Ansia da trasferimento
Buonasera Dottori, sono Sara e ho 19 anni.
Sono fidanzata da un anno con il mio ragazzo, viviamo entrambi in Italia ma lui fino a Novembre dell'anno scorso viveva a Londra per lavoro. A settembre gli è stata fatta una proposta di ritornarci sempre per lavoro e ovviamente mi ha chiesto di andare a vivere con lui. Io della mia mia vita qui in Italia sono insoddisfatta, a livello lavorativo e personale perché da quando ho finito la scuola(2anni) non ho trovato un lavoro che mi appaga e che mi rende felice. Sto valutando la scelta di andare di andare con lui a Londra per una crescita personale sia a livello lavorativo che altro. Purtroppo però soffro di ansia e attacchi di panico e questa cosa mi blocca tantissimo, sono molto legata alla mia famiglia e ho paura di non farcela. Ho paura di allontanarmi da quella che è la mia quotidianità in quanto li non avrei più la mia famiglia. La partenza è per Dicembre e sono avvolta da mille domande. Non so come affrontare la situazione....
Spero che possiate aiutarmi.
Grazie Sara
Sono fidanzata da un anno con il mio ragazzo, viviamo entrambi in Italia ma lui fino a Novembre dell'anno scorso viveva a Londra per lavoro. A settembre gli è stata fatta una proposta di ritornarci sempre per lavoro e ovviamente mi ha chiesto di andare a vivere con lui. Io della mia mia vita qui in Italia sono insoddisfatta, a livello lavorativo e personale perché da quando ho finito la scuola(2anni) non ho trovato un lavoro che mi appaga e che mi rende felice. Sto valutando la scelta di andare di andare con lui a Londra per una crescita personale sia a livello lavorativo che altro. Purtroppo però soffro di ansia e attacchi di panico e questa cosa mi blocca tantissimo, sono molto legata alla mia famiglia e ho paura di non farcela. Ho paura di allontanarmi da quella che è la mia quotidianità in quanto li non avrei più la mia famiglia. La partenza è per Dicembre e sono avvolta da mille domande. Non so come affrontare la situazione....
Spero che possiate aiutarmi.
Grazie Sara
[#1]
Gentile Sara,
effettivamente non manca molto tempo a dicembre e anche questo fattore non aiuta, ma rende forse la scelta ancora più sofferta, ci si sente tra due fuochi e il tempo stringe.
Premesso che poi alla fine la decisione spetta solo a lei, le lascio qualche spunto di riflessione.
Dalle sue parole sembra orientata o comunque sta prendendo in considerazione l'idea di partire oltre che per stare accanto al suo ragazzo anche per dare un'opportunità a se stessa e questo è importante ossia questo tipo di scelta "contempla" sia i suoi desideri affettivi, ma anche se stessa, la sua vita, il suo sviluppo personale e professionale; tuttavia poi sorgono i dubbi, il freno a mano dell'ansia e degli attacchi di panico (si è fatta mai aiutare da qualcuno?)
Stando così le cose, quanto è sopportabile quest'ansia? Quanto pensa possa bloccarla nella scelta?
Per rispondersi potrebbe aiutarla il fatto di immaginarsi i due scenari:
1. parto e vedo come va, posso sempre tornare Londra non è così lontana oppure chiedo un aiuto lì, ...
2. resto (e placo l'ansia), ma poi come starò? Avrò dei rimpianti? Potevo almeno provare, oppure sì, ho fatto la scelta giusta, sto con la mia famiglia,...
e poi vedere quale "pesa" di più.
Detta così sembrano degli esercizi immaginativi, un pò "eterei", ma credo possano aiutarla (visto il poco tempo) a focalizzare meglio entrambe le scelte e le loro implicazioni, in un senso o nell'altro.
Oppure anche chiedere dei colloqui psicologici focalizzati per avere maggiore consapevolezza sulla decisione da prendere.
Un caro saluto
effettivamente non manca molto tempo a dicembre e anche questo fattore non aiuta, ma rende forse la scelta ancora più sofferta, ci si sente tra due fuochi e il tempo stringe.
Premesso che poi alla fine la decisione spetta solo a lei, le lascio qualche spunto di riflessione.
Dalle sue parole sembra orientata o comunque sta prendendo in considerazione l'idea di partire oltre che per stare accanto al suo ragazzo anche per dare un'opportunità a se stessa e questo è importante ossia questo tipo di scelta "contempla" sia i suoi desideri affettivi, ma anche se stessa, la sua vita, il suo sviluppo personale e professionale; tuttavia poi sorgono i dubbi, il freno a mano dell'ansia e degli attacchi di panico (si è fatta mai aiutare da qualcuno?)
Stando così le cose, quanto è sopportabile quest'ansia? Quanto pensa possa bloccarla nella scelta?
