Ossessività e aggressività masochistica
Sono un ragazzo di 18 anni che frequenta da un un po' più di un anno uno psichiatra.
Vivo in una situazione economica difficile, perciò mio padre ha optato per un amico di famiglia, come medico che mi seguisse. I problemi sono iniziati circa 2 anni fa, all'età di 16 anni, quando ho iniziato ad ossessionarmi attorno alla simmetria della mia colonna vertebrale; ho ricevuto da sempre un 'educazione rigida, basata sul rispetto delle norme, e il fatto che la mia schiena non fosse completamente dritta era un tormento che non potevo sopportare.
per tale ragione ho deciso di intraprendere una psicoterapia con questo medico. La diagnosi è stata ''tratti ossessivi'' di personalità. Col tempo sono venute fuori anche altre cose. Le ossessioni sono un po' diminuite ma ho preso consapevolezza dell'enorme difficoltà nelle relazioni che ho.
Ho una grande difficoltà a dire No alle persone. Mi sento in colpa se dico di no ,perché mi pare di deluderle. Mi sento anche molto solo, in quanto ho interessi diversi dalla massa e vengo spesso giudicato come un vecchio per il fatto che leggo molto e sono un appassionato di cultura generale, ed umanistica in particolare.
E' dalle medie che i coetanei o mi ignorano oppure mi prendono in giro. Alle superiori la situazione è un po' migliorata ma ho sempre percepito una distanza rispetto agli altri, non sono mai riuscito a coltivare amicizie sincere,
fin quando poi l' anno scorso ho deciso di mettere fine alla parola solitudine e mi sono lasciato andare. Ho iniziato a partecipare alle feste di compleanno, dove ho interpretato il ruolo che gli altri mi avevano assegnato : quello di zimbello. Mi ubriacavo , a volte venivo forzato a bere vino contro la mia volontà, a volte lo facevo di proposito per rallegrare gli altri. Mi mettevo in situazioni di umiliazione e sottomissione; mi facevo spegnere le sigarette e sputare addosso. Due compagni di classe mi abbassavano i pantaloni , mi facevano i video e la cosa bella è che io lì per lì mi divertivo, ma il giorno dopo mi sentivo vuoto ed in colpa, sentivo una rabbia tremenda verso gli altri e soprattutto verso me stesso, ma non potevo rinunciare a quel divertimento, era l'unica cosa che desse un senso alla mia vita. Non potevo perdere quella seppur stantia compagnia. Poi ho cercato l'affetto maschile, come ho sempre desiderato (ma non ho mai potuto per via dell'alta omofobia sociale che caratterizza il mio piccolo paesino di provincia), mi sono iscritto a delle chat e ho lasciato che uomini più grandi si approfittassero di me, anche accettando rapporti con 40enni sposati a pagamento. Il sesso era diventata un 'ossessione per me, una dipendenza. L'ambiente omosessuale mi è sembrato così squallido, e le chat non hanno fatto altro che aumentare la mia solitudine. In famiglia ho gravi carenze affettive. Dopo un anno i miei problemi rimangono, anzi sono aumentati. Non so che fare. Forse non c'è soluzione per il mio problema?
Vivo in una situazione economica difficile, perciò mio padre ha optato per un amico di famiglia, come medico che mi seguisse. I problemi sono iniziati circa 2 anni fa, all'età di 16 anni, quando ho iniziato ad ossessionarmi attorno alla simmetria della mia colonna vertebrale; ho ricevuto da sempre un 'educazione rigida, basata sul rispetto delle norme, e il fatto che la mia schiena non fosse completamente dritta era un tormento che non potevo sopportare.
per tale ragione ho deciso di intraprendere una psicoterapia con questo medico. La diagnosi è stata ''tratti ossessivi'' di personalità. Col tempo sono venute fuori anche altre cose. Le ossessioni sono un po' diminuite ma ho preso consapevolezza dell'enorme difficoltà nelle relazioni che ho.
Ho una grande difficoltà a dire No alle persone. Mi sento in colpa se dico di no ,perché mi pare di deluderle. Mi sento anche molto solo, in quanto ho interessi diversi dalla massa e vengo spesso giudicato come un vecchio per il fatto che leggo molto e sono un appassionato di cultura generale, ed umanistica in particolare.
