetto che il testo sarà un po' lungo perché vorrei spiegarvi bene la mia situazione di cui non riesco a sbarazzarmi. Vivo in campagna con l autobus lontano kilometri, abito con i miei con i quali ho rapporto con mia madre solo da un paio di anni perché l ho costretta al dialogo, mio padre è sempre stato assente e quel poco che stava a casa con tono imperativo mi ordinava di fare questo e quello è se non rispondevo "si" e aggiungevo un "ma.." o gli chiedevo di dirmi il perché di un no categorico, soprattutto per banalità, delirava e io ho sempre avuto un carattere ribelle più che altro ho sempre odiato questo suo essere dittatore, causa di un malore sta a casa sempre ora, si trova lavori pesanti anche se sa che non potrebbe farli per via del malore ma se ne frega, un giorno di questi l ho accompagnato a lavoro e parlando con un suo amico ha detto che preferisce continuare a lavorare anche se sta male così muore, è continuamente nevrotico, si lamenta in continuazione di ogni cosa e ha il disturbo di comprare sempre cose materiali inutili e di riempire la casa con oggetti più o meno ingombranti che non funzionano e gli vengono regalati e se mia madre, santa donna, prova a dirgli di non portare a casa immondizia delira dinuovo con il rischio che riprende il malore. Quando sono a casa con mia madre e c'è lui io sono quasi tranquilla ma c'è sempre moltissima tensione se ci rivolgiamo parola, mi sento bloccata, intimidita, mi dispiace da morire per mia madre e cerco di stare tutto il giorno vicino a lei anche perché a 15 anni io sparivo da casa per stare anche settimane intere con il mio ragazzo per fuggire dalla mia famiglia visto che anche con mia madre avevo un rapporto bruttissimo, una mattina mi sono tagliata un polso per la disperazione e poi sono andata davanti a lei piangendo disperatamente per la rabbia, perché non mi voleva mandare dal mio ragazzo, ricordo che la mattina litigavamo sempre e la frase era sempre la stessa "ti credi d essere più bella conciata così?" e se gli rispondevo a tono continuava "ma non ti vergogni?" ero in piena adolescenza, da pochi giorni sto riprendendo la mia religione e sto cercando di non fare caso a mio padre cercando di non fargli trovare un pretesto per attaccarmi in modo da concentrarmi solo su di me. Piccole tecniche che pare stanno funzionando ma ci sono altri problemi, Ho perso la mia unica amica e anche migliore amica a 15 anni per gelosia e da allora mai più sono riuscita ad averne. Mi sento perennemente sola. Non riesco a fare nulla come hobby e anche la religione non sta avendo la meglio nonostante la amo, non lavoro e se lo trovo il terzo giorno mi sento male quasi a svenire se non prendessi il lansoprazolo, mi sento sempre attaccata e osservata con attacchi di panico continui. Cerco di fare amicizie ma sto sempre antipatica e mi sento inadeguata, alle ragazze e i ragazzi mi vedono solo bella e da conquistare. Mi manca parlare, divertirmi. Grazie e scusate il poema
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
Gentile Utente,
Online, oltre che leggerla non è possibile aiutarla fattivamente.

La sua situazione è abbastanza complessa e questa solitudine sembra essere davvero difensiva.

Anche se abita in campagna, vi sarà una ausl un ospedale, un consultorio.. dove poter trovare degli psicologi de visu, in grado di accogliere la sua sofferenza e lavorare su di lei affinché cambi il suo sguardo su se stessa e sul mondo.

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it