Per rispondersi potrebbe aiutarla il fatto di immaginarsi i due scenari:
1. parto e vedo come va, posso sempre tornare Londra non è così lontana oppure chiedo un aiuto lì, ...
2. resto (e placo l'ansia), ma poi come starò? Avrò dei rimpianti? Potevo almeno provare, oppure sì, ho fatto la scelta giusta, sto con la mia famiglia,...
e poi vedere quale "pesa" di più.
Detta così sembrano degli esercizi immaginativi, un pò "eterei", ma credo possano aiutarla (visto il poco tempo) a focalizzare meglio entrambe le scelte e le loro implicazioni, in un senso o nell'altro.
Oppure anche chiedere dei colloqui psicologici focalizzati per avere maggiore consapevolezza sulla decisione da prendere.
Un caro saluto
Dott.ssa Ilaria La Manna
Psicologa Psicoterapeuta - Padova
[#2]
gentile ragazza,
gli attacchi di panico si nutrono di paure spesso inconsce legate alla situazione del presente, ma risentono spesso anche di una predisposizione all'ansia favorita da esperienze e vissuti dell'infanzia.
Se pertanto il disagio di una certa solitudine che si troverebbe ad esperire per mancanza dei familiari sarebbe obiettivo, qualche colloquio con uno psicologo psicoterapeuta finalizzato a risolvere o mitigare i fattori predisponenti di cui sopra potrebbe esserle molto utile, oltre a quanto le ha già detto la collega. Pochi colloqui ben mirati ad indirizzo gestaltico possono essere sufficienti.
Tenga cmq presente che potrebbe e le converrebbe in ogni caso cercare di compensare la carenza del sostegno familiare con gli amici e forse anche i suoi familiari potrebbero periodicamente venire da lei o viceversa.
cordiali saluti
gli attacchi di panico si nutrono di paure spesso inconsce legate alla situazione del presente, ma risentono spesso anche di una predisposizione all'ansia favorita da esperienze e vissuti dell'infanzia.
Se pertanto il disagio di una certa solitudine che si troverebbe ad esperire per mancanza dei familiari sarebbe obiettivo, qualche colloquio con uno psicologo psicoterapeuta finalizzato a risolvere o mitigare i fattori predisponenti di cui sopra potrebbe esserle molto utile, oltre a quanto le ha già detto la collega. Pochi colloqui ben mirati ad indirizzo gestaltico possono essere sufficienti.
Tenga cmq presente che potrebbe e le converrebbe in ogni caso cercare di compensare la carenza del sostegno familiare con gli amici e forse anche i suoi familiari potrebbero periodicamente venire da lei o viceversa.
cordiali saluti
Valentina Sciubba Psicologa
www.valentinasciubba.it Terapia on line
Terapia Breve Strategica e della Gestalt
Disturbi psicologici e mente-corpo
[#3]
Utente
Innanzitutto Vi ringrazio per le risposte.
Ne soffro da quattro anni, ho provato a farmi aiutare senza però vedere risultati. Ad oggi sto assumendo i Fiori di Bach che tutto sommato effettivamente un po' mi stanno aiutando.
Il problema della partenza più che altro sussiste perché se avessi bisogno appunto di un aiuto non sapendo perfettamente l'inglese è difficile da gestire e quindi anche questo si aggiunge alle mie ansie. I miei attacchi di panico sono iniziati 5 anni fa per la perdita di mio padre di infarto e da lì è iniziato tutto. Sono diventata una persona ipocondriaca però ad oggi l'unica mia paura è appunto quella di non saper gestire la lontananza da mia madre soprattuto e se avessi bisogno lì non ho nessuno. Settimana scorsa sono andata da una psicologa in consultodio ma il colloquio è durato poco perché diceva di non potermi aiutare in quanto ho problemi di attacchi di panico e dovrei parlarne con uno psicoterapeuta.
Dott. Ilaria gli scenari che lei mi consiglia tutti i giorni li ripeto nella mia mente , so benissimo che se restassi probabilmente in futuro avrei il rimpianto ma davvero non so cosa fare.
Ne soffro da quattro anni, ho provato a farmi aiutare senza però vedere risultati. Ad oggi sto assumendo i Fiori di Bach che tutto sommato effettivamente un po' mi stanno aiutando.
Il problema della partenza più che altro sussiste perché se avessi bisogno appunto di un aiuto non sapendo perfettamente l'inglese è difficile da gestire e quindi anche questo si aggiunge alle mie ansie. I miei attacchi di panico sono iniziati 5 anni fa per la perdita di mio padre di infarto e da lì è iniziato tutto. Sono diventata una persona ipocondriaca però ad oggi l'unica mia paura è appunto quella di non saper gestire la lontananza da mia madre soprattuto e se avessi bisogno lì non ho nessuno. Settimana scorsa sono andata da una psicologa in consultodio ma il colloquio è durato poco perché diceva di non potermi aiutare in quanto ho problemi di attacchi di panico e dovrei parlarne con uno psicoterapeuta.