E' dalle medie che i coetanei o mi ignorano oppure mi prendono in giro. Alle superiori la situazione è un po' migliorata ma ho sempre percepito una distanza rispetto agli altri, non sono mai riuscito a coltivare amicizie sincere,
fin quando poi l' anno scorso ho deciso di mettere fine alla parola solitudine e mi sono lasciato andare. Ho iniziato a partecipare alle feste di compleanno, dove ho interpretato il ruolo che gli altri mi avevano assegnato : quello di zimbello. Mi ubriacavo , a volte venivo forzato a bere vino contro la mia volontà, a volte lo facevo di proposito per rallegrare gli altri. Mi mettevo in situazioni di umiliazione e sottomissione; mi facevo spegnere le sigarette e sputare addosso. Due compagni di classe mi abbassavano i pantaloni , mi facevano i video e la cosa bella è che io lì per lì mi divertivo, ma il giorno dopo mi sentivo vuoto ed in colpa, sentivo una rabbia tremenda verso gli altri e soprattutto verso me stesso, ma non potevo rinunciare a quel divertimento, era l'unica cosa che desse un senso alla mia vita. Non potevo perdere quella seppur stantia compagnia. Poi ho cercato l'affetto maschile, come ho sempre desiderato (ma non ho mai potuto per via dell'alta omofobia sociale che caratterizza il mio piccolo paesino di provincia), mi sono iscritto a delle chat e ho lasciato che uomini più grandi si approfittassero di me, anche accettando rapporti con 40enni sposati a pagamento. Il sesso era diventata un 'ossessione per me, una dipendenza. L'ambiente omosessuale mi è sembrato così squallido, e le chat non hanno fatto altro che aumentare la mia solitudine. In famiglia ho gravi carenze affettive. Dopo un anno i miei problemi rimangono, anzi sono aumentati. Non so che fare. Forse non c'è soluzione per il mio problema?
[#1]
Caro ragazzo, mi domando se Lei parla apertamente di tutta la situazione con questo medico ,il quale è uno psichiatra, uno psicoterapeuta ?
E mi domando se si senta compreso , aiutato davvero, qui non si tratta di etichette , c'è troppo dolore nelle sue parole sappia che se non si trova bene si può rivolgere all'Asl della sua citta' , tramite il medico di base che è tenuto al segreto, a mio parere c'è bisogno di un aiuto farmacologico deciso da uno psichiatra e dell'affido ad uno psicoterapeuta con il quale deve esserci una .. alleanza terapeutica.. il che vuol dire sentirselo dalla sua parte , sentirsi compreso aiutato per ritrovare l'orgoglio e la dignità ..
E stato costretto a scelte dolorose, brutte, ma può uscirne, è maggiorenne , mille cose si possono fare sul piano fisico che la preoccupa tanto , e sul piano emotivo.. Reagisca, la prego , non stia lì a pensare che.. ormai.., Lei è giovane , intelligente deve volersi salvare la vita..
Restiamo in ascolto, ci riscriva se crede, cari auguri di coraggio e lucidità..
E mi domando se si senta compreso , aiutato davvero, qui non si tratta di etichette , c'è troppo dolore nelle sue parole sappia che se non si trova bene si può rivolgere all'Asl della sua citta' , tramite il medico di base che è tenuto al segreto, a mio parere c'è bisogno di un aiuto farmacologico deciso da uno psichiatra e dell'affido ad uno psicoterapeuta con il quale deve esserci una .. alleanza terapeutica.. il che vuol dire sentirselo dalla sua parte , sentirsi compreso aiutato per ritrovare l'orgoglio e la dignità ..
E stato costretto a scelte dolorose, brutte, ma può uscirne, è maggiorenne , mille cose si possono fare sul piano fisico che la preoccupa tanto , e sul piano emotivo.. Reagisca, la prego , non stia lì a pensare che.. ormai.., Lei è giovane , intelligente deve volersi salvare la vita..
Restiamo in ascolto, ci riscriva se crede, cari auguri di coraggio e lucidità..
MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it
[#2]
Gentile Utente,
Aggiungo qualche riflessione a quelle della dottoressa Muscarà che condivido.
Si faccia aiutare davvero!
Sembra che l'evitamento dell'aspetto relazionale abbia lasciato il posto ad una modalità disfunzionale di relazionarsi con gli altri....
come se non potendo interessare, avesse deciso di incuriosire...e di soccombere.
Di far divertire...
Di umiliarsi...
E di sottomettersi....
Stesso modus operandi traslato poi anche in amore, con una sessualità mercenaria e scissa dall'amore e dall'affettività....
Il piacere che prova il masochista è dato proprio dall'umiliazione e dalla sofferenza, si dice infatti che "erotizzi la sofferenza" per non soccombere....
Le allego una lettura,ma la invito a non demordere, i colleghi può trovarlo anche in convenzione
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3828-bondage-dominanza-e-sottomissione-un-po-di-teoria.html-
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1613-sessualita-estrema-sado-masochismo-bdsm.html
Aggiungo qualche riflessione a quelle della dottoressa Muscarà che condivido.
Si faccia aiutare davvero!
Sembra che l'evitamento dell'aspetto relazionale abbia lasciato il posto ad una modalità disfunzionale di relazionarsi con gli altri....
come se non potendo interessare, avesse deciso di incuriosire...e di soccombere.
Di far divertire...
Di umiliarsi...
E di sottomettersi....
Stesso modus operandi traslato poi anche in amore, con una sessualità mercenaria e scissa dall'amore e dall'affettività....
Il piacere che prova il masochista è dato proprio dall'umiliazione e dalla sofferenza, si dice infatti che "erotizzi la sofferenza" per non soccombere....
Le allego una lettura,ma la invito a non demordere, i colleghi può trovarlo anche in convenzione
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3828-bondage-dominanza-e-sottomissione-un-po-di-teoria.html-
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1613-sessualita-estrema-sado-masochismo-bdsm.html
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#3]
Utente
Relativamente mi sento compreso ed aiutato. Lo psichiatra che mi segue è anche psicoterapeuta (costruttivismo kellyano) ma con me non ha potuto esercitare la psicoterapia per non violare il codice dentologico che impone l'assenza di conoscenza dei parenti o della famiglia del paziente. Perciò ha detto di potermi offrire un ''sostegno psicologico''. In effetti il setting della terapia non è ortodosso : capita spesso che lui parli della sua vita e si serve di anneddoti personali per mandarmi certi messaggi, abbiamo lavorato soprattutto sull'importanza dell'accettazione del sé, sul riscoprire me stesso attraverso i miei interessi.
La mia famiglia ha ostacolato la terapia, eccetto mio padre. Mia sorella , di 20 anni, con carattere dispotico, mi fa sempre pesare il fatto di andare da uno psichiatra, mi chiama malato di mente, deficente, mi rimprovera perché faccio spendere soldi a mio padre in questo modo (cioè buttandoli via). E al tempo stesso mi dice, in una sorta di doppio legame, che ''io non sono malato,quindi non ho bisogno di andarci''.
Soffro in modo struggente ed intenso da quando sono piccolo, per via del fatto che non mi riesco a voler bene, mi odio oserei dire. Fin da piccolo ho coltivato il desiderio di diventare prete e di darmi a pratiche aschetiche perché sapevo che la mia sessualità e il mio modo di viverla non avrebbero potuto trovare posto nella società e soprattutto nella piccola città dove abito. Mia sorella era quella che non si dimenticava mai di farmi notare quanto fossi gay, anche toccandosi le orecchie per rimandare a quella categoria di persona che lei tanto disprezzava, e anche mia madre ha aggiunto il suo carico al fuoco dicendomi che non voleva diventassi gay perché era una cosa contronatura. Ho sempre avuto fantasie masochistiche, vorrei che una persona mi punisse e mi annullasse del tutto. La verità è che non la faccio più a convivere con la mia famiglia; sono stanco di sentirmi dire che sono sporco, che faccio schifo, che sono la vergogna della famiglia. E io mi sento effettivamente così. Mia sorella e mio fratello (la prima di 20 anni, il secondo di 10) non fanno che dirmi che sono un malato di mente, è per questo che vado da uno psichiatra, e fanno pesare a mio padre il fatto di pagarmi le parcelle delle sedute e di occuparsi di me. Posso vedere il mio psichiatra una volta ogni due settimane, anche se è da un mese che non lo vedo a dire il vero, perché per via di problemi economici mi è difficile portare avanti una terapia continuativa (sono stato anche tre mesi da una psicanalista senza risultati). Inoltre il fatto che il mio psicoterapeuta mi abbia detto che non devo ostentare la mia omosessualità, perché potrebbe creare fobie negli altri - e al tempo stesso dirmi che dovrei vivere la mia affettività non separata dalla sessualità, perché ho bisogno di affetto - mi mette in una situazione di contraddizione. Le uniche persone in grado di darmi affetto sono quelle che conosco nella vita reale, ma sono le stesse alle quali non posso rivelare i miei sentimenti (che sono sicuro non contraccambierebbero), mentre quelli su internet - con i quali posso intrattenere rapporti discreti e clandestini - non hanno da donarmi alcun sentimento od affetto, non voglio altro da me che una mera prestazione sessuale atta a soddisfare i loro istinti. Non riesco a rinunciare a questo gioco che mi fa sentire per un po' vivo. Lo preferisco alle violenze familiari, agli insulti di mia sorella che mi dice ''tanto non potrai mai fare niente nella vita'' e arriva a colpirmi con una mazza se poco poco vede che ho lasciato il bagno in disordine, dopo essere uscito dalla doccia, o se ho lasciato un cerotto per sbaglio sul pavimento.