Dott. Ilaria gli scenari che lei mi consiglia tutti i giorni li ripeto nella mia mente , so benissimo che se restassi probabilmente in futuro avrei il rimpianto ma davvero non so cosa fare.
[#4]
Cara Sara,
ha pensato ad entrambe le alternative e le implicazioni di ognuna, bene, tuttavia sembra di capire che i due piatti della bilancia pesino uguale e scegliere diventa davvero difficile e probabilmente il continuo pensarci (senza venirne a capo) è come un motore che va a vuoto, fermo, che non porta da nessuna parte, ma che consuma benzina, energie mentali.
Un'ipotesi potrebbe essere magari quella di posticipare questa partenza, nel senso di raggiungere in un secondo momento il suo ragazzo, tempo che le sarebbe utile per affrontare da uno psicoterapeuta gli attacchi di panico, 5 anni non sono pochi.
E' possibile che la morte di suo padre l'abbia resa maggiormente vulnerabile e qualsiasi distacco (a maggior ragione se all'estero) dalla sua famiglia le crei davvero una grande sofferenza.
In questo senso sarebbe meglio prima "equipaggiarsi" per affrontare questa esperienza attraverso un percorso psicoterapico che l'aiuti a capire come funziona il ciclo dell'ansia, a risolvere gli attacchi di panico e forse poi sarà maggiormente in grado e più serena nel fare una scelta.
Cosa ne pensa?
ha pensato ad entrambe le alternative e le implicazioni di ognuna, bene, tuttavia sembra di capire che i due piatti della bilancia pesino uguale e scegliere diventa davvero difficile e probabilmente il continuo pensarci (senza venirne a capo) è come un motore che va a vuoto, fermo, che non porta da nessuna parte, ma che consuma benzina, energie mentali.
Un'ipotesi potrebbe essere magari quella di posticipare questa partenza, nel senso di raggiungere in un secondo momento il suo ragazzo, tempo che le sarebbe utile per affrontare da uno psicoterapeuta gli attacchi di panico, 5 anni non sono pochi.
E' possibile che la morte di suo padre l'abbia resa maggiormente vulnerabile e qualsiasi distacco (a maggior ragione se all'estero) dalla sua famiglia le crei davvero una grande sofferenza.
In questo senso sarebbe meglio prima "equipaggiarsi" per affrontare questa esperienza attraverso un percorso psicoterapico che l'aiuti a capire come funziona il ciclo dell'ansia, a risolvere gli attacchi di panico e forse poi sarà maggiormente in grado e più serena nel fare una scelta.
Cosa ne pensa?
[#5]
Utente
Diciamo che probabilmente potrebbe essere una giusta scelta, ma le dico la sincera verità, non ho le possibilità economiche per permettermi un percorso da uno psicoterapeuta.
Purtroppo in tutti questi anni ho conosciuto fino a fondo il mio corpo, so perfettamente queste mie paure da dove derivano; derivano da quell'accaduto di mio padre che purtroppo ho sfogato in questo modo, perché la mia paura principale è di stare male lontana dalla mia famiglia perché per tutto il resto so che potrei cavarmela... Ho semplicemente paura di non potermene liberare mai.
Purtroppo in tutti questi anni ho conosciuto fino a fondo il mio corpo, so perfettamente queste mie paure da dove derivano; derivano da quell'accaduto di mio padre che purtroppo ho sfogato in questo modo, perché la mia paura principale è di stare male lontana dalla mia famiglia perché per tutto il resto so che potrei cavarmela... Ho semplicemente paura di non potermene liberare mai.
[#6]
Gentile Sara,
purtroppo conoscere le cose non sempre significa uscirne e pensare che tutto sia iniziato dalla morte di suo padre è solo l'inizio, ma poi?
Non può rimanere ancorata a questa consapevolezza e fine.
Questo dolore va affrontato, gestito, per riappropriarsi della sua vita e continuare serenamente il suo cammino.
Anche non privatamente, nel pubblico può trovare validi professionisti psicoterapeuti.
Un caro saluto
purtroppo conoscere le cose non sempre significa uscirne e pensare che tutto sia iniziato dalla morte di suo padre è solo l'inizio, ma poi?
Non può rimanere ancorata a questa consapevolezza e fine.
Questo dolore va affrontato, gestito, per riappropriarsi della sua vita e continuare serenamente il suo cammino.
Anche non privatamente, nel pubblico può trovare validi professionisti psicoterapeuti.
Un caro saluto
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 5.2k visite dal 07/11/2015.
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Approfondimento su Attacchi di panico
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