La mia famiglia ha ostacolato la terapia, eccetto mio padre. Mia sorella , di 20 anni, con carattere dispotico, mi fa sempre pesare il fatto di andare da uno psichiatra, mi chiama malato di mente, deficente, mi rimprovera perché faccio spendere soldi a mio padre in questo modo (cioè buttandoli via). E al tempo stesso mi dice, in una sorta di doppio legame, che ''io non sono malato,quindi non ho bisogno di andarci''.
Soffro in modo struggente ed intenso da quando sono piccolo, per via del fatto che non mi riesco a voler bene, mi odio oserei dire. Fin da piccolo ho coltivato il desiderio di diventare prete e di darmi a pratiche aschetiche perché sapevo che la mia sessualità e il mio modo di viverla non avrebbero potuto trovare posto nella società e soprattutto nella piccola città dove abito. Mia sorella era quella che non si dimenticava mai di farmi notare quanto fossi gay, anche toccandosi le orecchie per rimandare a quella categoria di persona che lei tanto disprezzava, e anche mia madre ha aggiunto il suo carico al fuoco dicendomi che non voleva diventassi gay perché era una cosa contronatura. Ho sempre avuto fantasie masochistiche, vorrei che una persona mi punisse e mi annullasse del tutto. La verità è che non la faccio più a convivere con la mia famiglia; sono stanco di sentirmi dire che sono sporco, che faccio schifo, che sono la vergogna della famiglia. E io mi sento effettivamente così. Mia sorella e mio fratello (la prima di 20 anni, il secondo di 10) non fanno che dirmi che sono un malato di mente, è per questo che vado da uno psichiatra, e fanno pesare a mio padre il fatto di pagarmi le parcelle delle sedute e di occuparsi di me. Posso vedere il mio psichiatra una volta ogni due settimane, anche se è da un mese che non lo vedo a dire il vero, perché per via di problemi economici mi è difficile portare avanti una terapia continuativa (sono stato anche tre mesi da una psicanalista senza risultati). Inoltre il fatto che il mio psicoterapeuta mi abbia detto che non devo ostentare la mia omosessualità, perché potrebbe creare fobie negli altri - e al tempo stesso dirmi che dovrei vivere la mia affettività non separata dalla sessualità, perché ho bisogno di affetto - mi mette in una situazione di contraddizione. Le uniche persone in grado di darmi affetto sono quelle che conosco nella vita reale, ma sono le stesse alle quali non posso rivelare i miei sentimenti (che sono sicuro non contraccambierebbero), mentre quelli su internet - con i quali posso intrattenere rapporti discreti e clandestini - non hanno da donarmi alcun sentimento od affetto, non voglio altro da me che una mera prestazione sessuale atta a soddisfare i loro istinti. Non riesco a rinunciare a questo gioco che mi fa sentire per un po' vivo. Lo preferisco alle violenze familiari, agli insulti di mia sorella che mi dice ''tanto non potrai mai fare niente nella vita'' e arriva a colpirmi con una mazza se poco poco vede che ho lasciato il bagno in disordine, dopo essere uscito dalla doccia, o se ho lasciato un cerotto per sbaglio sul pavimento.
[#4]
Non mi sembra un percorso ortodosso, quindi poco utile.
Se le problematiche sono soltanto economiche, può trovare i professionisti anche in convenzione presso una struttura pubblica.
Non perda altro tempo prezioso per recuperare la sua qualità di vita smarrita.
Se le problematiche sono soltanto economiche, può trovare i professionisti anche in convenzione presso una struttura pubblica.
Non perda altro tempo prezioso per recuperare la sua qualità di vita smarrita.
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 2.8k visite dal 24/10/2015.
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